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    I marchi italiani del vino nella classifica Liv-Ex – aggiornamento 2024

    Edizione speciale oggi dedicate alle classifiche Liv-Ex dei grandi marchi del vino. Dopo il solito post pubblicato a inizio mese, visto il risultato particolarmente importante raggiunto dai vini italiani (22 nella classifica dei primi 100), dedichiamo un post per dare ampia visibilità ai dati sottostanti i nostri marchi.
    La presenza di 22 marchi italiani in classifica supera il record precedente di 17 toccato nel 2020, con due marchi nei primi tre, Gaja e Sassicaia al secondo e terzo posto rispettivamente. Succede in un anno negativo per il mondo del vino di lusso, con prezzi in calo anche significativo. Ne beneficiano i nostri vini, che partono da valutazioni più moderate e che sono stati nel corso del tempo protagonisti di una crescita dei prezzi meno marcata ma più costante, sebbene in media nel 2024 anch’essi hanno subito una piccola contrazione (-3% contro -6% in media per i 100 grandi marchi).
    Bene, passiamo a un’analisi più dettagliata con le tabelle dove troverete per gli ultimi 10 anni che posizione hanno ricoperto i nostri marchi, con quale prezzo medio di negoziazione e con quale performance rispetto all’anno precedente.

    Nella classifica 2024 dominano ovviamente Toscana e Piemonte, rispettivamente con 13 e 8 menzioni, la 22esima è veneta con Giuseppe Quintarelli.
    Gaja e Sassicaia sono i due marchi meglio classificati, secondo e terzo, e anche tra i più presenti nel corso degli anni. Sassicaia, insieme a Masseto, Tignallo e Ornellaia, è stato sempre presente nella classifica dal 2011 a questa parte, mediamente al 24esimo posto. Gaja è stato assente soltanto un anno, con una posizione media 33, ma nella top 10 sia nel 2023 che nel 2024.
    Dal punto di vista dei prezzi, Masseto a 6172 sterline per cassa (1240 euro per bottiglia) è il vino italiano con la quotazione più elevata, con un calo del prezzo del 7% calcolato da Liv-Ex e una posizione nella classifica generale al 26esimo posto.
    Seguono nella classifica dei prezzi Soldera Case Basse con circa 6mila sterline a cassa, Giacomo Conterno a 3569, poi Solaia a 2700. Gaja, il marchio italiano meglio classificato ha un prezzo medio per cassa di 2088 sterline.
    Anche i prezzi dei vini italiani sono calati nel 2024, come dicevamo sopra meno della media. Nel tabellone che trovate sotto vedete come si sono mossi negli anni. Nel 2024, quattro marchi hanno avuto una leggera crescita: Roagna (+3%), Stella di Campalto e Castello di Rampolla (+2%) e Gaja (+1%). In fondo alla classifica, con i cali più marcati, Bartolo Mascarello (-9%), Masseto e Giacomo Conterno (-7%).

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

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    Il consumo di alcolici nell’Unione Europea – dati 2019 Eurostat/FranceAgriMer

    Oggi non parliamo specificatamente di vino ma di consumo di bevande alcoliche. La particolarità del post di oggi è il confronto europeo, redatto da Eurostat nel 2019 (quindi pre-Covid) e rielaborato da FranceAgriMer in un bellissimo studio che parla del consumo di bevande in Francia. Nel primo capitolo, viene messa la Francia in un contesto europeo per poi analizzare i consumi domestici, non solo di bevande alcoliche ma anche di bevande analcoliche sia fredde che calde (vedi caffè).
    Dunque, il quadro per l’Italia è in chiaro-scuro, forse più chiaro che scuro. La parte scura è che risultiamo ancora tra i paesi in cui il consumo giornaliero di bevande alcoliche riguarda il 12% della popolazione, contro il 10% della Francia per esempio e una media europea dell’8%. Se però aggiungiamo il consumo settimanale a quello giornaliero, già viaggiamo con il nostro 41% meno distanti dalla media europea del 37% e sotto la Francia, al 44%. Se poi guardiamo all’altra riva del fiume, coloro che non hanno assunto bevande alcoliche negli ultimi 12 mesi (o mai), in quel caso siamo messi meglio di quasi tutti, al 35% contro la media europea del 26% (Francia 23%). Questo delineerebbe un “rischio al ribasso” riguardo all’andamento del consumo di bevande alcoliche un po’ meno negativo che in altri mercati.
    Bene, nel resto del grafico trovate la tabella riassuntiva, i grafici di cui sopra e un ulteriore commento.

    Secondo questa elaborazione di FranceAgriMer sono i paesi scandinavi e la Turchia i paesi con le maggiori percentuali di penetrazione del consumo di bevande alcoliche: solo il 9% dei danesi, il 14% dei turchi, il 16% dei norvegesi e il 18% degli svedesi a non assumere alcol.
    Dall’altro lato, i portoghesi (21%), spagnoli (13%) e gli italiani (12%) sono i cittadini europei che ancora consumano bevande alcoliche tutti i giorni.
    Il consumo settimanale + giornaliero è forse quello più interessante, e vede invece gli olandesi al 55% e i belgi al 51% con di mezzo il Lussemburgo (leggi birra…) in cima alla lista, con la Francia e la Danimarca poco sotto.
    Secondo il rapporto in Italia ci sono il 29% di consumatori di alcol settimanali, mentre il 16% consuma una volta al mese e un altro 8% meno di una volta al mese.
    In confronto in Europa i bevitori giornalieri di bevande alcoliche erano nel 2019 l’8% della popolazione, quelli settimanali il 28%, gli sporadici mensili il 23%, quelli ancora più rari il 14%, gli astemi il 26%.
    Questo tipo di consumo più sporadico ancora (una volta al mese o meno) vede l’Italia sui valori più bassi di tutti insieme all’Olanda (24% e 22% rispettivamente) a segnalare che la tradizione (vino in Italia, birra in Olanda) sono comunque molto radicate. In questo senso la media europea è del 37%.
    Buona consultazione. Di nuovo, il rapporto completo redatto in francese lo trovate qui.

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    Vendite al dettaglio di vino (GDO Italia) – dati Circana, aggiornamento 2024

    Con un ultimo trimestre in calo del 2%, le vendite di vino al dettaglio nella GDO Italiana chiudono l’anno poco più che stabili (+0.6%) a un valore di 3.05 miliardi di euro. Questo ci dicono i dati di Circana appena ricevuti (come sempre, grazie!). A rendere particolare questo ultimo trimestre è non soltanto un dato negativo in un trimestre così pesante come l’ultimo, ma anche il fatto che sono gli spumanti a determinare la maggior parte del calo, con un -5% sul 2023 (che a sua volta era stato circa stabile sul 2022).
    Ora, è difficile dire cosa c’è dietro questo andamento, anche perchè questo ultimo trimestre 2024 è stato disseminato di ponti e festività “allargate” che possono aver tenuto lontano gli acquirenti dai supermercati (e magari vediamo un dato positivo nel primo trimestre di “ricostruzione delle scorte”). L’ombra del nuovo codice della strada però secondo me c’è, dato che è entrato in vigore il 14 dicembre, quindi prima della settimana chiave per gli acquisti natalizi.
    Vedremo, per ora concentriamoci sui dati Circana, con numerosi grafici e tutte le tabelle riassuntive nel resto del post.

    Le vendite di vino nella GDO Italiana sono calate dell’1.9% a 910 milioni di euro nell’ultimo trimestre dell’anno, a fronte di un calo dello 0.5% dei vini fermi a 648 milioni e del 5% dei vini spumanti a 240 milioni (a saldo, 23 miilioni di euro di Champagne, -5% anche loro).
    Il calo si compone di un -3% per i volumi (in questo caso abbastanza omogeneo tra le categorie) e un incremento dei prezzi dell’1%, che invece è molto più marcato nei vini fermi (+2.4%) che negli spumanti (-1.6%)..
    Il mercato 2024 chiude quindi a 3,050 milioni di euro, +0.6%, di cui 2.3 miliardi di vini fermi (+0.8%) e 692 milioni di spumanti italiani (+0.3%). Il volume venduto è pari a 7.3 milioni di ettolitri, in calo del 2% e ormai come vedete dai grafici del 5% sotto il livello pre-Covid del 2019.
    Nei vini fermi, continuano a progredire i vini IGT, +1% nel trimestre, contro i DOC e gli altri vini (-1%), mentre stranamente i bianchi (-1.5%) perdono terreno contro i rossi e i rosati (sostanzialmente stabili).
    Come avremo modo di vedere nel post sui prezzi alla produzione sono soprattutto i vini comuni a mostare un incremento di prezzo (+4%) rispetto ai vini DOC e IGT (+1-2%).
    Negli spumanti il trimestre è negativo in tutte le categorie, con gli Charmat Dolci in calo di oltre il 10% e gli altri spumanti a -3/4%.

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    Canada – consumi e mercato del vino, dati 2022/23

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    I dati 2022/23 pubblicati dall’ufficio statistico canadese sui consumi di bevande alcoliche non forniscono dati incoraggianti per il mondo del vino. Infatti, anche in Canada, unico degli unici mercati in cui il consumo di vino era in progressione, dopo la parentesi del Covid sembra aver imboccato il sentiero del lento declino. E questo andamento sembra vero non soltanto in valore assoluto (i consumi di vino sono tornati a 5 milioni di ettolitri nel 2022-23, dove stavano nel 2016-17) ma anche in termini relativi. La spesa in vino dei canadesi è in calo intorno al 30% della spesa totale per le bevande alcoliche, contro un dato degli ultimi anni del 31-32%.
    Per il resto le tendenze sono quelle che vediamo dalle altre parti. Se i dati in volume calano (-3% nel 2022-23) i dati in valore sono circa stabili (+0.6%), con un andamento positivo per gli spumanti, leggermente sopra la parti per i vini bianchi e in calo per i vini rossi. In questo specifico mercato, l’eccezione sembra i vini rosati, che dopo anni di crescita hanno mostrato un primo calo, su proporzioni del tutto marginali (3-4% del totale).
    Bene passiamo a un’analisi più dettagliata con le tabelle e tutti i grafici allegati.

    I consumi di vino in Canada nel 2022-23 sono stati di 5milioni di ettolitri, per un valore di 7.87 miliardi di dollari canadesi (che corrispondono a 5.3 miliardi di euro), per un valore al litro di circa 15.7 dollari o 10.5 euro, quindi un dato particolarmente elevato.
    La quota più importante ma in deciso calo è quella dei vini rossi, che rappresentano 3.95 miliardi, quindi il 50% del totale, -2.5% (ma ben di più in volume -5.5%!). I vini bianchi sono in crescita del 4% a 2.7 miliardi di dollari canadesi, a fronte di un calo dei volumi dell’1% circa.
    I vini spumanti sono in crescita del 6% a valore a 630 milioni, e del 2.5% in volume. I vini rosati sono 309 milioni, -3% contro un volume in calo del 7%.
    Le proporzioni tra vini locali e vini esteri non sono cambiate per i vini bianchi (38% locali, 62% importati, proporzioni a valore), crescono leggermente i locali nel segmento dei rossi (26% contro 25%, ma per qualche anno erano stati al 27-28%), mentre non sembrano prendere piede i vini spumanti locali. In questo caso il consumo dei prodotti esteri cresce fino a sfiorare il 90% del totale, contro circa l’85% di qualche anno fa.
    Buona consultazione!

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    Il valore dei vigneti in Italia per denominazione – dati CREA, aggiornamento 2023

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Come forse avrete letto qualche settimana fa, il post sul valore dei vigneti è una “hit” del blog. Verso la fine dell’anno, l’istituto CREA pubblica questo tabellone con i valori minimi e massimi delle terre in Italia, da cui noi estraiamo da qualche anno la parte riservata ai vigneti. Molti dei valori sono gli stessi dell’anno precedente, alcuni vengono di tanto in tanto aggiornati. Il calcolo che viene fatto qui è calcolare la “media” della variazione dei prezzi per dare un’idea non solo dei valori ma di come si muovono nel tempo.

    Per il 2023, da questo calcolo si deriva un incremento del valore delle vigne dell’1.5% rispetto al 2022, quando si era registrato un incremento del 3.8%. Con dei tassi di inflazione rispettivamente del 5.7% (2023) e 8.1% (2022), si tratta dunque del secondo anno in cui nel loro insieme i vigneti italiani non tengono il passo con la perdita di valore della moneta. E lo vedremo ancora più nel dettaglio con l’altro post derivato da CREA, dove invece che analizzare i dati per denominazione vengono analizzati per area geografica.
    Entrando nello specifico, come sempre sono le zone delle Langhe, di Montalcino e di Bolgheri a registrare i valori più significativi. Sono stati fatti degli aggiornamenti significativi (+6/8%) nella denominazioni abruzzesi, Galluccio, Avellino e di Udine, in Sardegna del Cannonau e del Vermentino, nella zona dell’Etna e nella zona di Bolgheri, dove nel giro di tre anni il valore dei vigneti è arrivato al medesimo livello di quelli di Montalcino, secondo il rapporto.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata con grafici e la tabella riassuntiva, che vi ricordo si trova anche su Solonumeri.

    CREA recensisce valori massimi e minimi delle transazioni di terre relative anche a circa 70 denominazioni o aree vinicole specifiche.
    Come scrivevamo, nel 2023 sono state aggiornate alcune denominazioni, con un incremento medio tra l’1% e il 2%.
    Se ci focalizziamo soltanto sul 2023, le variazioni più importanti riguardano Bolgheri (valore medio tra minimo e massimo incrementato del 33%), i colli orientali del Friuli (+13%), i vigneti del Brunello di Montalcino (+9%), quelli di Chambave in Valle d’Aosta (+8%) e poi quelli del Cannonau dell’Ogliastra, di Galluccio, delle colline del Calore (BN), tutti intorno al +7%.
    Se allarghiamo lo sguardo agli ultimi 5 anni, le denominazioni (come definite da CREA) con l’incremento di valore più marcato sono state i Vigneti DOC Bolgheri (+80%), i vigneti DOC nella collina bresciana (leggi Franciacorta, +60%), i vigneti DOC Moscato nella zona di Canelli (+50%), i vigneti DOC superiore della Valtellina (+45%), i vigneti DOC nelle colline del Taburno (+33%), i vigneti Barolo DOCG bassa Langa di Alba (+33%) e i vigneti a nord di Trento (+30%).
    Se guardiamo invece ai vigneti più pregiati, espressi nei loro valori massimi troviamo i vigneti del Barolo (2 milioni per ettaro), poi quelli del Brunello di Montalcino e di Bolgheri (1 milione per entrambi), i vigneti dell’area di Caldaro (0.9 milioni) e quelli di Valdobbiadene (0.6 milioni).

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento ottobre 2024

    I dati di ottobre sono un raggio di sole in un periodo pieno di nuvole per il settore del vino, che ha incominciato il 2025 discutendo delle possibili nuove norme americane sulle etichettature, delle conseguenze dell’inasprimento delle pene per l’abuso di alcol alla guida, tutti aspetti che potrebbero accelerare la tendenza calante del consumo di alcol.
    Le nostre esportazioni intanto crescono del 7% in ottobre, un mese importante e sostenuto da un peso stagionalmente sopra la norma degli spumanti, che sono cresciuti dell’11%. Il buon andamento e l’importanza “stagionale” di questo ottobre 2024 lo fanno il mese con le esportazioni più alte di sempre (837 milioni). Allargando lo sguardo al periodo “ultimi 12 mesi”, dove le nostre esportazioni crescono del 4%, penso sia interessante guardare il grafico sopra che vi dice da dove viene il miglioramento: USA, Canada e resto del mondo, intendendo per questo tutti i paesi secondari.
    Bene passiamo a un’analisi più dettagliata nel resto del post con tutte le tabelle di dettaglio.

    Le esportazioni sono cresciute del 7% in ottobre a 837 milioni, portando il saldo da inizio anno a 6.75 miliardi (+5%) e il passo sugli ultimi 12 mesi al +4% per un valore di 8037 milioni di euro.
    Come potete apprezzare dalla tabella più sotto, ottobre è stato un mese positivo un po’ da tutte le parti, salvo che in Francia, dove le nostre importazioni stanno ritracciando pesantemente, anche a causa della crisi interna.
    Gli USA tengono il passo dei 10 mesi (+8%), la Germania resta intorno alla parità (+1% sui 10 mesi), il Regno Unito ha avuto un mese migliore, ma è anch’esso stabile se ci allarghiamo ai 10 mesi, mentre il Canada è in fortissima ripresa e con il +23% di ottobre si riporta sul livello a cui era arrivato (448 milioni annui) prima del forte calo degli ultimi due anni.
    Nello specifico delle categorie, i vini in bottiglia crescono del 5% in ottobre e portano il saldo da inizio anno a 4.4 miliardi di euro, +4%, mentre gli spumanti con il +11% di ottobre toccano quota 1.98 miliardi di euro e mantengono una velocità di crociera vicina al 10%, +9% per la precisione.
    Nel segmento degli spumanti il Prosecco continua a essere il principale fattore di crescita e rappresenta 1.5 degli 1.98 miliardi di export, mentre continua il calo degli altri spumanti DOP (-12%). Per gli spumanti resta impressionante il contributo positivo della Russia, dove da inizio anno le esportazioni sono cresciute del 60% a 101 milioni di euro, nuovo massimo storico per il paese.

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    Esportazioni di spumanti Italia – aggiornamento settembre 2024

    Le esportazioni italiane di spumante giungono nel periodo critico dell’anno con una buona velocità di crociera, +7/8%, come sempre trainate dal Prosecco che cresce dell’11% circa (sia sui 9 mesi che sugli ultimi 12 mesi) parzialmente compensato da un Asti stabile, dagli altri spumanti DOP ancora in calo (ma con qualche segnale di risveglio) e da un +5% per tutti gli altri prodotti della categoria. L’andamento è particolarmente incoraggiante se confrontato con lo Champagne, in calo nel medesimo periodo del 13% circa, ma anche degli spumanti spagnoli, in crescita di un più modesto 4%, sempre nei primi 9 mesi dell’anno.
    Le geografie che stanno supportando questa performance sono gli USA, in crescita del 15% nei 9 mesi e ormai di gran lunga il principale mercato (23-24% del totale) e la Russia che pur rappresentando soltanto il 5% del totale è nel corso del 2024 in crescita di oltre il 60%.
    Tutte le tabelle e ulteriori grafici nel resto del post.

    Le esportazioni di spumante toccano quota 1.7 miliardi nei primi 9 mesi del 2024, con una crescita dell’8% supportata dal +16% registrato nel solo mese di Settembre.
    Il Prosecco è in crescita dell’11% nei 9 mesi a 1.3 miliardi di euro (+20% in settembre), con USA (346 milioni sui 9 mesi, +14%), Francia (terzo mercato, 95 milioni, +12%), Belgio (quinto, 58 milioni, +12%) e Russia (sesto, 50 milioni, +67%) che apportano i contributi più importanti.
    L’Asti è stabile a 111 milioni di euro, grazie al contributo di Russia (+51%) e Regno Unito (+13%, terzo mercato). Il principale mercato di esportazione è la Lettonia, che nei 9 mesi è invece calato del 9% ma rappresenta comunque un valore di 20 milioni di euro. Il secondo mercato, gli USA sono in crescita del 4% a 12 milioni di euro.
    Gli altri spumanti DOP sono ancora in calo, anche se meno marcato dei mesi precedenti, -11% per 64 milioni di euro. Pesa il forte calo della Francia (-73%), ma tutti i principali mercati sono negativi, a partire dagli USA (-19% a 11 milioni di euro). Va detto che il mese di settembre preso singolarmente è andato meglio, +11%.
    Per tutti gli altri spumanti, che trattiamo come categoria residuale, l’andamento è leggermente positivo.
    Ultima annotazione: le nostre esportazioni continuano ad essere trainate da un forte effetto volume. Nei 9 mesi, si tratta di 4 milioni di ettolitri, +11%, di cui 3 sono Prosecco (+14%). Questo significa che l’effetto prezzo-mix è negativo per circa il 3% (4.28 euro al litro nei 9 mesi). L’unica categoria con un prezzo-mix positivo (+3%) è quella degli “altri spumanti DOP”.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento settembre 2024

    Come avrete già letto, settembre è stato un ottimo mese per le esportazioni di vino italiano, con un incremento del 13% sull’anno precedente, quando però a loro volta le esportazioni erano calate del 10%. A loro volta le esportazioni erano poi cresciute lo scorso anno dell’8% in ottobre il che porrà un confronto difficile. Ad ogni modo, l’Italia “mette via” un incremento del 5% sui 9 mesi che visto quanto succede in Francia è un risultato piuttosto positivo. Sull’arco dei 12 mesi siamo saliti sopra la soglia psicologia degli 8 miliardi di euro, succede per la prima volta nella storia delle nostre esportazioni.
    La seconda buona notizia è che comincia a vedersi un “effetto prezzo”, 7% in settembre, 3% sui primi 9 mesi dell’anno: sarà gioco forza da questa componente che dovremo cercare di crescere nei prossimi mesi (e anni). Il mercato nordamericano è particolarmente vivace per il nostro vino (USA +13% e Canada +100%) anche se come dicevo sopra la base di comparazione era facile (-15/20% per entrambi). Da notare che anche sull’arco di 12 mesi il Canada ha superato la Svizzera ed è diventato il quarto mercato per esportazioni. Come al solito con la cadenza trimestrale analizzeremo poi le esportazioni di spumante, che procedono sempre ad un passo un po’ più spedito di quelle di vino fermo. Ulteriori grafici e tutte le tabelle nel resto del post.

    Le esportazioni di settembre crescono del 13% a 734 milioni di euro, portando il saldo 2024 a 5.9 miliardi di euro, +5% e quello degli ultimi 12 mesi a 8029 milioni, +4%.
    Il vino fermo in bottiglia sui 9 mesi accelera a +4% per 3.9 miliardi, quello spumante a +8% per 1.7 miliardi di euro, mentre gli altri prodotti, principalmente vino sfuso che qui trattiamo “per differenza” calano del 2% a 0.3 miliardi di euro.
    I principali mercati europei, Germania e Regno Unito, sono stabili sui 9 mesi, mentre cala del 3% la Svizzera. Gli USA e il Canada sono invece in recupero, +8% e +17% sui 9 mesi. Difficile dire se siano mosse che anticipano possibili dazi, visto che a settembre Trump non aveva ancora vinto…
    Da notare il continuo andamento molto positivo delle esportazioni verso la Russia, +25% in settembre, +63% sui 9 mesi e +22% sugli ultimi 12 mesi.
    Nel segmento dei vini in bottiglia fermi, tutti i principali mercati europei sono leggermente calanti, fatto salvo per l’Olanda che però è un mercato principalmente di transito e non di destinazione. Come dire che il vino fermo va bene soprattutto nei mercati extraeuropei, con un incremento del 7% in USA sui 9 mesi, 17% in Canada e 5% in Giappone.
    Vi lascio alle tabelle, appuntamento martedì sera con il focus sui vini spumanti.

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