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    Italia – esportazioni di vino – aggiornamento 2023

    Sono arrivati i dati finali delle esportazioni italiane di vino. Diciamo subito che il -1% è tra “i meno peggio” del panorama mondiale. Quindi, non un buon anno ma, come vedremo tra qualche settimana, tra i meno peggio. I francesi e gli spagnoli hanno fatto un po’ peggio (ma poco), i vini del nuovo mondo sono stati in caduta libera, salvo che per l’Australia (che era già caduta prima). Quindi siamo a 7.8 miliardi, -1%, con un calo dei volumi leggermente più pronunciato, -2% a 21.5 milioni di ettolitri. Caliamo in Nord America e Svizzera, cresciamo leggermente in Germania e Regno Unito. Rimpiazziamo nelle nostre speranze la Cina (-10%) con la Polonia e gli altri mercati dell’Est Europa, mentre tra i grandi mercati del vino è sicuramente la Francia il migliore. Gli spumanti si stanno normalizzando con una leggera crescita, i vini in bottiglia calano leggermente (-3%). Il 2024 si apre con numerosi punti di domanda, non ultimo una vendemmia molto più scarsa del solito (38m/hl per il ministero, 42m/hl per l’Istat, comunque una decina di milioni di ettolitri sotto il livello a cui ci siamo abituati tra il 2020 e il 2022. Speriamo che piova, come canta Concato. Bene, i dati sono anche disponibili nella sezione Solonumeri del blog, mentre nel resto del post proseguiamo l’analisi con qualche dettaglio in più, prima di passare ai vini spumanti martedì sera.

    Le esportazioni calano dell’1% a 7.77 miliardi di euro, di cui 5.1 miliardi di vini in bottiglia (-3%), 457 milioni di vini sfusi (stabili) e 2.22 miliardi di spumante (+3%).
    In volume i 21.5 milioni di ettolitri sono in calo per i vini in bottiglia (-5% a 11.7) e spumante (-3% a 5.0) e in crescita per gli sfusi (+8% a 4.7).
    Ne risulta un “prezzo medio” di 3.62 euro al litro, +1%, con un marginale impatto dell’inflazione e un peggioramento del mix (gli sfusi vanno a 1 euro al litro, i vini sfusi e spumanti a circa 4.4 euro).
    Gli USA calano del 5% a 1.76 miliardi e riducono l’import del 9% a 3.4 milioni di ettolitri mentre la Germania resta la prima destinazione per volumi (5.5 milioni di ettolitri), con un valore di 1.19 miliardi di euro, +1%). Il Regno Unito è il terzo mercato con 843 milioni di importazioni e una crescita del 4% nonostante i volumi siano calati del 2% a 2.6 milioni di ettolitri.
    Nei vini in bottiglia il quadro cambia: tutti i mercati salvo il Regno Unito (+5%) calano in valore: -5% gli USA, -2% Germania, -9% il Canada, -5% la Svizzera.
    Nei vini spumanti invece tutti crescono, salvo che gli USA (-6%) e la Russia (-9%).
    I mercati in forte crescita sono sempre a Est, ma dell’Europa, non del mondo: dicevamo della Polonia, +17% a 126 milioni, la Repubblica Ceca (che ISTAT ora chiama Cechia), +26% a 98 milioni, la Lettonia, +20% a 90 milioni, l’Ucraina che recupera il livello del 2021.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Germania – importazioni di vino 2023

    I dati di UN Comtrade sulle importazioni tedesche di vino presentano uno scenario di leggero calo (-3%, 2.7 miliardi di euro, con i vini spumanti in leggera crescita) su un livello che comunque è di stabilità se guardiamo agli anni precedenti. L’Italia perde un po’ meno (-2%) ma guadagna quindi leggermente in quota di mercato, che nel 2023 ha superato il 39% delle importazioni in valore e il 38% in volume. I volumi sono nel 2023 stabili a circa 13.7 milioni di ettolitri. Perdono terreno i francesi, soprattutto nel segmento dei vini fermi (ma non crescono comunque negli spumanti), guadagna la Spagna, perdono americani, sudafricani e cileni a vantaggio della Nuova Zelanda. Nel resto del post trovate un’analisi dettagliata, grafici e tabelle che sono anche consultabili in formato Google Sheet  nella sezione Solonumeri. Buona lettura.

    La Germania ha importato vino per 2.68 miliardi di euro nel 2023, in calo del 3% sul 2022 ma sul medesimo livello del 2018, quindi pre-Covid. Nello specifico, le importazioni di vino in bottiglia sono calate del 5% a 1.64 miliardi di euro, quelle di vino sfuso hanno fatto -1% a 536 milioni di euro mentre gli spumanti sono in crescita del 3% a 498 milioni di euro.
    I volumi importati sono stabili a 13.74 milioni di ettolitri, di cui 5 milioni sono di vini in bottiglia (-4%) e 676mila ettolitri sono di vino spumante (-1%).
    L’Italia come scrivevamo sopra è largamente in testa alla classifica sia per volume che per valore. Nel 2023 con un calo del 2% a 1052 milioni di euro (dato UN Comtrade, che risente di diverse dinamiche temporali rispetto a quello ISTAT), l’Italia si pone comunque sopra il livello pre-COVID. Il dato vede un calo del 5% nei vini in bottiglia a 761 milioni (in linea con l’andamento del segmento), una crescita del 6% nel vino sfuso a 161 milioni e un ottimo +8% per i vini spumanti che toccano 125 milioni di euro. Il volume esportato dell’Italia è stato di 5.2 milioni di ettolitri.
    La Francia va peggio soprattutto nei vini in bottiglia (-12%), mentre è stabile negli spumanti a 320 milioni di euro, in ogni caso quasi il triplo del dato italiano. Il totale esportato è di 743 milioni di euro per 1.6 milioni di ettolitri.
    La Spagna si conferma terzo esportatore (ma secondo per il volume a 4.2m/hl) con 394 milioni di esportazioni e un andamento molto positivo (+8%), con i vini in bottiglia a +5%, i vini sfusi e gli spumanti a +12%.
    “tutti gli altri” fanno 493 milioni di euro, con un bel calo rispetto ai 529 milioni di euro del 2022 e ai 541 milioni del “pre-Covid” a segnalare che le scelte dei tedeschi nel campo del vino restano molto ancorate al “vecchio mondo”.

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    I principali ecommerce italiani di vino – dati 2022

    Dopo il boom del Covid, riproponiamo i dati dei principali ecommerce di vino italiani, come disponibili dai bilanci acquistati al Registro delle Imprese, relativi al 2022. La lista non è ovviamente esaustiva ma include quelli che mi pare siano i principali operatori per dimensione nel mercato. Il 2022 è stato un anno negativo per tutti dal punto di vista commerciale, con un calo di vendite nell’intorno del 20% rispetto al picco del 2021, causa normalizzazione dalle restrizioni del Covid. È stato però anche un anno in cui i margini sono migliorati (leggi meno sconti ai clienti) e ci si è avvicinati al punto di sostenibilità economica, che però non è stato raggiunto da nessun operatore salvo che per Bernabei, la cui struttura è però non interamente chiara. Un’altra considerazione che appare evidente dai dati (numerose tabelle disponibili all’interno del post) è che la volontà dei soci di investire in queste aziende ne ha determinato in larga parte la spinta commerciale. I soci hanno messo oltre 50 milioni in Tannico dal 2016 a questa parte, inclusi quelli per l’acquisizione francese, e nel 2022 le vendite erano a 70 milioni, quasi 20 sono quelli messi in Vino.com e l’azienda è la seconda in Italia con 35 milioni di fatturato. Bene procediamo con l’analisi all’interno dove trovate dettaglio di fatturati, margini, utili e perdite, contributi dei socie e peso del magazzino sul fatturato.

    Tannico è il leader italiano nell’ecommerce di vino se consideriamo l’acquisizione francese, con 70 milioni di fatturato. Resta il leader italiano per le vendite in Italia con 30 milioni nel 2022, mentre come entità legale sarebbe in teoria stato superato da Vino.com sia nel 2021 (43 a 33 milioni) che nel 2022 (35 contro 32).
    Ad ogni modo, il 2022 è stato un anno di calo per tutti. -5% per Tannico senza l’acquisizione (2x con Ventealaproprieté), -20% per Vino.com, -28% per Bernabei, -10% per Xtrawine, -5% per Callmewine.

    I margini sono migliorati per tutti e sono mediamente il 28% del fatturato: stiamo parlando di quello che resta dopo il costo del venduto e prima dei costi di spedizione e magazzino. Il margine più elevato è di Tannico (31%), il più basso quello di Xtrawine (26%). Tutti salvo Bernabei, chi più chi meno, continuano a perdere soldi a livello di utile netto come potete vedere dalla tabella sotto, partendo dagli 8 milioni di perdita di Tannico fino alla più moderata di 1 milione di Callmewine e Xtrawine (che però sono molto più piccole).
    Trovate poi una tabella con l’apporto dei soci per Tannico (51 milioni), Vino.com (19 milioni), Callmewine (4 milioni) e Xtrawine (1 milione) dal 2016 a questa parte.
    E, per finire, un indicatore interessante sull’efficienza di questi operatori: il peso del magazzino a fine anno sulle vendite. Come vedete il più efficiente e l’unico in miglioramento sembra Vino.com con soltanto l’8% mentre Tannico sale al 20% probabilmente per l’acquisizione di Ventealaproprieté che han un modello diverso. Il calo del fatturato visto nel 2022 determina per tutti gli altri operatori un appesantimento del magazzino relativamente al fatturato.

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    Sud Africa – esportazioni di vino 2023

    Il commercio estero mondiale di vino nel 2023 è passato in negativo e i dati che commentiamo oggi per il Sudafrica (-13% per l’export in euro a 572 milioni di euro) ma anche per una serie di altre nazioni soprattutto del nuovo mondo vanno in questa direzione. Per tirare le somme è ancora presto ma credo saremo su un calo del 6-7% in euro. Quindi se questo è il parametro di riferimento, il Sud Africa fa peggio della media, e questo succede nonostante il suo principale mercato di sbocco, il Regno Unito, tiene con un calo del 4% soltanto. Il problema qui è la forte volatilità di tutti gli mercati di destinazione, dove il vino sudafricano non ha “trovato casa” come lo hanno fatto altri concorrenti. In più, il vino sudafricano resta fortemente legato al mercato degli sfusi, 148 dei 572 milioni di euro di esportazioni e con un prezzo medio tra i più bassi del mondo, nel 2023 a 164 euro per ettolitro, quindi “sfavorito” dalla chiara tendenza di premiumizzazione del mercato con volumi calanti soprattutto nella fascia dei prodotti meno pregiati. Passiamo a una breve analisi dei dati con tabelle e grafici allegati.

    Le esportazioni sudafricane di vino calano del 13% a 572 milioni di euro, di cui 399 sono di vino in bottiglia (-10%), 148 sono di vino sfuso (-22%) e i rimanenti 25 sono praticamente di vino spumante (-4%).
    Data la stabilità del Rand sudafricano nel 2023, il calo si è fatto sentire in misura corrispondente in valuta locale, -14% a 10.5 miliardi di Rand.
    In termini di volumi, siamo su un calo del 20% a 3.4 milioni di ettolitri, il livello più basso da 10 anni a questa parte.
    Guardando ai mercati, dicevamo che il Regno Unito cala solo del 4% a 130 milioni (-4% anche a volume a 931mila ettolitri). Il secondo mercato quasi non c’è più, per dire che la Germania sta calando sempre di più, soltanto 44 milioni nel 2023, -21%, con 446 mila ettolitri (-23%) e probabilmente sarà superato da qualche altra nazione nel 2024.
    Altri mercati potenzialmente importanti come gli USA vanno molto male (-30% nel 2023 a 36 milioni di euro) dopo due anni promettenti, mentre per trovare un mercato positivo bisogna scendere fino alla Namibia, vicina di casa, +18% a 36 milioni di euro, alla stabilità del Belgio (24 milioni di euro) e al buon andamento nel mercato svedese (+10%, 21 milioni di euro).
    In conclusione dei dati negativi, e lo sono ancora di più se guardate più indietro: alcune destinazioni hanno oggi esportazioni che sono la metà di quanto erano in passato.

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    Canada – importazioni di vino – aggiornamento 2023

    A valle dei dati americani commentiamo anche le importazioni di vino canadesi, che sono calate ancora di più nel 2023. Secondo i dati di UN Comtrade le importazioni sono state 2.7 miliardi di dollari canadesi, -9%, che tradotte in euro fanno 1.85 miliardi, meno 14%. Un dato parzialmente legato al calo dei volumi (-10% a 3.7 milioni di ettolitri), ma anche a mio avviso a un livello particolarmente elevato di importazioni nel 2021-22 che va normalizzandosi. Detto questo, il Canada resta un mercato che in ottica quinquennale (2018-23) ha un passo del 2% circa di crescita annua con un calo del 2-2.5% annuo dei volumi. Come in altri mercati “sviluppati”, la Francia è andata leggermente meglio dell’Italia, pur in un contesto che oramai conosciamo, ossia di un calo delle esportazioni francesi leggermente più accentuato di quelle italiane nel loro complesso. Stiamo parlando di piccole differenze, -10% per la Francia contro -12% per l’Italia e, come per gli USA, troviamo un calo più accentuato degli spumanti francesi (-16%) che per quelli tricolore (-16%). Nel ricordarvi che trovate tutti i dati in formato testuale nella sezione Solonumeri, approfondiamo nel resto del post con tabelle e grafici.

    Il Canada ha importato vino per 1846 milioni di euro nel 2023, con un calo del 14.4% sul 2022, mantenendosi comunque sopra i livelli pre-Covid di 1.7 miliardi circa. La preponderanza di queste importazioni è relativa ai vini imbottigliati, che sono calati del 15% a 1.55 miliardi di euro, mentre il calo per i vini sfusi (88 milioni) è del 10% e quello per i vini spumanti del 13% (206 milioni di euro).
    La Francia mantiene la leadership in valore con 477 milioni di euro di esportazioni e un calo del 10%, che si compone di un calo dell’8% a 367 milioni nei vini in bottiglia e del 16% per i vini spumanti a 98 milioni (sfusi 12 milioni di euro).
    L’Italia perde il 12% a 417 milioni di euro e, diciamo, denota un passo meno marcato del vino francese sui 5 anni (+3% contro +5% annuo). Il calo delle nostre esportazioni, secondo UN Comtrade, è diverso tra le categorie, con -12% per i vini in bottiglia a 336 milioni, dove siamo terzi anche dietro gli USA, -30% per i vini sfusi e -8% per gli spumanti a 72 milioni.
    Il terzo esportatore in Canada restano gli USA con 389 milioni di euro e un calo del 14%. Forti cali come vedete in tabella per tutti i paesi del nuovo mondo.
    Uno sguardo ai volumi, 3.75 milioni di ettolitri e -10%, dove a sorpresa l’Australia sopravanza l’Italia con 741mila ettolitri (+12%) contro 737mila (ma ovviamente sui valori la distanza è abissale tra le due nazioni).

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    USA – importazioni di vino – aggiornamento 2023

    Gli USA restano di gran lunga il principale mercato mondiale per il vino e il principale importatore. Da qualche anno a questa parte l’Italia ha lasciato la leadership al vino francese (come dovrebbe essere normale), pur mantenendo il primato in volumi. Il 2023 segue questa linea, con importazioni in calo dell’11% a 6.5 miliardi di euro (-9% in dollari, 7 miliardi), e con una forbice tra Francia e Italia che si allarga leggermente, visto il calo del 9% francese e dell’11% italiano. Se vogliamo trovare un aspetto negativo in questi dati potremmo cercarlo nelle importazioni di vino fermo in bottiglia dove l’Italia manteneva il primato, perso invece nel 2023. Se vogliamo trovare un aspetto positivo, dovremmo forse cercarlo negli spumanti: i nostri calano dell’11%, lo Champagne e gli altri prodotti francesi perdono il 20%, a onor del vero da una base molto elevata. C’era da aspettarselo e probabilmente il prodotto francese è meglio equipaggiato di quello italiano, essendo più orientato ai vini “superpremium”. Stiamo comunque parlando di un mercato fortemente ancorato ai vini europei, che rappresentano il 75-80% dell’import totale, anche se continua a impressionare la progressione dei vini neozelandesi, che in un anno negativo sono riusciti a mantenere i livelli record di export del 2022. Bene, nel resto del post trovate ampie tabelle, disponibili anche nella sezione Solonumeri, e il proseguimento del commento.

     

    Le importazioni americane di vino calano dell’11% a 6468 milioni di euro, tornando poco sopra il livello 2021 e dopo un 2022 eccezionale. In ottica quinquennale l’andamento resta positivo, +3.4% annuo in euro e +1.6% annuo in dollari americani.
    La Francia guida a 2376 milioni di euro (36.7% delle importazioni, da 35.9%), -9% e +5.4% annuo dal 2018, mentre l’Italia perde un po’ terreno a -11%, 2060 milioni, pur mantenendo la quota di mercato del 31.8%. Come dicevamo la Nuova Zelanda spedisce vino per 577 milioni, soltanto -1%, mentre sono allineati al totale i dati spagnoli.
    Nel segmento dei vini fermi in bottiglia (-8% a 4.5 miliardi di euro), la Francia è stabile a 1458 milioni, contro il calo dell’Italia del 12% a 1429 e si prende quindi la leadership del segmento, da sempre italiana. Per intenderci, 10 anni fa l’Italia stava a 1086 milioni e la Francia a 706.
    Nel segmento dei vini sfusi guida la Nuova Zelanda, +4% in un segmento in crescita dell’8%, mentre nel segmento degli spumanti, in calo del 16% a 1617 milioni di euro, la Francia perde il 20% a 893 milioni mentre l’Italia fa meglio della media a -11% per 602 milioni.
    Infine un cenno ai volumi, non coerenti nel 2022. Gli USA hanno importato 12.26 milioni di ettolitri, e qui siamo davanti a tutti con 3.3 milioni di ettolitri, precedendo i canadesi a 2.2 milioni e i francesi a 1.7 milioni.
    Buona consultazione.

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    Brasile – importazioni di vino 2023

    Fonte: UN Comtrade
    Il Brasile è un altro mercato in cui l’Italia nel 2023 ha fatto particolarmente fatica, per occupiamo una posizione di secondo piano, essendo il mercato dominato dai paesi vicini, Cile e Argentina e in ambito europeo dai vicini portoghesi, con cui condividono la lingua. Nel 2023 le importazioni di vino sono rimaste stabili, sia se espresse in euro che in valuta locale, dato che il Real è stato in media allineato al 2022, dopo una fortissima svalutazione degli anni scorsi. Il Cile domina, ma con un calo delle esportazioni vicino al 10% e dunque un calo delle quote di mercato, che scende al 36% del totale importato di 464 milioni di euro e al 39% degli 1.6 milioni di ettolitri di volume. Come potet trovare nel resto del post, i dati sono quais altrettanto negativi per l’Argentina mentre guadagnano quote, oserei dire in modo “strutturale”, sia il Portogallo che la Francia. Niente da fare ancora per l’Italia che ha avuto un anno stabile e si mantiene al quinto posto tra gli esportatori nel paese. Passiamo a qualche dato di dettaglio.

    Il Brasile ha importato vino per 464 milioni di euro o 2.5 miliardi di Real nel 2023, praticamente uguale al 2022 in entrambe le definizioni. Se misurato sui 5 ultimi anni le importazioni sono cresciute del 13% annuo in valuta locale e dell’8% annuo se tradotte in euro, denotando dunque un mercato in crescita.
    Le importazioni in volume sono state 1.6 miliardi di ettolitri, in crescita del 5% nel 2023 e del 7% annuo dal 2018 a questa parte. Questo mette in luce anche un po’ il mix del prodotto, che è inferiore ai 3 euro al litro, quindi denotando un prodotto piuttosto “basico”.
    Il Cile è il primo esportatore con 167 milioni e un calo del 10%, anche se il dato si legge su un 2022 eccezionalmente positivo. L’Argentina è il secondo esportatore con 83 milioni e un calo dell’8%. Anche in questo caso si può dire che la discesa è da un livello molto elevato che era stato raggiunto.
    Sono invece positivi i dati sia del Portogallo, 71 milioni e +9% e della Francia, 49 milioni e +24%.
    Diciamo che questi 4 paesi sono quelli che guidano la crescita del vino nel paese nell’arco degli ultimi 5 anni.
    Il discorso è ben diverso per l’Italia che viaggia sui 37 milioni, stabile sul 2022 e con una crescita annua del 2% nei 5 anni, contro il +6% del Cile, il +12% dell’Argentina, il +9% del Portogallo e il +10% della Francia.
    Nel segmento degli spumanti, che cresce nel 2023 del 40% (!) e nel 2018-23 del 10% annuo, dopo il solito dominio francese (circa il 50% del totale), non ci siamo noi ma gli spagnoli con 10 milioni di euro dei 40 totali. Per l’Italia una posizione irrilevante con 3.5 milioni di euro.

     

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    Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2023/24

    Se c’è una grande azienda nel mondo che ha nel vino il suo vero “core business”, probabilmente questa è TWE. Con un’operazione piuttosto aggressiva ha annunciato alla fine del 2023 l’acquisizione per 1.5 miliardi di dollari australiani di DAOU (di cui 0.5 miliardi finanziati con debito e 1 miliardo con nuove azioni), un’azienda americana principalmente attiva nel segmento “luxury” e in rapida crescita. Si tratta di 1.1 milioni di casse di vino, nella fascia di prezzo tra 20 e 40 dollari americani, con 220 milioni di dollari USA di vendite e 63 milioni di dollari USA di utile operativo (che diventano quindi circa 100 in dollari australiani, ossia il 19% circa dell’utile operativo di TWE dell’anno scorso). Con l’operazione, valutata 13 volte l’EBITDA prima delle sinergie (circa 9 volte comprese), TWE si prende la leadership nel segmento del vino sopra 20 dollari in USA, con l’11% di quota circa (il secondo ha l’8%). Ma le novità, prima di passare all’analisi dei dati semestrali, non si fermano qui: tra marzo e giugno ci si aspetta che la Cina possa rivedere le tariffe proibitive applicate al vino australiano: se fossero abbassate, si riaprirebbe un mercato chiave per TWE, particolarmente per Penfolds, il marchio di lusso (che oltretutto ha cominciato a produrre Champagne in collaborazione con Thienot).
    Venendo ai numeri del primo semestre, che ancora non includono DAOU se non nel debito (salito 1.2 miliardi di dollari australiani da 0.8 di giugno 2023 su un capitale investito passato da 4.7 a 5.9), non c’è molto da rallegrarsi. Le vendite sono stabile a 1.2 miliardi di dollari australiani (Asia e Penfolds su, America giù) con volumi in calo del 9% a 10.8 milioni di casse, i margini calano leggermente (24% nel semestre 2022-23, 22.6% in quello appena terminato). Le azioni hanno però reagito abbastanza positivamente visto l’obiettivo del management di far crescere l’utile operativo del gruppo del 5% circa per tutto l’anno, quindi invertendo il trend del primo semestre, e sempre escludendo l’acquisizione.
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite sono stabili a 1284 milioni di AUD, con un calo del 9% dei volumi, particolarmente nel mercato americano (-17%). La divisione Penfolds continua a crescere, +9% nel semestre a 448 milioni, mentre la parte americana scende dell’8% a 448 milioni. Dal punto di vista geografico, il mercato domestico è stabile a 302 milioni, l’Asia cresce del 6% a 281 e l’America cala del 5% a 494 milioni. +5% per l’Europa a 208 milioni.
    L’utile operativo come dicevamo scende in % alle vendite ma anche in valore assoluto, circa del 6%. A pesare sugli utili è l’andamento negativo per il portafoglio americano, che ha visto un calo del 19% da 115 a 93 milioni, mentre la divisione di Penfolds pur con margini in calo è cresciuta del 3% (vedere tabella).
    Abbiamo detto della parte finanziaria. Dal punto di vista strategico il prossimo passo è quello di capire cosa fare della divisione “Premium Brands” ossia di quel pezzo di attività legato al mercato domestico ed europeo di marchi “non luxury” (per intenderci parliamo di un prezzo medio di circa 5 dollari australiani a bottiglia), che include marchi come Wynns, Lindeman’s, Wolf Bass e squealing pig.
    Insomma, l’azienda è in movimento e sempre nell’ambito dell’attività vinicola.

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