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    Tannico – risultati 2023

    I risultati di Tannico 2023 che commentiamo oggi lasciano poco spazio alle interpretazioni. Le vendite calano del 7% (65 milioni), le perdite aumentano (11 milioni) non solo per questo ma perché l’azienda spende sempre di più in personale per migliorare le capacità manageriali (non sembrano vedersi risultati per il momento), gli azionisti (Campari e LVMH 50/50) hanno dovuto metterci altri 10 milioni per tenere in piedi la baracca. La parte italiana va molto peggio della parte francese (ventealapropriete.com), almeno come fatturato (e anche in confronto ad alcuni concorrenti, come Callmewine per esempio). E, dulcis in fundo, il 2024 è anche l’anno del completamento dell’operazione ventealaproprietè, con l’ultimo pezzo del 33% dell’azienda francese che dovrebbe andare nelle mani di Tannico per un esborso di 17.7 milioni di euro (che Campari e LVMH dovranno finanziare) e senza grandi effetti sui dati visto che i numeri che commentiamo già comprendono il 100% del pezzo francese. Passiamo ai dati in dettaglio.

    Le vendite 2023 sono calate del 7% a 64 milioni di euro, con un andamento molto negativo dell’Italia, -10% a 29 milioni e un calo del 3.5% della parte francese a 35 milioni di euro. Viene da domandarsi se non sia il caso che Tannico Italia non apra una sezione un po’ come la parte francese con vendite “a tema” (magari già lo fa).
    I margini sugli acquisti, quindi il puro margine commerciale è stato del 30.3%, quindi non distante dal 31.3% del 2022 e migliore dei dati degli anni precedenti. Sono stati tagliati i costi per i servizi (-9%) ma è stato più che compensato dall’aumento dei costi del personale, da 5.1 a 7.2 milioni.
    Il riassuno è nei dati: la perdita operativa dichiarata sale da 7.3 a 10.8 milioni, quella “aggiustata” da 6.2 a 9.7 milioni e il bilancio chiude con una perdita netta di 11 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, Tannico è passato da 1 milione di debito a fine 2022 a 5 milioni di cassa, dopo il contributo di 10.5 milioni dei soci, quindi ha “bruciato” circa 5 milioni di euro nel 2023, rispetto gli 8 milioni del 2022. A fare a differenza è stato l’andamento del capitale circolante, calato di 2 milioni (grazie al magazzino ma anche alle maggiori dilazioni di pagamento dei debiti verso fornitori), quando invece era peggiorato di 9 milioni di euro nel 2022. Considerata anche l’acquisizione di venteprivee costata 36 milioni nel 2021, gli azionisti hanno iniettato 62 milioni di euro dal 2016 a questa parte.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Vino.com – risultati 2022

    Torniamo sull’argomento ecommerce per analizzare i risultati 2022 di Vino.com (che fa capo a un’azienda di nome 3nd SRL) e che ci sono serviti per fare la carrellata della situazione del mercato italiano di qualche giorno fa. Vino.com è a tutti gli effetti il numero due dietro Tannico in questo mercato, sia che si guardi l’azienda nel suo complesso (35 milioni di vendite contro 70 di Tannico nel 2022), sia che si guardi al business generato in Italia (30 milioni per Tannico, 25 per Vino.com). In realtà, se escludiamo l’acquisizione di Tannico di Ventealaproprieté, per quanto riguarda l’attività all’estero Vino.com è il più sviluppato degli ecommerce puri italiani, con quasi 10 milioni di vendite contro soltanto 3 milioni di Tannico (ed escludendo Italian Wine Brands che ne fa 15 ma che ha un modello diverso). I risultati 2022 hanno mostrato un calo del 20% del fatturato e una situazione di tensione economica e finanziaria tale da richiedere ulteriori interventi dei soci. Infatti, a fronte delle perdite (6.6 milioni nel 2022 dopo i 7.7 del 2021) i soci hanno apportato ulteriori 6 milioni di euro nelle casse dell’azienda e, leggendo la relazione di bilancio 2022 (approvata soltanto a gennaio 2024), un ulteriore ricapitalizzazione di 4 milioni di euro a settembre 2023. Sebbene il miglioramento dei margini sia evidente (margine sulle vendite dal 24% al 27% tra il 2021 e il 2022) e ci sia una lista molto convincente di azioni intraprese per tagliare i costi e migliorare la performance commerciale, la dimensione necessaria per rendere questa attività profittevole è ancora superiore. Per ora concentriamoci sui dati 2022, di cui trovate altri grafici e tabelle nel resto del post.

    Le vendite di Vino.com sono calate del 20% a 35 milioni nel 2022. Di queste, 25 milioni di euro sono in Italia (erano 27 nel 2020 quando le vendite totali erano 30, quindi a quasi parità di fatturato l’Italia è calata) e 10 sono in Europa (erano 3 soltanto nel 2020). Con una penetrazione di quasi il 30%, Vino.com è dunque il player con la penetrazione estera più marcata tra gli ecommerce italiani (forse il nome aiuta).
    Il margine lordo sale dal 24.4% al 26.9% nel 2022, ma non compensa il calo del fatturato, per cui il margine in valore assoluto scende da 10.6 a 9.3 milioni. I costi per servizi calano del 26% (da 15.7 a 11.6 milioni), un dato molto positivo (anche considerando che una parte di questi sono costi fissi!), mentre i costi del personale salgono da 1.3 a 1.5 milioni di euro. La perdita operativa scende dal picco di 7.6 milioni del 2021 a 5 milioni nel 2022, per un margine negativo del 14%. A portare alla perdita netta di 6.6 milioni sono poi 0.3 milioni di oneri finanziari e 1.3 milioni di tasse.
    A livello finanziario, Vino.com viaggia a fine 2022 con un patrimonio netto leggermente negativo ma con 5 milioni di euro di prestiti soci (che già c’erano per 4.8 milioni nel 2021, quindi nessuna variazione) che si riflettono in 4.6 milioni di euro di cassa netta. In altre parole non ha debiti, se escludiamo i soldi messi a qualunque titolo dagli azionisti. Nel 2022 sono stati apportati 6 milioni di euro a titolo di aumento di capitale, il che porta il contributo dei soci a partire dal 2016 a 19 milioni di euro. Dovrebbero diventare 23 con i 4 milioni del 2023, cui andrebbero aggiunti i 6 milioni di prestito soci.
    Tutto dentro, nel 2022 la cassa netta è scesa da 6.1 a 4.6 milioni di euro.

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    I principali ecommerce italiani di vino – dati 2022

    Dopo il boom del Covid, riproponiamo i dati dei principali ecommerce di vino italiani, come disponibili dai bilanci acquistati al Registro delle Imprese, relativi al 2022. La lista non è ovviamente esaustiva ma include quelli che mi pare siano i principali operatori per dimensione nel mercato. Il 2022 è stato un anno negativo per tutti dal punto di vista commerciale, con un calo di vendite nell’intorno del 20% rispetto al picco del 2021, causa normalizzazione dalle restrizioni del Covid. È stato però anche un anno in cui i margini sono migliorati (leggi meno sconti ai clienti) e ci si è avvicinati al punto di sostenibilità economica, che però non è stato raggiunto da nessun operatore salvo che per Bernabei, la cui struttura è però non interamente chiara. Un’altra considerazione che appare evidente dai dati (numerose tabelle disponibili all’interno del post) è che la volontà dei soci di investire in queste aziende ne ha determinato in larga parte la spinta commerciale. I soci hanno messo oltre 50 milioni in Tannico dal 2016 a questa parte, inclusi quelli per l’acquisizione francese, e nel 2022 le vendite erano a 70 milioni, quasi 20 sono quelli messi in Vino.com e l’azienda è la seconda in Italia con 35 milioni di fatturato. Bene procediamo con l’analisi all’interno dove trovate dettaglio di fatturati, margini, utili e perdite, contributi dei socie e peso del magazzino sul fatturato.

    Tannico è il leader italiano nell’ecommerce di vino se consideriamo l’acquisizione francese, con 70 milioni di fatturato. Resta il leader italiano per le vendite in Italia con 30 milioni nel 2022, mentre come entità legale sarebbe in teoria stato superato da Vino.com sia nel 2021 (43 a 33 milioni) che nel 2022 (35 contro 32).
    Ad ogni modo, il 2022 è stato un anno di calo per tutti. -5% per Tannico senza l’acquisizione (2x con Ventealaproprieté), -20% per Vino.com, -28% per Bernabei, -10% per Xtrawine, -5% per Callmewine.

    I margini sono migliorati per tutti e sono mediamente il 28% del fatturato: stiamo parlando di quello che resta dopo il costo del venduto e prima dei costi di spedizione e magazzino. Il margine più elevato è di Tannico (31%), il più basso quello di Xtrawine (26%). Tutti salvo Bernabei, chi più chi meno, continuano a perdere soldi a livello di utile netto come potete vedere dalla tabella sotto, partendo dagli 8 milioni di perdita di Tannico fino alla più moderata di 1 milione di Callmewine e Xtrawine (che però sono molto più piccole).
    Trovate poi una tabella con l’apporto dei soci per Tannico (51 milioni), Vino.com (19 milioni), Callmewine (4 milioni) e Xtrawine (1 milione) dal 2016 a questa parte.
    E, per finire, un indicatore interessante sull’efficienza di questi operatori: il peso del magazzino a fine anno sulle vendite. Come vedete il più efficiente e l’unico in miglioramento sembra Vino.com con soltanto l’8% mentre Tannico sale al 20% probabilmente per l’acquisizione di Ventealaproprieté che han un modello diverso. Il calo del fatturato visto nel 2022 determina per tutti gli altri operatori un appesantimento del magazzino relativamente al fatturato.

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    Tannico – risultati 2022

    Guardiamo oggi per la prima volta i “nuovi” conti di Tannico con l’inclusione di Ventealaproprietè.com per tutti i 12 mesi del 2022. Ho volutamente evitato di inserire il bilancio consolidato 2021, tenendo quindi quello di Tannico senza la francese per mostrare le variazioni derivanti dall’inclusione della nuova azienda. Fatta questa premessa possiamo dire che per il secondo anno consecutivo Tannico ha avuto un’evoluzione negativa delle vendite organiche, scese da 33.5 a 31.7 milioni, -5%. Ovviamente, se mettiamo insieme anche la francese arriviamo a un fatturato totale di circa 70 milioni (non sappiamo quanto fatturava Ventealapropriete nel totale 2021 per fare un confronto). Non si tratta però di un andamento anomalo, o perlomeno abbiamo recentemente commentato i dati di Callmewine che anch’essa ha subito un calo del 5% nell’anno. L’azienda nel suo insieme ha bruciato 6.4 milioni di euro di cassa e mostra un debito di 1 milione a fine anno, con gli azionisti che hanno contribuito con 3 milioni circa. Ricordiamo che sebbene questi dati siano consolidati con Ventealaproprietè al 100%, la quota di possesso è del 69% e che il 31% sarà probabimente acquisito nel 2024 con un prezzo stimato allo stato attuale di 22 milioni di euro. Ciò richiederà un ulteriore contributo degli azinionisti (LVMH 51%, Campari 49%). Passiamo a un breve commento dei dati, anche focalizzandoci sul “prima” e “dopo” acquisizione.

    Delle vendite abbiamo detto e segnaliamo che purtroppo non c’è alcuna indicazione del fatturato per area geografica, dunque non riusciamo a continuare la serie geografica ma solo quella per entità legale.
    La struttura dei conti non cambia di molto tra il prima (solo Tannico) e il dopo (Tannico+Ventealapropriete): il margine sulle vendite sale leggermente dal 29% al 31%, le perdite rimangono piuttosto copiose, intorno al 10% del fatturato a livello operativo (9% volendo tralasciare le componenti straordinarie) contro il 14% del 2021 ma peggio del -8% del 2019.
    I numeri parlano quindi di quasi 70 milioni di fatturato consolidato, 32 di Tannico e 37 dell’azienda francese, 22 milioni di margine lordo dopo gli acquisti di merci, di un EBITDA negativo per 2 milioni e di un utile operativo in perdita per 7 “tutto compreso” e 6 se togliamo i componenti non ricorrenti.
    A livello finanziario la nuova struttura ha un magazzino molto più importante che si finanzia attraverso i debiti verso fornitori. In totale, nel 2022 la situazione finanziaria è passata da una cassa di circa 2 milioni a livello consolidato (nella tabella leggete 3 perché si trattava della capogruppo Tannico soltanto) a un debito di 1 milione, dopo contributi degli azionisti di 3.3 milioni, che implica quindi un “cash burn di circa 6.4 milioni di euro.

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    Tannico – risultati 2020

    Come per le aziende di produzione, anche nel segmento del commercio (soprattutto elettronico) stanno succedendo diverse cose. Campari ha acquistato la metà di Tannico rifinanziandola e si è impegnata per altri 30 milioni di euro per promuovere l’acquisizione di Ventealaproprietè in Francia, cercando dunque di “internazionalizzare” il business dell’azienda molto incentrato sull’Italia. Ma non è successo soltanto questo, Italmobiliare è entrata non solo in Botter/Mondodelvino ma anche in Callmewine (12.3 milioni di vendite nel 2020, investimento di 13 milioni per il 60% dell’azienda, in parte come aumento di capitale), altro player nazionale nel segmento dell’ecommerce di cui analizzeremo il bilancio tra qualche giorno. È notizia di qualche giorno fa, infine, l’acquisizione da parte di Quadrivio-Pambianco di Xtrawine, il terzo grande ecommerce italiano del vino (10.8 milioni di fatturato nel 2020), con una spiccata propensione alle esportazioni.
    Tornando a Tannico, oggi guardiamo ai dati di bilancio 2020. Con il COVID, la crescita delle vendite è ulteriormente accelerata, +83% a 37 milioni di euro rispetto al precedente triennio caratterizzato da una crescita del 44% annua. Con un leggero miglioramento del margine lordo Tannico è riuscita a compensare i maggiori costi operativi e ha chiuso con una perdita allineata agli anni scorsi, 1.6 milioni. Le maggiori novità vengono però dal lato finanziario, dove con l’ingresso di Campari l’azienda ha visto la posizione di cassa migliorare da 2.9 a 9.5 milioni di euro. Togliendo i 7.8 milioni contribuiti nel 2020, la cassa bruciata nell’anno è stata circa 1.2 milioni di euro. Passiamo a una breve analisi dei numeri.

    Il fatturato in Italia cresce dell’83%, mentre più che raddoppiano le vendite in Europa che restano però marginali (5%). Ancora meno importante il contributo del “resto del mondo”, al 2% del fatturato.
    Il margine lordo sulle vendite migliora, dal 27% al 29%, mentre crescono in linea con le vendite le spese per servizi, dove il minor prezzo medio di vendita dei prodotti ha determinato un aggravio più che proporzionale dei costi di logistica.
    Il bilancio chiude con una perdita operativa di 1.6 milioni (come nel 2019) e una perdita netta simile e uguale anch’essa al 2019.
    La parte finanziaria è più interessante, con il contributo di 7.8 milioni da Campari ma anche l’inizio di un piano di investimenti da quasi 4 milioni per un nuovo centro logistico, di cui appunto 1 milione già speso nel 2020. C’è poi un investimento di circa 0.5 milioni per il nuovo winebar a Milano.

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    Tannico – risultati 2019

    Da quest’anno facciamo rientrare anche Tannico nella lista delle aziende legate al mondo del vino che seguiamo annualmente sul blog. Dopo anni di finanziamenti da parte dei soci che hanno costantemente coperto le perdite, “sacrificio” per fare acquisire una scala sempre più importante alla piattaforma, come forse avrete letto Tannico ha da quest’anno un azionista eccellente con il 49% del capitale. Si tratta di Campari, il leader italiano nel mondo degli spiriti, che da diversi anni ha deciso di uscire dal mondo del vino per dedicarsi agli aperitivi e ai superalcolici. In realtà ha mantenuto un piede in questo mondo con gli spumanti (Riccadonna e Cinzano, tra gli altri). Comunque, restando su Tannico, la piattaforma ha raggiunto nel 2019 20 milioni di fatturato e c’è da scommettere che nel 2020 farà un balzo significativo, dato che il business online ha avuto uno sviluppo importante con il COVID. È un’azienda con ampi spazi di miglioramento, vista la scarsa presenza fuori dall’Italia, che invece alcuni altri operatori (come Xtrawine per esempio) hanno sviluppato con molto successo. Sotto questo punto di vista, Campari può aiutare, ricevendo in cambio il know-how del mondo dell’ecommerce che il colosso, al pari dei suoi concorrenti internazionali, non ha mai guardato con particolare attenzione nel passato. Ma passiamo all’analisi dei dati di Tannico, che si caratterizza per una struttura particolarmente agile, senza capitale investito, senza capitale circolante (il magazzino viene finanziato dalle dilazioni dei fornitori) ma anche con poca leva operativa, dato che le perdite (e i versamenti da parte dei soci) continuano ininterrotte da diversi anni.

    Il fatturato 2019 ha toccato 20.3 milioni di euro, di cui 18.8 sono in Italia, 0.9 milioni sono in Europa e solo 0.6 milioni sono nel resto del mondo. La crescita 2019 è stata del 38%, dopo quattro anni cresciuti a forza del 40-50% in più all’anno.
    Il margine sul venduto si è mantenuto abbastanza stabile negli anni tra il 26% e il 28%, 27% nel 2019, mentre sono cresciuti praticamente quasi al medesimo ritmo delle vendite (3x negli ultimi 3 anni) i costi per i servizi (2.5x) e i costi del personale (2.3x), il che ha determinato il persistere di un utile operativo leggermente sotto la parità.
    La struttura finanziaria si mantiene molto solida, con una cassa netta di 2.9 milioni nel 2019, ma 2.7 nel 2018 e 3.7 nel 2017. Tannico non investe ed è riuscita a crescere addirittura generando cassa dal capitale circolante (circa 0.5 milioni di euro all’anno). Il problema è che con costi superiori alle vendite ha assorbito ogni anno tra 1-1.2 milioni di euro di cassa. Gli azionisti hanno contribuito con 1.5 milioni di euro di prestiti soci nel 2019, mentre nel 2016 e nel 2017 erano intervenuti con due aumenti di capitale per un totale di 6.8 milioni di euro.
    Vedremo se nel 2020 con il boom di vendite del COVID la struttura finanziaria resterà in equilibrio.

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