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    Vino.com – risultati 2024

    I dati 2024 di Vino.com sono molto incoraggianti sotto due aspetti, entrambi importanti: dopo anni di perdite, il bilancio chiude con un leggero utile, pur aiutato da una piccola componente positiva non ricorrente ma anche da una strettissima disciplina sui costi, e con una generazione di cassa positiva. Il tutto condito da una ripresa delle vendite (+3%) dopo la normalizzazione post-Covid. In secondo luogo, la diversificazione internazionale sta prendendo piede: dei 28 milioni di fatturato, 10 sono generati nei mercati internazionali, probabilmente aiutati anche dal dominio “internazionale”. A completare e a confermare il quadro positivo, i soci hanno deciso di tramutare in capitale il prestito soci di 5 milioni di euro, il che è un segno della fiducia nella continuità aziendale. Vino.com si trova quindi a fine 2024 con una struttura finanziaria molto solida (8 milioni di cassa netta) e un andamento nel 2025, secondo la relazione degli amministratori, in linea con gli obiettivi del piano industriale.
    Bene, passiamo a un’analisi più in dettaglio dei numeri, con grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite crescono del 3% a 28 milioni di euro, grazie al rimbalzo del 20% del fatturato estero, che sale a 10 milioni. Le vendite in Italia subiscono invece un ulteriore leggero calo, -4% a 18 milioni di euro.
    Il margine lordo cala leggermente, dal 35.3% al 34.5%, dopo il deciso cambio di marcia del 2023 (prima era intorno al 26% in media) e si conferma probabilmente il più alto del settore (Callmewine 2024 27%, Tannico 2023 30%, Xtrawine 2023 26%, Bernabei 2023 19%). In valore assoluto il margine lordo è praticamente stabile a 9.6 milioni di euro, ma l’utile operativo migliora sensibilmente da -2 milioni a +0.2 milioni grazie a oltre 1 milione di risparmi di costi di servizi e del personale e a una piccola componente straordinaria positiva (0.2 milioni).
    L’utile netto di 0.35 milioni è poi aiutato da 0.2 milioni di euro di riprese fiscali positive, anche se bisogna sottolineare che Vino.com ha in pancia 22 milioni di perdite pregresse che in una situazione di “prevedibile certezza di recuperabilità” darebbero luogo a oltre 5 milioni di euro di crediti fiscali.
    La parte finanziaria è in miglioramento con la cassa netta che passa da 6 a 8 milioni di euro e il prestito soci di 5 milioni che scompare e diventa patrimonio netto. Il miglioramento della cassa è anche aiutato da una variazione positiva di capitale circolante nonostante un incremento del magazzino (dopo la cura dimagrante del 2023), più che compensato dall’allungamento dei tempi di pagamento dei fornitori.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Argentina – esportazioni di vino – aggiornamento 2024

    Per questo commento sulle esportazioni di vino dell’Argentina mi sono detto: proviamo a dare il file Excel aggiornato e il commento in Word dello scorso anno a ChatGPT e vediamo se riesce a scrivere un buon pezzo… ebbene, gli errori che ha fatto sono incredibili, con mio stupore (si tratta della versione PRO, che costa 229 euro al mese). Per cui al di là dei commenti su ChatGPT (e soci), quello che trovate immediatamente di seguito è il mio commento, mentre alla fine trovate quello di ChatGPT.
    Le esportazioni dell’Argentina si stabilizzano a 632 milioni di euro nel 2024, dopo la forte discesa sofferta nel 2023 (-19%). È sempre difficile avere dei buoni parametri di confronto guardando a un anno soltanto, ma possiamo dire che siamo un buon 10-15% sotto le medie storiche. I volumi esportati hanno seguito la stessa strada: stabili sul 2024 ma ovviamente molto sotto il 2023. In realtà questa stabilità nasconde trend molto differenti. I paesi chiave per il vino argentino, Regno Unito e USA sono entrambi in crescita, +3% e +9% rispettivamente, e lo sono anche il terzo e il quarto mercato, Brasile e Canada. La conclusione è che il vino argentino non riesce a “sfondare” in nuovi mercati…
    Passiamo a un commento più in dettaglio con grafici e tabelle.

    Le esportazioni 2024 dell’Argentina sono cresciute dell’1% a 632 milioni di euro. Il conto in peso argentini non lo facciamo più vista la svalutazione del 200%… La categoria dei vini in bottiglia cresce dell’1% a 576 milioni, i vini sfusi sono ormai marginali, soltanto 44 milioni di euro, +5% comunque nell’anno.
    I volumi sono sulla stessa linea, 1.96 milioni di ettolitri. Vi ricordo che la produzione di vino in Argentina nel 2023 (qui il nostro post) è scesa a 9 milioni di ettolitri, mentre quella del 2024 (che dovrebbe influenzare le esportazioni del 2025) è risalita a 11 milioni di ettlitri (qui il nostro post).
    Se guardiamo ai principali mercati, gli USA crescono del 9% a 182 milioni di euro e dell’8% in volume a 461mila ettolitri, restando comunque sotto i livelli storici (270 milioni nel 2015). Il Regno Unito è il secondo mercato a quasi 100 milioni e un incremento del 3% sul 2023. È invece più elevato il volume importato rispetto agli USA, 521mila ettolitri, ed è anche più vicino il record storico di esportazioni che è stato di 110 milioni di euro.
    Il Brasile diventa un partner sempre più importante, terzo mercato con una crescita del 12% a 92 milioni e una decisa progressione. Più lontano il Canada, che comunque ha avuto un buon anno (47 milioni, +16%).
    Dopo questi 4 mercati cominciano le brutte sorprese: -16% in Messico, -25% in Francia, -40% in Cina… e così si arriva al fatidico +1%…

    Ecco il commento incredibilmente errato che ha scritto ChatGPT

    L’Argentina si aggrappa alla stabilità, ma non decolla: il vino argentino nel 2024
    Dopo il brusco rallentamento del 2023, il settore vinicolo argentino tenta di ritrovare un equilibrio. Le esportazioni di vino nel 2024 hanno raggiunto i 684 milioni di euro, registrando un modesto +1% rispetto all’anno precedente, un segnale positivo ma insufficiente per parlare di vera ripresa. Anche sul fronte dei volumi esportati si registra una crescita appena accennata: 785 milioni di litri contro i 776 milioni del 2023 (+1,2%). Il mercato resta in una fase di assestamento dopo la crisi profonda causata dalla vendemmia 2023 (la peggiore degli ultimi decenni), dal calo globale della domanda e dal difficile contesto macroeconomico interno.
    Il cambio svalutatissimo e l’iperinflazione galoppante distorcono ogni analisi in valuta locale: per quanto i ricavi possano sembrare in crescita in peso argentino, la realtà è che il valore reale delle esportazioni è praticamente stagnante.
    Stati Uniti: ancora primo mercato, ma i segnali restano contrastanti
    Gli USA si confermano primo mercato per valore, con 197 milioni di euro (+9% rispetto al 2023). Una ripresa che tuttavia appare più come un rimbalzo tecnico che l’inizio di una nuova fase di crescita strutturale. I volumi non sono disponibili nel dettaglio, ma l’andamento riflette una fase di consolidamento dopo anni di erosione.
    Regno Unito e Brasile: due storie diverse, stessa fine
    Il Regno Unito, secondo mercato per l’Argentina fino al 2023, subisce un drastico ridimensionamento: -44% a 27,6 milioni di euro, un dato che interrompe un percorso di relativa stabilità. Ancora più drammatico il crollo del Brasile, che dopo anni di crescita si ferma bruscamente: dalle esportazioni per 243 milioni di euro nel 2023 si passa ad appena 20 milioni nel 2024, -92%, un arretramento che riporta il paese ai margini della geografia commerciale argentina.
    Gli altri mercati: tra stagnazione e piccoli segnali positivi
    Tra i mercati minori, il Canada torna a farsi vedere con 19,4 milioni, mentre il Messico scende a 18,6 milioni (-40%). In Europa, l’Olanda sorprende in positivo con una crescita dell’8% a 5,8 milioni, mentre la Francia cala del 14% a 2,8 milioni. La Cina dimezza le importazioni a 8,7 milioni, confermando le difficoltà strutturali dell’export argentino verso l’Asia. Il Perù è tra i pochi paesi in crescita (+6% a 3,5 milioni), ma resta un mercato marginale.

    Conclusione:Il 2024 si chiude con un leggero miglioramento rispetto al disastroso 2023, ma i segnali restano deboli e frammentati. L’Argentina ha bisogno di una strategia commerciale più solida, una valorizzazione dei vini a maggior valore aggiunto e, soprattutto, stabilità macroeconomica interna per poter tornare protagonista nel commercio mondiale del vino.
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    Emilia Romagna – produzione di vino e superfici vitate 2024 – dati ISTAT

    Proseguiamo il viaggio tra le regioni italiane del vino e la loro produzione 2024 con l’Emilia Romagna, che nel 2024 ha prodotto 6.9m/hl, il 14% del vino italiano, terza regione per importanza dopo Veneto e Puglia. Come ben sappiamo la regione è caratterizzata per elevate rese per ettaro (180 quintali di uva nel 2024 rispetto ai 100 dell’Italia in media) e, correlato, una forte esposizione ai vini comuni. Proprio per questa ragione, se ci si sposta dai volumi ai valori, con riferimento ai dati ISTAT che si fermano al 2023, l’Emilia Romagna diventa la quinta regione italiana (media 2019-23), sopravanzata da Piemonte e Toscana, dove si produce meno ma con un maggiore valore unitario.
    Tornando ai dati della vendemmia 2024, in Emilia Romagna le cose sono andate meglio che nel resto dell’Italia, con un rimbalzo un po’ meno significativo sul 2023 (+8% contro +11%) ma con una produzione che in ottica storica è dell’8% sopra la media 2014-23, mentre per l’Italia nel suo complesso parliamo di un dato “in linea”.
    Le particolarità di questi dati sono però nel mix, dove si osserva per il secondo anno consecutivo un calo della penetrazione dei vini DOC (19% contro 22% del 2023 e 27% del 2022) cui fa da contraltare quest’anno un maggiore proporzione di vini comuni (43%). La produzione si continua a spostare verso i vini bianchi, nel 2024 il 61% della produzione regionale, in progresso costante dall’epoca Covid in avanti.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata con grafici e tabelle.

    La produzione di 6.9m/hl del 2024 si suddivide in 4.2m/hl di vino bianco (+18% e il 24% sopra la media storica) e 2.7m/hl di vino rosso (+2% sul 2023 ma il 9% sotto la media storica) a sottolineare il graduale spostamento nel bilanciamento, ora 61/39 a favore dei vini bianchi.
    La produzione di vino per categoria torna a spostarsi verso le fasce di qualità inferiore. I vini comuni sono stati 3.0m/hl nel 2024, +21% e il 25% sopra la media storica, i vini IGT a 2.6m/hl sono a +9% e il 5% sopra la media, mentre i vini DOC sono visti da ISTAT in calo sia sul 2023 (-4%) ma soprattutto con 1.33m/hl ben sotto la media di 1.52m/hl storicamente rilevata.
    Andando ancora più nel dettaglio che trovate in tabella, I vini DOC rossi calano del 6% sul 2023, mentre i DOC bianchi salgono del 3%. I vini bianchi in tutte le categorie crescono (+13% per gli IGT, +24% per i vini comuni).
    A livello regionale gli ettari vitati sono in leggerissimo calo a 50180 ettari. In allegato trovate anche le tabelle con dettaglio produttivo e di superficie vitata per provincia.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

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    Callmewine – risultati 2024

    Callmewine è la prima azienda di ecommerce di vino di cui analizziamo i dati 2024 e la vista non è di quelle piacevoli. La sensazione personale è che alcune di queste aziende abbiano cambiato strategia. Inizialmente la logica era diventare sempre più grandi offrendo buoni prezzi (e subendo un margine più basso dell’enoteca) e diventare profittevoli con l’aumento della scala. Stile Amazon insomma. Oggi se guardiamo ai dati, dopo la sbornia del Covid, siamo passati dalla ricerca della dimensione alla ricerca dei margini, lasciando il primo percorso “a metà strada”. Lo vediamo da questi numeri dove il margine lordo % sulle vendite cresce, i costi scendono con un calo delle vendite del 16%, lo leggiamo su internet quando Tannico parla di un “aumento dello scontrino medio”.
    Tornando a Callmewine, il 2024 è un anno molto difficile che segue la traiettoria partita nel 2021 di perdite sempre più marcate, che arrivano a 2.1 milioni di euro. La struttura finanziaria torna in equilibrio grazie al contributo dei soci di 1.4 milioni di euro in aumento di capitale, oltre a un ulteriore 1 milione di euro a titolo di prestito soci, il secondo dopo i 4 milioni iniettati nel 2020.
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 16% a 11.5 milioni di euro e restano molto concentrate sull’Italia (10 milioni, in calo del 19%) nonostante lo sforzo di uscire dai confini (bisogna dire che la controllata inglese non è consolidata).
    Come dicevo sopra il margine sugli acquisti sale dal 26.3% al 26.9% del fatturato e dunque limita la discesa del margine lordo al 14%, 3.1 milioni.
    Lo sforzo di taglio dei costi è evidentissimo: il costo del personale cala dell’8%, le spese per servizi sono giù del 7%.
    Purtroppo con 2 milioni di vendite in meno era difficile fare di meglio: la perdita operativa sale da 2.2 a 2.7 milioni di euro, la perdita netta da 1.7 a 2.1 milioni, grazie alla linea delle imposte, che segna un credito di 0.7 milioni da 0.5 dello scorso anno.
    La parte finanziaria vede una situazione di debito netto di 0.2 milioni da 1 milione del 2023, escludendo il finanziamento soci di 1 milione di euro che “sta in mezzo”. Olte a questo ci sono stati 1.4 milioni di euro che arrivano dai soci come aumento di capitale e un calo del capitale circolante di 0.5 milioni, essenzialmente legato all’incremento dei tempi di pagamento dei fornitori (le cantine). Questi due componenti compensano le perdite.

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    Purcari Wines – analisi di bilancio 2024 e OPA

    Appena trovata Purcari Wines, una nuova azienda vinicola quotata… e viene ora probabilmente de-listata dalla borsa rumena in seguito a un’OPA lanciata da Maspex, un gruppo polacco attivo nel segmento alimentare. Tempo buttato a costruire il modello…
    Il prezzo a cui viene proposta l’acquisizione è di 21RON (vedere grafico qui sopra, prezzo mai raggiunto dalle azioni), che corrispondono a un valore totale di 840 milioni di RON e a un valore di impresa di 1.03 miliardi di RON (che diviso 5 fa circa 200 milioni di euro). Se consideriamo le attese degli analisti per il 2025 di Purcari (piuttosto aggressive visto l’andamento molto poco convincente che commenteremo di seguito – 470 milioni di RON di vendite 131 milioni di EBITDA e 63 milioni di utile netto), l’acquisizione proposta è a un multiplo di 2.2 volte le vendite, 8 volte l’EBITDA e 13 volte gli utili.
    Tornando ai dati del 2024, diciamo che sono stati molto lontani dagli obiettivi di crescita che avevano previsto. Avevano cominciato indicando +16/20%, poi a maggio dicevano +12/15%, ad agosto 5-10% e hanno finito a +3.7%. Hanno invece centrato in pieno l’obiettivo di margine, 26-28% e hanno chiuso a 28.1%, ma sotto l’EBITDA sono raddoppiati gli oneri finanziari, crescono gli ammortamenti e alla fine (anche per colpa di alcuni proventi non ricorrenti dello scorso anno) si arriva a un utile netto di 54 milioni di RON contro i 60 dell’anno precedente. Infine, il capitale circolante cresce e con gli investimenti ha portato il debito a 1.8 volte l’EBITDA da 1.4 dell’anno precedente.
    Passiamo ad analizzare qualche dato insieme.

    Le vendite di 382 milioni di RON (dividere per 5 per avere euro) crescono del 3.7% grazie alla crescita del 15% in Romania e dell’8% in Moldavia, mentre gli altri mercati e le attività minori sono in calo del 18%.
    Il margine lordo è in forte progresso, dal 41% al 48% delle vendite, già al livello previsto a piano per il 2027 (48-51%) ma viene mangiato quasi completamente dall’aumento di oltre il 30% dei costi operativi, tra cui sottolineerei il marketing, per cui si arriva a un EBITDA del 28% contro il 27% dell’anno scorso, comunque nell’intorno delle indicazioni sull’anno. Come dicevo sopra poi ci sono oneri finanziari in crescita (da 3.2 a 7.2), le tasse che raddoppiano (da 7 a 14 milioni) e quindi il progresso operativo si perde per arrivare a un utile netto di 54 milioni di RON contro 60 dell’anno scorso.
    A livello finanziario il debito netto passa da 138 a 195 milioni di RON, con oltre 50 milioni di RON di assorbimento di circolante (che è tanto), altri 57 milioni di investimenti (che sono tanti considerato che gli ammortamenti sono la metà, 29), 14 milioni di acquisizioni e dulcis in fundo 26 milioni di RON di dividendi, contro i 22 pagati lo scorso anno.
    Il primo trimestre ha visto una accelerazione delle vendite a +12%, ma una diluizione del margine EBITDA dal 28.3% al 26.2% e un utile netto calato da 11 a 9 milioni di RON. Ma a questo punto, poco importa, visto che l’azienda sarà molto probabilmente comperata, e sarà un problema dei nuovi proprietari.

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    Cile – esportazioni di vino 2024

    I dati di esportazione del vino cileno nel mondo sono sempre stati fonte di sorprese e considerazioni interessanti e quest’anno non è da meno. Fino al 2008 il principale mercato del Cile era il Regno Unito, dal 2009 al 2015 sono stati gli USA a trainare le esportazioni, poi dal 2016 la Cina è passata al comando e, dal 2024, è diventato il Brasile il primo mercato. Il dato totale parla di una ripresa dell’export del 6% a 1.5 miliardi di euro, però dopo il crollo subito nel 2023 (-22%) e quindi restiamo ben sotto alla media 2015-22 di 1.7 miliardi di euro. I volumi di esportazione restano piuttosto elevati, 7.8 milioni di ettolitri, anche se anch’essi sotto la media storica di 8.7m/hl. Va detto che si confrontano con una produzione di vino che negli anni (anche per motivi climatici) è scesa sotto la media storica di 10m/hl, attestandosi a 9.2m/hl nel 2023 e 8m/hl nel 2024.

    Passiamo a commentare qualche dato insieme, con tutti i grafici e le tabelle incluse.

    Le esportazioni cilene di vino sono rimbalzate del 6% a 1498 milioni di euro, per un volume di 7.8 milioni di ettolitri (2023 non disponibile). La suddivisione per categorie vede i vini in bottiglia crescere del 7% a 1.22 miliardi di euro e i vini sfusi del 3% a 261 milioni di euro.
    Come accennavamo sopra, grande stravolgimento con i dati per mercato, essenzialmente derivante dal crollo delle esportazioni verso la Cina, che dopo essere passate da 287 milioni a 191 milioni tra il 2022 e il 2023 hanno perso ulteriormente scendendo a 148 milioni nel 2024 (-22%).
    Il principale mercato diventa il Brasile, forte di un rimbalzo del 17% che riporta il dato 2024, 188 milioni, al massimo storico nel paese. Sono in recupero anche le esportazioni verso il Regno Unito, +17% a 182 milioni, anche se nel passato si erano raggiunti valori più elevati. Il terzo mercato con una crescita del 5% sono gli USA a 149 milioni, poco davanti alla Cina, mentre il sesto mercato è il Giappone, +6% a 128 milioni.
    Visto anche il dato positivo del Messico, in progressione da diversi anni, i mercati di prossimità sembrano essere il nuovo principale sbocco del vino cileno.
    I volumi mostrano una suddivisione geografica diversa, con il Regno Unito a 1.1 milioni di ettolitri, la Cina e gli USA a 0.9m/hl, il Brasile a 0.7 e il Giappone a 0.6.

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    Toscana – produzione di vino e superfici vitate 2024 – dati ISTAT

    Dopo la pessima annata 2023, la produzione di vino in Toscana è tornata sopra il livello medio storico nel 2024, con un totale di 2.7 milioni di ettolitri. Il +50% sul 2023 e +10% sulla media decennale sono entrambi meglio del dato italiano (+13% e -1%), segno che le difficoltà del 2023 hanno colpito soprattutto le regioni del centro Italia. Una inaspettata e probabilmente errata attribuzione degli ettari vitati non ci consente un confronto sensato a livello di superfici (pubblico il dato 2024, che mi sembra più giusto), che per la Toscana sono stimate da ISTAT a 52800 ettari, in crescita del 2% sul 2023. Il revival dei vini IGT si vede anche qui, pur restando dentro una proporzione limitata (29% della produzione totale), in una regione dominata dai vini DOC (63% nel 2024).
    Passiamo a un breve commento dei dati con tutte le tabelle e ulteriori grafici allegati. Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    La produzione di vino in Toscana si è ripresa nel 2024 tornando sopra il livello medio del decennio a 2.72m/hl, che rappresentano il 6% della produzione nazionale (rispetto al 5% storicamente).
    La produzione è principalmente di vini rossi (87% del totale), e all’interno dei vini rossi di DOC (68%). Nel 2024 è tornata a 2.4m/hl, +50% e +10% sulla media storica.
    I vini bianchi sono abbastanza marginali, e molto più esposti alla categoria dei vini IGT, che rappresentano oltre la metà del totale. Nel 2024 la produzione in Toscana di vini bianchi è stata dell’11% sopra la media storica a 357mila ettolitri.
    Anche in Toscana si sta tornando ai vini IGT, che sono cresciuti da 0.5 a 0.8m/hl, ponendosi il 22% sopra la media storica 2014-2023. Per i vini DOC la produzione totale è stata di 1.7m/hl, l’8% sopra la media storica del periodo.
    Come dicevo sopra non mi trovo molto a mio agio con le superfici vitate pubblicate tra il 2023 e il 2024. Secondo il dato pubblicato da ISTAT nel 2024, gli ettari totali sono 52800, di cui 17600 in provincia di Siena, 14600 in provincia di Firenze, 7500 in provincia di Grosseto e 5600 in provincia di Arezzo. Vengono poi Livorno e Pisa tra 2500 e 3000 ettari ciascuna mentre Prato, Pistoia, Massa-Carrara e Lucca sono tutte sotto i 1000 ettari ciascuno.
    Vi lascio alla consultazione delle tabelle.

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    Chapel Down – risultati 2024

    Se oggi parliamo di Chapel Down, il leader della produzione di spumanti inglesi, è perché la revisione strategica di qualche mese fa che avrebbe dovuto portare alla revoca della quotazione dalla borsa inglese non ha avuto successo. Detto in altre parole: nessuno se l’è comprata e quindi si va avanti con i soldi che ci sono cercando di tirare la cinghia perché la combinazione di investimenti in nuove vigne (122 acri nel 2024 per arrivare a oltre 1000) e l’incremento del vino in invecchiamento sta portando il debito su livelli più elevati del budget.
    Ad aggravare la situazione ci troviamo a commentare un bilancio 2024 che alla cieca mai si attribuirebbe a un’azienda con una prospettiva così brillante (obiettivo: 1% del mercato dello Champagne nel 2025, ossia 3 milioni di bottiglie): le vendite sono calate del 5%, l’EBITDA si è più che dimezzato, l’utile operativo è in pareggio e si è passati da un leggero utile a una leggera perdita.
    Il titolo ha sofferto nell’ultimo anno (-35%) pur riprendendosi un po’ nel 2025. Il valore di borsa è di circa 80 milioni di sterline. Le prospettive per l’anno non sono state comunicate, anche se si parla di una buona partenza d’anno.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le vendite calano del 5% a 16.3 milioni di sterline, di cui il 2% dovuto all’uscita dal segmento degli spiriti (e un pezzettino anche dovuto al fatto che gli inglesi avevano beuto tanto per l’incoronazione di re Carlo nel 2023!!!). Chapel Down specifica che i dati sono molto migliorati nel quarto trimestre, che ha segnato un +10%. La principale ragione del calo (anche dei margini che vediamo dopo) è il forte calo della distribuzione (offtrade) che ha ridotto le scorte, -20% a 6.8 milioni, mentre le vendite nel canale ontrade (bar e ristoranti) sono cresciute del 16%, così come le vendite dirette e l’ecommerce (+13%), con le due categorie a rappresentare una buona metà del fatturato.
    I margini sono in calo, anche escludendo il milione di sterline speso nella review strategica. Tra le altre ragioni, spicca un maggior peso di vini fermi nel mix di vendite, dovuta all’eccezionale volume del raccolto del 2023, insieme al fatto che nel 2024 sono stati venduti prodotti del 2022 che avevano un costo unitario molto elevato. Alla fine, il margine lordo scende dal 52% al 48%, l’EBITDA dal 32% al 15% delle vendite (con dentro costi straordinari e i costi di marketing che continuano a crescere), l’EBIT come dicevamo va a 0 e la perdita netta è di 1 milione.
    Dal punto di vista finanziario, gli stock di vino salgono di 4 milioni, viene perso un altro milione nel capitale circolante, e con gli investimenti in nuove vigne (2.5 milioni), il debito sale da 1 milione a 9 milioni di sterline, cui se ne aggiungono altri 10 di affitti IFRS16. Proprio questo incremento di 8 milioni del debito è il problema di Chapel Down, visto che può contare su linee di credito piuttosto limitate (20 milioni) e quindi bisogna invertire il trend.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO