More stories

  • in

    Laurent Perrier – risultati primo semestre 2023

    Laurent Perrier ha riportato dei buoni dati a fine settembre 2023, segnando un calo delle vendite dell’1% a 158 milioni ma un miglioramento dei margini (al loro massimo storico), che ha consentito un incremento dell’utile netto semestrale del 5% a 39 milioni. Dico che sono dati buoni perché il semestre sequenzialmente precedente, il secondo 2022, aveva mostrato tendenze molto più preoccupanti, con un calo del fatturato del 13% e dell’utile del 20%. La strategia incentrata sul valore continua, infatti questo leggero calo delle vendite si compone di un -13% di volume (5.4 milioni di bottiglie) e di un +9% del prezzo mix (28 euro per botitglia), anche se la quota delle bottiglie ad alto valore non sale e resta al 46% circa delle vendite dopo il balzo degli anni scorsi. Le prospettive non sono delle migliori, con i volumi di Champagne in calo e, bisogna anche ammetterlo, il fatto che questi dati sono stati supportati da una campagna agraria veramente felice, senza la quale gli utili sarebbero andati nella medesima direzione delle vendite. Resta il fatto che Laurent Perrier è probabilmente l’azienda quotata della Champagne meglio gestita. Passiamo a un breve commento dei dati.

    Le vendite sono calate del 1% a 158 milioni, con un incremento del 4% in Francia a 32 milioni, un calo del 3% in Europa a 68 milioni e un valore stabile a 58 milioni nel resto del mondo.
    I margini sono migliorati dal 59% al 63% a livello industriale, anche se stimiamo che circa la metà del progresso sia dovuto a componenti non ricorrenti, mentre continuano gli investimenti promozionali, con le spese commerciali a +10% sul semestre corrispondente.
    L’utile operativo raggiunge 57 milioni, +8% e il 36% delle vendite, a fronte di un EBITDA di 61 milioni nel semestre, +9% e 39% delle vendite. Nonostante oneri finanziari in crescita e con una tassazione stabile al 27%, l’utile netto tocca quota 39 milioni, +5% e il 24% delle vendite.
    Dal punto di vista finanziario, l’azienda ha 204 milioni di debito a fronte di 682 milioni di euro di magazzino, dunque un livello particolarmente basso. Nel corso del semestre ha investito 5 milioni (erano 3 nel primo semestre 2022) e ha pagato 12 milioni di dividendi. Il debito è cresciuto di 28 milioni anche per via del forte incremento del capitale circolante, da 522 milioni a fine anno a 581 milioni a fine settembre.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Germania – produzione vino e superfici vitate 2022

    La produzione di vino in Germania nel 2022 leggermente cresciuta rispetto al 2021 riportandosi in media con i dati storici, a 8.9 milioni di ettolitri. Per quanto riguarda il 2023, i dati preliminari parlano di una vendemmia stabile o soltanto marginalmente in calo, a circa 8.8 milioni di ettolitri. La variazione del vigneto tedesco, poco più di 103 mila ettari stabili, sempre più verso i bianchi, determina ovviamente lo spostamento anche della produzione verso questa categoria, che infatti è ormai prossima ai 6 milioni di ettolitri e dell’8% sopra la media storica, mentre per i vini rossi il livello produttivo pur crescendo rispetto al 2021 è del 10% sotto quanto visto in passato. Il rapporto causa effetto è difficile da identificare ma certamente abbiamo visto che i consumatori locali sono sempre più focalizzati sui vini bianchi tedeschi. Una ultima annotazione prima di addentrarci nei dati è sull’andamento del vigneto: nel segmento dei bianchi non è in realtà il Riesling a guadagnare più ettari ma sono i “burgunder”, quindi i Pinot, Grigio e Bianco, ma anche il Sauvignon Blanc e lo Chardonnay. Giusto per dire che deve essere bianco! Passiamo a una breve digressione dei dati.

    Il vino tedesco si produce in 103400 ettari (di cui poco più di 100mila in produzione effettiva) dei quali 70752 sono bianchi e 32639 rossi. Come vedete dalla tabella allegata il Riesling copre quasi un quarto del totale con 24410 ettari vitati, +92, mentre il secondo vitigno per importanza è il Pinot Nero con 11512 ettari e un calo di 90 ettari, simile a quanto visto in passato. Come dicevamo prima sono in forte crescita il Pinot Grigio, +400 ettari a 8100 ettari, lo Chardonnay, +173 ettari su una base limitata, arrivando a 2731, il Sauvignon Blanc a +120 ettari per 1923 totali e il Pinot Bianco, +119 ettari a 6181.
    La produzione di 8.9 milioni di ettolitri si può anche spaccare in vini di qualità, il 75% del totale a 6.7 milioni di ettolitri, stabile in valore assoluto, Prädikatswein prodotti in 1.9 milioni di ettolitri e che rappresentano la massima espressione di qualità. Rappresentano il 21% del totale nel 2022, leggermente meno (27%) della media storica. La categoria rappresenta nel 2022 il 24% della produzione di vino bianco il 16% della produzione di vino rosso.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici finali.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Schloss-Wachenheim – risultati 2022/23

    L’azienda spumantistica tedesca Schloss-Wachenheim (SSW) raggiunge nel 2022-23 i suoi migliori risultati di sempre nell’anno fiscale 2022-23, superando ampiamente gli obiettivi comunicati lo scorso anno: le vendite sono infatti cresciute dell’11% a 426 milioni con volumi stabili e prezzi in crescita (mentre l’obiettivo era di un fatturato stabile) mentre l’obiettivo di raggiungere un utile operativo di 21-23 milioni di euro dopo i 4 milioni di euro di costi di ristrutturazione è stato anch’esso largamente superato, avendo chiuso l’anno a 27 milioni. Ora, qualcuno potrebbe eccepire che gli obiettivi erano prudenti (e lo scorso anno scrivevamo appunto che con risultati 2021-22 eccezionali, gli obiettivi per il 2022-23 non erano per nulla eccitanti), ma comunque l’azienda ha portato a casa dei buoni numeri. L’evoluzione del primo trimestre 2023-24 mostra un rallentamento della crescita intorno al 5%, sempre composto da maggiori prezzi (+12%), ma anche da un inizio di calo dei volumi (-7%). Prima di passare all’analisi dettagliata del 2022-23, un occhio ai dati 2023-24: le vendite sono attese a occhio in leggera crescita, con volumi in leggero calo e prezzi sempre in crescita, mentre l’utile operativo è visto a 28-30 milioni di euro dai 27 del 2022-23. Di nuovo, se consideriamo che mancheranno i 4.4 milioni della ristrutturazione delle attività francesi che avrebbero portato la base 2022-23 a 32 milioni… non si capisce perché rallegrarsi. Passiamo ai dati.

    Le vendite raggiungono 426 milioni, con un volume in calo del 2% a 240 milioni di bottiglie e dunque un prezzo medio medio a +13% che arriva a 1.78 euro a bottiglia (giusto per capire quale segmento di mercato l’azienda copre).
    L’area più vivace è la Francia (dove è stata fatta la ristrutturazione da 4.4 miloni di euro che ha implicato l’uscita di 51 dipendenti), dove i volumi sono cresciuti del 9% e le vendite del 17% a 105 milioni, mentre la Germania ha avuto un incremento di vendite del 5% a 142 milioni di euro nonostante un calo marcato dei volumi (-8%). In Est Europa le vendite sono in crescita del 12% a 187 milioni.
    I margini soffrono per il costo della ristrutturazione francese, passando a livello EBIT del 7.6% al 6.4%, per un valore assoluto di 27 milioni contro 29 del 2021-22. Volessimo rimontare la ristrutturazione arriveremmo a un margine stabile, 7.5%, e a un untile operativo di 32 milioni.
    I grafici dei margini per area vi dicono cosa è successo: migliorano i margini in Germania al 4%, la Francia scende al pareggio con dentro la ristrutturazione ma sarebbe comunque stata sotto il 5% anche togliendola (quindi meno che in passato), l’Est Europa si mantiene su margini molto interessanti, 11.3%.
    A livello finanziario il debito sale da 64 a 69 milioni di euro, nonostante i minori investimenti (14 milioni contro 18) ma dopo aver pagato circa 8 milioni di euro in dividendi, di cui 3 agli azionisti di minoranza del gruppo.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Cile – produzione di vino 2022

    Post prenatalizio sulla produzione di vino in Cile del 2022. Sarò breve. Dunque l’annata 2022 è stata piuttosto buona a 12.4 milioni di ettolitri, con un calo del 5% sul 2021 ma comunque un +6% rispetto alla media storica. Il problema diventerà il 2023, quando le indicazioni preliminari sono di una vendemmia di 10.0 milioni di ettolitri, quindi -20% sul dato 2022 che commentiamo oggi in dettaglio e il 12% sotto la media decennale. Fatto questo cappello e andando nel dettaglio, il Cile rimane un paese con forte prevalenza di produzione di vini rossi (69%, e pochi segnali che le cose stiano cambiando), fortemente legato a categorie estremamente competitive, sia nei vini rossi con il Cabernet Sauvignon (33% della produzione totale) e Merlot (12%), che nei vini bianchi con il Sauvignon Blanc (14%) e Chardonnay (10%). Visto anche l’andamento molto negativo delle esportazioni di vino in volume dei primi 6 mesi 2023 (-25% a 3.2 milioni di ettolitri) non è forse una così cattiva notizia che i volumi di produzione siano calati durante il 2023. Passiamo a un breve commento dei numeri, corredato da ulteriori grafici e tabelle.

    La produzione 2022 di 12.4 milioni di ettolitri è suddivisa in 10.3 milioni di ettolitri di vini DOC, 1.9 milioni di vini non DOC e 0.2 milioni di vini da tavola, con una penetrazione della categoria DOC dell’83%.
    L’andamento è del 6-7% superiore alla media decennale del Cile, rispettivamente di 9.8 milioni di ettolitri per i DOC e 11.6 milioni di ettolitri per il totale.
    Se restringiamo il confronto sulla categoria dei DOC, la produzione dei vini rossi è di 7.1 milioni di ettolitri, quella dei vini bianchi di 3.2 milioni di ettolitri, entrambe le categorie circa il 6% sopra la media storica e rispettivamente il 4% e l’8% sotto il dato del 2021.
    Passando ai vitigni, la maggior produzione resta quella di Cabernet Sauvignon, 3.4 milioni di ettolitri e il 7% sopra la media storica, mentre gli 1.4 milioni di ettolitri del Sauvignon Blanc sono solo il 2% sopra media e calano del 3% sul 2021. Il terzo prodotto in termini di peso è il Merlot, 1.2 milioni di ettolitri e il 3% sopra la media storica, mentre arriva a 1 milione di ettolitri la produzione di Chardonnay, in forte sviluppo in Cile, +18% sopra il dato medio decennale di circa 0.9 milioni di ettolitri.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Esportazioni spumanti Italia – aggiornamento settembre 2023

    Dopo il post sulle esportazioni totali pubblichiamo oggi in questo post pre natalizio i dati dello spumante, che come avete forse letto sono calati del 5% in termini di export in settembre (-10% in volume). Mah, io tenderei a non essere troppo preoccupato. È vero che da un lato settembre è il primo dei tre mesi importanti per il prodotto nell’arco dell’anno. Uno potrebbe dire che se l’attacco di stagione è debole le cose andranno male. Ed è anche vero che i dati del Prosecco, vero traino della categoria vanno nella stessa direzione. È anche vero però che analizzando i dati in profondità ci si accorge che il calo è tutto legato al mercato USA. Se noi prendiamo i 200 milioni di export del mese, -5.4%, e gli togliamo i 37 degli USA, -29%, arriviamo a 162 milioni. Facendo lo stesso per l’anno scorso siamo a 158 milioni, quindi saremmo a +2%. Ovviamente non un dato eccezionale ma certamente molto più guardabile. E il dato sui 9 mesi, ora stampato a +1.6% (1574 milioni), sarebbe un molto più digeribile +6% se si togliesse il -11% del mercato americano. Quello che io non so dirvi, non essendo all’interno del settore, è se la correzione del mercato americano è il prologo di quello che succederà in altre geografie (su molte cose loro sono un po’ più davanti a noi), oppure se un problema di normalizzazione delle scorte dopo un periodo di super-crescita e scarsità del prodotto (così dicono altri esperti nel settore degli spiriti come il CEO di Campari). Bene, passiamo a un breve commento dei dati.

    Le esportazioni di spumante nei primi 9 mesi dell’anno sono ancora in crescita lieve, +1.6% a 1.57 miliardi di euro, pur assorbendo il secondo mese consecutivo negativo: a settembre infatti l’export è calato del 5.4% a 200 milioni di euro, dopo una prima avvisaglia di agosto a -1.5% ma anche di giugno a -3%. Ad ogni modo come dicevamo sopra, il peso specifico dei mesi è diverso e il segnale che dà alla stagione è diverso.
    Per categorie, nel mese il prosecco cala del 4%, ma resta positivo per il 3% nei 9 mesi a 1.18 miliardi di euro, l’Asti cresce del 5% nel mese e del 4% sui 9 mesi a 112 milioni (notare: meno di un decimo rispetto al Prosecco!), gli spumanti DOP calano del 16% nel mese e del 6.6% sull’anno a 72 milioni di euro, confermando che si tratta ancora di un fenomeno nazionale, fatta eccezione per pochi marchi.
    Dal punto di vista geografico come dicevamo sopra gli USA fanno la differenza. Tutti gli altri mercati nella “top10” salvo Russia (ma qui avevamo delle riserve sui dati in crescita del passato) e Svezia sono in netto territorio positivo nel mese di settembre e restano tutti positivi sui 9 mesi, chi più chi meno. Da notare che la Francia potrebbe superare la Germania nel 2023 per esportazioni di spumante!
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici del post.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento settembre 2023

    Viste le premesse, ossia l’andamento delle esportazioni francesi di vino negli ultimi mesi (grafico chiave qui, settembre -21%), il calo del 10% delle nostre esportazioni in settembre è per me quasi da sospiro di sollievo. Detto questo non ci si può certo rallegrare del sesto mese consecutivo negativo che sta portando il saldo annuo -2.4% e quello annuale a -1%, per 7.7 miliardi di euro, allontanandosi dunque dalla soglia degli 8 miliardi che dopo Pasqua cominciavamo a considerare fattibile. La debolezza delle esportazioni è nel segmento dei vini in bottiglia, più che negli spumanti che calando in settembre sono però ancora positivi sull’anno (+2%), leggermente più nel valore che nel volume visto l’esaurirsi delle pressioni inflazionistiche, e geograficamente hanno nel mercato nord americano il cuore del problema. Bene passiamo, a un’analisi dei dati con tutte le tabelle e i grafici allegati.

    Settembre è stato il peggior mese del 2023 per le esportazioni, con un calo del 9.7% a 654 milioni di euro, determinato da una riduzione del 6.4% del volume a 1.8 milioni di ettolitri. Con questi dati il saldo dei 9 mesi tocca 5.65 miliardi per un calo del 2.4%. Sugli ultimi 12 mesi, ossia considerando un dato stabile sugli ultimi 3 mesi saremmo a -0.9% per 7.73 miliardi di euro.

    I vini in bottiglia sono in calo dell’11% nel mese e del 4% nei primi 9 mesi a 418 e 3739 milioni di euro rispettivamente, gli spumanti calano del 5.4% a 200 milioni nel mese ma come dicevamo prima restano positivi sui 9 mesi all’1.6%, mentre i vini sfusi e il resto della categoria 2204 pur essendo residuali (36 milioni in settembre) calano del 14%.

    Le geografie principali si comportano in modo molto difforme. Gli Stati Uniti continuano a calare in modo importante, -19% nel mese e -9.5% nei nove mesi. Affiancherei subito il Canada che pur essendo grosso un terzo gli USA fa il suo -14% nel mese, paradossalmente un po’ meno peggio del -17% dei primi 9 mesi dell’anno. Queste due geografie prese insieme contano quasi il 30% del nostro export totale. Gli altri tre mercati importanti girano intorno alla stabilità: Germania -1% ma ancora +2% sull’anno, Regno Unito +1% e +3% per settembre e 9 mesi, Svizzera +3% ma -1.5% sui 9 mesi. Forse un dato da guardare con un po’ più di attenzione è quello francese, dove con -25% su settembre vediamo un dato moto difforme da quanto registrato fino ad ora.
    Degli spumanti ci occupiamo più distintamente nel prossimo post ma… se è negativo il totale è difficile che sia positivo il Prosecco visto il suo peso preponderante. Il -5.4% di settembre racchiude anche un -4% del Prosecco, forse il primo dato negativo di un certo significato dopo il -1% di gennaio (che però è un mese irrilevante per la categoria). Staremo a vedere.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Indebitamento e leva delle principali aziende vinicole – dati Mediobanca 2022

    Dopo qualche anno di pausa torniamo sul tema del debito delle aziende vinicole, come riportato da Mediobanca Research. In questo post, in particolare usiamo la differenza tra debito finanziario e attivo finanziario per dare un quadro più obiettivo della situazione “netta”. Ci riferiamo a due rapporti, oltre al valore assoluto: il debito su valore aggiunto (purtroppo non abbiamo l’EBITDA dai dati Mediobanca) e il debito su patrimonio. Nel primo caso abbiamo escluso le cooperative, vista la distorsione del valore aggiunto relativa al loro modello di business. Nel secondo abbiamo incluso anche le cooperative e vedrete che si posizionano decisamente su livelli più elevati delle aziende, anche in ragione del loro rischio inferiore di incorrere in perdite. Beh, che cosa ci dicono questi dati? Il debito netto di queste 29 aziende è rimasto stabile nel 2022 a circa 1.8 miliardi di euro, mentre il valore aggiunto (di tutto il campione) è cresciuto da 1.1 a 1.2 miliardi e il patrimonio netto è passato da 4.8 a 5 miliardi di euro. Dunque, nel 2022 possiamo certamente concludere che la salute finanziaria del settore del vino è migliorata nel suo complesso. Avendo assistito a un paio di operazioni di consolidamento (fusione tra aziende), in parte pagate per cassa, trovate due aziende, IWB e Argea, abbastanza in alto nella classifica del rapporto tra debito e valore aggiunto, oltre alle due aziende detenute in parte o completamente dai fondi di private equity, Fantini Wine Group e Zonin. Passiamo a un breve commento dei dati.

    I dati di Mediobanca Research mettono in cima alla classifica del debito Cantine Riunite a 250 milioni, Argea a 227 e Italian Wine Brands a 206 milioni. Per chiarezza e visto che analizziamo i bilanci di Argea e IWB anche singolarmente, questa definizione non corrisponde perfettamente alla posizione finanziaria netta contabile da noi calcolata, che rispettivamente è di 122 e 147 milioni di euro (incluso IFRS16 per la seconda).
    Se passiamo ai rapporti sul valore aggiunto troviamo IWB a 4.2 volte, Argea a 2.9, Fantini e Zonin a 2.8, Morando a 2.6 volte e Schenk a 2.5 volte. I rapporti di indebitamento sono comunque sostenibili, nell’ottica del tipo di attività svolta.
    Se invece ci rapportiamo al patrimonio netto, le cooperative risultano in proporzione più indebitate delle aziende. La Marca a 3x, con Mezzacorona e Cantine Riunite a 1.3x si accompagnano a Schenk e Morando.
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici. Buona consultazione.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

  • in

    Cavit – risultati 2022/23

    CAVIT ha appena pubblicato il bilancio 2022-23 (chiusura maggio) che vede un leggero incremento delle vendite (267 milioni), con risultati più bassi dello scorso anno a causa dell’incremento dei costi delle materie prime. L’incremento di fatturato viene essenzialmente dalle società controllate dalle cooperative, in quanto Cavit cooperativa flette del 2% circa rispetto allo scorso anno. Sottolineerei due o tre cose in questo bilancio: primo, l’ottimo andamento della controllata tedesca Kessler, che ha realizzato anche nel 2022-23 un fatturato in crescita del 10% a 13.1 milioni con buoni profitti (1.2 milioni di euro). Secondo, il problema di Casa Girelli, che pur essendo cresciuta molto (da 27 a 33 milioni di euro nelle vendite nel 2023) continua a subire perdite ingenti: 2.1 milioni quest’anno, 1.1 l’anno scorso, 2.3 milioni nell’anno del Covid. Cavit ha dunque deciso una “revisione strategica” che porterà nell’esercizio 2023-24 alla fusione dell’azienda (e di Cesarini Sforza) dentro Cavit e successivamente “alla dismissione delle attività e, alla luce di questo, si è già avviata una drastica razionalizzazione delle produzioni effettuate, con conseguente impatto sul fatturato generato.” Quindi, dovremmo attenderci un fatturato più basso per tutto il gruppo l’anno prossimo. Terzo punto, la remunerazione dei soci della cooperativa, di cui abbiamo soltanto il valore totale (non quello unitario, cancellato dal bilancio da Cavit qualche anno fa..) è stato di 100 milioni di euro, in netto calo (-11%) sul 2021-22 e essenzialmente ritornato sui livelli pre-Covid (+3% sul 2019-20) dopo due anni eccezionali. Ultima cosa: la posizione finanziaria netta resta positiva ma cala da 40 a 25 milioni di euro: passiamo a un breve commento dei dati con qualche ulteriore spiegazione…

    Il fattuarto consolidato di 267 milioni cresce dell’1%, con un dato stabile sull’Italia e in crescita dell’1.2% all’estero per un valore di 64 e 204 milioni rispettivamente. Come abbiamo detto Casa Girelli fa 33 milioni (da 27), GLV e Cesarini Sforza 21 milioni (stabile), Kessler 13 (da 11.9), la cooperativa 200 da 205 milioni lo scorso anno, con tutto il calo all’estero, da 160 a 155 milioni.
    Il bilancio mostra un EBITDA di 6 milioni da 6.5 dell’anno scorso e un utile netto di 4 da 5, ma come sapete per una cooperativa vale poco. Vale di più guardare a quanti soldi ha versato ai suoi soci attraverso gli acquisti: 100 milioni nel 2022-23 rispetto a 112 del 2021-22.
    Dal punto di vista finanziario, la cassa netta scende da 40 a 25 milioni di euro. A determinare tale impatto è il capitale circolante: il saldo tra magazzino, crediti verso clienti e debiti verso fornitori sale da 29 a 46 milioni di euro, determinando dunque un +17 milioni sulla linea, ulteriormente appesantito da 3 milioni sulle “altre partite di circolante” per un impatto totale di oltre 20 milioni. Gli investimenti sono scesi da oltre 7 milioni a 4 milioni circa.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO