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    ATS Strade del Vino Cerasuolo: un percorso collettivo verso l’eccellenza enogastronomica e turistica

    Le cantine più importanti, le strutture turistiche d’eccellenza, ma anche aziende agricole, associazioni di guide e tour operator insieme per dar vita ad un progetto che si sviluppa nell’area di produzione del vino Cerasuolo di Vittoria, l’unica docg siciliana che ha rappresentato e rappresenta ancora oggi la storia della produzione vitivinicola non solo della zona di riferimento ma anche dell’intera isola. Il progetto si chiama “Ats Strade del Vino Cerasuolo” e trova proprio nell’associazione “Strada del Vino Cerasuolo di Vittoria, dal Barocco al Liberty” l’organismo capofila che ha risposto, insieme ad altri 28 partner, al bando della misura 16.3 promosso dal GAL Valli del Golfo e che riguarda i territori dei Comuni di Vittoria, Comiso, Acate e Gela. Territori floridi, ricchi di storia, con suggestive aree archeologiche, con una costa di sabbia finissima lambita dall’azzurro del mar Mediterraneo, un’area in cui la produzione vitivinicola è un’eccellenza che va ulteriormente valorizzata e promossa anche attraverso percorsi turisti che non si limitino alle visite in cantina e all’incontro con i produttori ma ad una conoscenza più profonda del territorio, mettendo da parte i municipalismi e facendo sinergia.Un territorio in cui nascono produzioni di qualità contraddistinte dai marchi Dop, Igp, Igt, Doc e, nel caso appunto del Cerasuolo, anche Docg, e dove le risorse paesaggistiche, a fianco di una significativa presenza di produzioni agricole di qualità, rappresentano una forza su cui puntare, come nel caso delle aree Natura 2000, delle aree archeologiche e dei siti museali.

    Una delle chiavi del progetto è infatti la creazione di itinerari e percorsi che facilitino la fruizione turistica delle risorse disponibili sul territorio dell’ATS Strada del Vino Cerasuolo, puntando sulla promozione del patrimonio, dell’ambiente e delle colture arboree autoctone, offrendo ulteriormente un’esperienza unica ai visitatori.Le “Strade” non sono solo itinerari turistici segnalati e pubblicizzati con appositi cartelli, ma rappresentano uno strumento di promozione dello sviluppo dell’area di produzione del Cerasuolo di Vittoria e dei vini caratteristici della zona in un felice mix con gli altri attrattori. Le azioni previste sono molteplici, tra cui la promozione a livello nazionale su riviste specializzate, mediante press tour dedicati a giornalisti e blogger, con l’intento di sviluppare idee di viaggio anche in bassa stagione.Fulcro del progetto sarà la realizzazione di una cartografia della strada, un’altra azione fondamentale, finalizzata a fornire una guida chiara e completa del territorio coinvolto nel progetto. Dai vigneti alle cantine, dai siti archeologici ai panorami mozzafiato, tutto sarà segnalato a beneficio dei visitatori per offrire una visione completa e dettagliata del territorio, sia in versione cartacea che digitale. Previsti inoltre eventi di promozione territoriale e la partecipazione ad una fiera di settore per contribuire ad aumentare il valore reputazionale dell’area e ad attrarre un numero sempre maggiore di turisti.

    Nei giorni scorsi, coordinata da Marco Parisi, presidente della “Strada del Vino Cerasuolo di Vittoria Docg, dal Barocco al Liberty” si è svolta l’assemblea di partenariato che ha provveduto all’individuazione dei membri del comitato ristretto. “Entra nel vivo il progetto ATS Strade del Vino Cerasuolo – commenta il presidente Parisi alla guida dell’organismo capofila – Un’opportunità  straordinaria per valorizzare le ricchezze enogastronomiche e turistiche di un territorio ricco di storia, cultura e bellezza paesaggistica. Grazie alla collaborazione tra i vari attori coinvolti, attraverso la sinergia pubblico-privati, cercheremo di lavorare per esaltare ancor di più questa splendida area della Sicilia, pronta ad accogliere e affascinare chiunque voglia percorrere le sue strade del vino”. In quest’ottica l’ATS Strade del Vino Cerasuolo collaborerà non solo con il GAL Valli del Golfo e dunque con i Comuni che ne fanno parte ma anche con il Consorzio di tutela del Vino Cerasuolo di Vittoria Docg e con l’Enoteca Regionale di Sicilia sede del Sud Est di recente nascita, contribuendo in modo significativo alla creazione collettiva del “Parco del Cerasuolo di Vittoria”. LEGGI TUTTO

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    Export dei vini italiani: nel 2023 flessione dell’1% nei volumi e dello 0,8% nei valori

    Non è un momento particolarmente felice per il vino italiano, colpito da inchieste televisive d’accatto e dal fuoco amico di giornalisti e addetti ai lavori, alcuni folgorati sulla via di Damasco dai vini dealcolati, altri diventati bandiera del salutismo oltranzista. In questo contesto piuttosto plumbeo giungono i dati 2023 sull’export dove si evidenzia una sostanziale tenuta. Infatti il 2023 chiude con una flessione dell’1% nei volumi (21,4 milioni di ettolitri) e dello 0,8% nei valori, a poco meno di 7,8 miliardi di euro. Si tratta, evidenziano le elaborazioni dell’Osservatorio Uiv-Ismea su base Istat, del terzo bilancio annuale in negativo registrato nel nuovo millennio, dopo la crisi economico-finanziaria del 2009 e l’effetto Covid del 2020.

    Ma al contrario dei due precedenti, rileva l’Osservatorio, il dato di quest’anno evidenzia difficoltà determinate non solo da variabili congiunturali ma anche da fattori di ordine strutturale, che sembrano peraltro accomunare tutti i principali Paesi produttori. L’Italia conferma comunque la sua leadership nei volumi esportati con la Spagna che scende a poco più di 20 milioni di ettolitri (-4,1%).

    Rispetto alla leggera contrazione complessiva, si intensificano le difficoltà di quelle tipologie e aree produttive bandiera del made in Italy enologico. È il caso dei vini fermi a denominazione in bottiglia, con i volumi a -6,2% per le Dop e a -4,3% per le Igp; contrazioni più marcate rispetto alla performance complessiva italiana, ma meno evidenti se rapportate a quelle della Francia, che chiude rispettivamente a -11% e -8%. In particolare, in linea con le tendenze mondiali, soffrono soprattutto i rossi del Belpaese, che scendono dell’8% per le Dop e del 6% nel caso delle Igp, un’impasse evidenziata anche dal calo delle esportazioni di vini comuni in bottiglia (-9%).

    Evidenze che si riflettono anche a livello regionale: -12,5% (volume) per i rossi Dop veneti, -10,5% per i toscani, -5,5% per i piemontesi. Sul versante bianchi – che vedono i Dop a -4,7% e gli Igp a -1,3% – gli Stati Uniti chiudono a -5%, controbilanciati dal +3% del Regno Unito (dove però fanno malissimo i veneti Dop, a -10%) e dal +2% dei Paesi Bassi. Stazionaria la Germania.

    Per contro, il 2023 si è distinto per un forte incremento di vini sfusi (+12%), destinati soprattutto alla Germania, la cui incidenza sulla tipologia pesa per quasi 2/3 delle esportazioni.

    Il quadro si fa più sfumato per gli spumanti, che dopo anni di crescita inarrestabile (+223% dal 2010 a oggi) cedono in volume il 2,3% (-1,7% per il Prosecco), con una crescita nei valori del 3,3% (Prosecco a +5,4%) in un contesto inflazionistico che ha favorito l’ascesa dei prezzi. Per lo spumante italiano il 2023 ha visto la caduta in volume nei primi due mercati mondiali (Usa a -12%, Uk a -4,4%), ma anche una buona crescita nell’Est Europa e un andamento ancora più sostenuto in Francia, con un più 25%. Un exploit al quale, secondo l’Osservatorio Uiv-Ismea, ha contribuito l’effetto sostituzione dello Champagne con il Prosecco (+21%) anche dettato dal minor potere di acquisto dei consumatori transalpini.

    La geografia dell’export vede una divaricazione netta tra i risultati ottenuti nell’Ue (+5,6% volume e +4,1% valore) ed extra-Ue (-7,5% volume e -4% valore). In difficoltà i top 5 buyer fatta eccezione per la Germania che, forte del boom dello sfuso, chiude a +8,4% (volume). Negativo il bilancio delle esportazioni in Usa, con un tendenziale -9,1%, oltre che in Uk (-1,8%), Svizzera (-3,6%) e Canada (-11,3%). Bene l’export in Francia (+6,7%), a fronte di una forte contrazione nei mercati giapponese (-13,4%) e cinese (-22,3%). LEGGI TUTTO

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    Il progetto Bi.Vi.Si. (Biodiversità Viticola Siciliana): ecco i vini del futuro

    La Sicilia del vino scommette sulla biodiversità dell’isola più grande del Mediterraneo e guarda al futuro, valorizzando il suo patrimonio varietale, dai vitigni più diffusi sino alle varietà meno conosciute, le cosiddette varietà reliquia ma che, interpretate con modernità e l’uso delle nuove tecnologie, possono costituire un vantaggio di unicità e sviluppo. Quattordici vini, sette bianchi e sette rossi, sono stati studiati, analizzati e proposti per il primo wine tasting del Progetto Bi. Vi.Si. dal Gruppo Operativo al Vivaio Regionale Federico Paulsen. Sono stati i vini in degustazione, 14 prove di vinificazione di alcuni cloni di varietà impiantate in quattro diversi contesti viticoli per cogliere le potenzialità di un progetto di ricerca che ha tra i suoi principali obiettivi, trasmettere al sistema produttivo i risultati ottenuti, sia in campo che nel calice.

    Nero d’Avola, Perricone, Vitrarolo, Nocera, Lucignola, Catarratto e Grillo sono stati protagonisti di un seminario dedicato alle primissime risultanze del progetto regionale nato nel 2022 e promosso dal Consorzio Doc Sicilia per la valorizzazione di alcuni vitigni autoctoni e reliquia, con focus a sfide più che mai attuali, come quella del cambiamento climatico e della sostenibilità. Eleganza e identità sono i valori di vini bianchi e rossi oggetto di sperimentazione e che si fanno rappresentativi di un domani vitivinicolo ormai tangibile.

    “Quattordici vini in degustazione, prove di laboratorio ma con un grande futuro, perché si tratta di vitigni che hanno già una storia – ha dichiarato il Prof. Onofrio Corona, del Dipartimento SAAF dell’Università di Palermo -. Stiamo studiando i loro cloni per capire se ci sono sfaccettature diverse da potere sfruttare in un mercato sempre più desideroso di nuovi appigli al territorio. È importante dunque ritrovarci qui insieme per poter veicolare al meglio i risultati della ricerca scientifica al sistema produttivo”. Siamo alla prova del nove, con un carico di innovazione per il tessuto produttivo della filiera vitivinicola; un’innovazione che parte da lontano e che recupera informazioni anche dal passato perché si tratta di approfondire i vitigni regionali più diffusi che i cosiddetti vitigni reliquia, magari un po’ dimenticati e che oggi potrebbero invece rivelarsi risorse significative per diversificare la produzione”.

    L’innovazione si accompagna alla competitività del sistema, per avere qualcosa che gli altri non hanno.”, ha spiegato Maurizio Gily, Innovation Broker del Progetto Bi.Vi.Si., che con il Prof. Rosario di Lorenzo ha illustrato gli esiti tecnico-scientifici del lavoro di ricerca, con la moderazione della Dott.ssa Tiziana Lipari.

    Fedeltà espressiva varietale, capacità evolutiva dei vini nel tempo, armonia ed equilibrio gusto-olfattivo, piacevolezza e intensità dei profumi, persistenza al palato, morbidezza dei tannini sono solo alcuni degli elementi che hanno caratterizzato il wine tasting e il confronto con i relatori chiamati a condurre questa prima degustazione di progetto. “Oggi abbiamo dei punti fermi che colgono sullo stesso vitigno e sullo stesso clone, le differenze analitiche di laboratorio e gusto-olfattive derivanti dagli habitat colturali di ben quattro areali diversi: Contessa Entellina, Sclafani Bagni, Vittoria e Milazzo – prosegue ll Prof. Corona -. Sovrapponendo i risultati ottenuti, riusciamo a cogliere le differenze e le opportunità che derivano da questa prima vendemmia vinificata con procedure e tecnologie univoche. La stessa vendemmia è stata affrontata, nei diversi habitat, con un approccio sistemico di valutazione delle curve di maturazione degli acini, in modo da poter disporre di una materia prima idonea a questo approccio di valutazione”.

    “Cinque sono i campi sperimentali dai quali sono state prese le uve e poi vinificate; stiamo studiando il comportamento di alcune varietà per capire meglio quella che potrà darci nel futuro un grande vino, il successo di una nuova Sicilia”, ha aggiunto Antonio Rallo, Presidente Consorzio DOC Sicilia, che con il suo intervento ha concluso i lavori. Tra i presenti inoltre Magda D. Paulsen, discendente dello scienziato. 

    Già lo scorso ottobre, nella cittadina di Marsala (Trapani) si era tenuto un Workshop pianificato per offrire spunti di riflessione sulle procedure di valorizzazione e di ricerca, alla luce dei primissimi risultati di Bi.Vi.Si. Quella di ieri è stata un’opportunità di confronto che evidenzia ancora una volta la virtuosa sinergia tra pubblico e privato nel guardare responsabilmente alle nuove frontiere della viticoltura siciliana, sempre più consapevoli che la biodiversità viticola sia guardiana di una ricchezza senza tempo. 

    Sito Web del Progetto Bi.Vi.Si.: https://siciliadoc.wine/progetti/bivisi/

    CONSORZIO DI TUTELA VINI DOC SICILIA

    Il Consorzio di tutela vini DOC Sicilia (siciliadoc.wine) prende vita nel 2012, con l’obiettivo di rappresentare il vino del territorio siciliano e promuovere la denominazione DOC Sicilia, con azioni mirate alla crescita della visibilità di un marchio simbolo del Made in Italy e alla tutela e vigilanza a difesa del consumatore e dei produttori. Quasi 8.000 viticoltori e circa 500 imbottigliatori sono promotori della Denominazione di Origine Controllata, un riconoscimento utile a rappresentarli ma anche a valorizzare e salvaguardare la produzione vinicola dell’isola. Il sistema Sicilia DOC è produttore di eccellenza sostenibile: tanti degli oltre 24 mila ettari di vigneto della Denominazione sono coltivati rispettando il disciplinare della vitivinicoltura sostenibile della Fondazione SOStain Sicilia. LEGGI TUTTO

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    Vinitaly 2024: pronti al rilancio

    Dopo un’edizione di Wine Paris 2024 a dir poco mirabolante con numeri da capogiro, sia per quanto riguarda la presenza di operatori sia di buyer e con la fiera tedesca Prowein ormai alle porte, che mai come quest’anno è chiamata a una grande  prova proprio per non essere messa in ombra proprio da Wine Paris, Veronafiere lancia un edizione di Vinitaly che si prospetta piuttosto imponente. Grazie anche al nuovo Piano strategico di Veronafiere “One 2024-2026”, Vinitaly tende a consolidare la propria centralità internazionale quale salone di riferimento del vino e dei distillati e si appresta ad ospitare, dal 14 al 17 aprile, nel quartiere fieristico di oltre 180mila mq, 4.000 cantine. Sempre più qualificata la presenza di operatori grazie anche al percorso di selezione qualitativa già avviato per la 55^ edizione del 2023, con un programma straordinario di reclutamento che portò a Verona 29.600 operatori internazionali da 143 nazioni (su un complessivo di 93mila presenze), di cui oltre mille top buyer scelti e ospitati da Veronafiere e Ice-Agenzia.

    In contemporanea a Vinitaly 2024 anche la 28^ edizione di Sol, International olive oil trade show (area C); Xcellent Beers (area C) e il 25o Enolitech, Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra (pad. F). Con le tre rassegne, il numero delle aziende presenti nei 17 padiglioni della fiera sale a quasi 4.300 (dato ad oggi).

    Confermato Vinitaly and the city, il fuori salone per gli appassionati in calendario nel centro della città scaligera, patrimonio Unesco, dal 12 al 15 aprile 2024. Nel 2023, sono state oltre 45mila le degustazioni da parte dei winelover.

    Vinitaly Opera Wine (Gallerie Mercatali, sabato 13 aprile) festeggerà invece la 13° edizione. Sono 131 i produttori selezionati da Wine Spectator e Veronafiere per la 13^ edizione di Vinitaly Operawine, l’evento première del Salone internazionale che ogni anno punta i riflettori sugli ambasciatori e sulle iconiche etichette del vino italiano negli States. Per il 13 aprile, si contano 3 debutti rispetto alla selezione 2023, a cui si aggiungono 6 aziende che tornano in lista dopo l’assenza dello scorso anno. Con 33 produttori rappresentati la Toscana è ancora una volta la regione capofila, ma sono confermati anche il secondo e terzo gradino del podio, occupati rispettivamente da Piemonte (19 aziende) e Veneto (18), seguiti a loro volta dalla Sicilia che passa dalle 10 cantine del 2023 a 16. E se due produttori selezionati su tre provengono proprio dalle “regioni bandiera” del vino italiano, guardando alla geografia enologica complessiva dello Stivale il primato per rappresentatività va al Nord (43%), seguito dal Centro (33%) e poi da Sud e Isole (24%).

    Tema del layout di Vinitaly Operawine 2024: la lirica iscritta da quest’anno nel Patrimonio immateriale dell’Unesco e simbolo di Verona in tutto il mondo grazie all’Arena Opera Festival.

    Le principali aree tematiche di Vinitaly 2024

    Intercettare le tendenze di consumo e garantire una rappresentazione evolutiva del settore in linea con le esigenze del mercato. È uno degli obiettivi delle aree tematiche di Vinitaly che, anche quest’anno, traccia diversi percorsi di matching domanda-offerta sempre più a trazione internazionale.

    –Organic Hall (area C, nuova posizione – 9^ edizione), salone dedicato al vino biologico certificato prodotto in Italia e all’estero che quest’anno conta cento aziende, con la presenza di espositori internazionali provenienti da Ungheria, Slovenia e Austria. Confermate per il 2024 l’Enoteca Bio e le degustazioni in collaborazione con FederBio e Vi.Te

    –International Wine Hall (tensostruttura D), padiglione dei paesi produttori esteri che scelgono Vinitaly quale loro vetrina espositiva a partire dalle aziende aderenti al progetto Open Balkan (Serbia, Albania e Macedonia del Nord), Francia con le maison di Champagne, Georgia, Ungheria, Brasile, Armenia, Sudafrica e Grecia.

    –Mixology (1° piano Palaexpo), la sezione espositiva e che esprime l’arte dei cocktail e della miscelazione di vini, liquori e distillati sulla base dei nuovi trend internazionali. In programma nei quattro giorni di manifestazione, masterclass guidate dai bartender più talentuosi e in voga.

    –Micro Mega Wines – Micro size, mega quality (area C, nuova posizione – 3^ edizione). È l’unità espositiva all’insegna di “piccolo è bello” ideata dal wine writer Ian D’Agata per Vinitaly. Al centro del progetto le produzioni di nicchia a tiratura limitata.

    Le principali degustazioni di Vinitaly 2024

    Dagli esclusivi Grand Tasting alle masterclass guidate dalle più importanti riviste enologiche internazionali, passando per gli appuntamenti dedicati a MicroMega Wines, le piccole produzioni tricolori di altissima qualità fino ai consolidati walk around tasting. È un viaggio nell’Italia del vino con una finestra sul mondo quello del calendario delle degustazioni firmato Vinitaly, che dal 14 al 17 aprile animerà i padiglioni di Veronafiere. Nel palinsesto della 56^ edizione del Salone internazionale del vino e dei distillati, confermati infatti gli assaggi globali dell’International Wine Hall e il Vinitaly Tasting – The Doctor Wine Selection (pad. 10 tutti i giorni), lo spazio curato da Daniele Cernilli, direttore della Guida essenziale ai vini d’Italia, pensato per buyer e horeca. Spazio anche a Young to Young (14, 15 e 16 aprile – sala A 1° piano pad. 10), le degustazioni in cui giovani produttori si raccontano a giovani comunicatori del vino sotto la regia dei giornalisti enogastronomici Paolo Massobrio e Paolo Gatti, e ai tasting dedicati alle produzioni biologiche certificate nell’Organic Hall, in collaborazione con FederBio e Vi.Te. In programma ancheOltre la Doc (14 aprile ore 15.00, sala Tulipano Palaexpo), la degustazione che festeggia i 50 anni della testata Civiltà del Bere oltre ai numerosi momenti degustativi di espositori, Consorzi e associazioni.

    Grand Tasting. Sotto i riflettori, il panel delle super degustazioni realizzate da Vinitaly che quest’anno vede protagonisti gli spumanti italiani in “Cool under pressure Italy’s sparkling world” curato dal Master of Wine Gabriele Gorelli (15 aprile ore 11.00 – sala Tulipano Palexpo), e alcune delle denominazioni più rappresentative del panorama enoico del Belpaese in “Le quattro Grandi ‘B’ del Vino Italiano: Barbaresco, Barolo, Bolgheri e Brunello” firmato da Ian D’Agata (16 aprile ore 11.00, sala Argento Palaexpo), uno dei più esperti wine writer mondiali, il quale idealmente vola anche nella terra del Dragone con “Italia-Cina: Andate e ritorno, un viaggio alla scoperte dei mondi nuovi del vino” (17 aprile ore 11.00, sala Argento Palaexpo). “I grandi vini autoctoni italiani” sono poi al centro della degustazione condotta dall’enologo Riccardo Cotarella (16 aprile ore 15.00, sala Argento Palaexpo).

    Walk around tasting e Tasting Ex…Press. A tagliare il nastro del programma delle degustazioni il consueto walk around tasting dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso (domenica 14 aprile dalle 11 alle 16.30 in sala Argento Palaexpo), seguito da quello dell’Orange Wine Festival (lunedì 15 aprile dalle 11 alle 18, sala Argento Palaexpo) e quello di Ais (mercoledì 17 aprile dalle 11 alle 15, sala Tulipano Palaexpo). Tornano i tasting Ex…Press e tutti gli appuntamenti condotti dalla stampa estera in collaborazione con Vinitaly da International Wine & Spirit Competition (15 aprile ore 15, sala Iris Palaexpo) a Decanter (14 aprile ore 15, sala A 10 piano pad. 10), da Weinwirtschaft (15 aprile ore 15, sala A 1° piano pad. 10) a Gilbert&Gaillard (16 aprile ore 15, sala A 1° piano pad. 10) fino a Vinum (14 aprile ore 15, sala B 1° piano pad. 10), Revija Vino (16 aprile ore 11, sala B 1° piano pad. 10) oltre al Seminario Permanente Veronelli (16 aprile ore 15 sala B 1° piano pad. 10).

    Anche le riviste americane accendono i riflettori sul vino italiano, a partire dai quattro workshop di Wine Spectator a Vinitaly (14 e 15 aprile, 2 appuntamenti giornalieri dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 16 – Sala Via Wine2digital) e Wine Enthusiast con Jeff Porter a guidare “Rifermento Renaissance: Reviving Italian Sparkling Wine” (15 aprile dalle 14.45 alle 15.45, Wine2digital Main Stage). LEGGI TUTTO

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    Un 2024 ricco di appuntamenti enogastronomici in Alto Adige

    Mario Soldati, raccontando su Vino al Vino del suo viaggio in Alto Adige, così scrive: “Qui tutti amano il vino, si intendono di vino, parlano di vino”, era il 1970. Più di cinquant’anni dopo, questa acuta osservazione dell’ecclettico scrittore piemontese è ancora di straordinaria attualità. Quel “tutti” indicato da Soldati, in Alto Adige, ha dato origine a un sistema che ha messo insieme persone, competenze e passione. Parlare di vino in Alto Adige, rimanendo nell’analisi dell’assunto soldatiano, ha significato creare una struttura per la comunicazione del territorio davvero potente, l’idea che sta alla base del progetto di comunicazione non è la mera vendita di un prodotto, ma un meticoloso e sincero racconto per affascinare e sedurre l’enoturista. In questo senso è già possibile pregustare un ricco calendario di eventi enogastronomici che, nel corso del 2024, riuniranno appassionati e intenditori, tra cui: 

    GewürzTRAMINer Wineday – 27 aprile: sul Sentiero del GewürzTRAMINer di Termeno i produttori locali accoglieranno il pubblico in una degustazione esclusiva di vini, grappe e distillati a base di GewürzTRAMINer tra i vigneti dei pittoreschi quartieri di Betlemme e Ronchi. Da non perdere anche le degustazioni di speck e formaggi in abbinamento e la degustazione di succo di mela.

    ph credits Südtirol Wein

    Festa del Vino di Caldaro – 10 maggio: qui si brinda all’arrivo della stagione estiva e all’anno vinicolo presso il lago balneabile più caldo delle Alpi. I produttori di vino partecipanti offrono una selezione dei loro migliori vini tra spumanti, bianchi e rossi.

    Giornate del Pinot Nero – 10-13 maggio: per la loro 26esima edizione le Giornate del Pinot Nero dell’Alto Adige si svolgeranno nei villaggi vinicoli di Egna e Montagna. Durante l’evento il pubblico avrà l’opportunità di degustare i vini che partecipano al Consorzio Nazionale del Pinot Nero di fine Aprile.

    Notte delle Cantine – 8 giugno: nei villaggi vinicoli di Termeno, Cortaccia, Magrè, Montagna e Vadena, lungo la Strada del Vino dell’Alto Adige, numerose cantine e distillerie, dalle 17 alle 24, aprono di nuovo le loro porte.

    ph credits Südtirol Wein/ Alex Moling

    Settimane Enoculturali del Vino, 20-29 luglio: alle Settimane Enoculturali di San Paolo | Appiano, il vino, da 25 anni, si impara nella sua forma più bella. Negli idilliaci vicoli del villaggio del vino, tutto ruota intorno alla nobile goccia e la serie di eventi delizia intenditori di vino e gli amanti della cultura.

    Festa dell’Uva a Merano – 20 ottobre: ogni anno, dal 1886, nel terzo fine settimana di ottobre, a Merano ha luogo la ormai tradizionale Festa dell’Uva. Dopo diversi mesi di duro lavoro in campi, frutteti e vigneti, arriva finalmente il tempo per concludere la stagione della raccolta. La sfilata, di grande impatto scenografico, è il culmine dell’evento: carri ornati con fiori, fiocchi, frutta e campane, bande musicali, gruppi folcloristici e gli “Schützen”, attraversano le vie della città di Merano.

    Per essere aggiornati sugli eventi in calendario si può visitare il sito web:

    ph credits toto di copertina Südtirol Wein/Benjamin Pfitscher LEGGI TUTTO

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    Slow Wine Fair: la sinfonia perfetta per un grande vino

    A Slow Wine Fair dicono che un buon vino è come un concerto, dove il terroir è la partitura, la vigna e i vitigni lo strumento e il vignaiolo l’interprete o il direttore d’orchestra.

    Per entrare maggiormente nel dettaglio della metafora «Il suolo – puntualizzano i microbiologi Lydia e Claude Bourguignon – è il primo strumento del viticoltore, che deve innanzitutto capirne la vocazionalità e non farsi guidare dal marketing quando sceglie le varietà da coltivare. Bisogna ascoltare il suolo, rispettarne le leggi, l’equilibrio, l’impressionante ricchezza biologica, la capacità di rigenerarsi. Un solo grammo di suolo vivo contiene miliardi di batteri, funghi, microbi. È la più grande energia che a livello chimico si possa trovare nel pianeta».

    Queste parole sintetizzano lo spirito che ha animato la Slow Wine Fair, la manifestazione organizzata da BolognaFiere con la direzione artistica di Slow Food. L’obiettivo principale della fiera bolognese, che per la terza edizione ha riunito oltre 1000 produttori, per oltre 5000 etichette presenti in degustazione è cambiare l’approccio all’agricoltura, partendo da un fronte cruciale – la viticoltura – e mettendo al centro la fertilità del suolo. L’industrializzazione dell’agricoltura ha compromesso la salute dei suoli attraverso un uso eccessivo di sostanze chimiche di sintesi e lavorazioni profonde. A questo si aggiunge la cementificazione, che procede senza tregua. Ogni 5 secondi perdiamo una porzione di suolo fertile, equivalente a un campo di calcio. Continuando a questo ritmo, si calcola che il 90% dei suoli del mondo sarà a rischio entro il 2050. Ma senza terreno fertile non c’è agricoltura e senza agricoltura non c’è cibo. La terra è anche fondamentale per mitigare la crisi climatica: costituisce il più grande serbatoio naturale di carbonio del pianeta e la sua capacità di stoccaggio è direttamente proporzionale alla sua fertilità.

    A tale riguardo, Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia ha sottolineato che  «Sono tanti i contadini che hanno scelto la strada di lavorare con e non contro la natura, adottando pratiche rispettose e dimostrando che un’altra agricoltura è possibile oltre che urgente. Il 50% delle aziende vitivinicole presenti a Slow Wine Fair sono certificate biologiche e biodinamiche o in conversione e questo dimostra che sostenibilità ambientale, economica e sociale sono compatibili ed è quello per noi il modello di riferimento. Il loro lavoro è a beneficio degli ecosistemi e dei cittadini, con la prospettiva di conservare la biodiversità e la fertilità del suolo per il futuro di tutti noi e delle prossime generazioni».

    Il vino, grazie al suo radicamento territoriale, la sua storia e presenza in molte nazioni, può essere un testimonial importante di questa nuova agricoltura, e i dati di crescita degli ettari vitati a biologico lo dimostrano. In Italia, il biologico certificato ha raggiunto il 19% della superficie destinata alla viticoltura, e negli ultimi 10 anni le superfici di vite coltivate a bio sono aumentate di oltre il 145%.

    Ma nonostante questo dato positivo, in agricoltura si usa ancora troppa chimica di sintesi. L’Italia è tra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo: dall’ultimo report dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA, 2020) risulta che nella Ue il consumo di prodotti chimici di sintesi in agricoltura sia complessivamente di 340.000 tonnellate, pari a una media di 1.57 Kg per ettaro, mentre in Italia il consumo medio si attesta a 5,2 Kg per ettaro. L’uso dei pesticidi inquina le falde acquifere, riduce la fertilità del suolo, minaccia gli insetti impollinatori, compromette la crescita e la riproduzione naturale delle piante e mette a rischio la nostra salute. 

    I viticoltori presenti a Slow Wine Fair hanno dimostrato che un modello alternativo è possibile, e che c’è chi lavora il suolo con rispetto, seguendone la naturale vocazione. «Questi vignaioli hanno fatto da tempo una scelta precisa – ha sottolineato Giancarlo Gariglio, coordinatore della Slow Wine Coalition e curatore della guida Slow Wine – che va nel senso della drastica riduzione o totale cancellazione della chimica di sintesi. Inoltre, utilizzano le risorse ambientali in maniera cosciente e sostenibile, sono lo specchio del terroir di provenienza, di cui preservano la biodiversità, e sono motori di crescita sociale delle rispettive comunità di appartenenza».

    Da Slow Wine Fair arriva anche un’altra richiesta precisa: investire in una ricerca scientifica indipendente che aiuti chi vuole fare un’agricoltura sostenibile, così come sottolineato da Francesco Sottile, professore all’Università di Palermo e referente scientifico biodiversità di Slow Food: «In questi giorni-, parlare di sostenibilità e di riduzione dei pesticidi è quanto mai complesso, in un quadro generale inquinato da una strumentalizzazione che ha posto agricoltura e ambiente in contrapposizione. Una strada sbagliata, perché se la tutela dell’ambiente e la produzione agricola non diventano alleate non si può innescare quella conversione ecologica che è oggi inderogabile. Se vogliamo davvero riconoscere e sostenere la fragilità dei nostri vignaioli dobbiamo dare loro gli strumenti per mettersi dalla parte giusta, contrastando la crisi climatica con modelli di vera agroecologia». LEGGI TUTTO

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    Mixology Experience: al via la terza edizione con importanti novità  

    Conto alla rovescia per la terza edizione di MIxology Experience, la fiera italiana specializzata nel settore beverage dedicato al mondo del Bar Industry, dei cocktail e della miscelazione. L’evento più apprezzato in termini di qualità nel settore beverage è in programma domenica 17, lunedì 18 e martedì 19 marzo presso il Superstudio Maxi di Milano (via Moncucco 35, a 200 mt. dalla fermata della metropolitana M2 Famagosta). Una manifestazione che raccoglie l’interesse di importatori e distributori, oltre che di tutti gli addetti al settore dell’ospitalità, professionisti della miscelazione e imprenditori di locali, bar e ristoranti, ma che inoltre si apre al pubblico di privati ed appassionati accogliendoli in un ambiente professionale.

    Organizzata dal gruppo Bartender.it, la tre giorni di MIxology Experience 2024 presenterà le novità di maggiore tendenza del settore. Tra le novità 2024 ci sono gli Awards dedicati a tre categorie in esame, di tradizione prevalentemente italiana: Grappa, Vermouth e Amaro. Sarà un vero e proprio concorso per i produttori nazionali e internazionali che ne prevede l’assaggio secondo un severissimo blind tasting: una “degustazione alla cieca” da parte di giudici professionisti, accuratamente selezionati tra Italia ed estero.

    Per la prima volta una fiera dedicata al mondo beverage esplorerà nuove tendenze anche incrociando altri mondi come quello dell’alta pasticceria. Sarà presente, infatti, una delegazione APEI, l’associazione degli Ambasciatori Pasticceri dell’Eccellenza Italiana presieduta da Iginio Massari. Sette maestri italiani pluridecorati e provenienti da ogni zona d’Italia presenteranno creazioni di pasticceria, cioccolateria e gelateria a tema “mixology”, approfondendo il rapporto tra spirits e dolci d’eccellenza.

    Di particolare importanza sarà la tappa italiana di Bartender’s edit, la guida di origine londinese che decreta i migliori Cocktail Bar delle città attraverso il voto dei colleghi bartender professionisti. Dopo Londra e Singapore, Milano sarà la nuova città selezionata dal gruppo che presenterà a MIxology Experience i locali top del capoluogo meneghino.

    Anche Spirito Autoctono, uno dei mediapartner della manifestazione, ha scelto MIxology Experience per annunciare le Ampolle d’Oro 2024, progetto dedicato agli spirits italiani che raccontano il territorio.

    Ci sarà anche la nuovissima Craft Zone, un’area dedicata ai produttori artigianali e alle loro creazioni “sartoriali” messe a disposizione del mercato e quindi della mixology: distillati che si contraddistinguono per criteri di territorialità, materie prime ricercate e certificate, metodi di produzione non industriale.

    Nello Shop di MIxology Experience 2024 sarà possibile acquistare tutti i prodotti degli espositori presenti all’interno della manifestazione, ma soprattutto avere la possibilità di trovare limited edition e rarità.

    Orari e informazioni per l’ingresso Domenica 17 marzo dalle 11.00 alle 20.00

    Lunedì 18 marzo dalle 10.00 alle 19.00

    Martedì 19 marzo dalle 10.00 alle 19.00

    L’ingresso è vietato ai minori di 18 anni, anche se accompagnati.

    Biglietti e informazioni su mixologyexperience.it LEGGI TUTTO

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    L’Italia ha il suo terzo Master Of Wine, è il marsalese Pietro Russo

    Pietro Russo è il terzo Master of Wine italiano: dopo Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi, con i quali ha condiviso il percorso di studi, è il primo enologo del Paese ad aver ottenuto il prestigioso titolo dall’Institute of Masters of Wine, la più autorevole e antica organizzazione del vino al mondo.“Ho avuto le idee chiare sin da piccolo su quello che avrei voluto fare da grande, ma non mi sarei mai immaginato di arrivare a questo traguardo – dichiara il neoproclamato Master of Wine –. È stato un percorso di studi difficilissimo e al contempo ricco di soddisfazioni: mi piace pensare che questo sia solo il punto di partenza per numerose altre sfide professionali”.Pietro Russo ha iniziato il suo percorso di studente Master of Wine nel 2014: superati brillantemente i primi due Stage, come prova finale ha presentato un Research Paper dal titolo Comparative analysis of different tartaric stabilisation techniques, including the impact of new ingredient labelling rules, for Grillo and Nero d’Avola wines from Sicily, uno studio complesso e attuale in cui ha confrontato i principali metodi di stabilizzazione tartarica, l’impatto sul profilo chimico-fisico dei vini e sui costi di produzione. All’interno del documento viene inoltre discusso il possibile impatto sulla produzione siciliana delle nuove norme di etichettatura.

    “Il corso di studi – continua Pietro Russo – mi ha arricchito non solo dal punto di vista delle conoscenze acquisite e del network, ma mi ha anche dato la possibilità di apprendere un metodo di lavoro rigoroso ed efficace, fondamentale per fare una sintesi delle mie competenze e per comprendere e comunicare un vino con lo scopo di posizionarlo in un contesto qualitativo e commerciale”. Pietro Russo è l’unico enologo Master of Wine italiano: da oggi la filiera produttiva potrà contare su di un rappresentante tecnico che potrà dare ulteriore visibilità al vino italiano in ambito internazionale. “Assieme a Gabriele Gorelli e Andrea Lonardi – prosegue –, costituiamo un team di connazionali che, con competenza, diversità e complementarità, si fa ambasciatore autorevole dell’eccellenza enoica nazionale nel mondo. Insieme abbiamo inoltre redatto il capitolo italiano della Sotheby’s Wine Encyclopedia, riconosciuta come la Bibbia del vino mondiale”.Pietro Russo è nato nel 1985 a Marsala (Trapani), dove fin da piccolo ha avuto l’occasione di conoscere il mondo del vino da vicino grazie al nonno viticoltore e al padre ispettore agroalimentare. Dopo la maturità scientifica si trasferisce a Conegliano Veneto (Treviso) dove consegue la laurea triennale in Enologia e Viticoltura. Si sposta poi ad Asti per la specialistica e continua la sua formazione internazionale con studi a Montpellier e Bordeaux, dove conduce una tesi sui terroirs di Pomerol.

    Dopo alcune esperienze lavorative in Languedoc, Sicilia, Spagna, Bordeaux, Toscana, Nuova Zelanda, nel 2010 torna nella terra natia per iniziare il suo percorso come enologo di Donnafugata, tra le aziende più importanti e note nel panorama enologico italiano e internazionale: “Donnafugata è una palestra incredibile, dove quotidianamente ci si confronta con stimoli ed esigenze sempre nuove e dove una vendemmia vale per quattro. Sono felice di aver contribuito al consolidamento qualitativo dei vini aziendali e di aver partecipato attivamente alla nascita e allo sviluppo stilistico dei vini delle tenute dell’Etna e di Vittoria. La famiglia Rallo, alla quale sono riconoscente, mi ha dato la possibilità di continuare il percorso di studi e di lavorare quotidianamente a progetti ambiziosi e innovativi. Ritengo di avere una spiccata sensibilità nel percepire le potenzialità qualitative di un territorio e di adottare un approccio tecnico coerente e rispettoso per poterne rivelare le caratteristiche peculiari. Continuerò a collaborare con il team tecnico a progetti di rilievo per portare alla luce le ancora enormi potenzialità di crescita della Sicilia vinicola e dei suoi territori. Guardando al futuro, metterò a disposizione le mie competenze multidisciplinari per abbracciare nuovi progetti e sfide nel campo vitivinicolo”.Oltre al suo percorso all’interno di Donnafugata, Pietro Russo è anche giudice in numerosi concorsi enologici internazionali.

    Il percorso da Master of WineNel 2014 Pietro Russo prende parte alla residential masterclass organizzata dall’Institute Masters of Wine e supportata dall’Istituto Grandi Marchi nell’azienda Masi in Valpolicella. Una volta superato il test d’ingresso, inizia il percorso dallo Stage 1. Nel 2015 il primo seminario a Rust, in Austria, e l’esame di giugno superato brillantemente gli aprono le porte dello Stage 2, la fase più difficile. Tre lunghi anni tra viaggi, bootcamp di studio e approfondimento delle innumerevoli tematiche del mondo del vino, ma anche di crescita relazionale e professionale, gli permettono di superare con successo la prova pratica di degustazione nel 2019. Nel 2020 gli esami vengono sospesi a causa della pandemia, ma nell’ottobre 2022 arrivano i risultati della parte teorica: Pietro Russo entra ufficialmente nell’ultima fase del percorso, lo Stage 3, che prevede la stesura di un research paper. Il titolo della tesi è Comparative analysis of different tartaric stabilisation techniques, including the impact of new ingredient labelling rules, for Grillo and Nero d’Avola wines from Sicily.

    L’Institute of Masters of WineL’Institute of Masters of Wine è un’organizzazione fondata nel 1953, i cui membri sono i Masters of Wine. La missione è promuovere l’eccellenza, la condivisione e la conoscenza tra i diversi settori della comunità globale del vino. I Masters of Wine dimostrano la loro conoscenza di tutti gli aspetti del vino superando l’esame finale, riconosciuto a livello mondiale per il rigore e gli standard esigenti. La prova prevede una serie di papers teorici e degustazioni alla cieca, oltre a un progetto di ricerca individuale che possa contribuire alla comprensione del mondo del vino. Dopo aver superato l’esame, i Masters of Wine sono tenuti a firmare un codice di condotta prima di potersi fregiare del titolo e di utilizzare le iniziali MW. Il codice richiede di agire con onestà e integrità e di utilizzare ogni opportunità per condividere la propria conoscenza del vino con gli altri. Sono attualmente 414, ad oggi, i Masters of Wine, che provengono da 31 diversi Paesi del mondo. L’Institute of Masters of Wine rappresenta ancora l’ambizione più alta per i professionisti del vino di tutto il mondo. LEGGI TUTTO