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IN EVIDENZA

  • I dati del primo semestre 2021 di Masi ricalcano molto da vicino quelli del medesimo periodo del 2019, a rimarcare che l’andamento del mercato del vino si sta gradualmente normalizzando. Ci sono delle differenze, sia per mercato che per prodotto, come potrete evidenziare dei grafici e dalle tabelle allegate. Nel caso di Masi, nel primo semestre le vendite italiane toccano il record per il periodo, in crescita dell’11% sul 2019 grazie alla nuova strategia distributiva e anche in America il fatturato sale dell’8%, trainato dal Canada (probabilmente aiutato dalla tempistica delle spedizioni al monopolio), mentre in Europa il fatturato è del 16% inferiore al 2019 a causa della mancata ripresa del canale duty free. La maggiore concentrazione delle vendite nei top wines non aiuta il margine lordo (in calo di 3 punti), parzialmente recuperato a livello operativo, per un utile operativo non troppo distante dal 2019 (-9%). Minori perdite su cambi e il calo della tassazione (dal 36% al 28%) hanno consentito a Masi di ribaltare la situazione a livello di utile netto, cresciuto invece del 24% a 2 milioni di euro. La posizione finanziaria resta molto solida con soltanto 6 milioni di debiti. Nel comunicato viene dato conto della ripresa dei lavori di ampliamento della cantina principale e del nuovo centro visitatori, ma non viene fornita una indicazione sull’andamento previsto entro fine anno.Grafici e tabelle sono disponibili nel resto del post. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • I dati 2022 di Vranken Pommery rispecchiano i commenti e i dati trionfali relativi allo Champagne nel 2020, soprattutto nel secondo semestre, quando l’azienda ha messo a segno dei dati incoraggianti, migliori di quelli del primo semestre. L’anno si chiude con un incremento del fatturato dell’11% a 334 milioni, con un recupero in Francia e un forte sviluppo al di fuori dell’Europa, un MOL stabile (ma qui contano alcune revisioni contabili) e un utile operativo in crescita del 5%. Nel secondo semestre soltanto, tutti gli indicatori segnano una evoluzione positiva, salvo una leggera diluzione dei margini in percentuale alle vendite. Dove la situazione non migliora molto è nel livello del debito, sceso soltanto marginalmente, anche se finalmente si pareggia con il livello del magazzino. Se diamo un occhio ai risultati degli altri piccoli operatori quotati, risaltano certamente i dati di Lanson, mentre la strategia di premiumizzazione molto spinta di Laurent Perrier ha avuto un impatto molto negativo sui volumi. Passiamo a un commento di maggior dettaglio.

    Le vendite crescono dell’11%, con un recupero della Francia del 13% a 134 milioni, quasi al livello pre-Covid e un deciso balzo delle vendite extraeuropee, ancora piuttosto limitate, a 70 milioni, +18% ma oltre il doppio rispetto al 2019. Le vendite nel resto d’Europa sono salite del 5% a 128 milioni, anch’esse su livelli mai toccati dal gruppo. Tutta la crescita viene dalla divisione Champagne, +12% a 309 milioni, mentre i Vin de Sable sono stabili a 26 milioni.
    I margini di profitto scendono dal 16% del 2021 al 15% del 2022 per un EBITDA stabile, mentre l’utile netto annuale sale del 22% a 10 milioni di euro, un livello ancora poco soddisfacente.
    Se però restringiamo il confronto al secondo semestre, se le vendite crescono meno (+7%), l’andamento dei profitti operativi è migliore, con un EBITDA in crescita del 3% e un utile operativo a +9%, contro il +5% del dato annuale.
    A livello finanziario Vranken Pommery resta l’azienda più indebitata, con 646 milioni di debito, leggermente meno dello scorso anno e un magazzino che è pari a 646 milioni, stesso numero. Il rapporto debito su EBITDA resta molto elevato (13x) ma come ben sapete qui a fare testo è il livello del magazzino.
    Appuntamento con i commenti sulle altre aziende della Champagne nelle prossime settimane di agosto.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • Nonostante le campagne contro l’alcol, i dati pubblicati da ISTAT sul consumo di vino e bevande alcolico mostrano ormai per il quarto anno consecutivo un incremento della penetrazione, che tocca nel 2018 il 66.8% della popolazione dagli 11 anni in avanti. Come potete apprezzare dal grafico, da due anni a questa parte sta aumentando in […] LEGGI TUTTO

  • I numeri del vino di Constellation Brands non sono particolarmente incoraggianti, ma il titolo ha ripreso parte del terreno perduto nei mesi scorsi grazie all’andamento sempre eccellente del segmento della birra e degli spirits, che ormai se messi insieme rappresentano la parte preponderante (penso il 75-80%) degli utili di questo colosso. In secondo luogo, CB […] LEGGI TUTTO

  • Nel 2024, il valore delle importazioni di vino del Belgio ha registrato una leggera flessione a 956 milioni di euro, in calo del 2% rispetto al 2023 e dell’1% rispetto alla media del periodo 2019-2024. I dati di UN Comtrade non sono sempre semplici da leggere, considerato che una parte non marginale del flusso di vino entrato in Belgio è passato dall’Olanda, che di fatto rappresenta il secondo esportatore dopo la Francia, seppur questo vino non sia prodotto localmente. L’Italia secondo questa fonte ha avuto un anno negativo, avendo registrato un calo del 14% a 107 milioni, che comunque la pone subito dietro l’Olanda. Passiamo a un breve commento dei dati.

    Le importazioni di vino in Belgio sono calate del 2% a 956 milioni di euro. Di questi, 611 milioni si riferiscono a vino fermo in bottiglia, -2% nel 2024, con la Francia a -3% per 326 milioni e l’Italia a -9% e 76 milioni. Ci sono poi circa 62 milioni di euro di vino sfuso, in calo però del 7%, dove la Francia è il principale operatore e, molto importanti, 282 milioni di vini spumanti, questi stabili rispetto al 2023 e rispetto alla media storica, dove dietro la Francia c’è la Spagna e non l’Italia.
    La Francia resta dunque il principale fornitore anche se in calo del -3% sul 2023 e -1% sulla media quinquennale,  per 522 milioni di euro, di cui 326 sono vino fermo in bottiglia e 170 sono spumanti (entrambe le categorie a -3%). Ad ogni modo la Francia si mantiene intorno al 55% del mercato vinicolo del vicino Belgio (essendo che non c’è una produzione rilevante in loco, almeno per ora).
    I Paesi Bassi sono in forte crescita, con un +21% rispetto al 2023 e +17% sulla media quinquennale. Il valore di 108 milioni di euro è triplicato nel giro di 10 anni. Come abbiamo detto, questo paese sta diventando sempre più rilevante come piattaforma logistica e di riesportazione di prodotti provenienti da altri paesi.
    L’Italia ha avuto un anno cattivo, anche se i numeri sono stati molto ballerini negli ultimi anni. Il calo del 14% del 2024 va letto anche con un occhio ai tre anni eccezionalmente positivi segnati dall’export italiano nel 2021-23. Il nostro problema in Belgio è lo scarso successo del nostro spumante, sopravanzato anche dal prodotto spagnolo (54 milioni di euro rispetto ai 30 dell’Italia).
    Concludiamo con il dato spagnolo, in crescita del 3% a 93 milioni di euro, di cui una parte molto significativa è relativa allo spumante (54 milioni come sottolineato poco sopra).

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