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Come dovrebbe essere una foto del vino per essere efficace?

Buon 2020 a tutti.

Abbiamo chiuso il 2019 con un’intervista ad un wine photographer britannico, dallo stile molto personale e a volte spiazzante; apriamo il 2020 con un altro professionista della scrittura con la luce, questa volta italiano: Mauro Fermariello. Gli abbiamo rivolto le stesse domande fatte a Matt Wilson, e queste sono le sue risposte. Divertitevi a metterle a confronto, e a riflettere con quale scuola di pensiero, fra le due, vi trovate più d’accordo.

Cosa dovrebbe mostrare le fotografia del vino? “Non esiste una regola. È un mondo bello in tutte le sue componenti, e sempre mutevole. I produttori, i paesaggi, le vigne, le bottiglie. Credo occorra raccontare la verità, non occorrono infingimenti”

Secondo te, cosa cerca un consumatore in una foto del vino? Divertimento? Informazione? O cos’altro? “È un mix, credo si cerchino informazioni, ma è molto meglio se sono veicolate da immagini belle. Restano impresse, si fanno ricordare”.

Quali sono le peggiori foto del vino che tu abbia mai visto? “Quelle che cercano di introdurre elementi estranei pensando di arricchire la comunicazione. Penso a ragazze che vendemmiano nude, o che, sempre nude, escono dalle botti. Il vino ha abbastanza fascino da poter mostrarsi da solo”.

Come può un produttore emergere in un mondo ormai così affollato come quello del vino? “Con un racconto costante. Non basta più farsi una bella foto per la pubblicità, ma serve racconterasi in diversi periodi dell’anno, senza mai mollare. Non necessariamente occorre un professionista, tante cose si possono fare ormai anche in casa. L’ottimo è fare molto da sé, appoggiandosi a un pro per farsi guidare”.

Dimmi tre cose che un produttore dovrebbe fare con le foto per trasmettere un messaggio efficace, e tre cose da non fare assolutamente… “Essere sincero, essere costante, imparare a essere sui social. Le tre cose che non dovrebbe fare  sono il contrario delle prime tre. Mentire (con le foto è facile), essere incostanti, usare i social troppo poco o male, che è ancora peggio.
Aggiungo che c’è chi è beatamente assente da ogni forma di comunicazione, e se la cava benissimo. Anche l’assenza è comunicazione”.

Mauro Fermariello è originario di Napoli. Laureato in Scienze Agrarie, ha presto abbandonato il lavoro in campagna per seguire la sua passione per la fotografia. Trasferitosi a Milano nel 1990, ha cominciato  a collaborare con diverse testate, interessandosi di reportage, ed approfondendo il suo interesse per gli argomenti scientifici. Ha pubblicato per numerose riviste scientifiche internazionali ed italiane (New Scientist, Lancet, Focus, Le Scienze, Quark, Jack,Newton ecc.), collaborando anche con testate di  ampia diffusione quali  Time, The Guardian, Der Spiegel, Corriere della Sera, Venerdì di Repubblica, Donna Moderna, ecc. Al suo attivo ha reportage in Bosnia, Iraq, Cambogia e Uganda. Attualmente collabora con l’agenzia inglese Science Photo Library, per la quale realizza reportage di taglio scientifico.


Fonte: https://vinopigro.it/blog/?format=rss


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