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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento gennaio 2021

    Fonte: ISTAT
    Il 2021 è partito con un passo falso per le nostre esportazioni di vino, come ha già avuto modo di notare qualcuno leggendo i dati pubblicati venerdì mattina da ISTAT. Il calo del 22%, che di fatto rappresenta poco più di 100 milioni di euro e il 2% circa delle esportazioni annue è però collegato a una base di confronto difficile (+13% gennaio 2020) e prodotti/geografie che in qualche maniera nel 2020 si erano rivelati sorprendentemente resilienti o aiutati “artificialmente”. Stiamo parlando dei vini in bottiglia (calati soltanto dell’1% l’anno scorso) e delle vendite negli USA che hanno certamente beneficiato del fatto che i nostri amici americani si sono dimenticati di inserire il nostro vino nella lista dei dazi, mentre ci hanno infilato dentro quello francese (e non solo). Ora questi dazi sono stati sospesi e siamo probabilmente alla resa dei conti. Ad ogni modo, il grafico qui sopra di aiuta a dare un po’ di prospettiva al dato di gennaio: USA in forte correzione, Germania più stabile (nonostante il calo di gennaio) e Regno Unito in forte correzione. Passiamo ai dati.

    Gennaio chiude con 389 milioni di euro di export per 1.3 milioni di ettolitri, -20%.
    Il dato è negativo per tutte le categorie, ma mentre nel 2020 a calare di più erano stati gli spumanti nell’apertura del 2021 sono i vini fermi in bottiglia a segnare un -24% che poi “guida” il totale visto il suo peso. Per contro, gli spumanti sono stati in calo del 16% a 88 milioni, in un mese veramente poco significativo per la categoria.
    Su base annua restiamo su circa 6.2 miliardi di euro di export con un calo anno su anno del 4.7% e come dicevamo prima il dato “sconta” un confronto difficile che diventerà facile a partire da marzo (febbraio 2020 era 29 giorni, “anno bisesto anno funesto”… proverbio che ha funzionato) e facilissima in Aprile e Maggio.
    Nei vini in bottiglia, le eccezioni positive di gennaio sono il Canada (+20%) e la Danimarca, mentre gli USA sono in calo del 44%, la Germania dell’11% e il Regno Unito del 45%. Questi tre mercati che sono circa il 50% delle esportazioni di gennaio, contano per quasi il 90% delle esportazioni perse di vino fermo. Segno che fuori questi tre, gennaio è calato dell’8% nei vini in bottiglia.
    Nei vini spumanti, dati poco significativi come dicevamo. Comunque, qui i danni sono più diffusi, per così dire, visto che tra i tre mercati principali la Germania comunque cresce (+6%). Se prendiamo solo USA e UK, che sono il 50% delle esportazioni, rappresentano 10 dei 17 milioni di calo. Oltre alla Germania, eccezione positiva è la Russia. Tabella di dettaglio anche per prodotto allegata qui sotto.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – aggiornamento 2020

    Fonte: ISTAT
    Entriamo oggi nel dettaglio del commercio estero italiano di vino con i dati regionali (per origine delle aziende, grafico mobile qui sopra) e la suddivisione delle esportazioni di vini in bottiglia a seconda delle denominazioni e dell’origine. Diciamo che nell’anno di crisi due delle punte di diamante italiane che ISTAT rileva ne sono usciti bene: stiamo parlando dei vini rossi piemontesi DOC che crescono del 6% e dei vini bianchi del Trentino Alto Adige. Sono stati invece stabili i vini bianchi veneti, mentre è andata peggio per i rossi toscani, calati del 9% e per i rossi veneti, calati del 3%. Se invece guardiamo all’origine delle aziende e alle esportazioni per regioni, sono in crescita le esportazioni del Piemonte, dell’Emilia Romagna e del Trentino Alto Adige, mentre calano Toscana e Veneto, un po’ in sintonia con l’andamento dell’altro “taglio” che abbiamo visto prima. Bene, passiamo ai numeri ricordandovi che alcuni di questi dati sono scaricabili nella sezione Solonumeri (link).

    Partendo dall’analisi del totale esportato per regione, che totalizza 6.3 miliardi di euro, va sottolineato il calo del 3% del Veneto a 2.24 miliardi di euro, presumibilmente determinato anche dalla forte esposizione ai vini spumanti, visto che sui vini fermi DOC in bottiglia i dati sono quasi stabili. La seconda importante annotazione riguarda il Piemonte, passato da un -4% a fine primo semestre al dato finale di +3%, e confermandosi la seconda regione più importante per l’export di vino, con 1083 milioni di euro. Sono negativi i dati della Toscana, -3% sul fine anno (era -4% a fine semestre, quindi nessun cambio di direzione), mentre il Trentino Alto Adige si conferma quarta regione per l’export con 578 milioni e un incremento del 4%.
    Il secondo dettaglio riguarda la spaccatura DOC/IGT/comuni e ulteriori dettagli “interni”. Siamo solo sui vini in bottiglia, il che significa una base di 4.4 miliardi di euro, in calo dell’1%. All’interno di questo dato i vini DOC calano dell’1% a 2.4 miliardi di euro, gli IGP sono stabili a 1.2 miliardi e i vini comuni calano del 2% a 768 milioni.
    Nell’ambito dei DOC, sono molto buoni i dati dei vini rossi piemontesi che crescono del 6% a 291 milioni, seguendo una linea di quasi costante crescita, mentre la principale categoria dei DOC, i rossi toscani, perdono ben il 9% e sono sul minimo degli ultimi anni a causa della crisi. Il calo è del 4% anche per i vini rossi veneti con 277 milioni, quindi superati dai piemontesi. Nei vini bianchi i dati sono nel complesso migliori (DOC bianche +3%, DOC rosse -3%) e vedono le due principali categorie, Veneto e Trentino Alto Adige a -0.5% e +6.2% rispettivamente.
    Curiosamente nell’ambito degli IGT si invertono le performance dei bianchi (peggiori, -9%) rispetto ai vini rossi (+4%), seguendo una linea di trend molto chiara che dura da diversi anni.
    Vi lascio alle numerose tabelle e ai grafici.

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    Spagna – esportazioni di vino, aggiornamento 2020

    Fonte: Cámara Oficial de Comercio, Industria, Servicios y Navegación de España
    Le esportazioni di vino spagnole sono calate soltanto del 2% nel 2020, chiudendo a 2.7 miliardi di euro. Dico soltanto perchè il primo semestre con un -7% era stato abbastanza scioccante e non era semplice immaginare un cambio di segno nella seconda parte dell’anno, seppur pallido (+2%) e seppur si tratti di un periodo più propizio e pesante. A girare in senso positivo per la Spagna sono stati i vini sfusi, che come sapete sono il pezzo forte dell’export iberico, che sono rimbalzati del 7% nel secondo semestre, compensando la debolezza persistente dei vini spumanti (-7%). Se le categorie forniscono un quadro chiaro, le geografie sono più difficili da leggere e i dati più volatili. Ad ogni modo, la performance negativa della Spagna viene dal mercato americano, francese e da alcuni mercati secondari, come la Cina, mentre sia la Germania che il Regno Unito hanno chiuso il 2020 in positivo. Bene, passiamo ai dati, che tra breve saranno anche disponibili nella sezione Solonumeri del blog  (link). LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento 2020

    Fonte: ISTAT
    Il segmento degli spumanti è stato quello più impattato dalla pandemia. Non lo dicono soltanto i dati italiani che presentiamo qui oggi, che segnano un calo del 6.4% a 1482 milioni delle esportazioni (su dati di volume stabili peraltro), ma anche quelli spagnoli che leggerete a fine mese (-10% con volumi a -1.5%) e quelli francesi che ho pubblicato a inizio mese, dove la denominazione dello Champagne ha fatto segnare un calo del 20% nel 2020, per la maggior parte derivato dai volumi (-17%). Nel caso dell’Italia ci troviamo davanti a un prodotto diverso da quello francese e spagnolo, con un prezzo medio più basso e con un “drive” non secondario derivante dall’utilizzo del prodotto nel segmento degli aperitivi insieme a Aperol. Se considerate che Aperol vende circa 0.52 milioni di ettolitri all’anno nel mondo e considerate che l’altra metà dello Spritz è spumante normalmente italiano, arrivate a circa 0.5 milioni di ettolitri di vendite, di cui il 60-70% all’estero (quota dell’Aperol fuori dall’Italia). Ma torniamo ai nostri dati. Nell’ambito di questo “ottimo” -6% il Prosecco continua a rappresentare un fattore mitigante, essendo calato soltanto del 3%, grazie alla crescita del 5% registrata in tutti quei mercati che non sono gli USA e il Regno Unito. Anche l’Asti nel 2020 è andato piuttosto bene, registrando un dato quasi stabile, supportato dal mercato tedesco e sopratttutto americano. Passiamo ai dati, ricordandovi di andare consultare la sezione Solonumeri (link) per trovare una lista esaustiva dei dati 2020. LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento 2020

    Fonte: ISTAT
    Con una chiusura d’anno in controtendenza (Novembre +2.4%, Dicembre +3.3%), le esportazioni di vino nel 2020 hanno chiuso con un più che dignitoso calo del 2.2%, per un valore totale di 6298 milioni di euro. Una rapida carrellata di quello che succede agli altri paesi mette la performance 2020 dell’Italia sullo stesso livello della Spagna (-2.3%). La verità è che gli unici sconfitti del 2020 sono stati i francesi e, per quanto meno rilevanti, i tedeschi, che hanno subito un calo dell’11% e 15% delle loro esportazioni. La Francia è stata penalizzata dal posizionamento più elevato dei suoi prodotti (quindi più da ristorante che da casa), dalla  forza dei suoi spumanti (che anche per l’Italia sono stati il tallone d’Achille del 2020), dalle difficoltà del mercato cinese e infine dai dazi introdotto dagli USA, che però potrebbero essere presto rimossi dalla nuova amministrazione. A guardare i numeri preliminari, meglio di Italia e Spagna hanno fatto solo i neozelandesi (+4%) e i portoghesi (+3%). Tornando ai dati, trovate allegato in fondo un tabellone con i principali 25 mercati per volume e per valore, che sono anche replicati nella sezione Solonumeri del blog (link). Ma andiamo nel dettaglio.

    Il dato preliminare finale delle esportazioni 2020 è di 6298 milioni di euro, -2.2%, per un volume apparente di 21.06 milioni di ettolitri. La perdita in valore assoluto rispetto al 2019 è di 142 milioni, di questi 40 milioni sono stati persi nei vini fermi, 100 nei vini spumanti.
    Dal punto di vista dei mercati, gli USA chiudono a 1454 milioni e un calo del 5.6% passando dunque dal 24% al 23% delle nostre esportazioni, mentre è in controtendenza la Germania, che passa dal 16% al 17% del totale, con un incremento del 2.4%. Oltre al dato negativo degli USA e del Regno Unito (-6%), sono stati in calo la Francia (-12%), il Giappone (-15%) e soprattutto la Cina, passata da 134 a 98 milioni di euro di esportazioni nel 2020. Sono stati invece in forte progresso le esportazioni in Olanda (+16%), Belgio (+12%) e Norvegia (+23%).
    Passando brevemente alle categorie (parleremo più specificatamente degli spumanti questo giovedì), nei vini in bottiglia sono meno negativi dei dati generali le evidenze sul mercato inglese (stabile) dove invece spicca il calo dei vini spumanti (-15%), mentre per il mercato americano il -6% dei vini in bottiglia e il -4% degli spumanti sono molto simili. Per quanto riguarda la Germania, gli spumanti sono stabili, i vini in bottiglia crescono del 2% e quindi sono andati leggermente meglio i vini sfusi.
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici non prima di fare qualche considerazione sul 2021. Due cose mi sembrano chiare: primo, fino a quando il COVID regna supremo, in termini relativi il vino italiano fa meglio di quello francese e probabilmente anche della media mondiale. Appena tutto riparte i vini francesi faranno faville e si riprenderanno le quote di mercato perse. Secondo, il dollaro è debole (per ora) e il confronto per tutto il primo semestre sarà punitivo, nell’ordine del 6-7% sulle nostre esportazioni americane. 6% moltiplicato per 23% fa un vento contrario di 1-1.5 punti percentuali sulle esportazioni. Primo test del nuovo anno: gennaio, che vede una base di comparazione molto difficile.
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    Francia – esportazioni di vino – aggiornamento 2020

    Fonte: Agreste
    Da quando c’è il blog, quindi dal 2006, questa è la seconda volta che guardiamo a come si muove il mondo del vino in una grande crisi globale. Nel 2008-09 fu colpa della finanza, questa volta è più prevedibile ma più grave, perchè riguarda la salute. Bene, in entrambe le crisi i vini francesi hanno sofferto più di tutti gli altri, per via del loro posizionamento più “ciclico” e “celebrativo” rispetto alle caratteristiche più… fondamentali… che hanno i vini degli altri paesi. E dentro le esportazioni francesi c’è una fetta che somiglia molto all’Italia in termini di posizionamento e con un andamento solo leggermente peggiore di quello dei vini italiani. Tutti i vini francesi insieme sono calati dell’11% nel 2020, ma la fetta che esclude Bordeaux, Borgogna e Champagne cala del 4%, quindi molto vicino all’evidenza italiana e spagnola. Purtroppo per la Francia, il calo dello Champagne e del Bordeaux, -20% e -14% non ha lasciato scampo. Sappiamo però, visto quello che è già capitato, che tanto quanto la discesa è ripida, la risalita è veloce. E qualche segnale si vede già nei numeri degli due ultimi mesi del 2020, quando i vini francesi sono cresciuti anno su anno del 7% (noi 3%) e del 13%. Passiamo ai numeri, con un occhio anche al confronto con l’Italia.

    Le esportazioni francesi di vino sono calate dell’11% a 8.7 miliardi di euro, con una riduzione del 5% dei volumi a 13.5 milioni di ettolitri e un prezzo medio di esportazione calato del 6% a 6.45 euro al litro.
    La principale categoria di esportazione resta lo Champagne con 2.5 miliardi di euro e una riduzione del 20.5% sul dato rettificato 2019. I volumi esportati calano per la prima volta da anni sotto il milione di ettolitri, -17%, e spiegano per la maggior parte il calo del valore (mix soltanto -4%).
    Nel caso del Bordeaux succede invece il contrario, visto che nel contesto del -14% a 1.7 miliardi di euro, la ragione principale sta nel peggioramento del prezzo mix (-11%), cattivo segno questo. Molto buoni sono invece di dati sui vini di Borgogna che non hanno mollato quasi niente nel 2020: 993 milioni di euro, -0.4% con un incremento dell’1% dei volumi.
    Arriviamo poi a “tutto il resto” che sono i vini che dicevo prima: 3.5 miliardi di euro, -4%, 6.4 milioni di ettolitri di export, -6%.
    Il confronto con l’Italia è ovviamente sfavorevole, come lo sarà per tutti gli altri paesi del mondo. Trovate un paio di grafici sotto che vi mostrano la distanza tra il nostro export e quello francese: era di 3.3 milardi di euro a fine 2019 (in crescita dai 3.1 miliardi) e ha toccato un “minimo” intorno a 2.3 miliardi a settembre-ottobre 2020, prima di riallargare. Giusto per curiosità, a dicembre 2007 la Francia era a 6.8 miliardi e l’Italia a 3.5 miliardi, quindi con una differenza medesima di 3.3 miliardi. Al picco della crisi a fine 2019 la Francia scese a 5.5 miliardi e l’Italia restò a 3.5 miliardi, riducendo il gap a 2.0 miliardi di euro. Quindi… forse per la Francia poteva andare peggio…
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    Nuova Zelanda – esportazioni di vino 2020

    Fonte: UN Comtrade
    La Nuova Zelanda sarà probabilmente uno dei pochi paesi esportatori di vino a chiudere il 2020 in positivo. Il posizionamento molto forte nel mercato americano, il successo dei suoi vini nel mercato inglese e il recupero in quello australiano sono alla base di una crescita del 4% delle esportazioni in euro a 1.14 miliardi (2 miliardi giusti giusti di dollari locali, +7%). La Nuova Zelanda nel 2020 “arrotonda” anche la sua cifra in volume a 3 milioni di ettolitri giusti giusti. Sono proprio i volumi a guidare la crescita, e in particolare nel 2020 sono i vini sfusi a essere determinanti. Altrimenti, per quanto riguarda i vini in bottiglia siamo di fronte a dati stabili, con qualche segnale di arretramento in Australia. Detto questo passiamo ai numeri.

    Le esportazioni neozelandesi crescono del 7% in valuta locale a 2 miliardi di dollari, il che corrisponde a 1.14 miliardi dei nostri euro. La valuta locale si è svalutata del 3% rispetto all’euro, dunque la crescita che vediamo noi è del 4%. La sequenza che vedete dai grafici è impressionante: non c’è stato un anno dal 2014 (ma nemmeno prima e nemmeno durante la grande crisi del 2009) che le esportazioni siano state negative. Nell’arco del quinquennio 2015-2020 la crescita annua è stata del 5% in valuta locale e del 3% in Euro.
    In termini di volumi la Nuova Zelanda raggiunge quota 3 milioni di ettolitri, +6% nel 2020 e +7% annuo negli ultimi 5 anni.
    Il mix esportato come accennavamo peggiora un po’. Dei 2 miliardi nel 2020, 1.4 miliardi sono di vino in bottiglia e sono stabili, mentre la crescita è tutta sui vini sfusi (circa 550 milioni), che crescono di quasi il 30% rispetto al 2019.
    I paesi anglosassoni superano l’80% delle esportazioni totali e sono al massimo storico dappertutto. Gli USA sono il 31% e crescono in euro del 5% a 631 milioni di dollari NZ, il 25% sono nel Regno Unito e nel 2020 toccano quota 500 milioni, +14%, mentre nella vicina Australia siamo a circa 400 milioni per un incremento del 10%, da quest’anno nuovamente sopra il precedente picco.
    Le cose vanno bene anche in molti altri mercati europei Germania +11%, Irlanda +28%, mentre sono con il segno negativo Francia, Cina e Singapore e, curiosamente, anche il saldo di tutti gli altri paesi, il che potrebbe non essere un buon segno negli anni a venire. Vedremo. Per ora vi lascio ai numeri e alle tabelle.
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    Esportazioni di vino italiano – aggiornamento novembre 2020

    Fonte: inumeridelvino.it su dati ISTAT (www.coeweb.istat.it)
    Novembre si è rivelato un mese migliore di quello che si poteva temere, soprattutto grazie al rimbalzo delle esportazioni di Prosecco ma anche in virtù di una piccola inversione di tendenza sul vino in bottiglia. Ci siamo dunque avviando a chiudere il 2020 con un calo delle esportazioni tra il 2% e il 3%, il che è molto delle aspettative, ma anche molto meglio dei nostri vicini di casa. In Spagna i dati sui primi 11 mesi sono piuttosto simili, tra -3% e -4% (grazie a un buon secondo semestre), ma per la Francia sono dolori visto il loro posizionamento nell’alto di gamma (e quindi ristorazione) e visti i dazi che si sono visti applicare: i dati che pubblicheremo nei prossimi giorni mostrano un calo dell’11%. Sono poi brutti anche i dati degli americani, -7% e credo ci siano poche speranze che gli australiani, già giù del 7% nel primo semestre possano avere invertito la rotta con quello che è capitato in Cina. Tornando a noi, i primi 11 mesi chiudono a -2.7%. Se Dicembre sarà stabile andremo intorno al -2%, anche se la base di confronto (+9% nel 2019) non sembra essere incoraggiante. Passiamo ai dati.

    Le esportazioni di novembre 2019 sono cresciute del 2.4% a 638 milioni, per un volume di 2.01 milioni di ettolitri, -5%. Da inizio anno le esportazioni sono state 5764 milioni di euro, -2.7%, mentre in volume abbiamo esportato 19.4 milioni di ettolitri, -3.3%.
    I dati visti per categoria sui primi 11 mesi mostrano un quadro piuttosto disomogeneo, con i vini fermi in bottiglia giù dell’1.4%, i vini sfusi in crescita dell’1% e i vini spumanti giù dell’8%, anche se il divario si è chiuso un po’ rispetto ai mesi precedenti.
    La determinante del dato di novembre, migliore dei mesi precedenti, è il Prosecco, che rimbalza del 16% dopo il calo del 6% di ottobre e del 14% di settembre. Ovviamente quando parliamo di Prosecco parliamo di Stati Uniti e Regno Unito, che nel segmento degli spumanti crescono del 17-18%, portando il saldo mensile in netto territorio positivo.
    Tornando ai grandi numeri, il 2020 si avvia a chiudere con un calo del 3-4% del mercato americano nel suo complesso, un livello stabile in Germania, Svizzera e Canada e un calo marcato soltanto nel Regno Unito, tra i nostri grandi mercati di destinazione.
    Scendendo nel ranking dei paesi i dati diventano volatili (e dovremo riordinare la tabella con i dati di fine anno!), ma la percezione è che i mercati nordici siano andati meglio di quelli del sud Europa, forse anche per la maggior propensione agli acquisti online che ha aiutato in questi mesi di restrizioni.
    Bene, vi lascio alle tabelle e per questo argomento l’appuntamento è fissato per il 14 marzo, quando commenteremo i dati annuali.

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