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    Svizzera – importazioni di vino – aggiornamento 2024

    Nonostante il cambio forte con il franco svizzero che vale più dell’euro e che si è rivalutato di un ulteriore 2% in media, le importazioni di vino della Svizzera hanno segnato il passo nel 2024, mostrando un calo del 7% a 1.2 miliardi di euro (-9% in franchi a 1125 milioni). A farne le spese, anche vista la base di comparazione particolarmente difficile dopo un periodo post Covid eccezionale, sono stati i vini francesi, tornati su un livello molto simile al valore dei prodotti italiani, che comunque hanno subito un leggero calo. Con Francia e Italia che si spartiscono il 75% delle importazioni in parti esattamente uguali il discorso è praticamente chiuso, salvo farvi notare che nessuno degli altri esportatori rilevanti, Spagna e Portogallo in primis, ha avuto un dato positivo. I volumi calano un po’ meno, -3% a 1.63 milioni di ettolitri, ovviamente considerando che la Francia è quella con i prezzi più elevati. Sono proprio gli spumanti francesi giù del 20% a rappresentare il più significativo calo all’interno delle categorie.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri con tutte le tabelle allegate, che potete trovare in formato testo nella sezione Solonumeri.

    Le importazioni svizzere di vino calano del 7% a 1181 milioni di euro, con volumi scesi del 3% a 1.63 milioni di ettolitri, per un prezzo medio di importazione di 7.03 euro al litro, in calo quindi del 4%. In Franchi Svizzeri (media 0.9526 contro l’Euro la variazione è del -9%).
    La Francia resta davanti all’Italia per un pelo, con 442 milioni di euro, -12%, di cui 284 milioni sono vini fermi in bottiglia, -7%, 29 milioni sono vini fermi sfusi, -11% e 129 milioni sono vini spumanti, -21%.
    L’Italia cala soltanto del 3% (441 milioni) e ha dati meno negativi in tutte le categorie. Restiamo davanti ai francesi (come nel passato) sui vini fermi, -2% a 328 milioni rispetto alla categoria in calo del 5% a 873 milioni, -1% sui vini sfusi a 27 milioni, su una categoria in calo del 4%, e -7% nei vini spumanti che si fermano a 81 milioni. Curiosamente la nostra categoria più performante è stata in Svizzera quella che è andata peggio.
    La Spagna è il terzo esportatore di una certa rilevanza in Svizzera, ma con un valore meno di un terzo rispetto a Francia e Italia. Nel 2024 le esportazioni sono calate del 5% a 131 milioni di euro, soprattutto determinata dai vini fermi, visto che gli spumanti sono soltanto 7 milioni di euro.
    Dicevamo dei volumi, dove l’Italia ha un primato incontestabile con 700mila ettolitri nel 2024 (-2%), doppio della Francia a 357mila (-5%). La Spagna con 271mila ettolitri (-9%), completa il quadro dei paesi dei quali dobbiamo parlare.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Produzione di vino Italia 2024 – dati ISTAT

    ISTAT ha aggiustato i dati sulla produzione di vino 2024, che analizziamo oggi. Vi ricordo che ISTAT fornisce un dato stimato di produzione, che è differente (= più alto) di quello dichiarato dal MIPAAF (= Ministero) e redatto sulle basi delle dichiarazioni di produzione. Quale sia il dato corretto è difficile da dire, quello che è facile dire è che sul blog usiamo i dati ISTAT perchè sono disponibili, mentre non usiamo i dati MIPAAF perchè per qualche ragione a me oscura non sono condivisi pubblicamente (eppure sono un onesto contribuente).Spegniamo la polemica e accendiamo l’analisi. Secondo ISTAT la produzione è stata di 48 milioni di ettolitri, +13% sul 2023 e quasi in linea con la media decennale di 48.7. Crescono più i vini rossi dei bianchi (+16% contro +11%), anche se in prospettiva storica si produce più vino bianco e meno vino rosso (come ovvio dalle tendenze dei consumi e dal boom degli spumanti, che qui sono compresi tra i bianchi). I vini DOC erano scesi meno nel 2023 e quindi crescono meno nel 2024 e rappresentano il 46% della produzione totale. Tra le macroregioni, secondo ISTAT, il recupero più importante è stato nel Centro Italia, che ha anche la produzione più elevata rispetto alla sua media storica.L’analisi prosegue con le tabelle dettagliate e ulteriori grafici.
    L’analisi prosegue con le tabelle dettagliate e ulteriori grafici.
    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    Secondo ISTAT la produzione di vino in Italia è stata di 48.0 m/hl, +13% sul 2023 e sostanzialmente in linea con la produzione storica (2014-23).
    La produzione di vino rosso e rosato è cresciuta del 16% a 19.8 m/hl, ma resta il 7% sotto la media, mentre i vini bianchi (spumanti compresi) toccano quota 28.2 m/hl, +11% sul 2023 e +3% sulla media decennale.
    Per categoria, i vini DOC sono cresciuti dell’8% a 21.9 m/hl, quindi meno della media ma restano il 5% sopra il dato storico. I vini IGT rimbalzano del 21% sul terribile 2023 a 13.8 m/hl, anch’essi il 5% sopra la media storica. Di vini comuni ne sono stati prodotti 12.3 m/hl ben lontano dalla media storica di 14.8 m/hl.
    I dati regionali offrono diversi spunti di riflessione. Anzitutto i dati non sono molto lontani dalle medie storiche: +2% al Nord, +6% al Centro, -7% al Sud. Vi farei notare la divaricazione tra Piemonte, ancora il 10% sotto la media storica e la Toscana, tornata il 10% sopra la media storica, e il dato molto negativo rilevato per la Sicilia a 4.2 m/hl, il 20% sotto la media 2014-23. Dopo un 2023 drammatico, sembra tornata la normalità in alcune regioni come l’Abruzzo, la Campania e il Lazio (7-8% sopra media nel 2024).
    Vi lascio alle numerose tabelle e vi invito a consultare la sezione Solonumeri. Non appena i dati di MIPAAF saranno disponibili aggiornerò la tabella.

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    Vendite di vino per denominazione nella GDO Italiana – aggiornamento 2024

    L’analisi sponsorizzata da Vinitaly e condotta da Circana sulle vendite per denominazione nella GDO si arricchisce quest’anno di una nuova linea, quella degli spumanti metodo classico (tutti insieme) e di un nuovo prodotto, la Ribolla. In un mercato che ricordiamo è stato in crescita molto marginale (+0.6% a valore, link al nostro post), guardiamo oggi all’andamento delle vendite delle principali denominazioni come definite da Circana. I due “fenomeni” del mercato restano il Vermentino, con un altro anno a doppia cifra che lo avvicina al Chianti come vino più acquistato (in valore ovviamente), e il Primitivo, pur su valori molto più bassi. Sono negativi ormai da qualche anno i dati del Muller Thurgau, del Sangiovese e del Lambrusco.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri con tutte le tabelle e i grafici, nel resto del post. Suggerirei a Vinitaly (e Circana) di cambiare il focus dalle graduatorie per litri venduti alle graduatorie per euro incassati…

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    Esportazioni italiane di vino per tipologia e esposizione agli USA – dati 2024

    L’approfondimento di oggi sul dettaglio delle esportazioni italiane di vino 2024, come fornito da ISTAT vede gioco forza al centro dell’attenzione l’esposizione verso gli Stati Uniti, visti gli annunci sui dazi doganali aggiuntivi del 2 Aprile 2025, che sono previsti entrare in vigore il 9 Aprile. Per questo motivo oggi concentriamo il commento su questa analisi, includendo soltanto la tabella sulle esportazioni per regione (di origine delle aziende), che nel 2024 è stata abbastanza profondamente rivista (con la conseguenza che abbiamo dovuto ri-basare i dati degli anni precedenti al 2024).
    Tornando alla nostra analisi, che si riferisce ai vini in bottiglia, il grafico sopra vi fornisce un’indicazione di quanto contano gli USA sui diversi “tagli” del dato di 5.3 miliardi di euro delle esportazioni di vino in bottiglia. Su questi 5.3, gli USA sono il 25%. Ma noterete come l’esposizione per categoria dei DOP sia superiore (32% – particolarmente nei bianchi, 35%) alla media, come quella dei vini bianchi del Trentino Alto Adige (48%) o dei rossi DOP toscani (40%) e piemontesi (31%). Dall’altro lato, sembrano più protetti i rossi DOP veneti (12%).
    Bene passiamo all’analisi dettagliata con tutte le tabelle e ulteriori grafici. Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    Le esportazioni italiane di vino in bottiglia (220421) nel 2024 sono state in crescita del 4% a 5.3 miliardi di euro. Di questi, 3.1 miliardi (+5%) sono di vini DOP e 1.4 miliardi sono di vini IGT (+2%), con i restanti 0.8 miliardi principalmente rappresentati da vini da tavola (stabili).
    Le tendenze nelle sottocategorie sono piuttosto omogenee, con un andamento leggermente più positivo per i rossi nei DOP e dei bianchi negli IGP.
    Tra le categorie censite da ISTAT e più importanti, va sottolineato il +12% messo a segno dai rossi DOP toscani nel 2024 a 719 milioni di euro, la singola più importante categoria dei vini DOP (da soli il 23% del totale) e il +9% dei bianchi DOP del Veneto (a 342 milioni), che rappresentano l’11% del totale.
    In prospettiva più di medio termine, quindi diciamo 2019-2024, 5 anni, sul pre-Covid, la categoria corposa con lo sviluppo più importante è stata quella dei vini rossi piemontesi DOP, +41%, seguita dai bianchi del Trentino AA (+33%) e dai rossi di Toscana, sempre DOP (+30%). Per riferimento le esportazioni di vino in bottiglia sono a +20% in valore dal 2019 al 2024 cumulato.
    Vi allego anche la tabella in fondo sulle esportazioni per regione. I dati del 2023 nella tabella 2024 sono diversi, quindi non ho potuto far altro che “rettificare” tutto all’indietro. Probabilmente ISTAT ha spostato alcune aziende da una regione all’altra.

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    Brasile – importazioni di vino 2024

    Il mercato del vino brasiliano sta diventando sempre più interessante. D’altronde, con oltre 200 milioni di abitanti e una crescita annua del PIL di oltre il 2%, non c’è da stupirsi che il mercato del vino possa essere rilevante e in crescita. Nel 2024 le importazioni del Brasile sono cresciute dell’11% e hanno toccato quota 500 milioni, con un volume di 1.6 milioni di ettolitri, anch’esso in leggero progresso. Se guardiamo agli ultimi 5 anni, le importazioni (a cui si aggiunge una produzione locale di circa 3 milioni di ettolitri) crescono dell’8-9% a valore e del 4% a volume. Il dato 2024 è quindi piuttosto incoraggiante, anche considerando che viene nonostante una svalutazione di quasi il 10% del Real, e quindi i brasiliani in realtà hanno speso il 20% in più del 2023 (e sono cresciuti a un ritmo del 15% annuo in Real dal 2019 a questa parte). Resta un mercato con un valore al litro piuttosto contenuto (3.15 euro), dominato dai cileni (circa il 40% del valore e quasi il 50% del volume).

    Nel 2024, le importazioni di vino in Brasile sono cresciute dell’11% a 503 milioni di euro rispetto al 2023 (453). Questo incremento è sostanzialmente allineato all’aumento del 8.6% annuo a valore che osserviamo rispetto al 2019. Di questi, circa 460 sono di vino in bottiglia, e 40 sono di vino spumante (+7% nel 2024).
    La leadership tra i paesi esportatori resta quella dei paesi limitrofi, Cile soprattutto ma poi anche Argentina e Uruguay, che mantengono una quota del 60% circa dell’import annuo di vino brasiliano.
    Tra i principali paesi esportatori, il Cile in particolare continua a dominare con 196 milioni di euro nel 2024, in crescita del 17%.
    Anche l’Argentina mostra una crescita notevole, +12% rispetto al 2023, raggiungendo 94 milioni di euro.
    Il Portogallo, per assonanza culturale e linguistica, è il terzo importatore di vino nel paese con 77 milioni di euro e un incremento del 10% circa.
    La Francia e l’Italia hanno quote decisamente minori, anche in conseguenza di un mercato che (inspiegabilmente a mio parere) sta soltanto ora cominciando a muoversi nella direzione dei vini spumanti (soltanto 40 milioni sui 503 di import totale). Anche la crescita del 2024, +6% a 51 milioni per la Francia e +10% a 41 milioni per l’Italia sono inferiori ai leader del mercato. La Spagna, invece, registra una diminuzione del 13%, passando da 34 milioni di euro nel 2023 a 30 milioni di euro nel 2024.
    I volumi di 1.6 milioni di ettolitri sono in crescita del 2% nel 2024 e del 4% mediamente dal 2019 a questa parte. Di questi, 0.73 milioni sono dal Cile (+17%), 275mila sono dal Portogallo (-25%), 273 mila dall’Argentina (+5%) e 109mila dall’Italia (+10%).

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    Canada – importazioni di vino – aggiornamento 2024

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Le importazioni di vino in Canada nel 2024 sono rimaste stabili in euro a 1.85 miliardi di euro, con un leggero incremento (1.6%) in valuta locale a 2.74 miliardi di dollari a causa della leggera svalutazione del dollaro canadese. Il 2024 è stato alla fine un anno buono per l’Italia a +1% (come vediamo anche dai dati prodotti da ISTAT, coerenti nei valori ma non nelle variazioni, causa sfridi sulla tempistica delle rilevazioni), mentre la Francia (-2%) ha perso terreno per il secondo anno consecutivo a causa della normalizzazione nel segmento degli spumanti, che nel 2021-22 era letteralmente esploso. Nel segmento, l’Italia e la Francia sono vicine come non mai: 82 milioni per la Francia, 79 per l’Italia. Sono stabili le esportazioni di vino americano, il vero e proprio terzo player in Canada, visto che poi tutti gli altri paesi sono a un livello assolutamente incomparabile.
    Passiamo a un’analisi più approfondita nel resto del post con tabelle e grafici. Tutte le tabelle sono disponiibili anche nella sezione Solonumeri.

    Il Canada ha importato vino per 1.85 miliardi di euro (+0.2%) e 3.68 milioni di ettolitri (-2% nel 2024).
    Per categoria, le importazioni sono cresciute dell’1% nel segmento dei vini fermi in bottiglia a 1.56 miliardi di euro (80% delle importazioni titoali), del 5% a 92 milioni per i vini fermi sfusi e sono calate del 4% nel segmento degli spumanti a 197 milioni, essenzialmente a causa del calo del 16% delle importazioni dalla Francia.
    La Francia si conferma il leader in valore, con 466 milioni di euro nel 2024 ma cala del 2,3% rispetto al 2023. Il calo è dovuto ai vini spumanti (-15,7%) ma anche a una lieve flessione nei vini imbottigliati (-1%).
    L’Italia si posiziona al secondo posto con esportazioni per 423 milioni di euro, +1,3% e +2,6% annuo rispetto al 2019. Il risultato del 2024 è trainato dagli spumanti (+9,5% a 79 milioni di euro) e nonostante i vini imbottigliati abbiano registrato un leggero calo (-1%).
    Gli Stati Uniti restano il terzo esportatore di vino in Canada stabili a 389 milioni di euro nel 2024. Tutti gli altri paesi rappresentano gli altri 572 milioni di euro e sono cresciuti leggermente (+2%) sull’anno precedente. I dati sono leggermente positivi per la Spagna (+3%), decisamente negativi per l’Australia (-7%) e in recupero per il Cile (+14%) che però aveva dei valori decisamente più elevati nel passato.

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    Nuova Zelanda – esportazioni di vino 2024

    Dopo anni di crescita ininterrotta, il 2024 è il secondo anno consecutivo che vede un calo delle esportazioni di vino della Nuova Zelanda. Andando subito ai numeri: -5% in valuta locale a 2 miliardi di NZD, -6% se tradotto in euro a 1.13 miliardi di euro. Una buona parte della perdita di esportazioni si sostanzia in un minore prezzo dato che i volumi sono stabili e lo vedete dal primo grafico, dove aumentano le esportazioni di vino sfuso mentre calano quelle di vino in bottiglia. In secondo luogo, deriva dal mercato americano, che torna ai livelli del 2021, pur rappresentando il 35% del totale delle esportazioni. In realtà, se guardate la tabella delle esportazioni vi accorgete che… è un bel casino… ossia la volatilità delle esportazioni è elevatissima. Se calcoliamo la variazione media (in su o in giù) dei principali paesi esposti in tabella arriviamo a più o meno 20%: certamente non un segnale positivo.
    Va infine sottolineato che si prospetta un 2025 difficile per il paese, visto che la produzione di vino è crollata a 2.8 milioni di ettolitri nel 2024, dalla media di 3.6-3.8. Se considerate che le esportazioni sono nell’ordine di 2.7 milioni di ettolitri… nel 2025 potremmo assistere a un calo dei volumi esportati.
    Bene, possiamo proseguire l’analisi con le tabelle cui vi accennavo e ulteriori grafici:

    Nel 2024, le esportazioni di vino della Nuova Zelanda hanno subito una contrazione 5% per un valore totale di 2.02 milioni di dollari neozelandesi. Nonostante questa seconda flessione consecutiva, il trend quinquennale mostra una crescita media annua del 2%.
    In termini di volumi, le esportazioni sono rimaste circa stabili a circa 2.7 milioni di ettolitri. Come dicevamo sopra, la vendemmia 2024 sotto il 3 milioni di ettolitri potrebbe creare dei problemi di disponibilità di prodotti.
    Nel 2024 gli Stati Uniti continuano a essere il principale destinatario del vino neozelandese, con il 35% del valore e il 31% del volume. Il calo è però molto significativo, visto che le esportazioni crollano del 12% a 702 milioni, e del 15% in volume a 829 milioni, tornando al livello del 2021.
    Seguono il Regno Unito (21% del totale) e l’Australia (17%). Se sommiamo questi due paesi e gli USA arriviamo a quasi il 73% delle esportazioni.
    Dicevamo però quanto siano volatili gli andamenti per mercato. In termini di variazioni annuali, la Repubblica di Corea emerge come il mercato in più rapida crescita, +72% rispetto al 2023. Francia e Irlanda sono altri mercati in forte crescita, con incrementi del 28%.
    Al contrario, il Belgio registra il calo più significativo (-21%), seguito dai Paesi Bassi (-18%) e, come abbiamo visto sopra, dagli Stati Uniti (-12%).

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    Italian Wine Brands – risultati 2024

    Come annunciato con alcuni dati preliminari a febbraio, il 2024 di Italian Wine Brands si è concluso con un ulteriore importante progresso nei margini e nella generazione di cassa – già vista nel primo semestre – ottenuta nonostante un calo del 6% del fatturato (diventato più evidente nel secondo semestre, -9%) a 402 milioni. I principali dati parlano di un EBITDA cresciuto del 14% a 50.4 milioni (46.6 dopo i costi straordinari), di un utile operativo balzato del 30% a 40 milioni (36 dopo i costi straordinari) e di un utile netto di 25 milioni, 34%. Il debito scende di 25 milioni a 76 milioni, con un rapporto (incluso IFR16) di 1.8 volte l’EBITDA. Ottimi risultati, dunque, ottenuti grazie al calo di alcuni costi parzialmente fuori controllo dell’azienda (vetro, energia, materia prima vino) ma anche grazie alle sinergie di costo già previste con le acquisizioni fatte, visibili per esempio in un costo del personale stabile.
    Le prospettive del 2025 non sono state quantificate ma “qualificate”, ossia fare meglio del 2024. La struttura dei costi può migliorare ancora, l’azienda ha ora un debito tale da consentire nuove acquisizioni (e qualcosa potrebbe succedere leggendo la presentazione), alcuni trend interessanti di medio termine sono nel mirino, quali i vini low/no alcohol oppure i vini biologici in alcuni mercati. Le preoccupazioni non mancano, a cominciare dagli USA dove IWB ha anche investito in un importatore, ma che ha comunque un’esposizione dell’8%, quindi “gestibile”.
    Il titolo in borsa ha una capitalizzazione di circa 200 milioni di euro e (al 22 marzo) è cresciuto del 9% negli ultimi 12 mesi, calando invece del 9% da inizio anno.
    Grafici tabelle e ulteriori commenti nel resto del testo.

    Le vendite sono calate del 6% a 402 milioni, di euro, di cui 284 milioni sono vendite all’ingrosso (-9%), 58 milioni sono “distance selling”, ovvero B2C (-7%) e 59 milioni sono Ho.Re.Ca. (+8%). Le vendite online, incluse nel B2C sono cresciute del 5%.
    Non abbiamo un quadro completo delle vendite per area geografica totale (non sono dettagliati i ricavi B2C per mercato), ma nella divisione più importante, l’ingrosso, la volatilità per mercato è molto marcata: il Regno Unito cala del 28% a 51 milioni, la Germania -22% a 31, l’Austria -20% a 12 milioni, parzialmente compensati (totale -9%) dalla crescita in USA +13% a 26 milioni e dell’Italia +22% a 49 milioni di euro.
    Passando ai margini, l’EBITDA tocca quota 12.5%, un ottimo risultato per un’azienda che non ha quasi per niente integrazione nella fase agricola. Si torna ai livelli di 4-5 anni fa, dopo l’inflazione sui costi del vetro e dell’energia, che infatti nel 2024 sono calati. Calano anche ammortamenti e svalutazioni (10.8 contro 13.6 milioni), gli oneri finanziari (5 milioni contro 8 lo scorso anno) e così si arriva a un utile netto rettificato di 25.3 milioni, contro 19 dell’anno passato.
    Il debito scende da 101 a 76 milioni, quindi -25 milioni, dopo aver pagato circa 6 milioni di euro agli azionisti tra riacquisti azioni, dividendi e (con segno opposto) contribuzioni di capitale. Gli investimenti, forse l’unica nota che mette qualche dubbio sulla sostenibilità di una generazione di cassa così forte, sono ulteriormente calati a 5 milioni, ossia la metà degli ammortamenti (abbiamo detto 11 milioni).

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