Il primo semestre 2018 è stato caratterizzato da fortissime turbolenze valutarie e da un generalizzato calo dei volumi di vino esportati, causa scarsa vendemmia 2017. Questi due fattori hanno in qualche modo distorto i rapporti di forza tra nord e sud del mondo vinicolo, tra vecchio e nuovo. I dati dei primi 11 paesi del mondo, che seguiamo grazie ai dati provenienti dalle dogane e dal rapporto pubblicato ogni trimestre dal Corriere Vinicolo “Wine Numbers”, dicono che le esportazioni in euro sono cresciute del 3% a 12.8 miliardi di euro, mentre i volumi sono calati del 4% a 44.6 milioni di ettolitri. L’Italia in questo semestre ha perso velocità ed è cresciuta meno dei vicini di casa di Spagna e Francia, mentre a livello globale, i forti cali di Stati Uniti, Nuova Zelanda, Argentina e, in minor misura, Cile hanno determinato un “mantenimento” della nostra quota di mercato a livello globale, che è stata poco sotto il 23%, un livello più o meno mantenuto da cinque anni a questa parte. Passiamo all’analisi dei dati.
- Le esportazioni di vino dei principali paesi del mondo sono cresciute di circa il 3% nel primo semestre 2018, contestualmente a un calo del 4% dei volumi esportati, che si riportano sotto quota 45 milioni di ettolitri.
- Quando denominate in euro, le performance più positive sono quelle di Australia, Portogallo e Spagna, che sono cresciute a un ritmo dell’8-9%, mentre per quanto riguarda i paesi dell’area americana, anche in virtù della forte svalutazione delle monete si registrano i dati più negativi. Per i cileni le esportazioni sono calate del 3% a 821 milioni di euro, mentre gli americani perdono il 10% del valore esportato a 533 milioni di euro. La performance più negativa è quella relativa all’Argentina, che ha registrato un calo del 12% a 301 milioni di euro.
- In questo contesto, l’Italia con la crescita del 4% e 2.9 miliardi di euro è leggermente meglio del trend cumulato, ma come abbiamo già avuto modo di commentare ha registrato un andamento meno positivo sia della Francia, che ha beneficiato di un calo più limitato dei volumi (-2% contro il nostro -10%), ma anche della Spagna, che invece ha avuto esattamente lo stesso handicap di partenza, cioè la vendemmia debole.
- Dopo diversi anni di crescita quasi ininterrotta vale anche la pena di sottolineare il calo della Nuova Zelanda, -6% a 469 milioni di euro, nonostante volumi esportati sostanzialmente stabili a 1.2 milioni di ettolitri.
- Chi invece sta ri-scalando la classifica è l’Australia, che da qualche anno era stata scalzata dal Cile come quarta potenza mondiale del trade di vino. Gli australiani, forti della vicinanza con il mercato cinese, hanno messo a segno un incremento dell’8% a 813 milioni di euro e sono ormai allo stesso livello del Cile, con un volume esportato molto simile, intorno a 4 milioni di ettolitri.
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