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I dati di esportazione del vino cileno nel mondo sono sempre stati fonte di sorprese e considerazioni interessanti e quest’anno non è da meno. Fino al 2008 il principale mercato del Cile era il Regno Unito, dal 2009 al 2015 sono stati gli USA a trainare le esportazioni, poi dal 2016 la Cina è passata al comando e, dal 2024, è diventato il Brasile il primo mercato. Il dato totale parla di una ripresa dell’export del 6% a 1.5 miliardi di euro, però dopo il crollo subito nel 2023 (-22%) e quindi restiamo ben sotto alla media 2015-22 di 1.7 miliardi di euro. I volumi di esportazione restano piuttosto elevati, 7.8 milioni di ettolitri, anche se anch’essi sotto la media storica di 8.7m/hl. Va detto che si confrontano con una produzione di vino che negli anni (anche per motivi climatici) è scesa sotto la media storica di 10m/hl, attestandosi a 9.2m/hl nel 2023 e 8m/hl nel 2024.
Passiamo a commentare qualche dato insieme, con tutti i grafici e le tabelle incluse.
Le esportazioni cilene di vino sono rimbalzate del 6% a 1498 milioni di euro, per un volume di 7.8 milioni di ettolitri (2023 non disponibile). La suddivisione per categorie vede i vini in bottiglia crescere del 7% a 1.22 miliardi di euro e i vini sfusi del 3% a 261 milioni di euro.
Come accennavamo sopra, grande stravolgimento con i dati per mercato, essenzialmente derivante dal crollo delle esportazioni verso la Cina, che dopo essere passate da 287 milioni a 191 milioni tra il 2022 e il 2023 hanno perso ulteriormente scendendo a 148 milioni nel 2024 (-22%).
Il principale mercato diventa il Brasile, forte di un rimbalzo del 17% che riporta il dato 2024, 188 milioni, al massimo storico nel paese. Sono in recupero anche le esportazioni verso il Regno Unito, +17% a 182 milioni, anche se nel passato si erano raggiunti valori più elevati. Il terzo mercato con una crescita del 5% sono gli USA a 149 milioni, poco davanti alla Cina, mentre il sesto mercato è il Giappone, +6% a 128 milioni.
Visto anche il dato positivo del Messico, in progressione da diversi anni, i mercati di prossimità sembrano essere il nuovo principale sbocco del vino cileno.
I volumi mostrano una suddivisione geografica diversa, con il Regno Unito a 1.1 milioni di ettolitri, la Cina e gli USA a 0.9m/hl, il Brasile a 0.7 e il Giappone a 0.6.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More





Il bilancio delle due anime di Banfi, la società agricola e quella commerciale, mostra nel 2018 un leggero calo dei margini a fronte di un fatturato stabile, soprattutto nelle aree chiave dell’azienda, l’Italia e gli USA. Ciò che però colpisce è che da 5 anni a questa parte gli investimenti sono cresciuti in modo significativo […] More





Le acquisizioni continuano a spingere il fatturato di Advini, che ormai ha raggiunto quota 300 milioni di euro, ma non premiano i margini, che restano su livelli moderati, circa l’8% per l’EBITDA e il 3% per l’utile operativo. In particolare, nel 2022 è entrata a far parte del perimetro di consolidamento dell’azienda vinicola francese la sudafricana Kleine Zalze, che ha portato circa 14 milioni di fatturato e 8 milioni di bottiglie (se fate la divisione vi accorgete del posizionamento del marchio…). Siccome il fatturato è passato da 280 a 209 milioni di fatturato, evidentemente l’operazione ha spiegato quasi completamente la crescita del 2022. A impattare sul gruppo, come vedremo nel corso dell’anno anche per altre aziende, sono stati anche gli incrementi di costo che hanno vanificato gli sforzi per aumentare l’efficienza, oltre che l’andamento peggiore del mercato del gruppo nel mercato domestico (-5% nell’offtrade contro -2% del mercato) e anglosassone (-11% contro +6% del mercato). A causa dei 14 milioni spesi per l’acquisizione l’indebitamento sale da 140 a 151 milioni di euro, “nascondendo” una generazione di cassa di circa 9 milioni di euro per l’anno, prima dei dividendi. Per il 2023, la buona vendemmia e gli investimenti realizzati lasciano ben sperare, anche se l’azienda non fornisce particolari obiettivi economico finanziari. E intanto le azioni sono calate a 20 euro, per una capitalizzazione di mercato di soli 80 milioni di euro. Passiamo a un breve commento.
Le vendite 2022 sono salite a 298 milioni di euro, a fronte di una crescita organica dell’1% e di un contributo dell’acquisizione del 5%, per un totale di +6.3%. A compensare gli impatti negativi del mercato francese e anglosassone sono venuti in aiuto i progressi nel mercato americano, salito del 16%.
A livello di margini e mix del fatturato crescono di 2 punti percentuali i vini a marchio proprio, che nel 2022 sono stati il 34% del fatturato e il 47% del margine lordo e il 56% dell’EBITDA.
L’impatto dell’inflazione e degli investimenti commerciali è stato circa 7 milioni di euro, per un EBITDA stabile, un utile operativo salito da 9 a 10 milioni (+13%) ma un utile netto calato da 4 a 3 milioni per via dell’aumento del costo del debito.
Il rapporto di indebitamento resta circa costante a 6.7 volte l’EBITDA contro 6.3 dell’anno scorso, mentre come dicevamo il debito a 151 milioni di euro risente dell’acquisizione (14.3 milioni) e del pagamento di dividendi e riacquisto di azioni proprie (3 milioni di euro in tutto). More

Chiusa Grande, emozioni e vini bio dal 1994. Le nuove etichette e l’incredibile sala di degustazione multisensoriale. Le parole “Vinosophia” e “vinosofo” riconducono a Franco D’Eusanio, l’estroso titolare dell’azienda agricola abruzzese Chiusa Grande di Nocciano (Pe); ubicata in un contesto dove sinuose colline prossime ai massicci della Majella ed il Gran Sasso d’Italia incorniciano circa […] More





Il semestre difficile del mercato del vino si riflette anche sulle vendite di Advini, in calo del 2% rispetto al 2023. L’azienda francese ha però intrapreso un percorso molto ambizioso di taglio dei costi dopo gli orrendi risultati soprattutto della prima parte del 2023 e i primi risultati cominciano a vedersi. Il mix del fatturato verso le marche proprie cresce al 42% del totale (36% l’anno scorso), con un impatto favorevole sui margini di profitto, il controllo dei costi (personale stabile e servizi esterni “tagliati”) consente di recuperare oltre 1 milione di euro per un EBITDA semestrale che cresce da 7.4 a 9.0 milioni di euro. Siamo sempre sotto gli 11 di un paio di anni fa, ma i progressi si vedono. Anche il debito, uno dei grandi problemi recenti dell’azienda dopo tutte le acquisizioni, comincia a stabilizzarsi (anche se sale ancora un pochino).
Le azioni di Advini restano intorno ai minimi storici, per un valore di borsa di 53 milioni di euro.
Il management propone un quadro riassuntivo dove indica gli obiettivi e il loro raggiungimento… Advini è avanti sul taglio dei costi, in linea su tutti gli altri obiettivi. In conclusione, si prevede un secondo semestre in netto recupero.
Passiamo a un breve commento dei dati.Le vendite calano del 2% a 138 milioni. Advini ritiene di essere andata molto meglio dei concorrenti nell’Europa del Nord e negli USA, mentre ha pagato pegno nel mercato francese (-9%). Il calo delle vendite si legge con un -1.6% organico e un -0.3% derivante dai cambi.
I margini sono in recupero. Il margine “industriale” sale dal 36.6% al 37%, grazie all’incremento dei prodotti di marca, mentre il taglio dei costi consente anche un recupero in valore assoluto dell’EBITDA e dell’utile operativo. Quest’ultimo chiude a 2.6 milioni di euro contro il pareggio del semestre 2023.
Purtroppo gli oneri finanziari salgono a 5 milioni (considerati il picco dal management) e il bilancio chiude con 2.5 milioni di perdita, comunque in calo rispetto ai 4.1 dell’anno scorso.
A livello di struttura finanziaria, il debito sale a 175 milioni, rispetto a 167 dell’anno scorso a giugno e 174 a fine anno 2023 (tutti dati escluso IFRS16). A livello operativo la generazione di cassa è stata di 3.6 milioni (con un taglio importante degli investimenti e un controllo molto più stringente delle scorte), “mangiata” dai 5 milioni di oneri finanziari. Come dicevo, secondo il management siamo arrivati al punto di inversione del debito, che a fine giugno era a 11 volte l’EBITDA (12x a fine 2023). More





