Le esportazioni di vino tedesche sono tornate nel 2021 alla fatidica soglia di 1 miliardo di euro, che da qualche anno identifica la dimensione del vino tedesco all’estero. Forse è proprio questa la conclusione principale del post: il vino tedesco non è strutturalmente orientato alle esportazioni e la produzione (incluso lo stile dei prodotti) non si adatta ai mercati esteri, soprattutto per quanto riguarda la “dimensione industriale” del prodotto. Probabilmente è anche vero che essendo la Germania uno dei paesi europei con il più elevato reddito pro-capite, la produzione di vino ha dei costi che lo rendono poco competitivo all’estero.
Tornando ai nostri numeri, nel 2021 l’export ha recuperato circa il 9% dopo la crisi 2020. Il mercato principale per la Germania è l’Olanda, che poi presumibilmente riesporta da qualche parte (ricordo: circa 500 milioni di euro e 1 milione di ettolitri esportato dall’Olanda, che di certo non produce vino, o almeno non ancora). Se togliamo l’Olanda che rappresenta il 18% delle esportazioni, troviamo come principali mercati gli USA (che lo sono quasi per tutti, vista la loro dimensione) e poi paesi dell’Est Europa o anglosassoni come la Polonia, il Regno Unito, Svizzera, Belgio e via dicendo.
Se dovessimo nominare due o tre mercati in cui il vino tedesco sembra avere un percorso di sviluppo, potremmo sicuramente citare la Polonia (73 milioni, con una crescita del 6% annuo negli ultimi 5 anni), il Belgio (53 milioni, 5%) e pur con qualche alto e basso la Danimarca (34 milioni, +8%).
Un occhio va anche dato agli spumanti, di cui la Germania è produttore e che vengono esportati per circa 120 milioni di euro nel 2021, con una base particolarmente diversificata. Il principale mercato di destinazione è l’Austria, che assorbe 14 milioni di euro, seguito dall’Olanda (che non conta, come dicevamo) e poi Repubblica Ceca, Svizzera, Polonia e Canada.
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