L’export di vino australiano si sta sempre più legando alla Cina. Anche nel 2019, secondo i dati pubblicati da UN Comtrade, a fronte di un valore totale delle esportazioni in crescita del 2%, la Cina ha segnato una crescita del 12% e ha quindi incrementato il suo peso dal 35% al 39% del totale commercio estero del paese (che poi diventano il 43% se mettiamo dentro anche Hong Kong). Questo resta l’unico spunto veramente positivo del commercio estero vinicolo australiano, per il resto caratterizzato da una sfilza di segni meno negli altri mercati importanti come USA, Regno Unito e Canada. La crisi del COVID potrebbe addirittura salvare il vino australiano più di quanto non succederà ai nostri prodotti. Dopotutto la Cina è entrata prima ed uscita prima dalla crisi, apparentemente (ripeto apparentemente) con un prezzo in termini di vite ed economia inferiore al nostro. Resterà da vedere come cambieranno gli equilibri mondiali dopo questa crisi. Se cioè la Cina riuscirà a mantenere il passo del passato in termini di crescita economica. Per adesso concentriamoci su questi 3 miliardi di dollari australiani e 7.5 milioni di ettolitri che l’Australia ha esportato nel 2019.
- Le esportazioni australiane sono cresciute del 2% nel 2019 a 2.96 miliardi di dollari australiani, nonostante un calo dei volumi dell’8% a 7.5 milioni di ettolitri (proprio dovuto a un crollo di volumi presumibilmente a basso costo spediti in Cina), dopo due anni di “super export” a 8.1 milioni.
- Se tradotte in euro, le esportazioni sono invece stabili a 1.83 miliardi di euro, data la leggera svalutazione del dollaro australiano contro l’euro (e ancora di più contro il dollaro americano: se tradotte in dollari americani saremmo a -5% per 2054 milioni di dollari).
- La Cina è chiaramente il punto di forza degli australiani. Anche nel 2019 le esportazioni sono cresciute, +12% a 1.14 miliardi di dollari. Meno bene è andata a Hong Kong, dove però la situazione è stata radicalmente diversa nel 2019, visti i disordini. In questa “città stato” le esportazioni sono invece calate del 2% a 126 milioni. Messi insieme, questi due mercati sono ormai il 43% dell’export australiano. Un punto di forza o di debolezza? Un punto di forza, tutto sommato secondo me, viste le dinamiche di forte crescita strutturale della Cina. Se volessimo vedere i punti di debolezza dovremmo ovviamente considerare la concentrazione nel singolo mercato e le potenziali variazioni dello scenario regolamentare locali, da non trascurare.
- Negli altri mercati importanti come vedete le cose non vanno bene: in USA -2% a 435 milioni dopo una serie di anni in costante calo, nel Regno Unito le esportazioni ritracciano a 370 milioni, -9%, dopo un buon 2018, e anche in Canada succede la stessa cosa: buon 2018 e cattivo 2019 (-11% a 185 milioni).
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