Per riassumere in una manciata di parole l’essenza del viaggio alla scoperta dei vini della provincia di Fermo, sarebbe sufficiente l’articolo 4 del Manifesto del Laboratorio Piceno della Dieta Mediterranea, che così recita: “Mi impegno a fare dell’Accoglienza e dell’Ospitalità non una tecnica ma un moto del cuore”. Senza facile retorica, quello che più arriva, come un’onda impetuosa, è il senso di ospitalità e di genuinità antica dei fermani. Persone in grado di dimostrare concretamente che siamo ancora in tempo per costruire, attraverso percorsi culturali e creativi, spazi di comunità per migliorare la vita dei luoghi dove viviamo. Qualcuno però si domanderà perché diamine esista addirittura un Laboratorio Piceno della dieta Mediterranea. La risposta è piuttosto semplice. Perché Montegiorgio, paese di 6000 anime ad una 20 di km da Fermo, è stato una delle 16 coorti designate per lo studio epidemiologico osservazionale Seven Countries Study. Lo studio, condotto dal prof. Ancel Keys su oltre 12.000 uomini di età compresa tra 40 e 59 anni, dislocati in 7 nazioni e 3 continenti, portò alla definizione di Dieta Mediterranea, oggi patrimonio dell’umanità dell’UNESCO. Il lavoro di Keys considerato una pietra miliare della scienza della nutrizione, dimostra che la causa delle migliori condizioni di salute dei cittadini dei paesi mediterranei, soprattutto per quanto riguarda le malattie cardiovascolari, è proprio l’alimentazione. Non va dimenticato che ad affiancare Keys nei suoi studi ci fu l’illustre nutrizionista Flaminio Fidanza, originario di Magliano di Tenna, altro paese in provincia di Fermo. Va da sé che i fermani non potevano non raccogliere un’eredità così importante, c’era una sorta di obbligo morale nel farsi divulgatori del miglior modello nutrizionale al mondo che è la Dieta Mediterranea. È facile anche intuire quale straordinario volano per il turismo enogastronomico possa essere questa vicenda se connessa ad un altro capo saldo della mediterraneità, ovvero il vino. Cominciamo con il dire che le Marche, regione molto ricca dal punto di vista vitivinicolo, non può e non deve relegare la sua notorietà solo al Verdicchio; esiste infatti una enclave, come per l’appunto la provincia di Fermo, che potrebbe acquisire notevole prestigio per la produzione di vini bianchi se riuscisse a rilanciare con la giusta attenzione la Doc Falerio. Il nome Falerio deriva dal sito archeologico Falerio Picenus, oggi Falerone, comune della provincia di Fermo. È una fortuna rara poter legare il nome del vino ad un luogo antico, volendo ci si può costruire sopra un romanzo. Il disciplinare del Falerio prevede “uve provenienti da Trebbiano Toscano in percentuale variabile dal 20% al 50%, Passerina dal 10% al 30%, Pecorino dal 10% al 30%”, più altri vitigni a bacca bianca ammessi alla coltivazione per la regione Marche. È un’opportunità da cogliere, nel più breve tempo possibile e senza ulteriori indugi.
A visitar cantine, in un pittoresco saliscendi tra le colline fermane, possiamo incontrare: La Pila a Montegiorgio, Conti Maria a Fermo, Vigneti Santa Liberata a Fermo, Vini Firmanum a Montottone, Rio Maggio a Montegranaro, Cantina Di Ruscio a Campofilone, Vittorini di Nico Speranza a Monsampietro Morico. Il consiglio è di arrivare con un automezzo capiente e dopo aver passato qualche giorno in questi luoghi ricchi di incanto e memorie antiche, dopo aver assaggiato l’indimenticabile Stoccafisso alla fermana, possibilmente secondo la ricetta dello storico ristorante “Da nasò”, stivare un bel numero di cartoni di vino e tornare a casa, felici.
La degustazione
Cantina Di Ruscio Falerio Doc Pecorino Ludico 2020
Giallo paglierino luccicante nel bicchiere. Al naso arrivano immediate note di camomilla, pesca e gelsomino. Al palato entra morbido, vino arioso e di bella persistenza.
Vigneti Santa Liberata Offida Docg Pecorino Saggiolo 2020
Giallo paglierino dorato nel bicchiere. Un naso molto espressivo con note di frutta a polpa bianca e fiori di campo. In bocca il sorso è pieno, dinamico ed espressivo, chiude con buona persistenza e un leggero retrogusto vegetale.
Cantine La Pila Igt Marche Malvasia Emmar 2017
Il vino è prodotto con una particolare tecnica chiamata crio-selezione, le uve raccolte tardivamente vengono parzialmente congelate. Giallo dorato luminoso nel bicchiere. Naso di grande intensità, tè, miele, frutta secca. Al palato arriva con notevole coerenza riproponendo quanto percepito al naso, sapido e chiude con ottima persistenza.
Vittorini (Nico Speranza) Rosato Igt Io sto con i lupi 2017
Sangiovese in purezza. Pensato come un vino dello Jura, affinamento in barrique sulle proprie fecce con tanto di formazione della “flor”. Ramato luminoso nel bicchiere. Il naso è particolare e di grande impatto, rosa, leggere note di rosmarino, ribes, agrumi. Al palato mescola abilmente le carte, prima carnoso e poi subito fresco e sapido. Un vino non omologato di grande complessità e carattere.
Conti Maria Rosso Igt Il Conte 2019
Montepulciano in purezza. Rosso granato nel bicchiere. Al naso frutti rossi delicati, prugna, melograno e leggera nota di tabacco. Al palato entra morbido con un tannino risolto. Vino essenziale e molto gastronomico.
Rio Maggio Rosso Piceno Doc Selezione Granarijs 2017
70% Montepulciano, 30% Sangiovese. Rosso rubino con riflessi granati nel bicchiere. In naso è di grande intensità, frutta rossa, melograno, delicate spezie. Al palato è polposo con tannino leggermente ruvido. Vino ampio e di grande personalità.
Vini Firmanum Marche Rosso Igp Firma 2014
Montepulciano in purezza. Rosso granato nel bicchiere. Al naso si presenta molto sfaccettato, amarena, mirtilli e frutta sotto spirito, spezie. Al palato è avvolgente, interessante la trama tannica, lunga la persistenza per questo vino armonico.