More stories

  • in

    Consorzio Asti DOCG: al via la prima sperimentazione sulle varietà aromatiche resistenti (PIWI) in piemonte

    Individuare soluzioni innovative per mantenere la produzione di qualità e tipicità coniugandole con la sostenibilità ambientale. È questo l’obiettivo del progetto sperimentale avviato dall’Istituto di Istruzione Superiore Umberto I di Alba in collaborazione con il Consorzio Asti Docg. Lo studio mira a valutare le potenzialità viticolo-enologiche di varietà aromatiche resistenti alle principali malattie fungine, con un approccio rispettoso dell’ambiente e, al tempo stesso, dell’identità produttiva territoriale.
    “I cambiamenti climatici ci impongono di ripensare l’intero approccio produttivo anche nel nostro settore – afferma Stefano Ricagno, presidente del Consorzio Asti Docg –. In Piemonte, finora, non erano mai state studiate varietà aromatiche resistenti. Come Consorzio, abbiamo quindi deciso di partecipare attivamente a questo progetto, mettendo a disposizione il nostro know-how sul vitigno Moscato Bianco. Solo attraverso la ricerca possiamo infatti individuare soluzioni tecniche innovative per una viticoltura sempre più avanzata e sostenibile.”
    L’attività di ricerca contempla la coltivazione di un campo di proprietà dell’Istituto individuato nel comune di Alba e uno di proprietà di un’ azienda socia dell’ente consortile. In entrambi i siti sarà presente il Moscato Bianco come varietà di riferimento, affiancato da varietà resistenti selezionate per la sperimentazione. La prima ad essere introdotta sarà il Muscaris (mediante la tecnica di sovrainnesto T-bud) mentre sono al vaglio studi per l’eventuale inserimento di altre varietà resistenti aromatiche. Dal 2026 e per tre anni, saranno eseguiti rilievi fenologici settimanali (dal germogliamento alla filloptosi), analisi produttive (fertilità in fioritura, produzione media per ceppo e peso medio dei grappoli) e rilievi fitosanitari per monitorare la resistenza a peronospora, oidio, botrite, giallumi infettivi e fitoplasmosi. Ogni varietà sarà testata su 50 piante sovrainnestate, con aggiornamenti annuali delle schede tecniche e della planimetria sperimentale. La vinificazione sarà condotta secondo un protocollo standard per vino bianco fermo, al fine di valutare le caratteristiche organolettiche delle varietà in prova.
    Al termine del progetto e sulla base di risultati ottenuti, si potrà procedere con la presentazione della domanda di iscrizione dei vitigni resistenti aromatici tra quelli eventualmente autorizzati alla coltivazione in Piemonte. LEGGI TUTTO

  • in

    Bererosa 2025, quattordicesima edizione di Bererosa per celebrare i rosati italiani

    Torna Bererosa nei suggestivi spazi aperti di Villa Appia Antica, la location che da cinque anni celebra i grandi vini rosati fermi e con le bollicine del Belpaese, una produzione che fa dell’aspetto qualitativo e identitario i suoi punti di forza. Appuntamento martedì 1 luglio dalle 17 alle 23 per conoscere, tra alberi secolari e vestigia della Roma antica, una selezione di oltre 130 etichette in rappresentanza delle migliori produzioni rosé dal nord al sud della Penisola, alla scoperta dei vini rosati più iconici di ogni regione.“I vini rosa a indicazione geografica nel 2024 hanno contato un milione e 450 mila ettolitri prodotti – racconta Francesco D’Agostino direttore di Cucina & Vini – perdendo circa ottantamila ettolitri rispetto al 2021 (5,3%), di cui quasi sessantamila da ascrivere alla Doc Prosecco, le cui variazioni hanno origine diverse, legate e movimenti di mercato globali. Infatti, resta largamente la regione leader con circa 460.000 ettolitri prodotti, seguita da Emilia Lambrusco Igt vicina a 135.000 ettolitri. Per quanto riguarda il complesso dei vini rosati nel 2024 abbiamo prodotto vini rosa per circa due milioni e centocinquantamila ettolitri, registrando una riduzione del 7,6 % sul 2021. In sostanza la produzione di origine certificata tiene, mentre continua il processo di riduzione delle produzioni più semplici che non dichiarano l’origine”.
    Come ogni anno, Bererosa si svolgerà con la formula del Walk Around Tasting, che permetterà al pubblico di degustare etichette di assoluto pregio, passeggiando liberamente nell’incantevole Villa Appia Antica, abbinandole a una grande selezioni di proposte food.  Dalle specialità di mare di Pescaria, la catena di ristoranti made in Puglia, con i loro panini con il pesce, tutti disponibili anche in versione vegetariana, e i cartocci di fritti sia di pesce che di verdure, all’immancabile pizza romana farcita con la mortadella del food truck Sfornaio.
    Ci saranno inoltre le Cosmic Crisp, le mele del futuro nate dall’incrocio tra le varietà Enterprise e Honeycrisp, da conoscere anche con un giro sulla mongolfiera Cosmic Crisp. Non mancherà uno spazio dedicato agli oli extravergini di oliva selezionati da Olives Road e, inoltre, l’intero percorso degustazione sarà supportato dall’utilizzo dei calici di altissimo livello di VDGlass.
    COLPO D’OCCHIO
    Bererosa 2025Martedì 1 lugliodalle 17 alle 23Parco dell’Appia AnticaVia Pompeo Licinio, 87Roma
    Biglietteria onlineBiglietteria disponibile anche alla manifestazioneInfo: bererosa@cucinaevini.it; 0698872584 LEGGI TUTTO

  • in

    Enoturismo in Alto Adige: cosa fare d’estate tra cantine, natura e sport

    L’Alto Adige non è solo una terra di paesaggi mozzafiato, ma anche patria di vini eccellenti e di esperienze enoturistiche uniche. Con l’estate, le dolci colline e i pendii soleggiati si trasformano in un mosaico di vigne e profumi: un invito a esplorare, gustare e lasciarsi ispirare.La novità per l’estate 2025 è la Wine&Bike Alto Adige Collection, un progetto realizzato dal Consorzio Vini Alto Adige in collaborazione con IDM Südtirol, che unisce cicloturismo ed enologia. Otto tour tematici, più di 100 cantine coinvolte, degustazioni, esperienze tra i vigneti e percorsi personalizzati consultabili tramite l’app Komoot. I percorsi hanno ognuno un tema particolare ed il turista può scegliere quello che preferisce: Vino & architettura lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige; Tour del Pinot Bianco nell’Oltradige: da Caldaro ad Appiano; Sulle tracce di un grande classico dell’Alto Adige: le colline di Santa Maddalena; Dal Gewürztraminer al Pinot Nero: lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige; Fascino mediterraneo: tra i vigneti della conca di Merano; La zona vinicola più settentrionale a sud delle Alpi: un tour in Valle Isarco; Un itinerario circolare in Val Venosta: aspra, secca, spettacolare; Castelli, vigneti e cantine prestigiose: lungo la Valle dell’Adige tra Bolzano e Merano.
    Il territorio vinicolo dell’Alto Adige offre ai ciclisti una rete ben articolata di piste ciclabili che attraversa tutta la regione e, inoltre, essendo una regione vinicola relativamente piccola, le distanze tra le zone di produzione, le cantine e i luoghi d’interesse sono brevi e facili da percorrere; gli itinerari sono adatti a tutti i livelli di preparazione fisica. Dall’applicazione Komoot si può facilmente accedere alla Wine&Bike Alto Adige Collection e scegliere il percorso che si preferisce.
    Photo Credits: IDM Südtirol-Alto Adige/Alex Filz
    Per le esperienze in bicicletta c’è anche la possibilità di farsi guidare da uno dei Bike Wine Ambassador selezionati insieme all’Associazione Guide Mountain Bike Alto Adige: dei conoscitori del vino che accompagnano gli enoturisti in ciclo-tour personalizzati in tutte le aree vinicole dell’Alto Adige.
    Ad arricchire l’esperienza, la cucina locale propone piatti raffinati e autentici, perfettamente abbinati ai vini della regione. L’ospitalità incontra la cultura del vino e ogni anno viene celebrata con il Premio Alto Adige per la Cultura del Vino, attribuito a quelle realtà che sanno eccellere in capacità di abbinamento, selezione e servizio dei vini.
    Vivere l’enoturismo in Alto Adige significa abbracciare un viaggio lento e consapevole, dove ogni sorso racconta una storia. Qui il vino non si degusta solo a tavola: è cultura, paesaggio e architettura. Per scoprire l’anima autentica di questa regione si può camminare tra filari centenari, pedalare lungo itinerari panoramici e visitare cantine dal design sorprendente, dove tradizione e progetti innovativi si incontrano.
    Per scoprire ed essere sempre aggiornati sulle migliori esperienze enoturistiche e sugli appuntamenti enogastronomici in Alto Adige si può consultare il sito del Consorzio Vini Alto Adige www.vinialtoadige.com. LEGGI TUTTO

  • in

    Le Monde: degustazioni personalizzate e progetti futuri nell’enoturismo di qualità del Friuli

    Nel Friuli occidentale, tra i fiumi Livenza e Meduna, con i suoi 120 ettari di vigneti di proprietà, la cantina Le Monde continua a coltivare con passione il proprio impegno verso l’accoglienza, il territorio e la qualità. Oggi, attraverso esperienze di degustazione costruite su misura, invita i visitatori a entrare in sintonia con il paesaggio e i ritmi della natura, scoprendo i vini che meglio raccontano l’identità di questo angolo di terra, uno fra tutti, il suo Pinot Bianco DOC, premiato per ben dieci volte con i Tre Bicchieri del Gambero Rosso.ESPERIENZE DI DEGUSTAZIONE: PERCORSI DI CONOSCENZA DEL TERRITORIO
    L’esperienza enoturistica di Le Monde si articola in quattro percorsi di degustazione:
    • Espressioni friulane – degustazione guidata di 3 vini.• Cinque Sensi – degustazione guidata di 5 vini.• Espressioni premium – degustazione guidata di 3 vini con assaggi di formaggi e salumi locali.• Cinque sensi premium – degustazione guidata di 5 vini con assaggi di formaggi e salumi locali.
    Tutte le degustazioni si svolgono in italiano o in inglese; i vini da degustare spaziano dai bianchi ai rossi, passando per le riserve e le bollicine. Ogni visita si apre con una passeggiata tra i vigneti antistanti la cantina, dove vengono raccontate le caratteristiche pedoclimatiche di questo angolo di Friuli, seguita dalla visita alla cantina, alla barricaia e dalla degustazione finale. I percorsi degustativi proposti da Le Monde mettono al centro non solo la qualità dei vini, ma anche la visione di una squadra unita e la passione comune per la terra e sono pensati per far conoscere quel particolare territorio friulano in cui la cantina affonda le sue radici.
    PROGETTI FUTURI DI CRESCITA CONSAPEVOLE E SOSTENIBILE
    Accanto all’enoturismo, Le Monde guarda al futuro con una serie di progetti legati all’ospitalità e alla produzione, senza mai perdere il contatto con ciò che la rende unica: la concretezza, il rispetto della natura e delle persone e il desiderio di migliorarsi giorno dopo giorno.
    Nel 2026 è prevista l’apertura di un nuovo wine shop, concepito come uno spazio accogliente dove vivere il vino in modo diretto e consapevole. Parallelamente, la cantina sta riorganizzando i propri spazi produttivi per rispondere in modo più armonico alle esigenze quotidiane, puntando a una gestione sostenibile delle risorse e alla riduzione dell’impatto ambientale.
    Di pari passo continua l’impegno agronomico, con l’acquisizione di nuovi vigneti nella zona. L’obiettivo è crescere in maniera organica, incrementando la produzione di vini bianchi fermi e potenziare ulteriormente la produzione del Pinot Bianco, vitigno principe della cantina.
    Per quanto riguarda l’export, Le Monde continua a coltivare relazioni con mercati già consolidati come Cina e Giappone, mentre si apre con curiosità a nuove opportunità nel Sud-est asiatico, in Asia centrale e in alcune regioni emergenti dell’Africa.
    Per informazioni e prenotazioni delle degustazioni: https://www.lemondewine.com/esperienza/. LEGGI TUTTO

  • in

    Cambio di direttivo per il Consorzio Vini Valle d’Aosta

    A segnare l’importante svolta generazionale è Nicolas Bovard (Cave Mont Blanc), neoeletto Presidente, classe 1996, affiancato dal Vicepresidente André Gerbore (Cave des Onzes Communes), classe 1989. Una scelta che testimonia la fiducia del settore nei giovani protagonisti della viticoltura valdostana. A completare il direttivo, il nuovo consiglio composto da Hervé Grosjean (Grosjean Vins), Patrick Ronzani (Institut Agricole Régional), Matteo Barmaz (Di Barrò), Elio Chatrian (Crotta di Vegneron), Luciano Zoppo Ronzero (Pianta Grossa), Vincent Grosjean (Soc. Agricola Les Ecules), Marco Martin (Lo Triolet).
    Tra le priorità del nuovo consiglio, un manifesto chiaro e ben focalizzato su alcuni punti: definire e rafforzare l’identità della denominazione Vallée d’Aoste DOC, vigilare sul corretto utilizzo della denominazione d’origine, collaborare con gli enti di ricerca per promuovere lo sviluppo della viticoltura di montagna e lavorare a stretto contatto con l’amministrazione regionale per la valorizzazione della DOC, sia sul territorio che oltre i confini regionali.
    Il nuovo direttivo esprime sincera gratitudine al Presidente uscente Vincent Grosjean, insieme a Giulio Corti, Alessandro Jans ed Ermes Pavese per l’impegno, la dedizione e la passione per il lavoro svolto, ringraziando tutti i viticoltori per la fiducia accordata. Si apre ora un nuovo capitolo, animato dal desiderio di unire le forze e proseguire, con la partecipazione di tutti i Vignerons, alla costruzione di un futuro solido e promettente per la viticoltura valdostana, fatto di collaborazione, identità e amore per il territorio.
    Costituitosi formalmente nel marzo del 2022 – il Consorzio nasce dopo molti anni di lavoro di Vival – Associazione Viticoltori Valdostani – che fino a quel momento ha promosso e tutelato i vini DOC della Valle d’Aosta. Oggi questa realtà – che associa 48 aziende del territorio – svolge un ruolo fondamentale nel promuovere e tutelare la produzione vinicola regionale: le circa 1,8 milioni di bottiglie prodotte annualmente rappresentano circa il 97% della produzione regionale di vino DOC. LEGGI TUTTO

  • in

    Sicily on Wine: un racconto di vino, territorio e relazione

    Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure ne custodiscono ogni battito. Luoghi dove la bellezza non è riparo, ma direzione. In Sicilia, tra i rilievi silenziosi dei Monti Sicani, la memoria non è solo un esercizio del ricordo: è sostanza viva delle cose, è paesaggio che respira, è gesto quotidiano. Qui, tra le pietre chiare di Chiusa Sclafani, le curve antiche di Sambuca, l’asprezza luminosa di una natura selvaggia, ogni cosa racconta chi siamo stati — e chi scegliamo ancora di essere.

    Perché i paesi non muoiono solo per lo spopolamento, ma quando chi resta smette di riconoscersi nello sguardo dell’altro, quando la memoria si sfilaccia fino a diventare estranea. E invece, in questi luoghi marginali solo in apparenza, si resiste. Si tiene viva la trama sottile della bellezza vera: non quella citata distrattamente come un mantra stanco, ma quella fatta di mani che lavorano la terra, di vino che racconta un territorio, di comunità che si ritrova intorno a un rito condiviso.

    Sicily on Wine nasce così, come un atto di cura. Non una celebrazione effimera, ma un tempo sospeso in cui cultura, paesaggio, lavoro e memoria si intrecciano per dire che sì, la bellezza può ancora salvarci — ma solo se sapremo, noi per primi, salvare lei.

    Ed è proprio in questa visione che ha preso forma la manifestazione: dieci buyer da sette Paesi e tre continenti, ventuno produttori siciliani, oltre duecento incontri B2B, tour nelle cantine e scoperta del territorio. Numeri che raccontano un progetto concreto, ma che da soli non bastano a spiegare l’energia che si è respirata tra le navate del seicentesco Monastero dei Padri Olivetani, a Chiusa Sclafani, dove si sono svolti gli incontri e le degustazioni.

    Organizzato da Sicindustria — partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete europea a supporto delle PMI — insieme a WonderFood Communication, al Comune di Chiusa Sclafani e al Sector Group Agrifood, Sicily on Wine è stato pensato per restituire visibilità e prospettive alle piccole e medie realtà vitivinicole dell’Isola. Aziende spesso a conduzione familiare, con produzioni limitate — inferiori alle 100.000 bottiglie l’anno — che scelgono la via più lunga: quella della qualità, della sostenibilità, dei vitigni autoctoni.

    Monastero dei Padri Olivetani – Chiusa Sclafani

    Qui, tra un bicchiere condiviso e uno scambio di idee, le imprese siciliane hanno incontrato il mondo: buyer dal Canada alla Polonia, dalla Grecia all’India, e giornalisti di settore hanno ascoltato storie che profumano di terra e fatica, assaggiato vini che parlano con voce distinta del proprio luogo d’origine.

    I giorni di Sicily on Wine sono stati anche occasione di visite aziendali, degustazioni e incontri autentici: buyer e giornalisti sono entrati nelle cantine, hanno ascoltato storie familiari, scoperto i prodotti locali, che insieme compongono un mosaico vivo di relazioni.

    Sicily on Wine non è solo un evento: è un invito a tornare, a restare, a credere che la bellezza, quella vera, possa ancora essere una promessa mantenuta.

    Focus sui vini

    Che i vini siciliani godano oggi di ottima salute è fuori discussione. E non si tratta solo dei nomi più noti o delle grandi denominazioni: è nelle produzioni più piccole, rarefatte, spesso al di sotto delle centomila bottiglie annue, che si coglie la vitalità autentica del vino siciliano contemporaneo. Sicily on Wine ha dato voce proprio a questa realtà, mettendo in luce un panorama di altissimo livello, in particolare sul fronte dei bianchi – tra i più interessanti d’Italia e di respiro sempre più internazionale.

    Tra le degustazioni che hanno lasciato il segno, spicca il Sicilia Grillo DOC “Contravénto” di TerreGarcia, un bianco dalla personalità netta, così come il sorprendente vino rosa 2024 di Serra Ferdinandea, un nero d’Avola in purezza che ribalta gli stereotipi del rosato. Non mancano le bollicine, come il Perle di Grazia di Terre di Gratia, a conferma di quanto sia ampio e dinamico il ventaglio delle interpretazioni enologiche siciliane, ma l’elenco potrebbe continuare perché tutte le cantine presenti al Monastero dei Padri Olivetani hanno presentato referenze di livello assoluto.

    E poi ci sono i “geni liberi” – come Marilena Barbera, Francesco Guccione, Salvatore Tamburello – che con i loro vini sanno creare visioni e risonanze profonde. Produzioni che si sottraggono a qualsiasi standardizzazione e che ricordano cosa dovrebbe essere davvero il vino: un racconto sincero, coraggioso, capace di sorprendere. Guccione, in particolare, dimostra come un vino naturale possa essere fatto con eleganza, grazia e profondità, indicando una via alternativa e credibile rispetto a certa deriva modaiola del “naturale”.

    Il segreto del nuovo Rinascimento del vino siciliano risiede anche in una fiducia crescente nelle nuove generazioni. Giovani produttori, sempre più spesso donne, stanno riportando in primo piano concetti come sostenibilità, consapevolezza ambientale e rispetto del territorio, contribuendo a una trasformazione culturale che mette al centro la qualità, ma anche l’identità.

    Sicily on wine Buyer

    Quella della Sicilia è una rivoluzione che affonda le radici nel passato. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un grande lavoro di riscoperta e valorizzazione delle varietà autoctone: sono oltre cento i vitigni selezionati e catalogati, di cui almeno una ventina con potenziale qualitativo straordinario. Se il nero d’Avola è ormai un ambasciatore internazionale, accanto a lui si affermano vitigni come il nerello mascalese e cappuccio, il frappato, l’alicante, il perricone e la nocera. Sul versante bianco brillano nomi come inzolia, carricante, grecanico, catarratto, zibibbo, malvasia di Lipari e moscato di Siracusa.

    Questo straordinario patrimonio ampelografico – spesso ancora poco conosciuto – è parte integrante dell’identità culturale dell’isola, e racconta una Sicilia che non ha mai smesso di credere nella propria unicità. Chi ha scelto di rimanere, o di tornare, e di metterci la faccia, ha fatto scelte coraggiose: conversione al biologico, apertura all’enoturismo, nuovi linguaggi per comunicare il vino e il territorio.

    La Sicilia si candida così a essere, oggi più che mai, una delle regioni vinicole più espressive e interessanti del mondo. Un laboratorio a cielo aperto, dove si incontrano storia e sperimentazione, paesaggio e visione. Un’Isola del Vino che guarda al futuro con radici ben salde nella propria terra.

    I produttori presenti a Sicily on Wine LEGGI TUTTO

  • in

    Sicily on Wine: un racconto di vino, territorio e relazione

    Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure ne custodiscono ogni battito. Luoghi dove la bellezza non è riparo, ma direzione. In Sicilia, tra i rilievi silenziosi dei Monti Sicani, la memoria non è solo un esercizio del ricordo: è sostanza viva delle cose, è paesaggio che respira, è gesto quotidiano. Qui, tra le pietre chiare di Chiusa Sclafani, le curve antiche di Sambuca, l’asprezza luminosa di una natura selvaggia, ogni cosa racconta chi siamo stati — e chi scegliamo ancora di essere.

    Perché i paesi non muoiono solo per lo spopolamento, ma quando chi resta smette di riconoscersi nello sguardo dell’altro, quando la memoria si sfilaccia fino a diventare estranea. E invece, in questi luoghi marginali solo in apparenza, si resiste. Si tiene viva la trama sottile della bellezza vera: non quella citata distrattamente come un mantra stanco, ma quella fatta di mani che lavorano la terra, di vino che racconta un territorio, di comunità che si ritrova intorno a un rito condiviso.

    Sicily on Wine nasce così, come un atto di cura. Non una celebrazione effimera, ma un tempo sospeso in cui cultura, paesaggio, lavoro e memoria si intrecciano per dire che sì, la bellezza può ancora salvarci — ma solo se sapremo, noi per primi, salvare lei.

    Ed è proprio in questa visione che ha preso forma la manifestazione: dieci buyer da sette Paesi e tre continenti, ventuno produttori siciliani, oltre duecento incontri B2B, tour nelle cantine e scoperta del territorio. Numeri che raccontano un progetto concreto, ma che da soli non bastano a spiegare l’energia che si è respirata tra le navate del seicentesco Monastero dei Padri Olivetani, a Chiusa Sclafani, dove si sono svolti gli incontri e le degustazioni.

    Organizzato da Sicindustria — partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete europea a supporto delle PMI — insieme a WonderFood Communication, al Comune di Chiusa Sclafani e al Sector Group Agrifood, Sicily on Wine è stato pensato per restituire visibilità e prospettive alle piccole e medie realtà vitivinicole dell’Isola. Aziende spesso a conduzione familiare, con produzioni limitate — inferiori alle 100.000 bottiglie l’anno — che scelgono la via più lunga: quella della qualità, della sostenibilità, dei vitigni autoctoni.

    Monastero dei Padri Olivetani – Chiusa Sclafani

    Qui, tra un bicchiere condiviso e uno scambio di idee, le imprese siciliane hanno incontrato il mondo: buyer dal Canada alla Polonia, dalla Grecia all’India, e giornalisti di settore hanno ascoltato storie che profumano di terra e fatica, assaggiato vini che parlano con voce distinta del proprio luogo d’origine.

    I giorni di Sicily on Wine sono stati anche occasione di visite aziendali, degustazioni e incontri autentici: buyer e giornalisti sono entrati nelle cantine, hanno ascoltato storie familiari, scoperto i prodotti locali, che insieme compongono un mosaico vivo di relazioni.

    Sicily on Wine non è solo un evento: è un invito a tornare, a restare, a credere che la bellezza, quella vera, possa ancora essere una promessa mantenuta.

    Focus sui vini

    Che i vini siciliani godano oggi di ottima salute è fuori discussione. E non si tratta solo dei nomi più noti o delle grandi denominazioni: è nelle produzioni più piccole, rarefatte, spesso al di sotto delle centomila bottiglie annue, che si coglie la vitalità autentica del vino siciliano contemporaneo. Sicily on Wine ha dato voce proprio a questa realtà, mettendo in luce un panorama di altissimo livello, in particolare sul fronte dei bianchi – tra i più interessanti d’Italia e di respiro sempre più internazionale.

    Tra le degustazioni che hanno lasciato il segno, spicca il Sicilia Grillo DOC “Contravénto” di TerreGarcia, un bianco dalla personalità netta, così come il sorprendente vino rosa 2024 di Serra Ferdinandea, un nero d’Avola in purezza che ribalta gli stereotipi del rosato. Non mancano le bollicine, come il Perle di Grazia di Terre di Gratia, a conferma di quanto sia ampio e dinamico il ventaglio delle interpretazioni enologiche siciliane, ma l’elenco potrebbe continuare perché tutte le cantine presenti al Monastero dei Padri Olivetani hanno presentato referenze di livello assoluto.

    E poi ci sono i “geni liberi” – come Marilena Barbera, Francesco Guccione, Salvatore Tamburello – che con i loro vini sanno creare visioni e risonanze profonde. Produzioni che si sottraggono a qualsiasi standardizzazione e che ricordano cosa dovrebbe essere davvero il vino: un racconto sincero, coraggioso, capace di sorprendere. Guccione, in particolare, dimostra come un vino naturale possa essere fatto con eleganza, grazia e profondità, indicando una via alternativa e credibile rispetto a certa deriva modaiola del “naturale”.

    Il segreto del nuovo Rinascimento del vino siciliano risiede anche in una fiducia crescente nelle nuove generazioni. Giovani produttori, sempre più spesso donne, stanno riportando in primo piano concetti come sostenibilità, consapevolezza ambientale e rispetto del territorio, contribuendo a una trasformazione culturale che mette al centro la qualità, ma anche l’identità.

    Sicily on wine Buyer

    Quella della Sicilia è una rivoluzione che affonda le radici nel passato. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un grande lavoro di riscoperta e valorizzazione delle varietà autoctone: sono oltre cento i vitigni selezionati e catalogati, di cui almeno una ventina con potenziale qualitativo straordinario. Se il nero d’Avola è ormai un ambasciatore internazionale, accanto a lui si affermano vitigni come il nerello mascalese e cappuccio, il frappato, l’alicante, il perricone e la nocera. Sul versante bianco brillano nomi come inzolia, carricante, grecanico, catarratto, zibibbo, malvasia di Lipari e moscato di Siracusa.

    Questo straordinario patrimonio ampelografico – spesso ancora poco conosciuto – è parte integrante dell’identità culturale dell’isola, e racconta una Sicilia che non ha mai smesso di credere nella propria unicità. Chi ha scelto di rimanere, o di tornare, e di metterci la faccia, ha fatto scelte coraggiose: conversione al biologico, apertura all’enoturismo, nuovi linguaggi per comunicare il vino e il territorio.

    La Sicilia si candida così a essere, oggi più che mai, una delle regioni vinicole più espressive e interessanti del mondo. Un laboratorio a cielo aperto, dove si incontrano storia e sperimentazione, paesaggio e visione. Un’Isola del Vino che guarda al futuro con radici ben salde nella propria terra.

    I produttori presenti a Sicily on Wine LEGGI TUTTO

  • in

    Sicily on Wine: un racconto di vino, territorio e relazione

    Ci sono luoghi che sembrano fuori dal tempo, eppure ne custodiscono ogni battito. Luoghi dove la bellezza non è riparo, ma direzione. In Sicilia, tra i rilievi silenziosi dei Monti Sicani, la memoria non è solo un esercizio del ricordo: è sostanza viva delle cose, è paesaggio che respira, è gesto quotidiano. Qui, tra le pietre chiare di Chiusa Sclafani, le curve antiche di Sambuca, l’asprezza luminosa di una natura selvaggia, ogni cosa racconta chi siamo stati — e chi scegliamo ancora di essere.

    Perché i paesi non muoiono solo per lo spopolamento, ma quando chi resta smette di riconoscersi nello sguardo dell’altro, quando la memoria si sfilaccia fino a diventare estranea. E invece, in questi luoghi marginali solo in apparenza, si resiste. Si tiene viva la trama sottile della bellezza vera: non quella citata distrattamente come un mantra stanco, ma quella fatta di mani che lavorano la terra, di vino che racconta un territorio, di comunità che si ritrova intorno a un rito condiviso.

    Sicily on Wine nasce così, come un atto di cura. Non una celebrazione effimera, ma un tempo sospeso in cui cultura, paesaggio, lavoro e memoria si intrecciano per dire che sì, la bellezza può ancora salvarci — ma solo se sapremo, noi per primi, salvare lei.

    Ed è proprio in questa visione che ha preso forma la manifestazione: dieci buyer da sette Paesi e tre continenti, ventuno produttori siciliani, oltre duecento incontri B2B, tour nelle cantine e scoperta del territorio. Numeri che raccontano un progetto concreto, ma che da soli non bastano a spiegare l’energia che si è respirata tra le navate del seicentesco Monastero dei Padri Olivetani, a Chiusa Sclafani, dove si sono svolti gli incontri e le degustazioni.

    Organizzato da Sicindustria — partner di Enterprise Europe Network (EEN), la più grande rete europea a supporto delle PMI — insieme a WonderFood Communication, al Comune di Chiusa Sclafani e al Sector Group Agrifood, Sicily on Wine è stato pensato per restituire visibilità e prospettive alle piccole e medie realtà vitivinicole dell’Isola. Aziende spesso a conduzione familiare, con produzioni limitate — inferiori alle 100.000 bottiglie l’anno — che scelgono la via più lunga: quella della qualità, della sostenibilità, dei vitigni autoctoni.

    Monastero dei Padri Olivetani – Chiusa Sclafani

    Qui, tra un bicchiere condiviso e uno scambio di idee, le imprese siciliane hanno incontrato il mondo: buyer dal Canada alla Polonia, dalla Grecia all’India, e giornalisti di settore hanno ascoltato storie che profumano di terra e fatica, assaggiato vini che parlano con voce distinta del proprio luogo d’origine.

    I giorni di Sicily on Wine sono stati anche occasione di visite aziendali, degustazioni e incontri autentici: buyer e giornalisti sono entrati nelle cantine, hanno ascoltato storie familiari, scoperto i prodotti locali, che insieme compongono un mosaico vivo di relazioni.

    Sicily on Wine non è solo un evento: è un invito a tornare, a restare, a credere che la bellezza, quella vera, possa ancora essere una promessa mantenuta.

    Focus sui vini

    Che i vini siciliani godano oggi di ottima salute è fuori discussione. E non si tratta solo dei nomi più noti o delle grandi denominazioni: è nelle produzioni più piccole, rarefatte, spesso al di sotto delle centomila bottiglie annue, che si coglie la vitalità autentica del vino siciliano contemporaneo. Sicily on Wine ha dato voce proprio a questa realtà, mettendo in luce un panorama di altissimo livello, in particolare sul fronte dei bianchi – tra i più interessanti d’Italia e di respiro sempre più internazionale.

    Tra le degustazioni che hanno lasciato il segno, spicca il Sicilia Grillo DOC “Contravénto” di TerreGarcia, un bianco dalla personalità netta, così come il sorprendente vino rosa 2024 di Serra Ferdinandea, un nero d’Avola in purezza che ribalta gli stereotipi del rosato. Non mancano le bollicine, come il Perle di Grazia di Terre di Gratia, a conferma di quanto sia ampio e dinamico il ventaglio delle interpretazioni enologiche siciliane, ma l’elenco potrebbe continuare perché tutte le cantine presenti al Monastero dei Padri Olivetani hanno presentato referenze di livello assoluto.

    E poi ci sono i “geni liberi” – come Marilena Barbera, Francesco Guccione, Salvatore Tamburello – che con i loro vini sanno creare visioni e risonanze profonde. Produzioni che si sottraggono a qualsiasi standardizzazione e che ricordano cosa dovrebbe essere davvero il vino: un racconto sincero, coraggioso, capace di sorprendere. Guccione, in particolare, dimostra come un vino naturale possa essere fatto con eleganza, grazia e profondità, indicando una via alternativa e credibile rispetto a certa deriva modaiola del “naturale”.

    Il segreto del nuovo Rinascimento del vino siciliano risiede anche in una fiducia crescente nelle nuove generazioni. Giovani produttori, sempre più spesso donne, stanno riportando in primo piano concetti come sostenibilità, consapevolezza ambientale e rispetto del territorio, contribuendo a una trasformazione culturale che mette al centro la qualità, ma anche l’identità.

    Sicily on wine Buyer

    Quella della Sicilia è una rivoluzione che affonda le radici nel passato. Negli ultimi vent’anni, infatti, si è assistito a un grande lavoro di riscoperta e valorizzazione delle varietà autoctone: sono oltre cento i vitigni selezionati e catalogati, di cui almeno una ventina con potenziale qualitativo straordinario. Se il nero d’Avola è ormai un ambasciatore internazionale, accanto a lui si affermano vitigni come il nerello mascalese e cappuccio, il frappato, l’alicante, il perricone e la nocera. Sul versante bianco brillano nomi come inzolia, carricante, grecanico, catarratto, zibibbo, malvasia di Lipari e moscato di Siracusa.

    Questo straordinario patrimonio ampelografico – spesso ancora poco conosciuto – è parte integrante dell’identità culturale dell’isola, e racconta una Sicilia che non ha mai smesso di credere nella propria unicità. Chi ha scelto di rimanere, o di tornare, e di metterci la faccia, ha fatto scelte coraggiose: conversione al biologico, apertura all’enoturismo, nuovi linguaggi per comunicare il vino e il territorio.

    La Sicilia si candida così a essere, oggi più che mai, una delle regioni vinicole più espressive e interessanti del mondo. Un laboratorio a cielo aperto, dove si incontrano storia e sperimentazione, paesaggio e visione. Un’Isola del Vino che guarda al futuro con radici ben salde nella propria terra.

    I produttori presenti a Sicily on Wine LEGGI TUTTO