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I super organizzati neozelandesi continuano a espandere il loro potenziale produttivo piantando in proporzioni 60/40 Sauvignon Blanc e qualche altro vitigno (Pinot Nero, Grigio e Chardonnay, a occhio). Il problema è che il lor è un piccolo mercato, e soprattutto non cresce più. Il grafico qui sopra è molto eloquente. Nel 2019/20 2.9 milioni di ettolitri dei 3.0-3.3 prodotti (2019 e 2020 rispettivamente) sono usciti dai confini. I neozelandesi non mostrano particolare attenzione al vino in genere, mantenendo un consumo pro-capite di 18.3 litri, in calo rispetto agli oltre 20 litri che abbiamo censito negli scorsi anni. E intanto le aziende, anche grazie alla graduale svalutazione del cambio, aumentano le loro dimensioni e i loro incasso. Con 56 ettari vitati per azienda vinicola, la Nuova Zelanda è veramente “Nuova” sotto questo punto di vista. Passiamo a commentare qualche dato.
Una azienda in più rispetto allo scorso anno, quasi tutte con vigneto. 56 ettari per vigneto da 55 dello scorso anno, che producono mediamente oltre 100 quintali di uva per ettaro, per la precisione 114 nel 2020, che “valgono” 189 dollari neozelandesi ciascuno.
Tutti numeri molto positivi, che nel 2020 sono ancora migliori con 3.3 milioni di ettolitri prodotti, +11% rispetto al 2019 e di fatto il livello più elevato degli ultimi anni.
Numeri che però si scaricano sui mercati esteri. Le esportazioni in volume sfiorano quota 2.9 milioni di ettolitri e superano 1.9 miliardi di dollari locali, con una crescita del 5-6% rispetto al 2019/20, nonostante l’ultima parte del periodo (che chiude giugno) sia stato impattato dal COVID.
Il mercato locale resta infatti piuttosto asfittico. 18 litri pro-capite, in calo sui 19 del 2019 e dai 21 del 2015. Solo 500mila ettolitri di vino venduto nel mercato locale, stabile o in leggero calo negli anni. E non si tratta di preferenza per prodotti esteri, perchè anche i consumi di vino estero non decollano.
La base ampelografica cresce ancora, toccando quota 40mila ettari, dai 39mila dello scorso anno. Quasi 1000 ettari in più di cui 555 sono di Sauvignon Blanc, che rappresenta il 63% del totale. Includendo gli altri 4 principali vitigni (Pinot Nero, 14%, Chardonnay 8%, Pinot Grigio 6% e Merlot 4%) arriviamo ben sopra al 90% del totale: molto focalizzati e non sui vitigni “ovvii” internazionali, che sono il Cabernet Sauvignon (solo 219 ettari) e lo Chardonnay (3222 ettari, ma residuali rispetto al Sauvignon blanc).
Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More





Fonte: bilanci e comunicati stampa aziendali
Concha y Toro ha fatto grandi passi in avanti nel 2020 nonostante il problema COVID. Il piano di rilancio, con la focalizzazione su alcuni marchi e aree geografiche ha dato i suoi frutti. I volumi sono ritornati al livello del 2017 (circa 37 milioni di casse da 9 litri) e il mix migliora con il peso dei marchi/aree chiave che passa dal 35% al 45% del fatturato (dal 22% al 30% dei volumi). Ne risulta una crescita del fatturato del 17% nell’anno (+18% nel secondo semestre), su un valore che tradotto in euro è di 900 milioni. L’obiettivo al 2022 è di raddoppiare l’utile operativo (da loro espresso in dollari) da 70 miliardi a 140 miliardi di peso, con un fatturato di 854 miliardi di peso. Vediamo se ce la faranno, ma dato che nel 2020 sono arrivati a 120 miliardi di peso, già adesso non sono tanto distanti. Il titolo in borsa ha intanto recuperato completamente il crollo dovuto al COVID e vale in borsa circa 1.2 miliardi di euro. Passiamo a commentare qualche dato insieme.Le vendite crescono del 17% a 769 milioni di peso, con un forte incremento della componente export (+18%) e delle vendite collaterali, mentre il business in Cile cresce del 10%.
Il marchio Casillero del Diablo progredisce in tutti i mercati chiave e raggiunge da solo 6.6 milioni di casse, +19% nel 2020 e +9% medio dal 2017 quando il piano è partito. Trivento, secondo marchio in “focus”, passa da 1 milione a 1.5 milioni di casse nel 2020, +57%. Bicicleta, terzo marchio chiave, da 1.4 a 1.7 milioni di casse, +19% nel 2020.
I margini sono in forte miglioramento, come già avevamo visto in occasione dei risultati semestrali. A livello “industriale” CYT è riuscita a portare il margine al 40% dal 36.7% del 2019 e dal minimo del 33% circa toccato nel 2018. A questo si è aggiunto il contenimento delle spese commerciali e generali, che sono cresciute meno delle vendite, passando dal 24.8% al 24.1% del fatturato. Il risultato è che a fronte delle vendite in crescita del 17%, l’utile operativo passa da 77 miliardi di peso a 120 miliardi, per un margine che dall’11.7% sale al 15.6%. L’utile netto sale da 52 a 78 milioni di peso, +48%, per un margine sul fatturato che tocca un livello di eccellenza assoluta, al 10%.
La parte finanziaria migliora anch’essa: il debito cala da 287 a 215 miliardi di peso, per un rapporto sull’EBITDA che scende da 2.7 a 1.4 volte.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Faccio seguito al post della scorsa settimana sui vini DOC per pubblicare la versione relativa ai vini IGT. Come vi dicevo, si tratta di un lavoro piuttosto dispendioso ricavando i dati dall’ottimo portale fatto da ISMEA, Rete DOP-IGP, dove vengono pubblicati i dati di superfici, ettolitri certificati e imbottigliati e valore della produzione di tutte le DOC e IGT italiane (quest’ultimo immagino fatto anche prendendo spunto da alcune analisi fatte proprio sul blog). Come già anticipato nell’altro post, siccome i dati sono poco fruibili nel loro complesso e siccome ho dovuto copia-incollare una per una tutte le DOC e le IGT per poi rielaborarle, ho “tagliato” tutto quello con un valore sotto 1 milione di euro, per arrivare a censire circa 150 DOC e 25 IGT. Vi invito però ad andare sul sito di ISMEA per vedere voi stessi l’eccellente lavoro di Tiziana Sarnari e del suo team, ma anche per rendervi conto di quante DOC e IGT ci sono in Italia che sono praticamente inutilizzate, messe in piedi chissà per quale progetto e obiettivo, che rappresentano un costo per l’intero settore. Si vorrà mettere mano a questo problema? Oggi soltanto una cinquantina di DOC e IGP hanno un valore della produzione mediamente superiore a 10 milioni… e di DOC/IGP ne abbiamo in tutto ben 523…
Quello che trovate nel post sono le classifiche di ettari denunciati, ettolitri imbottigliati e, più importante di tutti, valore della produzione delle IGT italiane per 2016, 2017, 2018, ordinate per la media dei tre anni. Mi fermo qui, lasciandovi alle tabelle allegate, che troverete tra breve anche nella sezione Solonumeri.Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More






Due sono le importanti avvertenze che vanno fatte nella lettura di questi dati, peraltro sempre interessanti: il primo, che si tratta di una indagine che non copre tutto il campione Mediobanca (215 aziende nel 2020) ma bensì soltanto di una parte che rappresenta il 61% del campione. Quindi siccome il campione è il 78% del […] More






Aggiorniamo oggi i dati sulle superfici vitate biologiche mondiali, sfruttando il rapporto annuale pubblicato da FiBL & IFOAM relativo ai dati 2017. Nello studio, dove viene affrontato tutto il mondo bio (e dunque tutte le coltivazioni), si stima una superficie biologica per la vite (sia convertita che in conversione) pari 403mila ettari, cioè il 6% […] More





