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    Emilia Romagna – produzione di vino 2019 – dati ISTAT

    Mentre cominciano ad emergere I dati della vendemmia 2020, dobbiamo ancora completare il giro di dati sulle regioni italiane, che comunque trovate aggiornati nella sezione Solonumeri del blog. Passiamo oggi in rassegna i dati della regione Emilia Romagna, che rappresenta poco più del 10% della produzione di vino italiana, con un picco di rappresentatività nel segmento dei vini IGT (20% del totale). Nel 2019 la produzione à calata del 23% a 5.7 milioni di ettolitri, ben al di sotto (-11%) della media storica e ben sotto i dati generali della vendemmia italiana, che secondo ISTAT da cui noi prendiamo i dati (gli unici pubblicamente disponibili, anche se secondo alcuni non corretti) è calata nell’anno soltanto del 9%. Anche in Emilia Romagna come nel resto d’Italia la tendenza tira verso i vini bianchi, anche se da questo punto di vista il 2019 è stato un anno in controtendenza. Per quanto riguarda il 2020, per ora ISTAT ha condiviso soltanto un dato totale, senza spaccarlo per tipologie. La produzione dell’Emilia Romagna sarebbe cresciuta a 6.95 milioni di ettolitri, riportandosi del 9-10% sopra le medie storiche, nell’ambito di una vendemmia italiana stabile rispetto allo scorso anno, quindi anch’essa sopra quanto visto in passato. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    La produzione di vino del 2019 è stata di 5.6 milioni di ettolitri, -23% sul record 2018 e -11% rispetto alla media storica di 6.4 milioni di ettolitri della regione.
    A subire maggiormente il calo è la produzione di vino bianco, scesa del 28% nell’anno ma non distante dalle medie degli ultimi anni (-6%), mentre per i vini rossi il calo è stato del 17% sia contro il 2019 che contro la media storica.
    Come vedete dalla tabella sotto allegata tutte le tipologie di vino sono calate di oltre il 20% nell’anno, anche se il confronto con i trend storici fornisce una lettura diversa: il 2019 è stato un anno più negativo per i vini DOC (18% sotto media) che non per i vini IGT (11%) e comuni (7%).
    Vi allego anche la tabella con le superfici vitate provinciali e le stime di produzione di uva e resa per ettaro.

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    Utili, margini e ritorno sul capitale delle principali aziende vinicole – aggiornamento 2019

    Proseguiamo l’analisi dei bilanci 2019 delle aziende vinicole tratti dal rapporto Mediobanca con la parte sugli utili, sui margini e sul capitale investito e sul ritorno generato. Come per il post precedente vi presento un grafico “dinamico” che mostra l’andamento del capitale investito contabile nel settore negli ultimi 15 anni. Potete notare che la leadership di Antinori in termini di valore aggiunto, utili e margini emerge da un costante reinvestimento degli utili che ha portato il capitale investito 2019 a oltre il doppio della seconda azienda italiana, Zonin (dopo aver incamerato le tenute di famiglia nell’azienda). Antinori dunque guida queste classifiche da anni, con un valore aggiunto sul fatturato superiore al 60% (quindi “fa in casa” molto di quello che fattura) e un margine quindi superiore al 30%, contro il 23-24% di Santa Margherita e Frescobaldi, che seguono. Antinori ha un buon ritorno sul capitale ma da questo punto di vista non rappresenta il livello più elevato in Italia : il suo 10% è superato da Santa Margherita ma anche da diverse altre aziende vinicole con strutture più snelle come Martini, Botter, Villa Sandi e Enoitalia (giusto per citarne alcune).

    Come accennavamo l’altro giorno, il 2019 è stato un anno di miglioramento dei margini più che di incremento delle vendite. Il valore aggiunto totale del campione delle aziende qui esposte ha generato 1050 milioni di valore aggiunto su 4.8 miliardi di vendite, quindi con un margine del 22% circa, quando invece nel 2018 i margini unitari erano leggermente calato. Il miglioramento si è ribaltato anche sull’utile operativo, cresciuto a 384 milioni di euro, oltre il 10% rispetto all’anno precedente e con un margine che si avvicina all’8% delle vendite, il livello decisamente più elevato degli ultimi anni.
    Come vedete dalle classifiche, Antinori è largamente davanti a tutti in termini assoluti e in termini relativi alle vendite, seguita da Santa Margherita e da Frescobaldi. Nella classifica di quest’anno entra anche Farnese vini, ora recensita da MBRES.
    Vi lascio alle tabelle e alle classifiche, facendovi notare come sempre le due matrici, che mostrano il posizionamento delle aziende in termini di  margine operativo (quanto del fatturato resta come utile) contro ritorno sul capitale (quanto rende l’investimento nell’azienda) e il ritorno sul capitale rispetto al valore assoluto del capitale investito. In questa seconda tabella, che trovate subito sotto il blocco di testo verde, potete apprezzare come alcune aziende con un ritorno molto elevato in realtà hanno un capitale investito molto limitato, il che implica un risultato operativo in valore assoluto limitato.
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    Classifica fatturato e valore aggiunto delle aziende vinicole italiane 2019 – fonte: Mediobanca

    Il 2019 sarà per qualche anno il punto di riferimento nel mondo delle aziende , di un livello di vendite e di utili a cui si tornerà gradualmente dopo la pandemia. Per questo motivo, i dati di Mediobanca Research di quest’anno resteranno per diverso tempo “importanti”. Sarà difficile fare delle classifiche veritiere nel 2020 e probabilmente anche nel 2021, quando le gerarchie note saranno pesantemente influenzate da temporanei spostamenti tra i canali di vendita e andamenti volatili dei diversi mercati. Probabilmente la classifica cambierà anche nella sua composizione:bisogna immaginare che alcune aziende si fonderanno per far fronte alla crisi.
    Tornando ai nostri dati, un paio di annotazioni e una novità. Annotazioni: i dati di CAVIRO non ci sono perchè nel 2019 hanno fatto un esercizio di 8 mesi invece che di 12 e quindi i numeri non sono rilevanti. MBRES ha invece deciso di mostrare il consolidato CR/CIV e GIV insieme, che quindi mettiamo, come anche nelle tabelle ritrovate lo spaccato delle due (la somma dei due non corrisponde al consolidato per una serie di elisioni da consolidamento).
    Novità: beh, la vedete. Ho cominciato a esplorare la possibilità di sostituire i grafici “granitici” di Excel con delle nuove app che li fanno online e li riproducono sul blog. Ci sono anche delle nuove modalità di visualizzazione qui allegate dove vedete la storia tra il 2004 e il 2019 di questi dati. Avere una serie storica profonda aiuta!
    Venendo ai dati, il 2019 come potete vedere è stato un buon anno, soprattutto dal punto di vista dei margini. Il dato generale vede un aumento delle vendite del 2% circa ma una crescita del 10% del valore aggiunto, che riflette anche il recupero dopo la decelerazione vista nel 2018 per via del costo delle materie prime. La leadership è sempre saldamente in mano a CR/CIV/GIV dal punto di vista del fatturato, ma come sapete chi scrive pensa che la classifica giusta sia quella in base al valore aggiunto: e allora il ranking vede Antinori come principale azienda, seguita da CR/CIV/GIV e da Santa Margherita. Passiamo a commentare qualche dato.

    Nel 2019 ci sono state 20 aziende con un fatturato superiore ai 100 milioni di euro nel settore del vino in Italia, quasi tutte con un andamento positivo delle vendite. Tra queste, vale la pena di sottolineare il forte incremento di fatturato di Botter e di Enoitalia, entrambe nell’ordine del 10%, mentre il calo di Zonin è più dovuto alla base di confronto che non a un andamento commerciale negativo. Per CR/CIV/GIV le vendite sono state 608 milioni, in calo dell’1% rispetto al 2018, mentre Antinori ha riportato un incremento del 5% circa.
    Se invece guardiamo al valore aggiunto, i dati sono molto più positivi, con particolare riferimento ad alcune aziende come Botter e Zonin che hanno cambiato gestione e azionista nel corso degli ultimi anni. L’integrazione delle tenute agricole dentro Zonin ha portato l’azienda a essere oggi la quinta in Italia per valore aggiunto, dopo Antinori, CR/CIV/GIV, Santa Margherita e Frescobaldi. Anche Ruffino ha riportato un forte incremento del valore aggiunto e presumibilmente dovrebbe essere la “settima forza” dopo CAVIRO, di cui immaginiamo dati stabili o leggermente positivi nell’anno.
    Vi lascio ai dati e ai grafici, comprese queste belle animazioni.

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    Il commercio mondiale di vini sfusi – aggiornamento 2019

    Dopo aver analizzato il commercio internazionale degli spumanti passiamo a quello dei vini sfusi, che mostra un andamento molto più volatile. Dopo un 2018 caratterizzato da un calo marcato dei volumi (che stimiamo a circa 38 milioni di ettolitri), nel 2019 i volumi si sono riportati sopra la soglia dei 40 milioni, verso 42 milioni […] LEGGI TUTTO

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    Mezzacorona – risultati e bilancio 2018/19

    A ruota rispetto ai numeri di Nosio, diamo un’occhiata anche al bilancio di Mezzacorona, questa volta consolidato. Con un fatturato di 187 milioni (in leggerissimo calo nel 2019) Mezzacorona è una delle principali realtà cooperative italiane, attiva non solo nel vino (dove acquista sia uva che vino) ma anche nel segmento delle mele e di altri prodotti agricoli.  Nel 2019 come dicevo le vendite non sono cresciute ma la cooperativa ha raggiunto il massimo storico in termini di valore dei conferimenti dei soci, che sono passati da 58 a 66 milioni di euro, sospinti dal forte incremento dei conferimenti di uva (+35% per 40 milioni di euro) determinati dalla ricchissima vendemmia 2018. Il conto economico della cooperativa come sapete è improntato a raggiungere il pareggio e dunque poco adatto a un’analisi approfondita. Come per Nosio, anche per Mezzacorona nel 2019 l’indebitamento finanziario netto è leggermente calato. Passiamo all’analisi dei dati.

    Le vendite calano dell’1% a 187 milioni di euro, con un -4% del mercato italiano a 80 milioni di euro (dopo la forte crescita degli ultimi anni), un +9% per il resto d’Europa a 29 milioni (in recupero ma non ancora al livello del passato) e un fatturato in calo dell’1% a 77 milioni di euro nel resto del mondo.
    Nel conto economico si rilevano come dicevamo un incremento dei conferimenti dei soci del 14% in valore e un +7% per il costo del personale. Il MOL di 16.6 milioni è stabile sul 2018, mentre il bilancio si chiude con un utile netto di 1.5 milioni.
    L’indebitamento finanziario netto cala da 105 a 102 milioni di euro, a fronte di investimenti cresciuti da 3.6 a 6.4 milioni di euro, un leggero incremento del capitale circolante (+2 milioni, fatto come per Nosio da un forte incremento del magazzino, +11 milioni, parzialmente compensato dall’aumento dei debiti verso i soci conferitori) e circa 1.2 milioni di euro pagati in dividendi dalle controllate ai propri soci.
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    Le importazioni mondiali di vini spumanti – aggiornamento 2019

    Con l’aiuto di Comtrade che ha una base abbastanza completa di dati 2019 sul commercio estero (manca ancora la Cina, per indenderci), analizziamo i dati del commercio mondiale di spumanti partendo dalle importazioni. Incrociando import ed export (ben più facile da tracciare) possiamo dire che gli scambi internazionali di spumante sono cresciuti del 5% nel 2019 toccando quota 6.5 miliardi di euro. Il dato in dollari, 7.3 miliardi è invece stabile a causa del rafforzamento del dollaro. Vi ricordo che tutti i dati sono in formato scaricabile nella sezione Solonumeri. Quest’anno sono riuscito anche a ricostruire una dato decente sui volumi, circa 8.9 milioni di ettolitri scambiati, stabili rispetto al 2018. Per quanto riguarda le gerarchie tra i maggiori importatori, nessuna grande novità: USA (ritornato a crescere a doppia cifra) e Regno Unito (quasi tornato sui livelli di qualche anno fa) dominano il campo e rappresentano una quota del 33% del totale, in crescita rispetto al 30% dell’anno precedente. Il miglior mercato del 2019 è stato però il Giappone, cresciuto del 13% in dollari e del 19% in Euro al livello massimo storico di importazioni di spumante. Con 620 milioni di euro rappresenta circa il 9% dello spumante importato nel mondo. Passiamo a commentare qualche altro dato.

    Le importazioni di spumante crescono del 5% in euro a 6.53 miliardi di euro, con un leggero rallentamento rispetto al ritmo di crescita degli ultimi 5 anni, intorno al 7% annuo.
    Il principale mercato resta quello americano, che copre 1.28 miliardi di euro e che cresce del 12% nel 2019 e del 13% annuo negli ultimi 5 anni: si tratta del vero motore trainante degli spumanti mondiali.
    Il mercato inglese è cresciuto del 7% a 833 milioni di euro, quasi tornando al livello di massimo storico del 2015 (859 milioni di euro), mentre come dicevamo il Giappone accelera a +19%.
    Tra i grandi mercati l’unico negativo è la Germania, in calo del 3% a 411 milioni di euro.
    Se chiudessimo qui la classifica e considerassimo tutti gli altri messi assieme, la loro crescita sarebbe del 4.5% sul 2018. Ma all’interno del calderone, andrebbe sottolineato il recupero del mercato russo e del mercato austriaco.
    Ho ricostruito anche i dati sui volumi che trovate nel grafico e in tabella. Faccio fatica a fare i totali prima del 2015 per la mancanza di alcuni dati. Ad ogni modo, se ci spostiamo dai valori ai volumi il mercato inglese e quello americano si equivalgono a circa 1.5 milioni di ettolitri di importazioni ciascuno, sempre a rappresentare una quota del 35% circa del totale. Il terzo mercato diventa però la Russia con 0.9 milioni di ettolitri importati e poi la Germania con 0.7 milioni. Il mercato giapponese, che ha un mix di importazioni ricchissimo, figura al sesto posto con meno di 0.5 milioni di ettolitri, dietro anche ai belgi.
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    Nosio – risultati e bilancio 2018/19

    Quest’anno sono in ritardo con Nosio e Mezzacorona, ma come dice la parola mezza colpa è loro, che hanno caricato il bilancio più tardi degli altri anni, mentre mezza è mia che non mi sono accorto che erano caricati. Li recensisco quindi con diversi mesi di ritardo rispetto al solito, ma mi piace farlo ugualmente per dare una continuità al lavoro, nonostante le condizioni di operatività siano decisamente cambiate. Nosio è come sapete il braccio commerciale di Mezzacorona, di cui parleremo più avanti. Nel 2019 ha chiuso il bilancio con un incremento del 4.5% delle vendite (EUR121 milioni grazie a Italia ed Europa) e margini sostanzialmente stabili. Ha pagato un buon dividendo alla sua capogruppo ed è riuscita a ridurre nel contempo la posizione finanziaria da 40 a 38 milioni di euro. Diciamo quindi un buon bilancio, nell’attesa di vedere che cosa è successo nel 2020: se il documento sarà reso disponibile per tempo, con la chiusura a luglio i bilanci di Nosio e Mezzacorona sarebbero tra i primi a contenere l’impatto COVID tra le aziende non quotate. Passiamo ai dati.

    Le vendite di 121 milioni sono in crescita del 4.5%, grazie a un incremento del 7.6% del fatturato domestico a 40 milioni, al +9.8% in Europa (26 milioni), mentre le vendite fuori dall’Europa sono stabili a 57 milioni.
    Il fatturato per prodotto vede sempre la preponderanza del vino fermo in bottiglia, +3% a 101 milioni, mentre sono in leggero calo gli spumanti (-3% a 11 milioni) e salgono le vendite di vino sfuso che restano marginali a 4 milioni di euro.
    I margini sono stabili rispetto al 2018 a livello di MOL (+3.6% a 9.5 milioni), che avevano però visto un calo rispetto agli anni precedenti. L’utile operativo migliora leggermente grazie al leggero calo degli ammortamenti e raggiunge i 5.5 milioni di euro, +9%, mentre l’utile netto di 3.4 milioni è stabile dato il leggero aumento degli oneri finanziari e dell’imposizione fiscale.
    A livello finanziario come dicevamo Nosio migliora leggermente il debito e si porta a 37.5 milioni dai 39.9 del 2018, quindi un calo di 2.4 milioni di euro raggiunto nonostante l’aumento del capitale circolante di 2 milioni (ben +6 milioni per il magazzino, parzialmente “finanziato” dalla capogruppo Mezzacorona), 4 milioni di investimenti e 2.7 milioni di dividendi pagati alla capogruppo. Vi ricordo sempre che non si tratta di bilancio consolidato e quindi a fronte di questo debito Nosio vanta partecipazioni in altre aziende del valore di quasi 50 milioni (per cui trovate il rapporto debito/EBITDA rettificato nella tabella.
    La contemporanea crescita dell’utile operativo e leggero calo del capitale investito (119 milioni da 121), consente il miglioramento del ritorno sul capitale dall’8% al 9%.
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    Lunelli Holding – risultati e analisi di bilancio 2019

    Lunelli chiude nel 2019 il suo bilancio migliore di sempre grazie alla straordinaria forza del di Ferrari. Nel 2019 il marchio di spumanti trentino è cresciuto di quasi il 10%, con vendite di 79 milioni di euro e vicine a 5.9 milioni di bottiglie, più che compensando l’andamento negativo di Bisol, ancora alle prese con i problemi legati a bottiglie e tappi e alle problematiche degli importatori nel mercato inglese. La struttura finanziaria del gruppo resta estremamente solida, nonostante un leggero incremento dell’indebitamento da 15 a 27 milioni, essenzialmente legato alla tempistica del capitale circolante. Lunelli ha oltre 100 milioni di partecipazioni e investimenti finanziari che non sono ricompresi nel calcolo. Passiamo ai numeri.

    I dati consolidati mostrano una crescita delle vendite del 5% a 106 milioni, un margine operativo lordo di 23 milioni, +18%, un utile operativo di 15 milioni (+48%, anche grazie alla riduzione degli ammortamenti per l’esaurimento dell’ammortamento del marchio Ferrari) e un utile netto di 17 milioni di euro, +34% sul 2018 quando però fu in calo.
    La crescita delle vendite è interamente generata in Italia, che passa da 80 a 86 milioni di euro, mentre all’estero il gruppo ha subito un calo del 4% a 20 milioni di euro (ipotizzabile sia legato a Bisol e al mercato inglese).
    La spaccatura per ramo di attività aggiunge molti dettagli. Ferrari è il motore della crescita, +9% a 79 milioni di euro, mentre Bisol cala del 6% a 18 milioni e il resto delle attività hanno un calo dell’8% a 9 milioni di euro.
    Gli utili del gruppo a livello operativo sono sostanzialmente gli utili di Ferrari. Nel 2019 non abbiamo i dettagli di Bisol oltre alle vendite. Ferrari ha raggiungo 23 milioni di MOL, che è praticamente il valore del consolidato. Si può ipotizzare che Bisol abbia perso leggermente di più del 2018 (1.7 milioni).
    Della parte finanziaria abbiamo detto sopra. L’indebitamento finanziario netto sale da 15 a 27 milioni. Siccome le vendite di Ferrari sono cresciute soprattutto nella parte finale dell’anno, i crediti verso clienti sono cresciuti di ben 13 milioni, trascinando il capitale circolante da 95 a 111 milioni. Questo temporaneo assorbimento di cassa spiega interamente la variazione del debito.
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