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    Crealis lancia Bubbles, l’app per prevedere l’effervescenza in bottiglia degli spumanti metodo classico

    Un’app gratuita per prevedere l’effervescenza in bottiglia degli spumanti metodo classico al termine dell’affinamento sulle fecce dei lieviti. PE.DI lancia Bubbles, uno strumento digitale innovativo per prevedere nel tempo le variazioni di pressione della CO2 in bottiglia e per simulare diversi scenari sulla base delle scelte enologiche compiute. L’app, sviluppata dalla storica azienda piemontese parte del Gruppo Crealis e specializzata nella produzione di tappi a corona e bidule, sfrutta algoritmi avanzati elaborati da Gérard Liger-Belair, professore dell’Equipe Effervescence, Champagne et Applications dell’Université de Reims Champagne-Ardenne, con il supporto di Virginie Thollin, enologa e ricercatrice sul tema degli scambi gassosi nonché referente enologico in R&S di PE.DI. Entro la fine del 2025, PE.DI rilascerà un aggiornamento dell’app che integrerà anche il monitoraggio simulato delle variazioni in termini di ossidazione, un fattore fondamentale nell’influenzare le caratteristiche organolettiche del vino.“Bubbles porta la precisione e il controllo di uno strumento digitale nel cuore del processo enologico, riducendo l’incertezza che spesso accompagna la seconda fermentazione – spiega il general manager di PE.DI, Matteo Zaccaria –. Un alleato per prendere decisioni ponderate e, in definitiva, valorizzare ogni bottiglia”.
    La semplice interfaccia di Bubbles prevede oggi l’inserimento di cinque parametri: quantità di zucchero al tiraggio, dimensione della bottiglia, diametro della baga, tipo di guarnizione utilizzata e anni di affinamento sui lieviti, e restituisce immediatamente il valore della pressione prima della sboccatura sia alla temperatura di cantina (12°) che a 20°, ma anche la stima degli anni per la perdita dell’effervescenza del vino (sotto al valore soglia dei 3,5 bar e fino all’assenza di bolle).

    Crealis è il gruppo leader nelle soluzioni di chiusura per vini fermi e spumanti, distillati, birre, olio d’oliva e aceti. Il gruppo si basa sulla solida reputazione e competenza di 8 marchi esperti: SPARFLEX, LE MUSELET VALENTIN, ENOPLASTIC, RIVERCAP, MAVERICK, PE.DI, SUPERCAP e CORCHOMEX, che apportano il loro know-how unico. Il gruppo dispone di 14 siti produttivi: 3 in Francia, 3 in Italia, 1 in Portogallo, 2 in Spagna, 2 negli Stati Uniti, 1 in Australia, 1 in Nuova Zelanda e 1 in Messico. Il gruppo opera in oltre 70 paesi in tutto il mondo attraverso un’ampia rete commerciale. LEGGI TUTTO

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    Concorsi enologici e mercati globali: il caso Grands Vins du Monde

    di Patrizia Vigolo

    Nel panorama enologico internazionale, i concorsi rappresentano da decenni una delle modalità più riconosciute – e discusse – per misurare l’eccellenza. Dalle piccole cantine emergenti ai grandi nomi del vino, sono molte le realtà che vedono in queste competizioni un’opportunità concreta: visibilità sui mercati, riconoscimento qualitativo, contatti internazionali. Partecipare – e soprattutto vincere – può tradursi in un sigillo di garanzia per i consumatori, oltre che in un’arma strategica in termini di comunicazione e posizionamento commerciale.

    Ma cosa accade quando un concorso decide di superare i propri confini nazionali per aprirsi davvero al mondo? È il caso del Concours des Grands Vins de France, storicamente legato alla produzione transalpina, che oggi evolve in Grands Vins du Monde. Un cambiamento di prospettiva e di scala, che apre nuovi scenari per produttori e osservatori del settore.

    Storia

    Il Concours des Grands Vins de France nasce nel 1994 nella città di Mâcon, in Borgogna, su iniziativa dell’Union des Producteurs de Vins de France, con l’obiettivo di valorizzare le migliori espressioni del patrimonio vitivinicolo francese. In pochi anni, l’evento si afferma come uno dei principali concorsi enologici a livello nazionale, capace di attrarre ogni anno migliaia di campioni da tutte le regioni vinicole della Francia: dalla Champagne alla Provenza, dall’Alsazia al Sud-Ovest.

    La sua forza risiede nella capillarità e nella rappresentatività: piccoli vigneron e grandi maison partecipano fianco a fianco, giudicati da una giuria composta da professionisti del settore, enologi, sommelier, buyer e giornalisti. La medaglia assegnata a Mâcon – soprattutto quella d’oro – è da tempo riconosciuta come un simbolo di qualità sia sul mercato interno sia su quello export, in particolare nei paesi in cui la notorietà dei terroir francesi costituisce già un vantaggio competitivo.

    Oltre alla visibilità, il concorso ha saputo costruire nel tempo una reputazione di rigore e affidabilità, elementi sempre più richiesti in un panorama dove i premi si moltiplicano ma non sempre sono percepiti come credibili. Proprio da questa solida base nasce l’idea di ampliare i confini: non più solo un concorso per i vini di Francia, ma un osservatorio sul vino del mondo.

    La novità “Grands Vins du Monde

    La logica di apertura era già stata anticipata nelle recenti edizioni di “Concours des Grands Vins de France”, ma oggi diventa una vera svolta. Nel nuovo format “Grands Vins du Monde”, il concorso si estende per la prima volta all’intero panorama vinicolo globale: ogni vino del mondo dotato di indicazione geografica può partecipare, a patto che soddisfi i requisiti stabiliti dal B.O. francese

    La composizione della giuria rappresenta un elemento cruciale per garantire imparzialità e rigore nella valutazione. Nel nuovo format “Grands Vins du Monde”, l’intento è coinvolgere un panel ampio e variegato, con una significativa presenza di esperti provenienti da diversi paesi. Questa internazionalità assicura un confronto multidimensionale sulle diverse espressioni del vino, riflettendo gusti e criteri globali. Una giuria estera ben rappresentata non solo accresce la credibilità delle premiazioni, ma rende il concorso uno specchio più fedele delle dinamiche del mercato mondiale.

    I vantaggi per i produttori e l’impatto sul mercato globale

    Partecipare a un concorso internazionale come il Grands Vins du Monde offre numerosi benefici concreti, che vanno ben oltre la semplice medaglia da esporre in etichetta. Per le cantine, soprattutto quelle di dimensioni medie e piccole, rappresenta un’opportunità strategica per:

    Ampliare la visibilità internazionale: un riconoscimento prestigioso apre porte in mercati esteri spesso difficili da penetrare, in particolare in paesi asiatici e nordamericani, dove la medaglia assume valore di “sigillo di qualità” per consumatori e buyer.

    Consolidare la reputazione qualitativa: vincere o essere premiati in un concorso riconosciuto è una forma di validazione tecnica che rassicura distributori, importatori e professionisti, agevolando le trattative commerciali.

    Accesso a una rete globale di contatti: i concorsi come questo sono anche occasioni di networking tra produttori, operatori e media internazionali, con ricadute dirette in termini di marketing e comunicazione.

    L’ampliamento del concorso a vini da tutto il mondo rispecchia una tendenza ormai consolidata nel settore enologico: la globalizzazione dei gusti e dei mercati. Non si tratta più solo di confrontarsi con i grandi terroir francesi, ma di inserirsi in una competizione che premia eccellenze da ogni angolo del pianeta, da Bordeaux a Mendoza, dal Douro al Napa Valley.

    Questa nuova dimensione rende il concorso uno specchio più autentico delle dinamiche commerciali attuali e un laboratorio dove si incontrano stili, culture e innovazioni diverse.

    Guardando avanti, il “Grands Vins du Monde” si propone come un’occasione concreta di scambio e crescita per produttori di ogni provenienza, favorendo un dialogo e soprattutto offrendo una preziosa possibilità di emergere in Francia, uno dei mercati del vino più maturi e stimolanti al mondo. LEGGI TUTTO

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    Debutta il Gewürztraminer “Concerto Grosso” dell’UGA “Tramin-Söll” di Elena Walch

    A seguito dell’approvazione ufficiale delle Unità Geografiche Aggiuntive (UGA) nel novembre 2024, la storica località di Tramin – cuore pulsante della viticoltura altoatesina – ottiene un riconoscimento di grande rilievo, con l’istituzione delle UGAs per il solo vitigno di Gewürztraminer, ovvero, Tramin-Söll, Tramin-St. Jakob, TraminPlon e Tramin-Rungg.Queste nuove zone rafforzano il legame profondo e identitario tra il celebre vitigno aromatico e il suo territorio d’origine. Le etichette potranno quindi riportare la precisa zona di provenienza del vino accanto alla denominazione Alto Adige DOC, offrendo ai consumatori una chiave di lettura più chiara sull’origine dei vini. Le nuove UGA rappresentano un’opportunità strategica per aumentare la riconoscibilità e la visibilità internazionale dei vini di Tramin.
    “Il Gewürztraminer è una delle varietà più antiche d’Europa e affonda il suo nome storico proprio a Tramin – una connessione celebrata anche da figure come Goethe. Le nuove UGA di Tramin sanciscono e proteggono ufficialmente questa eredità culturale e viticola, promuovendo una maggiore valorizzazione del terroir e una più chiara distinzione qualitativa anche a livello internazionale”, spiega Julia Walch.
    Motore decisivo dietro la riuscita introduzione di queste nuove zone è stata l’azienda Elena Walch, che si è impegnata per anni con determinazione nella creazione delle UGA legate a Tramin. Grazie alla costante ricerca della qualità e all’autenticità del terroir, l’azienda familiare ha avuto un ruolo fondamentale nel riconoscimento ufficiale delle zone di coltivazione di Tramin come singole unità geografiche aggiuntive associate al Gewürztraminer.
    Il “Concerto Grosso” Tramin-Söll 2024 è il primo vino della casa a fregiarsi della nuova zonazione: nasce a 430 metri s.l.m., su suolo argilloso su substrato di roccia porfirica, con esposizione sud-est. Le forti escursioni termiche tra giornate soleggiate e notti fresche donano al vino un profilo aromatico intenso, grande complessità e straordinario potenziale evolutivo.
    Con questo progetto, il debutto del Gewürztraminer “Concerto Grosso” Tramin-Söll rappresenta un traguardo significativo per l’azienda di famiglia e per l’intero territorio, rafforzando l’identità di Tramin come culla del Gewürztraminer nel panorama enologico internazionale.
    Descrizione del Gewürztraminer “Concerto Grosso”:
    Il Gewürztraminer “Concerto Grosso” rimane impresso nella memoria. Caratterizzato da un colore dorato chiaro e invitante, colpisce al naso con un gioco affascinante di aromi: le note fruttate di arance candite e agrumi si fondono con sentori di miele, cannella e chiodi di garofano. Al palato, si distingue per la sua struttura piena ma delicata, con un finale lungo e speziato. Un vero seduttore.

    https://www.instagram.com/elena.walch
    https://www.facebook.com/Walch.Elena LEGGI TUTTO

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    Castello del Terriccio a Una Montagna di Libri 2025

    Per il secondo anno consecutivo, Castello del Terriccio è partner di Una Montagna di Libri, il festival internazionale della letteratura che anima con scrittrici e scrittori da tutto il mondo l’estate cortinese, e giunge quest’anno alla sua 32ª edizione.L’appuntamento è fissato per venerdì 1° agosto, nelle eleganti sale del Grand Hotel Savoia di Cortina d’Ampezzo, con un evento che fonde vino, letteratura e territorio, con la presentazione di La Regina dei Sentieri, l’ultimo romanzo scritto da Marco Malvaldi e Samantha Bruzzone per Sellerio Editore e ambientato tra i vigneti assolati della Maremma Toscana. La presentazione si concluderà con una degustazione dei vini di Castello del Terriccio: Tassinaia 2021 e Con Vento 2024.
    A dialogare con Malvaldi e Bruzzone, autori molto amati della narrativa italiana contemporanea, saranno Vittorio Piozzo di Rosignano, titolare di Castello del Terriccio e Francesco Chiamulera, ideatore e responsabile della rassegna. Un’occasione per esplorare le connessioni che uniscono vino, territorio, cultura e narrativa: il romanzo, con la sua atmosfera ironica e affilata, restituisce un ritratto vivido della Toscana rurale, dove le vigne diventano teatro di misteri e passioni.
    Il programma della serata al Grand Hotel Savoia prevede:

    Ore 18.00 – Presentazione del libro con interventi di Malvaldi, Bruzzone, Piozzo di Rosignano e Chiamulera
    Ore 19.15 – Firma copie da parte degli autori
    Ore 19.30 – Degustazione dei vini di Castello del Terriccio

    L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.Info e programma completo: www.unamontagnadilibri.it
    Non è nuovo il legame tra Castello del Terriccio e il mondo letterario. Già nel 2015, grazie alla visione di Gian Annibale Rossi di Medelana, nacque il Premio Terriccio – Il Romanzo della Storia, prima iniziativa in Italia dedicata alla narrativa storica. Con lo stesso spirito di valorizzazione culturale, il nipote Vittorio Piozzo di Rosignano ha proseguito in questo percorso, avviando la collaborazione con Una Montagna di Libri con l’intento di portare a Cortina autori e personaggi che condividono la passione per il vino e si sono distinti per la sua valorizzazione.
    Dopo l’incontro dello scorso anno con Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera e curatore della guida I Migliori 100 Vini e Vignaioli d’Italia, oggi Castello del Terriccio torna a Cortina con una nuova tappa di questo dialogo tra vino, parole e territorio, nel segno di un’identità toscana forte, autentica, fatta di storie da raccontare e da degustare.
    CASTELLO DEL TERRICCIO
    Castello del Terriccio rappresenta una delle maggiori proprietà agricole della Toscana: circa 1500 ettari complessivi, estesi lungo il limite settentrionale della Maremma Toscana nelle vicinanze di Bolgheri. Oltre ai 60 ettari a vigneto e ai 40 ettari a uliveto, ai boschi, alla macchia mediterranea, al seminativo e ai pascoli in cui vivono libere due mandrie di bovini di razza Limousine, al Terriccio è presente anche un piccolo borgo storico in cui è inserito il ristorante Terraforte, e l’affascinante guest house Villa La Marrana, entrambi con una spettacolare vista sul mare e sulle isole dell’arcipelago toscano. Con Lupicaia (al 9° posto tra i migliori vini rossi italiani secondo la più recente classifica del magazine Gentleman di Milano Finanza), Castello del Terriccio e Tassinaia, l’azienda ha contribuito al successo della enologia toscana e italiana nel mondo.
    UNA MONTAGNA DI LIBRI
    Una Montagna di Libri è la più grande manifestazione che si tiene stabilmente a Cortina da sedici anni. Rassegna internazionale di autori, eventi, letteratura e cinema nata nel 2009 con 80 eventi annuali e circa 20mila presenze in sala, è tra le principali kermesse italiane a carattere letterario e culturale. Si svolge in convenzione con il Comune di Cortina d’Ampezzo e con il patrocinio della Regione del Veneto e celebra nel 2025 il suo sedicesimo compleanno, portando nella “Regina delle Dolomiti” una programmazione di respiro internazionale. LEGGI TUTTO

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    BoscodiVino 2025. Incanto della Natura, eccellenze Made in Italy da degustare

    Il bosco come esperienza sensoriale ed immersiva unita ad un percorso enogastronomico per la riscoperta del Made in Italy di qualità. Nasce da questo originale binomio la kermesse “BoscodiVino”, giunta alla sua terza edizione che si svolgerà dal 17 al 20 luglio 2025 presso la Fonte Ontanese (all’interno del Parco dei Castelli Romani a Lariano). La magia di ritrovarsi all’interno di un polmone verde secolare con una ricca vegetazione, la possibilità di scoprirne i misteri  ed i suoni al calar del sole e quella di far assaporare il profumo di vini regionali e nazionali con delle degustazioni guidate, grazie alla presenza di esperti del settore, sarà per tutti un viaggio stimolante che regalerà  benefici alla mente, al cuore e al corpo. Ogni sera una incredibile varietà di sapori e odori in cucina con piatti tipici e gourmet, realizzati da chef professionisti, saranno abbinati ai vini posti in degustazione dalle cantine produttrici con i sommelier della Fisar.
    L’idea, realizzata dal presidente dell’associazione Ricreativa Culturale Lariano Doc 2023, Avvocato Roberto Ficcardi, unitamente ai soci Gianluca Casagrande Raffi, Vito Bruno, Antonio Montecuollo, Antonio Tagliaferri e Massimiliano D’annibale, si pone lo scopo di far esplorare la magnificenza della natura con la complicità della luna e di creare delle nuove opportunità per le aree naturali raramente frequentate in orari serali. La novità di questa edizione, completamente rinnovata, prevede inoltre la possibilità di condividere il percorso anche con il proprio amico a quattro zampe.
    I visitatori umani saranno accolti con un calice, mentre i cani con gustosi snack per tutti i gusti e tutte le esigenze. Altra grande opportunità di benvenuto per i quattro zampe una serie di postazioni, dislocate in varie aree del parco, con acqua fresca sempre a disposizione. Coccole ed emozioni, ma anche visite guidate a 6 zampe e bustine in regalo per non lasciare ricordini indesiderati nel bosco, messe a disposizione dal Comune di Lariano, per permettere a tutti di rispettare la natura in tutto e per tutto.
    “Sarà un evento speciale – ha dichiarato il presidente dell’associazione- reso possibile grazie ad un valido team e per questo devo ringraziare le istituzioni, il presidente del Parco del Castelli Romani, l’Arsial, la Regione Lazio, le aziende produttrici e gli sponsor e il Sindaco Francesco Montecuollo. Queste magiche notti sotto le stelle saranno per tutti indimenticabili”.
    Info e prenotazioni: wwww.boscodivino.com LEGGI TUTTO

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    Il vino secondo Francesco Guccione: etica, terra, tempo

    Nel mondo del vino così detto naturale, troppo spesso diviso tra dogmi e approssimazioni, Francesco Guccione incarna una via solida e coerente, fatta di rigore, ascolto, tecnica e intuizione, tempo e misura. I suoi vini, biodinamici sono tra i più puliti, espressivi e vitali che si possano trovare in Italia. E proprio per questo, tra i più “naturali”, nel senso pieno del termine.

    In un tempo in cui la parola naturale ha perso quasi ogni significato, diluita tra marketing e ideologia, Guccione ha scelto un’altra via: lasciar parlare il vino, e farlo bene. Dietro ogni bottiglia c’è una vigna condotta con attenzione artigianale e sensibilità agricola; c’è la capacità di attendere il momento giusto, anche quando questo vuol dire rimandare l’uscita di un vino di anni; c’è un pensiero profondo e mai gridato su cosa voglia dire coltivare, trasformare e infine condividere un pezzo di terra.

    Un’altra Sicilia, in Contrada Cerasa

    Siamo a Cerasa, nel cuore dell’entroterra palermitano, tra le colline che separano la valle dello Jato da quella del Belìce. Qui, il bisnonno di Francesco, durante la Prima guerra mondiale, decise di piantare vigna per sottrarsi al mercato nero del grano. Da allora, la storia agricola della famiglia Guccione ha attraversato generazioni, terremoti, fratture e rinascite. Fino a quando, nel 2005, Francesco decide di iniziare una nuova fase: vinificare in proprio, con il proprio nome, le uve che da sempre crescevano in quelle terre.

    La svolta è anche spirituale, oltre che tecnica. «In biodinamica – dice – l’agricoltore deve avere un approccio che possiamo definire artistico, cioè la capacità di sentire quello che è veramente necessario per la propria vigna». È una frase che racconta molto del suo metodo: non un’adesione dogmatica, ma un dialogo costante con la natura, con la memoria, con il ritmo del tempo. A Cerasa non si rincorre la moda, non si forzano le annate: si attende. Si studia. Si riflette. E si produce vino solo quando ha senso farlo.

    Pulizia, profondità, consapevolezza

    Nel mondo del vino cosiddetto naturale, troppo spesso si tollerano scorrettezze e difetti in nome di una supposta autenticità. Ma Francesco Guccione dimostra con ogni etichetta – che sia Trebbiano, Catarratto, Perricone o Nerello – che si può fare vino pulito, elegante, espressivo, e al tempo stesso pienamente agricolo, pienamente vivo. Un vino che non ha bisogno di travestirsi da altro, perché è già se stesso.

    La sua è una lezione implicita ma fondamentale: fare vino naturale non significa lasciare fare alla natura, ma lavorare il doppio per metterla nelle condizioni di esprimersi senza forzature. Significa conoscere a fondo ogni parcella, ogni fermentazione, ogni attesa. Significa – e questo è il punto – partire sempre dalla qualità dell’uva, non dalla narrativa che la circonda. Perché non basta dire “biodinamico” per garantire bontà o salubrità. Serve rigore, serve cultura, serve un’etica agricola che sia anche etica umana.

    La ferita e la rinascita

    Come spesso accade alle storie autentiche, anche quella di Francesco ha conosciuto una frattura. Dopo aver costruito con anni di lavoro la prima cantina, l’identità aziendale e la reputazione dei vini di Cerasa, si è ritrovato fuori da ciò che aveva fondato. «Come in un brutto sogno – ha scritto – ti trovi la porta della cantina chiusa e qualcuno che ti dice: “tu sei fuori”». È una ferita profonda, che avrebbe potuto chiudere ogni strada. E invece ha dato inizio a un nuovo percorso.

    Francesco Guccione ha ricominciato. Senza clamore, senza recriminazioni, ma con la forza interiore di chi sa che la coerenza, alla lunga, ha più valore di ogni marchio. Ha ricostruito la sua identità viticola pezzo dopo pezzo, ha continuato a portare in giro per il mondo i suoi vini, a parlare con chiarezza, a far degustare senza parole superflue. Ha mostrato, con l’esempio, cosa può diventare il vino naturale quando è fatto con cultura, sensibilità e precisione.

    Un punto di riferimento, non un modello

    Francesco Guccione non ama essere messo su un piedistallo, ma chi oggi parla di vini naturali, e soprattutto chi li fa, dovrebbe guardare al suo lavoro come a una bussola possibile. Non per copiarlo, ma per capire che esiste una via sobria, riflessiva, profondamente etica di fare vino. Una via in cui il terroir non è un concetto astratto, ma un equilibrio tra ciò che la terra offre e ciò che l’uomo sa cogliere senza stravolgere.

    Nel panorama enologico attuale, dove le barriere tra naturale e convenzionale andrebbero finalmente superate a favore della qualità, della verità e del rispetto per il consumatore, Francesco Guccione è una figura cardine. Uno che ha scelto il silenzio del lavoro alla retorica dei manifesti. E che, proprio per questo, produce vini che parlano con una voce chiara, netta, inconfondibile.

    I vini di Francesco Guccione

    Trebbiano 2020 Terre Siciliane igtUn bianco che sa di storia e freschezza. Niente legno, solo acciaio, per esprimere agrumi, frutta bianca, delicate note di miele. In bocca è teso, vibrante e sorprendentemente sapido.

    Catarratto 2022 Terre Siciliane igtFine, luminoso, essenziale. Un Catarratto dallo stile gentile ma deciso, con profumi di frutta gialla matura, erbe aromatiche e un finale fresco e salino.

    Bianco di Cerasa 2021 Terre Siciliane igt L’unione riuscita tra Trebbiano e Catarratto. Frutta, fiori, sale e miele in un sorso denso ma agile. Un bianco elegante, profondo e irresistibile. Da bere senza accorgersi del tempo che passa.

    Machado 2020 rosato Terre Siciliane igt (Trebbiano, Catarratto, Perricone e Nerello Mascalese in quantità variabili).Nato da uve bianche e nere, è fresco come un bianco ma con il cuore da rosso. Profuma di fragoline e chinotto, il sorso è raffinato, un vino rosa affascinante e delicato.

    Rosso di Cerasa 2020 Terre Siciliane igtRealizzato solo con la migliore selezione di Nerello Mascalese e Perricone e prodotto solo in determinate annate. Nerello Mascalese e Perricone in equilibrio perfetto. Profuma di ciliegie e fiori. Sorso avvolgente per un vino di rara eleganza.

    Nerello Mascalese 2021 Terre Siciliane igtUna versione elegante e gentile del celebre vitigno etneo. Frutti di bosco, spezie leggere e un tocco di cuoio. Il sorso è fresco, scorrevole, pieno di grazia.

    P16 (Perricone 2016)Otto anni di attesa per un vino che parla con la stessa lingua dei grandi rossi del mondo. Ciliegia in confettura, agrumi, cuoio, spezie e frutti di bosco. Rotondo, complesso, con tannini morbidi e lunghissima persistenza. Un Perricone da collezione. LEGGI TUTTO

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    Cantina Meraviglia: la nuova cantina bolgherese nata all’interno di una cava dismessa

    Era il 2017 quando venne annunciato il progetto, il 2019 quando sono iniziati i lavori per la messa in sicurezza della cava, il 2021 quando è partita l’opera di costruzione vera e propria. Dopo 1125 giorni di costruzione, è stata finalmente inaugurata la nuova Cantina Meraviglia, il più ambizioso progetto architettonico ed enologico del Gruppo ABFV Italia – Alejandro Bulgheroni Family Vineyards in Toscana. Incastonata all’interno dell’ex cava di Cariola la struttura rappresenta un unicum nel panorama vitivinicolo italiano: un luogo dove paesaggio, vino, architettura e sostenibilità si integrano in modo armonico e profondo. Un progetto di riqualificazione territoriale che è una dichiarazione d’amore a questo territorio: la cantina è frutto della visione dell’imprenditore Alejandro Bulgheroni, mosso dalla volontà di restituire bellezza e valore a un luogo ferito e dimenticato, trasformandolo in un simbolo di rinascita territoriale e culturale. L’Ingegner Bulgheroni ha presenziato alla cerimonia e alla cena di gala inaugurali, insieme alla moglie Bettina Bulgheroni e ai figli Alejandro Jr e Diego: con emozione, ha ricordato le sue origini italiane (il bis-nonno Giovanni Alessandro Bulgheroni aveva lasciato Olgiate Comasco nel 1873 per spostarsi in Argentina) e si è detto orgoglioso di questo progetto, nato non a caso in luogo dove il terroir è straordinario.Firmata dallo Studio Bernardo Tori con la consulenza ingegneristica di Niccolò De Robertis (AEI Progetti), la cantina si sviluppa su tre livelli, seguendo l’orografia naturale della cava. Con 7.000 m² di spazi produttivi e tecnologici, una terrazza panoramica che guarda il Mar Tirreno e un tetto verde immerso nella macchia mediterranea, l’edificio si fonde nel paesaggio senza alterarlo, rispettando i margini della cava. I materiali utilizzati, per oltre il 95% di provenienza locale e i sistemi di costruzione adottati rispondono ai più alti standard di sostenibilità ambientale.

    Il risultato finale è una fusione profonda tra elementi, un dialogo continuo tra ciò che esisteva e ciò che è stato immaginato e costruito. L’architettura non si impone, ma aderisce al luogo. La cava, in origine un luogo con possibilità di sviluppo molto limitate, è stata letta come risorsa. Le fragilità del terreno, aggravate dalla presenza di rioliti — un materiale vulcanico friabile — hanno richiesto soluzioni progettuali complesse, già a partire dalla messa in sicurezza, seguita da un lungo lavoro di geologi e tecnici.
    Le caratteristiche uniche della cava – fatta di roccia vulcanica effusiva (riolite), le vulcaniti di San Vincenzo – non sono solo un elemento paesaggistico, ma una risorsa enologica. La naturale inerzia termica e l’umidità costante offrono un microclima ideale per la vinificazione e l’affinamento. Il processo enologico avviene per gravità, con il conferimento delle uve sul piazzale al piano più alto (dove troviamo anche un banco di cernita vibrante con selettore ottico); sotto trovano posto le Tulipe in cemento grezzo e i tini in acciaio, per la vinificazione. Infine, la sala con le grandi botti di rovere francese non tostate, dove la grande parete rocciosa preserva caratteristiche perfette per la lunga evoluzione del vino.
    Il progetto Cantina Meraviglia si basa su tre pilastri – sostenibilità ambientale, sociale ed economica – che rappresentano l’essenza stessa del modello ABFV. Tra gli interventi realizzati: gestione delle acque piovane per ridurre erosione e sedimentazione, riduzione dell’inquinamento luminoso secondo lo standard DarkSky, tetti verdi, sistemi energetici intelligenti e comfort ambientale per i lavoratori e i visitatori.
    La Cantina Meraviglia sarà il luogo produttivo dei due brand aziendali, ovvero Tenuta Meraviglia e Tenuta Le Colonne, per un totale di 95 ettari. La divisione fra le due tenute è prettamente agronomica: Tenuta Meraviglia, più in alto, ha suoli di natura vulcanica, ed è quasi per la sua totalità piantata a Cabernet Franc (ad eccezione di 3 ettari nel pedecollinare di Vermentino); Tenuta Le Colonne invece si estende fino quasi a toccare il mare, su suoli a matrice sabbiosa, regalandoci vini eleganti e immediati.
    Sarà anche un luogo di ospitalità ed enoturismo. Le due sale al piano superiore, la bellissima terrazza panoramica, ma anche la library con le vecchie annate sospesa sulla bottaia, sono luoghi suggestivi pensati per un turismo del vino di qualità, dove fare promozione di territorio e cultura. La cantina aprirà al pubblico a settembre.
    ***
    IL GRUPPO ABFV – Alejandro Bulgheroni Family Vineyards
    Chianti Classico, Montalcino, Bolgheri: tre terroir tra i più importanti del panorama vitivinicolo mondiale accomunati da un progetto unico, quello di ABFV – Alejandro Bulgheroni Family Vineyards. Alejandro Bulgheroni è un imprenditore italo-argentino con una grande passione per la terra e i suoi prodotti, vino e olio in primis, con tenute in alcuni dei territori più vocati al mondo, dal Sudamerica alla Francia, fino all’Italia dove i primi investimenti risalgono al 2012. Ha scelto di investire in Toscana incentrando il suo progetto sulla valorizzazione delle proprietà acquisite, l’attenzione all’impatto ambientale e il rispetto della tradizione e del tessuto sociale ed economico delle zone interessate.
    La partenza è stata Dievole, storica tenuta del Chianti Classico dove, si è voluto tornare alle origini, all’autenticità, valorizzando solo uve e tecniche produttive locali, per poi proseguire a Montalcino con Poggio Landi e Podere Brizio, fino ad arrivare a Bolgheri. Qui, nel 2015, nascono Tenuta Le Colonne e Tenuta Meraviglia e, a giugno 2025, viene inaugurata Cantina Meraviglia, il luogo produttivo di entrambe. Ad oggi, il gruppo conta in Italia 330 ettari vitati, tutti condotti con metodo biologico, e una produzione che si aggira su un milione di bottiglie l’anno, tra Chianti Classico, Brunello di Montalcino e Bolgheri. LEGGI TUTTO

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    Cantina Tramin è la migliore cooperativa vinicola al mondo secondo Weinwirtschaft

    Cantina Tramin è stata insignita del premio come Migliore Cooperativa Vinicola al Mondo nel concorso CO-OP 2025 organizzato dalla rivista tedesca Weinwirtschaft, testata di riferimento a livello internazionale per il settore vitivinicolo. Il prestigioso riconoscimento è giunto a seguito di un’intensa selezione ad opera di un panel di esperti redattori che hanno degustato alla cieca i vini di 112 cooperative da tutto il mondo, dalla categoria entry level alla premium.
    La cerimonia di premiazione si è tenuta il 25 giugno a Deidesheim (Germania), durante la quale Vincent Meßmer, redattore di Weinwirtschaft, ha consegnato il titolo al presidente di Cantina Tramin Leo Tiefenthaler e al direttore commerciale Wolfgang Klotz.
    “Essere considerati la miglior cooperativa vinicola a livello mondiale è un onore che condividiamo con ogni singolo socio – ha dichiarato Wolfgang Klotz –. È il risultato di un lavoro collettivo condotto con dedizione e sapienza, che inizia in vigna, prosegue in cantina e si traduce in vini capaci di raccontare l’identità del nostro territorio alpino”.
    La competizione ha attestato sia l’eccellenza organizzativa di Cantina Tramin che la sua solidità e qualità produttiva: Epokale Gewürztraminer Spätlese 2017, infatti, è stato giudicato Miglior Vino in Assoluto con un punteggio di 94/100. Riconoscimento a cui si aggiunge il titolo di Miglior Bianco Secco d’Italia per Troy Chardonnay Riserva 2021.
    Cantina Tramin è la terza più antica cantina cooperativa dell’Alto Adige. Nasce nel 1898 per volontà di Christian Schrott, parroco del paese e allora deputato al Parlamento di Vienna, al fine di rilanciare e sostenere il lavoro dei piccoli viticoltori locali. Nel 1971 Cantina Tramin si fonde con la Cantina Sociale di Egna, ampliando così il numero di soci e i territori di competenza. Nel 1989 prende avvio il progetto Selezione, primo intervento compiuto in direzione della qualità enologica. Il progetto vede una svolta decisiva con l’arrivo in azienda dell’enologo Willi Stürz, 34 anni fa, le cui scelte e metodo portano i vini di Cantina Tramin a ottenere autorevoli riconoscimenti da parte dell’alta critica italiana e internazionale. Epokale Gewürztraminer, in particolare, è il primo vino bianco italiano a ottenere 100/100 punti di Robert Parker’s Wine Advocate con l’annata d’esordio 2009. LEGGI TUTTO