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I risultati delle aziende vinicole italiane (escluse cooperative) – aggiornamento Mediobanca 2021

Il segmento delle aziende del campione Mediobanca (155 aziende escluse cooperative e a controllo estero) ha riportato dei record assoluti in termini fatturato e di margini. Le vendite sono in crescita del 18% a 5.8 miliardi contro il +10% delle cooperative e i margini del 14.5% a livello di EBITDA e 9.6% a livello di utile operativo (nonostante l’impatto delle rivalutazioni artificiali) sono i più alti da quando guardiamo ai dati (2003). Unica nota in un certo senso stonata è che a fronte di dati tanto buoni gli investimenti non siano in ripresa, fermi a circa il 5% del fatturato ossia leggermente meno del 5.5-6% medio degli anni pre-Covid. Come abbiamo osservato per il campione generale il miglioramento dei margini rispetto al 2019 è frutto della maggiore efficienza rispetto al costo del personale, cresciuto solo del 2% a fronte di un progresso del fatturato (2021 su 2019) del 14%. Ritornando a quanto dicevo nel post precedente sull’argomento, le tabelle di Mediobanca sui dati preliminari 2022 mostrano un calo di margini per molte delle maggiori aziende, dovuto alla ripresa dell’inflazione che ha colpito soprattutto le materie prime secche (così vengono chiamate il vetro, le etichette e via dicendo). Per il 2022 le indicazioni preliminari sono per un fatturato ulteriormente cresciuto del 10% (un po’ più per le cooperative anche per la differente chiusura mensile di alcune di esse), mentre per il 2023 le attese sono per un deciso rallentamento (+3-4%). Passiamo a una breve analisi dei dati.

  • Il fatturato delle 155 aziende analizzate è cresciuto del 18%, a fronte di un incremento del 14% delle esportazioni e del 22% delle vendite in Italia. Come per il campione totale, si tratta di un effetto dovuto al Covid. Se confrontassimo i dati 2021 con quelli 2019, le evidenze si invertono: l’Italia è in crescita dell’11%, mentre l’estero del 16%.
  • L’impatto dell’incremento del costo delle materie prime e dell’inflazione ancora non si vede. Il valore aggiunto al 23.2% del fatturato è il medesimo del 2019 (2020 è una eccezione), su un livello comunque molto elevato rispetto agli anni scorsi.
  • Con dei costi del personali soltanto a +2% sul 2019, l’EBITDA cumulato è del 24% sopra il 2019, per un margine del 14.5%, parzialmente moderato dall’incremento (artificiale) degli ammortamenti, per arrivare dopo tasse (leggermente sotto il 2019 al 22% dell’utile ante imposte) e oneri finanziari (quelli lordi in salita ma più che compensati da maggiori proventi) a un utile netto di 400 milioni, contro 317 del 2019 e 338 del 2020.
  • La struttura finanziaria vede un incremento del debito a 1.4 miliardi di euro, corrispondenti a un rapporto di 1.6 volte sull’EBITDA (livello più basso di sempre) e del 20% del patrimonio netto (anche se questo rapporto è molto influenzato dalle partite contabili.
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