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    Emilia Romagna – produzione di vino e superfici vitate 2024 – dati ISTAT

    Proseguiamo il viaggio tra le regioni italiane del vino e la loro produzione 2024 con l’Emilia Romagna, che nel 2024 ha prodotto 6.9m/hl, il 14% del vino italiano, terza regione per importanza dopo Veneto e Puglia. Come ben sappiamo la regione è caratterizzata per elevate rese per ettaro (180 quintali di uva nel 2024 rispetto ai 100 dell’Italia in media) e, correlato, una forte esposizione ai vini comuni. Proprio per questa ragione, se ci si sposta dai volumi ai valori, con riferimento ai dati ISTAT che si fermano al 2023, l’Emilia Romagna diventa la quinta regione italiana (media 2019-23), sopravanzata da Piemonte e Toscana, dove si produce meno ma con un maggiore valore unitario.
    Tornando ai dati della vendemmia 2024, in Emilia Romagna le cose sono andate meglio che nel resto dell’Italia, con un rimbalzo un po’ meno significativo sul 2023 (+8% contro +11%) ma con una produzione che in ottica storica è dell’8% sopra la media 2014-23, mentre per l’Italia nel suo complesso parliamo di un dato “in linea”.
    Le particolarità di questi dati sono però nel mix, dove si osserva per il secondo anno consecutivo un calo della penetrazione dei vini DOC (19% contro 22% del 2023 e 27% del 2022) cui fa da contraltare quest’anno un maggiore proporzione di vini comuni (43%). La produzione si continua a spostare verso i vini bianchi, nel 2024 il 61% della produzione regionale, in progresso costante dall’epoca Covid in avanti.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata con grafici e tabelle.

    La produzione di 6.9m/hl del 2024 si suddivide in 4.2m/hl di vino bianco (+18% e il 24% sopra la media storica) e 2.7m/hl di vino rosso (+2% sul 2023 ma il 9% sotto la media storica) a sottolineare il graduale spostamento nel bilanciamento, ora 61/39 a favore dei vini bianchi.
    La produzione di vino per categoria torna a spostarsi verso le fasce di qualità inferiore. I vini comuni sono stati 3.0m/hl nel 2024, +21% e il 25% sopra la media storica, i vini IGT a 2.6m/hl sono a +9% e il 5% sopra la media, mentre i vini DOC sono visti da ISTAT in calo sia sul 2023 (-4%) ma soprattutto con 1.33m/hl ben sotto la media di 1.52m/hl storicamente rilevata.
    Andando ancora più nel dettaglio che trovate in tabella, I vini DOC rossi calano del 6% sul 2023, mentre i DOC bianchi salgono del 3%. I vini bianchi in tutte le categorie crescono (+13% per gli IGT, +24% per i vini comuni).
    A livello regionale gli ettari vitati sono in leggerissimo calo a 50180 ettari. In allegato trovate anche le tabelle con dettaglio produttivo e di superficie vitata per provincia.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    I dati finanziari cumulati 2023 delle aziende di spumanti – Rapporto Mediobanca

    Chiudiamo l’analisi dei dati finanziari cumulati delle aziende vinicole italiane elaborato dall’Area Studi Mediobanca con il “campione” di 58 aziende produttrici di vini spumanti. Come è lecito attendersi, i dati sono migliori di quelle del campione generale, vista la dinamica leggermente migliore del fatturato 2023 (+1% contro il leggero calo), soprattutto considerando l’eccezionale crescita degli ultimi anni, e una leggera ripresa dei margini dopo il dato in forte calo del 2022. Anche per le aziende spumantistiche troviamo un significativo incremento della leva finanziaria, pur restando sotto la media generale (2.1 volte l’EBITDA contro 2.8x per il totale), da legare sia al forte incremento degli investimenti (6% delle vendite contro una media del 5% dei 5 anni precedenti) che del capitale circolante netto, legato in questo caso all’incremento delle rimanenze.
    Bene, le prospettive 2024 delineate dal rapporto sono di un leggero incremento del fatturato (2% circa) a fronte della previsione di fatturato stabile per il campione nel suo complesso, che secondo i budget delle aziende potrebbe accelerare nel 2025 al +4%… sempre che abbiano fatto i conti dopo le turbolenze relative ai dazi.
    Passiamo a un’analisi dettagliata con tabelle e grafici.

    Le 58 aziende specializzate negli spumanti sono cresciute dell’1% a 2.95 miliardi di euro, con un incremento medio annuo rispetto al 2018 ribasato del 6%, che si compone di un +8% per le esportazioni e di un comunque eccellente +5% per le vendite italiane, che anche nel 2023 rappresentano il 60% del totale
    I margini sono in miglioramento, anche se visti in prospettiva storica si confrontano con un 2022 molto negativo. Il margine industriale cresce dal 15.5% al 16.3%, pur restando sotto il 17.5-18% record dell’epoca Covid e si porta dietro un incremento dell’EBITDA o MOL del 6% a 280 milioni, margine 9.5%, e un utile operativo di 175 milioni, 5.9%, di nuovo 1 punto sotto il quasi 7% dell’epoca Covid.
    A differenza del campione generale alcuni proventi non ricorrenti hanno supportato la gestione finanziaria (che ha mostrato oneri finanziari raddoppiati) e determinato quindi una crescita più marcata dell’utile netto, che è stato di 147 milioni di euro, dai 132 del 2022 e in linea con i 148 del 2021.
    Chiudiamo con un cenno alla struttura finanziaria. Il debito sale da 479 a 581 milioni, per un rapporto sull’EBITDA che va da 1.8 a 2.1 volte, quindi un incremento meno marcato del campione generale, soprattutto grazie alla migliore crescita dell’EBITDA. Come dicevamo sopra, gli investimenti cresciuti di 50 milioni a 175 milioni e il forte incremento delle rimanenze di magazzino, +108 milioni, sono alla base della maggiore leva finanziaria.
    Vi lascio ai grafici e alle tabelle.

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    Callmewine – risultati 2024

    Callmewine è la prima azienda di ecommerce di vino di cui analizziamo i dati 2024 e la vista non è di quelle piacevoli. La sensazione personale è che alcune di queste aziende abbiano cambiato strategia. Inizialmente la logica era diventare sempre più grandi offrendo buoni prezzi (e subendo un margine più basso dell’enoteca) e diventare profittevoli con l’aumento della scala. Stile Amazon insomma. Oggi se guardiamo ai dati, dopo la sbornia del Covid, siamo passati dalla ricerca della dimensione alla ricerca dei margini, lasciando il primo percorso “a metà strada”. Lo vediamo da questi numeri dove il margine lordo % sulle vendite cresce, i costi scendono con un calo delle vendite del 16%, lo leggiamo su internet quando Tannico parla di un “aumento dello scontrino medio”.
    Tornando a Callmewine, il 2024 è un anno molto difficile che segue la traiettoria partita nel 2021 di perdite sempre più marcate, che arrivano a 2.1 milioni di euro. La struttura finanziaria torna in equilibrio grazie al contributo dei soci di 1.4 milioni di euro in aumento di capitale, oltre a un ulteriore 1 milione di euro a titolo di prestito soci, il secondo dopo i 4 milioni iniettati nel 2020.
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 16% a 11.5 milioni di euro e restano molto concentrate sull’Italia (10 milioni, in calo del 19%) nonostante lo sforzo di uscire dai confini (bisogna dire che la controllata inglese non è consolidata).
    Come dicevo sopra il margine sugli acquisti sale dal 26.3% al 26.9% del fatturato e dunque limita la discesa del margine lordo al 14%, 3.1 milioni.
    Lo sforzo di taglio dei costi è evidentissimo: il costo del personale cala dell’8%, le spese per servizi sono giù del 7%.
    Purtroppo con 2 milioni di vendite in meno era difficile fare di meglio: la perdita operativa sale da 2.2 a 2.7 milioni di euro, la perdita netta da 1.7 a 2.1 milioni, grazie alla linea delle imposte, che segna un credito di 0.7 milioni da 0.5 dello scorso anno.
    La parte finanziaria vede una situazione di debito netto di 0.2 milioni da 1 milione del 2023, escludendo il finanziamento soci di 1 milione di euro che “sta in mezzo”. Olte a questo ci sono stati 1.4 milioni di euro che arrivano dai soci come aumento di capitale e un calo del capitale circolante di 0.5 milioni, essenzialmente legato all’incremento dei tempi di pagamento dei fornitori (le cantine). Questi due componenti compensano le perdite.

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    Etablissements Nicolas: numeri 2018-2023

    Nicolas, casa fondata nel 1822, è il primo distributore di vini nelle città francesi ed è stato votato per due volte (l’ultima nel 2024) come il marchio preferito dai consumatori francesi, nella categoria “commercianti di vino”. Il marchio conta ora 559 negozi in tutto il mondo: 481 in Francia, di cui 306 nell’Île-de-France e 156 in Parigi centro, il resto in altri 13 paesi. La maison, infatti, ha storicamente mantenuto un legame molto forte con la capitale, da quando Louis Nicolas aprì il suo primo negozio. A inizio ‘800 il vino si beveva nel luogo in cui si acquistava in botti; fu proprio Louis Nicolas a inventare e rendere popolare il vino in bottiglia!
    Nel corso degli anni il marchio si è diversificato proponendo altri tipi di bevande. Oggi il suo fatturato è Il 48% è costituito da vini fermi, il 32% da spumanti, il 17% da distillati e il resto da birre e altre bevande. Il marchio vende circa 800 referenze nei negozi e tramite il suo sito e-commerce, con un rinnovo delle referenze ogni anno.

    Dopo l’aumento delle vendite dovuto alle restrizioni (lock-down) sulle libertà personali di spostamento, che hanno visto crescere il fatturato, quest’ultimo si è stabilizzato sui valori pre-Covid.
    I margini operativi sono rimasti piuttosto stabili negli anni e gli ultimi dati disponibili del 2023 mostrano valori in linea con la media storica (circa 6% per il MOL sui ricavi e circa il 4% per l’utile operativo).
    La società ha sempre avuto, dal 2018 ad oggi, una cassa netta, che ha ampiamente superato il debito (quindi Nicolas non ha debito netto).
    Questa solida struttura finanziaria penalizza, come ovvio, il ritorno sia sul capitale investito, sia sui mezzi propri.

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    Purcari Wines – analisi di bilancio 2024 e OPA

    Appena trovata Purcari Wines, una nuova azienda vinicola quotata… e viene ora probabilmente de-listata dalla borsa rumena in seguito a un’OPA lanciata da Maspex, un gruppo polacco attivo nel segmento alimentare. Tempo buttato a costruire il modello…
    Il prezzo a cui viene proposta l’acquisizione è di 21RON (vedere grafico qui sopra, prezzo mai raggiunto dalle azioni), che corrispondono a un valore totale di 840 milioni di RON e a un valore di impresa di 1.03 miliardi di RON (che diviso 5 fa circa 200 milioni di euro). Se consideriamo le attese degli analisti per il 2025 di Purcari (piuttosto aggressive visto l’andamento molto poco convincente che commenteremo di seguito – 470 milioni di RON di vendite 131 milioni di EBITDA e 63 milioni di utile netto), l’acquisizione proposta è a un multiplo di 2.2 volte le vendite, 8 volte l’EBITDA e 13 volte gli utili.
    Tornando ai dati del 2024, diciamo che sono stati molto lontani dagli obiettivi di crescita che avevano previsto. Avevano cominciato indicando +16/20%, poi a maggio dicevano +12/15%, ad agosto 5-10% e hanno finito a +3.7%. Hanno invece centrato in pieno l’obiettivo di margine, 26-28% e hanno chiuso a 28.1%, ma sotto l’EBITDA sono raddoppiati gli oneri finanziari, crescono gli ammortamenti e alla fine (anche per colpa di alcuni proventi non ricorrenti dello scorso anno) si arriva a un utile netto di 54 milioni di RON contro i 60 dell’anno precedente. Infine, il capitale circolante cresce e con gli investimenti ha portato il debito a 1.8 volte l’EBITDA da 1.4 dell’anno precedente.
    Passiamo ad analizzare qualche dato insieme.

    Le vendite di 382 milioni di RON (dividere per 5 per avere euro) crescono del 3.7% grazie alla crescita del 15% in Romania e dell’8% in Moldavia, mentre gli altri mercati e le attività minori sono in calo del 18%.
    Il margine lordo è in forte progresso, dal 41% al 48% delle vendite, già al livello previsto a piano per il 2027 (48-51%) ma viene mangiato quasi completamente dall’aumento di oltre il 30% dei costi operativi, tra cui sottolineerei il marketing, per cui si arriva a un EBITDA del 28% contro il 27% dell’anno scorso, comunque nell’intorno delle indicazioni sull’anno. Come dicevo sopra poi ci sono oneri finanziari in crescita (da 3.2 a 7.2), le tasse che raddoppiano (da 7 a 14 milioni) e quindi il progresso operativo si perde per arrivare a un utile netto di 54 milioni di RON contro 60 dell’anno scorso.
    A livello finanziario il debito netto passa da 138 a 195 milioni di RON, con oltre 50 milioni di RON di assorbimento di circolante (che è tanto), altri 57 milioni di investimenti (che sono tanti considerato che gli ammortamenti sono la metà, 29), 14 milioni di acquisizioni e dulcis in fundo 26 milioni di RON di dividendi, contro i 22 pagati lo scorso anno.
    Il primo trimestre ha visto una accelerazione delle vendite a +12%, ma una diluizione del margine EBITDA dal 28.3% al 26.2% e un utile netto calato da 11 a 9 milioni di RON. Ma a questo punto, poco importa, visto che l’azienda sarà molto probabilmente comperata, e sarà un problema dei nuovi proprietari.

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    Herita (era Santa Margherita) – risultati e dati di bilancio 2024

    Santa Margherita S.p.a. ha pubblicato per la prima volta il proprio bilancio con la nuova denominazione sociale diventata “Herita S.p.a.”. L’esercizio  2024 mostra un leggero leggero calo sia per le vendite (-3% a 248 milioni) che per l’utile netto (41 milioni). Nonostante questo, Herita ha mantenuto una generazione di cassa particolarmente interessante, che ha consentito di pagare un buon dividendo (25 milioni) ma soprattutto di acquistare il 5% di Ca’ del Bosco (per 11 milioni) portando la partecipazione nel secondo marchio più importante del gruppo al 65%. Il debito è rimasto invariato a 138 milioni, un livello perfettamente compatibile con i margini dell’azienda, a 1.7 volte l’EBITDA.
    L’operazione di acquisto di questo 5% mette in luce l’elevato valore della partecipazione. L’azienda è stata valutata poco meno di 300 milioni di euro (di cui 223 milioni di valore azionario), che corrisponde a un multiplo di 5.6 volte le vendite e 16 volte l’EBITDA. Gli alti margini (35% EBITDA), la presenza di un magazzino molto rilevante (57 milioni di euro al costo di produzione) e di un patrimonio fondiario rilevante sono certamente fattori che hanno influenzato la valutazione della quota.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le vendite consolidate calano del 3% a 248 milioni, con un calo leggermente meno marcato per i prodotti finiti a -2.6%. All’interno di questa categoria le vendite in Italia sono in calo dell’1.7%, le esportazioni sono scese del 4.3%).
    Non disponiamo delle vendite per marchio ma per entità legale, che non sono pienamente sovrapponibili, visto che Herita (Santa Margherita) SpA distribuisce anche alcuni dei marchi del gruppo. Le vendite di Ca’ del Bosco sono in calo dell’1% a 52 milioni, Pile e Lamole nel Chianti cresce del 7%, mentre Ca’ Maiol (Lugana) perde il 20% a 6 milioni riflettendo i minori volumi prodotti a causa degli eventi meteorologici avversi subiti nell’annata vendemmiale precedente.
    I margini sono in leggero calo essenzialmente a causa della diminuzione del fatturato. Il valore aggiunto scende dal 47% al 46.3% mentre l’EBITDA o MOL scende da 85 a 80 milioni (-6%) con un margine che passa dal 33% al 32%. Ammortamenti e oneri finanziari sono stabili (i secondi grazie alle rettifiche su cambi) e l’aliquota fiscale scende di un paio di punti al 22%, il che consente di mantenere l’utile a 41 milioni, in calo soltanto del 4% sul 2023. A questo contribuisce anche l’impatto dei minori interessi di minoranza derivanti dall’incremento della quota in Ca’ del Bosco.
    Il debito è stabile a 138 milioni di euro, corrispondente a 1.7 volte l’EBITDA (1.6x nel 2023). Il flusso di cassa si è attestato a 60 milioni di euro ed è praticamente stato interamente ridistribuito tra il dividendo (25 milioni, sarà stabile anche quest’anno e corrisponde a poco più del 60% dell’utile), l’investimento nella quota di Ca’ Del Bosco (11 milioni), gli investimenti (stimiamo circa 15-16 milioni, considerando che solo Herita e Ca’ del Bosco ne hanno fatti 12) e un leggero incremento del capitale circolante (+5 milioni) dovuto soprattutto all’aumento delle rimanenze (+10).

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

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    Cile – esportazioni di vino 2024

    I dati di esportazione del vino cileno nel mondo sono sempre stati fonte di sorprese e considerazioni interessanti e quest’anno non è da meno. Fino al 2008 il principale mercato del Cile era il Regno Unito, dal 2009 al 2015 sono stati gli USA a trainare le esportazioni, poi dal 2016 la Cina è passata al comando e, dal 2024, è diventato il Brasile il primo mercato. Il dato totale parla di una ripresa dell’export del 6% a 1.5 miliardi di euro, però dopo il crollo subito nel 2023 (-22%) e quindi restiamo ben sotto alla media 2015-22 di 1.7 miliardi di euro. I volumi di esportazione restano piuttosto elevati, 7.8 milioni di ettolitri, anche se anch’essi sotto la media storica di 8.7m/hl. Va detto che si confrontano con una produzione di vino che negli anni (anche per motivi climatici) è scesa sotto la media storica di 10m/hl, attestandosi a 9.2m/hl nel 2023 e 8m/hl nel 2024.

    Passiamo a commentare qualche dato insieme, con tutti i grafici e le tabelle incluse.

    Le esportazioni cilene di vino sono rimbalzate del 6% a 1498 milioni di euro, per un volume di 7.8 milioni di ettolitri (2023 non disponibile). La suddivisione per categorie vede i vini in bottiglia crescere del 7% a 1.22 miliardi di euro e i vini sfusi del 3% a 261 milioni di euro.
    Come accennavamo sopra, grande stravolgimento con i dati per mercato, essenzialmente derivante dal crollo delle esportazioni verso la Cina, che dopo essere passate da 287 milioni a 191 milioni tra il 2022 e il 2023 hanno perso ulteriormente scendendo a 148 milioni nel 2024 (-22%).
    Il principale mercato diventa il Brasile, forte di un rimbalzo del 17% che riporta il dato 2024, 188 milioni, al massimo storico nel paese. Sono in recupero anche le esportazioni verso il Regno Unito, +17% a 182 milioni, anche se nel passato si erano raggiunti valori più elevati. Il terzo mercato con una crescita del 5% sono gli USA a 149 milioni, poco davanti alla Cina, mentre il sesto mercato è il Giappone, +6% a 128 milioni.
    Visto anche il dato positivo del Messico, in progressione da diversi anni, i mercati di prossimità sembrano essere il nuovo principale sbocco del vino cileno.
    I volumi mostrano una suddivisione geografica diversa, con il Regno Unito a 1.1 milioni di ettolitri, la Cina e gli USA a 0.9m/hl, il Brasile a 0.7 e il Giappone a 0.6.

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    Toscana – produzione di vino e superfici vitate 2024 – dati ISTAT

    Dopo la pessima annata 2023, la produzione di vino in Toscana è tornata sopra il livello medio storico nel 2024, con un totale di 2.7 milioni di ettolitri. Il +50% sul 2023 e +10% sulla media decennale sono entrambi meglio del dato italiano (+13% e -1%), segno che le difficoltà del 2023 hanno colpito soprattutto le regioni del centro Italia. Una inaspettata e probabilmente errata attribuzione degli ettari vitati non ci consente un confronto sensato a livello di superfici (pubblico il dato 2024, che mi sembra più giusto), che per la Toscana sono stimate da ISTAT a 52800 ettari, in crescita del 2% sul 2023. Il revival dei vini IGT si vede anche qui, pur restando dentro una proporzione limitata (29% della produzione totale), in una regione dominata dai vini DOC (63% nel 2024).
    Passiamo a un breve commento dei dati con tutte le tabelle e ulteriori grafici allegati. Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    La produzione di vino in Toscana si è ripresa nel 2024 tornando sopra il livello medio del decennio a 2.72m/hl, che rappresentano il 6% della produzione nazionale (rispetto al 5% storicamente).
    La produzione è principalmente di vini rossi (87% del totale), e all’interno dei vini rossi di DOC (68%). Nel 2024 è tornata a 2.4m/hl, +50% e +10% sulla media storica.
    I vini bianchi sono abbastanza marginali, e molto più esposti alla categoria dei vini IGT, che rappresentano oltre la metà del totale. Nel 2024 la produzione in Toscana di vini bianchi è stata dell’11% sopra la media storica a 357mila ettolitri.
    Anche in Toscana si sta tornando ai vini IGT, che sono cresciuti da 0.5 a 0.8m/hl, ponendosi il 22% sopra la media storica 2014-2023. Per i vini DOC la produzione totale è stata di 1.7m/hl, l’8% sopra la media storica del periodo.
    Come dicevo sopra non mi trovo molto a mio agio con le superfici vitate pubblicate tra il 2023 e il 2024. Secondo il dato pubblicato da ISTAT nel 2024, gli ettari totali sono 52800, di cui 17600 in provincia di Siena, 14600 in provincia di Firenze, 7500 in provincia di Grosseto e 5600 in provincia di Arezzo. Vengono poi Livorno e Pisa tra 2500 e 3000 ettari ciascuna mentre Prato, Pistoia, Massa-Carrara e Lucca sono tutte sotto i 1000 ettari ciascuno.
    Vi lascio alla consultazione delle tabelle.

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