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Masi – risultati 2019

Il 2019 è stato per Masi un altro anno negativo, in cui alle conosciute difficoltà dell’azienda nei suoi principali mercati esteri (paesi nordici e Canada) si assommano questioni regolamentari come la riduzione delle rese che determinano un minor contributo economica della propria produzione di uve. Ne risulta un bilancio con vendite stabili e utili in calo del 20% a livello operativo e del 40% a livello di utile netto (anche a causa del ritorno del tax rate a livelli normali). A fronte di tali deludenti risultati, Masi ha però fatto dei passi avanti importanti negli ultimi mesi, cambiando il distributore nei due mercati che “mancano”, cioè in Germania (dove aprirà anche un wine-bar a Monaco) e in USA (dove sarà distribuito da Santa Margherita, che ha internalizzato l’importatore storico qualche anno fa). Queste due operazioni possono rappresentare un punto di svolta per l’azienda, che peraltro resta finanziariamente molto solida (il debito nel 2019 è leggermente calato a fronte del rilascio di capitale circolante), in attesa ovviamente di fare i conti con lo shock del Coronavirus, che certamente avrà un impatto sul sistema vino. Passiamo a un breve commento dei risultati.

  • Le vendite 2019 sono stabili a 65 milioni, con un contributo ancora positivo dell’Italia (+3%), dove però l’impatto di tutte le iniziative degli scorsi anni si sta esaurendo. Sono invece in calo del 3% le vendite nel resto d’Europa e del 2% in America. Si riprendono (+18%) ma restano marginali le vendite nel resto del mondo.
  • Dal punto di vista dei prodotti, il mix peggiora, nel senso che la parte più profittevole del portafoglio, i vini IGT, cala del 6% a 31 milioni, mentre salgono del 14% le vendite dei vini cosiddetti “Classical wines” che sono i DOC “base”, dove il rapporto tra costo della materia prima e prezzo di vendita è meno attraente.
  • Questo spostamento del mix, unito al calo delle rese sui vigneti propri (e a un incremento del costo delle materie prime che però facciamo fatica a ritrovare nei dati ISMEA), determina un deterioramento del margine industriale dal 66.1% al 64.9% del fatturato, che si riverbera interamente sull’utile operativo, calato da 9.3 a 7.3 milioni di euro, -22%.
  • La mancanza di riprese fiscali positive che avevano aiutato il 2018 porta poi l’aliquota fiscale al 33% e determina un ulteriore impatto negativo sull’utile netto, sceso del 40% da 7.2 a 4.3 milioni di euro.
  • La parte finanziaria è forse la migliore, nel senso che Masi è riuscita a recuperare 1.5 milioni dal capitale circolante e, nonostante, il pagamento di 3 milioni di dividendi (che sarà tagliato a 2.2 milioni su quest’anno) e quasi 6 milioni di investimenti, l’indebitamento netto si è mantenuto stabile poco sotto 9 milioni di euro.
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