IN EVIDENZA

Mamma mia che incubo. I dati di Vintage Wine Estates a giugno 2023 si sono rilevati essere un vero e proprio incubo, rispetto a quanto prospettato durante l’introduzione in borsa. Introduzione che era partita con un valore di borsa di 600 milioni di dollari, calata a 200 milioni alla fine del primo anno e ora virtualmente azzerata, con le azioni che trattano a meno di 1 dollaro, esprimendo un valore di mercato di 34 miloni di dollari (25 ottobre). Gli obiettivi per il 2023 sono stati mancati in maniera clamorosa non tanto in termini di vendite (283 milioni rispetto a 300-310 previsti) quanto dal punto di vista dei margini di profitto. Invece di 60 milioni di EBITDA l’azienda ha presentato una perdita di 11 milioni. Niente acquisizioni, anzi nel 2024 sono previste delle dismissioni per cercare di tenere in piedi la baracca, che ha un debito netto che calcoliamo in circa 283 milioni di dollari. L’ambizione di oltre 100 milioni di dollari di EBITDA per il 2026 è ovviamente un miraggio (e non viene più menzionata): le indicazioni per il 2024 (chiusura a giugno) parlano di un fatturato tra 260 e 270 milioni, quindi in calo del 5-10% e di un EBITDA che secondo i miei calcoli atterrerà intorno al pareggio (3 milioni) prima degli oneri di ristrutturazione (6 milioni a occhio) e un ulteriore taglio degli investimenti. Di fronte a tale disastro, l’azienda ha dovuto svalutare gli attivi intangibili, tagliando quindi il patrimonio netto anche più della perdita netta di 21 milioni (prima degli oneri di ristrutturazione). Passiamo a commentare qualche dettaglio…
Le vendite calano del 4% a 283 milioni, essenzialmente a causa del segmento vino, -9% a 189 milioni, mentre la parte degli spiriti cresce dell’11% a 94 milioni.
Dal punto di vista dei canali distributivi, se l’ingrosso continua a crescere, +3%, è la parte DTC, vendite dirette, che soffre, -10% a 83 milioni di euro.
Il margine industriale resta intorno al 30% ma sono i costi operativi a impattare in modo importante, tanto che l’EBITDA (rivisto per il 2022 in base a nuove riclassifiche) cala da 16 milioni di dollari a -11 milioni.
Con la svalutazione dell’avviamento si arriva a una perdita operativa monstre di 209 milioni di dollari, attenuata dai risparmi fiscali, a livello di utile netto, -189 miloni. Se togliamo ammortamento dell’avviamento (che calerà!) e oneri di ristrutturazione si arriva a una perdita operativa aggiustata di 33 miloni contro il -15 dello scorso anno.
La parte finanziaria desta preoccupazioni. Il debito cala leggermente da 294 a 283 milioni a fronte di una vera e propria cura dimagrante degli investimenti, da 25 a 14 milioni (erano 39 nel 2020) e nessun dividendo. Nel 2024 sono previsti solo 12 milioni, 30 milioni di dollari di dismissioni… che dovrebbero consentire di mantenere la situazione finanziaria stabile. Intanto gli azionisti hanno perso quasi tutto il loro capitale… More





Secondo CREA, il valore medio dei vigneti in Italia nel 2017 è cresciuto del 2.2% a 53,200 euro medi per ettaro. Si tratta dunque di una piccola accelerazione rispetto all’andamento registrato mediamente negli ultimi 5 e 10 anni (rispettivamente +1.2% e +0.8%). Scorrendo il tabellone regionale non è difficile vedere dove il valore fondiario cresce […] More






Le importazioni di vino in Corea subiscono un ulteriore calo del 9% nel 2024, da 468 a 427 milioni di euro. Il grafico degli ultimi anni è pericolosamente simile a quello delle importazioni cinesi di vino traslato indietro di 5-6 anni e i due paesi non sono distanti né geograficamente né per abitudini storiche. La Corea è però un mercato più ricco. Importa vino a 8 euro al litro, contro i 5 della Cina e ha un PIL pro-capite quasi triplo. In questo senso possiamo immaginare che l’andamento (e il potenziale) siano diversi. Un dato che mette qualche dubbio è quello dei volumi, che sono rapidamente saliti da 0.4 milioni di ettolitri nel 2019 a 0.7-0.8 nel biennio 2021-22, il che lascerebbe intendere che ci possa essere stato un eccesso di spedizioni da smaltire, che ha riportato il volume importato a 0.5 milioni di ettolitri nel 2024. Tutto questo per dire che l’impressione tra il calo cinese e quello coreano sono diverse e probabilmente i “fondamentali” del mercato coreano sono più solidi di quelli cinesi.
Il mercato è ovviamente dominato dalla Francia (38% del totale) e fortemente orientato verso i vini spumanti (20% del totale, con la Francia a rappresentare quasi l’80% della categoria). Maggiori dettagli con grafici e tabelle nel resto del post.Le importazioni di vino in Corea del Sud calano del 9% nel 2024 a 427 milioni di euro, che diventa un -5% se consideriamo la svalutazione della valuta locale del 4% (già era successo nel 2023).
Di questi, 324 milioni sono di vino fermo in bottiglia, -8% nel 2024. La categoria è dominata dalla Francia (93 milioni, -15%), seguita a sorpresa dagli USA (65 milioni, -7%) e poi viene l’Italia con 48 milioni di euro e un calo del 9%.
La categoria degli spumanti subisce un calo più marcato, -13% a 85 milioni di euro, ma il grafico allegato vi mostra “da dove veniamo”, ossia il fortissimo incremento degli ultimi anni. La Francia ha il 78% delle importazioni, con 66 milioni e un calo del 15%, mentre lo spumante italiano è a 9 milioni di euro e un calo del 12%.
Mettendo tutto insieme, la Francia continua a dominare con 162 milioni di euro ma un calo del 14%, con 86mila ettolitri di spedizioni. Gli USA sono secondi nel mercato come da qualche anno a questa parte con 71 milioni di euro, -6%, mentre l’Italia è il terzo esportatore con 57 milioni e un calo vicino al 10%.
Se guardiamo la graduatoria dei volumi, a guidare sono i cileni con 106mila ettolitri, seguiti da Spagna e Francia con 90 e 86mila ettolitri. L’Italia è il quarto esportatore per volumi con 78mila ettolitri.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Grazie alla cortesia degli esperti dell’Area Studi Mediobanca possiamo anche quest’anno analizzare il prezioso rapporto sul settore del vino (disponibile a questo link), con l’aggiornamento dei dati cumulati di 253 aziende vinicole che rappresentano il l’88% circa del comparto. I dati sono un anno in ritardo per via della disponibilità dei bilanci, e fanno quindi riferimento al 2022. Il quadro dell’anno è chiaro: recupero totale delle vendite perse nel periodo COVID (+9%), ma un forte impatto sui costi produttivi per via della fiammata inflazionistica che ha determinato una diluizione dei margini e, alla fine, utili inferiori al 2021 (solo marginalmente a livello operativo). Con investimenti quasi stabili in proporzione alle vendite (5%) e un indebitamento cumulato stabile, il rapporto debito/EBITDA è rimasto a circa 2.3 volte, il livello più basso da quando seguiamo il rapporto, a significare che le aziende vinicole italiane hanno spazio per investire (e Antinori, per esempio ma non solo, lo ha fatto con un sostanzioso investimento in USA). Il 2023 sarà un anno di transizione con vendite stabili (secondo il sondaggio di Mediobanca, che applica a una buona quota delle aziende) e, presumibilmente, costi che tornano sotto controllo. Mettendo tutto insieme, difficilmente il 2023 potrà mostrare significativi progressi. Proseguiamo l’analisi nel resto del post con numerosi grafici e dati riassuntivi.
Il fatturato 2022 delle aziende vinicole italiane è cresciuto del 9% a 11.75 miliardi di euro, di cui 5.95 miliardi realizzato all’estero (+7%) e 5.8 miliardi in Italia (+11%). Risulta quindi un bilanciamento quasi perfetto tra vendite domestiche ed esportazioni, in linea con quanto visto negli ultimi 10 anni.
Le pressioni inflazionistiche hanno avuto un forte impatto sui costi esterni (+10.5%), che hanno determinato una leggera diluizione del valore aggiunto, cresciuto del 4% e dunque sceso dal 19.6% al 18.6%. Con un costo del personale in crescita del 7%, il Margine Operativo Lordo è praticamente stabile in valore (+1%), con un margine calato dal 10.9% al 10.1%. Gli ammortamenti sono cresciuti del 4% portando a un leggero calo in valore assoluto dell’utile operativo, da 700 a 690 milioni.
I maggiori tassi di interesse hanno determinato un forte incremento degli oneri finanziari (+21%), nonostante il debito sia rimasto praticamente stabile (2.7 miliardi di euro) e a completare il quadro la tassazione è leggermente cresciuta (dal 21.5% al 22%), come i componenti non ordinari. Alla fine dei conti, l’utile netto cala da 507 a 434 milioni, anche se va detto che il confronto era con un 2021 “eccezionale”.
A livello finanziario e patrimoniale, il capitale investito cresce da 11.9 a 12.45 miliardi di euro (nonostante un miglioramento della gestione del circolante), con un debito stabile a 2.7 miliardi. Il rapporto con il patrimonio netto migliora, mentre quello con il MOL resta stabile a 2.3 volte, il livello più basso di sempre.
Tutto considerato il ritorno sul capitale del settore è al 6% (contro il 6.3% del 2021), dato che però sconta il peso delle cooperative.
Infine, gli investimenti sono stati 586 milioni di euro, in crescita del 12% rispetto al 2021, a fronte di un fatturato cresciuto come dicevamo del 9% e di un MOL a +4%.Prossimo appuntamento l’analisi delle aziende italiane “a scopo di lucro”, quindi ex cooperataive e poi quelle specializzate nella produzione di spumanti.
Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






IWB ha chiuso il primo semestre 2023 con un incremento del fatturato dell’11% a 197 milioni, frutto soprattutto delle acqusizioni messe a segno negli ultimi mesi (Enovation Brands e Barbanera), con un contributo della crescita organica del 2%. I margini sono tornati a crescere, anche se restano largamente inferiori a quelli dell’anno “record” 2021, con un EBITDA al 9% delle vendite circa (8% nel 2022, 12% nel 2021) e un utile netto rettificato che ha toccato quota 5.5 milioni, +32% sul 2022. Le prospettive del gruppo sono di mantenere e leggermente migliorare questi dati nel corso del secondo semestre. L’EBITDA consolidato è visto a 40-44 milioni di euro, contro 37 milioni pro forma del primo semestre 2022 (31 milioni di chiarati), ossia un progresso di 3-7 milioni di euro. Nel primo semestre a livello consolidato (e dunque non pro-forma) l’incremento è stato di circa 3 milioni, quindi contro un +9/13 milioni di chiarato per l’anno. Non ultimo, IWB sta promuovendo una semplificazione importante della struttura societaria dopo le numerose acquisizioni, che porterà le unità legali dalle attuali 10 circa a 5, con vantaggi sia di costi che di flessibilità. Dal punto di vista finanziario, il bilancio chiude con un debito di 139 milioni di euro (154 includendo IFRS16), il che corrisponde a un rapporto di circa 4.5 volte contro l’EBITDA degli ultimi 12 mesi, che scenderebbe a 3.7 se considerassimo il punto medio dell’obiettivo EBITDA per il 2023. Passiamo a un’analisi dei dati.
Le vendite di 197 milioni sono cresciute dell’11%, con un +9% in Europa (-4% in Italia), +29% in Nord America (in parte grazie alle acquisizioni), +224% in America Latina e -9% in Asia Pacifico. A fine semestre le vendite in Europa erano il 71%, quelle italiane il 16%, America 10% e resto del mondo 3%.
Dal punto di vista delle divisioni, la parte Ho.Re.Ca. è cresciuta del 70% a 30 milioni, la parte wholesale è +9% a 137 milioni e la parte distance selling scende del 9% a 29 milioni, di cui il canale online chiude a 9 milioni, -2%.
I margini migliorano leggermente nonostante un leggero appesantimento sulle materie prime, che costa 0.2% circa e viene ottenuto con un deciso calo in termini relativi dei costi per servizi (costi energetici principalmente, destinati a scendere ancora nel secondo semestre), mentre il personale aumenta leggermente la sua incidenza. Ne deriva un EBITDA rettificato di 17.2 milioni, 8.7% contro 14.2 del primo semestre 2022, che valeva il 7.9% delle vendite.
Gli oneri finanziari aumentano di 1 milione, gli ammortamenti di un altro mezzo, e si arriva quindi a un utile netto di 5.5 milioni contro 4.2 dello scorso anno.
Le prospettive per il secondo semestre sono positive, come dicevamo. IWB si attende un ulteriore miglioramento dei margini, anche per il pieno effetto dell’incremento dei listini, e un miglioramento della generazione di cassa.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More





