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Dolce Toscana nel Vino


Basta la nobile e lunga storia del Vin Santo per dare un futuro ai vini dolci toscani? Alcol test, stile di vita e soprattutto paura del “giro vita”, contraffazioni o accorgimenti produttivi che riempiono il mercato di Vin Santo scadente a basso prezzo … e i vini dolci toscani sono sempre più nell’angolo.

Per questo Donatella Cinelli Colombini ha utilizzato la presentazione del suo nuovo super – passito, alla Fattoria del Colle (Trequanda, Siena), per organizzare una degustazione riservata alla stampa accreditata di 12 vini dolci delle Donne del Vino toscane e discutere, con l’aiuto del giornalista enogastronomico Gianni Fabrizio, le scelte stilistiche e di marketing per un possibile rilancio futuro.

In degustazione brand celebri e di grande tradizione che già nella scorsa primavera, non appena invitati a partecipare alla degustazione, hanno risposto con entusiasmo. Una compilation straordinaria e irripetibile che ha messo insieme tutte le espressioni più tradizionali e innovative dei calici dolci toscani: 7 Vin Santo di età e provenienza diverse, due passiti, un Occhio di Pernice, un Aleatico e un Moscadello.

• Badia a Coltibuono Vin Santo DOC 2013
• Banfi Florus Moscadello di Montalcino DOC 2019
• Capezzana Vin Santo di Carmignano DOC Riserva 2016
• Castello di Querceto Vin Santo del Chianti Classico DOC 2018
• Castello Sonnino Red Label Vin Santo del Chianti DOC 2015
• Dei Vin Santo di Montepulciano DOC  2016
• Donatella Cinelli Colombini Passito IGT Toscana 2018
• Fattoria Aldobrandesca Aleatico Sovana DOC Superiore 2022
• Fattoria Le Pupille Passito Solalto IGT Toscana 2019
• Tenuta di Artimino Vin Santo di Carmignano DOC Occhio di Pernice 2012
• Tenuta Il Corno Vin Santo 2004
• Villa di Vetrice Vin Santo del Chianti Rufina DOC 2005

Passito di Traminer di Donatella Cinelli Colombini per provare una nuova modalità di consumo

Oltre a investimenti in comunicazione, eventi e un maggiore impegno dei pasticceri toscani … una possibile strategia di marketing per i vini dolci, secondo Donatella Cinelli Colombini, riguarda il modo di consumarli: fuori pasto oppure a fine pasto in abbinamento con formaggi erborinati e stravecchi.

Per dare una dimostrazione pratica di questa idea Donatella ha usato il suo nuovo Passito 2018 BIO da uve Traminer prodotto in sole 364 piccole bottiglie custodite in scrigni azzurri e munite di un certificato simile a quello delle opere d’arte. Un vino prezioso e raro, ottenuto da un appassimento naturale e voluto da suo marito Carlo Gardini che, negli anni, ha ottenuto altissimi rating da parte della stampa internazionale. Un campione in piccolo formato che viene proposto insieme a tre formaggi scelti da Andrea Magi DeMagi super premiato affinatore caseario: gli erborinati Superbia di Bufala, Puffarello di Pecora e il Maledetto Toscano invecchiato 2 anni. A fine pasto invece l’abbinamento più tradizionale con un dolce creato appositamente dal campione del mondo Rossano Vinciarelli.

Infine un tocco importante riguarda i posti in cui il vino viene consumato: panorami della Val d’Orcia e delle Crete senesi, luoghi pieni di storia e di identità. Posti come la fattoria del Colle, di Trequanda, che accrescono il piacere del sorso e dimostrano quanto sia utile fare turismo del vino in Toscana per godere a pieno di una civiltà nobile e antica.

Vini dolci e vin santo antichi e nobili: una storia da difendere

La Toscana ha vini dolci di grande genealogia: l’Aleatico vitigno a bacca nera fu forse portato sulla costa dai Greci in epoca preistorica. Il Moscadello di Montalcino era già apprezzato nel Rinascimento quando Sante Lancerio, bottigliere di Papa Paolo III, ne scriveva come di un vino dall’aspetto dorato e dal gusto amabile.

Ma è il Vin Santo quello con la storia più straordinaria dal Concilio di Firenze del 1431 quando il Cardinal Bessarione, di Nicea, lo paragonò al vino dell’isola di Xantos, dandogli il nome che porta ancora oggi. In epoca recente è stato Giacomo Tachis, il più celebre e celebrato enologo toscano, a dedicargli uno splendido volume. Il Vin Santo è parte della tradizione e dello stile di vita toscano ma oggi appare più degli altri svilito da tipologie di qualità e prezzo bassissimi e incompatibili con il processo produttivo tradizionale molto costoso. Per non parlare dell’orribile abitudine a zupparci i cantucci che lo rende simile a un cappuccino.

Ecco il patrimonio di storia e di cultura materiale che le Donne del Vino intendono difendere e rilanciare con i loro vini e con le loro proposte.

Chi sono le Donne del Vino toscane

L’associazione Nazionale Le Donne del Vino è nata a Firenze nel 1988, è senza scopi di lucro e promuove la cultura del vino e il ruolo delle donne nella filiera produttiva del vino. Le Donne del Vino sono 1150 tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier, giornaliste e professioniste del settore impegnate su vari altri fronti. Sono in tutte le regioni italiane organizzate in delegazioni. Il gruppo toscano è composto da 94 socie coordinate da Donatella Cinelli Colombini e, nel 2023, ha ideato un’iniziativa sul vetro leggero, organizzato corsi sul vino nelle scuole, raccolto fondi per il contrasto alla violenza di genere e ospiterà il 35° anniversario dalla fondazione con un evento dedicato alla cultura. La Presidente Nazionale è la produttrice campana Daniela Mastroberardino.

Altre info sul sito e sul blog: www.ledonnedelvino.com e per la Toscana nell’account Instagram https://www.instagram.com/donnedelvinotoscana/?hl=it

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Fonte: https://www.bereilvino.it/feed/

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