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L’approccio che usa OIV per calcolare il consumo di vino nel mondo e nei diversi paesi è duplice: se possibile raccoglie i dati che provengono localmente. Se invece questi dati non sono reperibili fa un semplice calcolo di consumo apparente: vino che entra più vino che viene prodotto meno vino che esce uguale vino che […] LEGGI TUTTO
Fonte: rapporto annuale Safer
Il valore dei vigneti è sempre un argomento molto consultato sul blog. Dopo qualche anno di assenza torniamo a guardare l’andamento del valore dei vigneti in Francia, sulla base del rapporto Safer che si riferisce al 2023. La principale conclusione del rapporto è molto allineata a quello che abbiamo detto nei post sul valore dei vigneti italiani, e nel rapporto è molto ben rappresentata: da qualche anno il valore dei vigneti “in euro costanti”, ossia deflazionato non sta più crescendo, anzi sta diminuendo. Lo potete vedere molto bene nel grafico che ho preso dal rapporto e incollato all’interno del post. Nel caso dell’Italia, i vigneti hanno storicamente mantenuto il valore in euro costanti fino al 2021 per poi subire il colpo dell’inflazione, in Francia le cose sono andate molto meglio nel passato, ma già da prima del Covid la direzione è mutata.
Ad ogni modo, nel 2023 un ettaro di vigna AOC in Francia valeva 153mila euro, +1.5%, oppure 82mila euro se lasciamo fuori la Champagne, +0.7%. I vigneti per il Cognac perdono il 6% del valore (crisi dei consumi in Cina e USA) a 57mila euro, gli “altri vigneti” valgono 15mila euro, -2% sul 2022. Il confronto con l’Italia è difficile, dato che noi riportiamo il valore per regione, con una media di 58mila euro, +1.0%. Se la guardiamo sul lungo termine, diciamo dal 2000 a oggi, i vigneti italiani sono cresciuti del 2% all’anno, i vigneti AOC francesi del 4% (3% se escludiamo la Champagne), gli “altri” +1%. Potremmo concludere che siamo allineati, forse un po’ meglio la Francia.
Bene, passiamo a commentare qualche dato insieme, con grafici e tabelle.L’andamento più positivo del valore dei vigneti in Francia è certamente quello della Borgogna, +8% annuo tra il 2020 e il 2023 per arrivare a 238mila euro per ettaro, per quanto ancora lontanissimo dal valore di quasi 1.1 milioni a ettaro della Champagne, dove però il valore ha subito un calo nell’anno del Covid.
Nel lungo termine (solo per le vigne AOC), tra il 2000 e il 2023 sono Borgogna e Champagne con una crescita annua del 4.3% le regioni con l’andamento più positivo, mentre Bordeaux e valle della Loira sono intorno al 2.5% e il sud della Francia è intorno al 2% annuo. L’andamento meno positivo è quello dell’est della Francia, quindi Alsazia, dove la crescita è dell’1% annuo.
Qui sotto trovate il grafico che vi dicevo sopra, ossia l’andamento del valore dei vigneti “a euro costanti”, che vi dice che il vigneto francese AOC ha “battuto” l’inflazione, mentre lo stesso non si può dire per la linea verde, che è quella del vigneto non AOC…Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO
I risultati 2023 di Duckhorn non hanno deluso le aspettative che il management aveva fornito: le vendite sono cresciute dell’8% a 403 milioni di dollari, l’EBITDA rettificato è andato oltre gli obiettivi a 145 milioni di dollari, +13% ma l’utile netto è salito un po’ meno delle attese a causa dell’incremento del costo del debito, +9% a 77 milioni. Purtroppo, il valore delle azioni si è più che dimezzato nel giro di un anno. Forse, oltre al fatto che gli investitori si aspettavano qualcosa di più, il colpo più secco (da un’analisi ex post) è venuto dalle indicazioni per il 2024 (luglio 2024), che indicano una crescita delle vendite e dell’EBITDA soltanto del 5-6% (quindi: margini stabili) e un utile netto stabile, a causa presumibilmente dell’incremento del costo del debito. Ora, tornando alle azioni, quando scrivevamo lo scorso anno le azioni stavano a 22 dollari, prima dei risultati erano tra 12 e 13 dollari e ora sono crollate a 10 dollari. Quindi al 3 ottobre, le azioni Duckhorn restituivano una valorizzazione di mercato di 1.2 miliardi di dollari, che diventano 1.4 miliardi con il debito. Tradotto in multipli sugli obiettivi 2024, stiamo parlando di 15 volte gli utili (oltre 30 lo scorso anno), 9 volte l’EBITDA (22x un anno fa) e 3.3 volte le vendite (quasi 8 lo scorso anno). Una valutazione decisamente più “umana”, soprattutto per un’azienda che ha buoni marchi (vedere all’interno), ben gestita ma che comunque compra il 90% delle uve all’esterno (e quindi non ha valore nelle vigne, o quasi), essendo quindi sottoposta a pressioni inflazionistiche. Bene, questo è il quadro, passiamo a un’analisi più dettagliata dei risultati.
Le vendite a luglio 2023 salgono dell’8% a 403 milioni, grazie all’incremento dell’11% del segmento “ingrosso”, mentre le vendite dirette sono cresciute soltanto del 3%.
L’incremento dei prezzi e del mix ha portato un +2.6%, mentre i volumi sono cresciuti del 5.6% nel 2023, contro il +1% e +9% registrato nell’anno precedente.
I margini sono migliorati: il margine lordo passa dal 50% al 53.5%, il margine EBITDA dal 34% al 36% (ma resta sopra il 40%+ di qualche anno fa, quando peraltro l’azienda era metà di adesso). L’utile netto rettificato passa da 71 a 77 milioni, causa la risalita degli oneri finanziari, da 7 a 12 milioni.
A livello finanziario gli investimenti sono balzati da 45 a 72 milioni, “mangiando” completamente la cassa generata dall’attività, passata da 69 a 70 milioni (anche a causa del forte incremento del magazzino). Pur non avendo pagato dividendi agli azionisti, il debito resta stabile, passando da 220 a 227 milioni di euro. Non un buon segno, particolarmente di fronte al rallentamento della crescita che il management ha previsto per il 2024.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO
Anche nel 2017 il mercato canadese continua a mostrare una crescita sana e costante del mercato del vino. Le vendite di vino annue per l’anno terminante marzo 2017 sono cresciute del 3% con un +2% in volume e 1% in prezzo mix. Le tendenze chiave di questo mercato moderno ed evoluto (basti pensare che stiamo […] LEGGI TUTTO
Fonte: SAWIS
Il settore del vino sudafricano ha vissuto un anno decisamente strano nel 2019. I consumi interni sono calati vistosamente e così hanno fatto le esportazioni, mentre la produzione è rimasta su livelli piuttosto sostenuti, o comunque non ha seguito un andamento coerente. Si dovrebbe creare quindi una situazione di eccesso di offerta e, la crisi del 2020 potrebbe aggravare ulteriormente la situazione. Ad ogni modo i dati che presentiamo oggi ci indicano una produzione di circa 8.4 milioni di ettolitri per il 2019, con 3.9 milioni di consumo interno e 3.2 milioni di esportazione. Il vigneto è in calo leggero, con una crescente tendenza verso i vini bianchi. Come sapete se leggere queste pagine, il vitigno principale del paese è lo Chenin Blanc che rappresenta poco meno del 20% del totale, ma guardando i numeri è evidente che i sudafricani stanno puntando sempre più sul Sauvignon Blanc, in crescita in molte giurisdizioni. Bene, passiamo a commentare qualche numero in particolare.La produzione di vino 2019 del Sud Africa è stata di 8.4 milioni di ettolitri, +2% sul 2018 ma -8% rispetto alla media storica. Di questi, 5.7 milioni sono di vino bianco, +10% sul 2018 e del 3% sotto media, mentre il vino rosso ha subito un calo deciso a 2.7 milioni di ettolitri, -13% sul 2018 e 17% sotto media.
I consumi interni sono calati anche loro del 7% nel 2019 sono stati l’8% sotto la media storica. Secondo Sawis, il calo più marcato è nei vini fortificati (-30%) mentre i vini fermi naturali sono giù del 6% circa.
Le esportazioni sono crollate del 24% in volume nel 2019 a 3.2 milioni di ettolitri. Se sommiamo consumi e export arriviamo a 7.1 milioni di ettolitri, che lascerebbe un eccesso produttivo di oltre 1 milione di ettolitri. Come vedete dalla tabella sotto, il calo è stato molto importante per i vini rosati (-50%), mentre per bianchi e rossi siamo nell’ordine del -20%.
I dati forse più interessanti sono quelli della base ampelografica, in costante e leggera discesa negli anni. Gli ettari vitati sono scesi da 93mila a 92mila ettari nel 2019, quindi -1% abbastanza equamente distribuito tra bianchi e rossi. Sono quasi stabili lo Chenin Blanc e lo Chardonnay, mentre cresce marginalmente il Sauvignon Blanc. Tra i rossi i cali più marcati sono relativi allo Shiraz e al Ruby Cabernet, mentre si mantiene poco sopra i 10mila ettari il Cabernet Sauvignon.
Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO