Fonte: bilanci aziendali pubblicati sul sito di investor relations.
Laurent Perrier è l’azienda quotata della Champagne “più avanti” nella crisi COVID, nel senso che stiamo qui analizzando i dati da aprile a settembre. I numeri sono ovviamente molto brutti, ma il semestre mette in luce i grandi meriti della sua strategia, che ha puntato tutto sul marchio e sulla sua valorizzazione. In due parole: 1) le vendite calano del 28% ma il prezzo-mix si mantiene positivo, addirittura +7%; 2) questo significa che a fronte di minori volumi venduti (anche peggio della media dello Champagne) i margini ne escono indenni, anzi addirittura sono migliori del primo semestre 2019; 3) la curva di crescita del debito resta molto moderata e largamente inferiore al livello del magazzino, che però per la prima volta da tanti anni aumenta di valore anno-su-anno. Non ci sono come sempre previsioni sul futuro, ma LP ha la forza per andare avanti nella sua strategia di “premiumizzazione” e controllo della distribuzione. Passiamo a una breve analisi dei dati semestrali.
- Le vendite calano del 28% a 71 milioni di euro. Le vendite in Francia sono il 23% del totale e sono giù di un terzo rispetto al 2019, mentre nel resto d’Europa le cose vanno meglio, con un -23% (a rappresentare il 45% del fatturato). Tra le piccole aziende quotate della Champagne, LP è quella più rappresentata fuori dall’Europa, dove però l’andamento del fatturato è piuttosto negativo, -31% per 22 milioni di euro.
- Il prezzo-mix è la chiave di lettura di questi numeri ed è ben rappresentato nel grafico. Nel periodo aprile-settembre cresce del 7.5%, dopo il +5.3% del primo semestre 2019 e il +5.9% del primo semestre 2019. Semplicemente, significa che il prezzo medio degli Champagne Laurent Perrier è cresciuto del 20% in 3 anni e questo è il principale fattore di miglioramento dei margini, che infatti nel primo semestre crescono: il margine industriale passa dal 55% al 57.5%, tornando al livello dei bei tempi (pre crisi 2008) e questo è abbastanza per assorbire i costi fissi generali e commerciali e portare a un utile operativo di 15 milioni, in calo del 25% sul primo semestre 2019 ma con una incidenza sul fatturato del 20.5% contro il 19.5% dello scorso anno. L’utile netto cala invece da 11 milioni a 8 milioni causa stabilità degli oneri finanziari e una tassazione in leggera crescita.
- Dal punto di vista finanziario, se analizziamo gli scostamenti da settembre 2019 a settembre 2020 abbiamo un aumento del debito finanziario di 8 milioni, da 316 a 324 milioni, con un magazzino in leggero calo (4 milioni). Nel semestre gli investimenti sono stati stabili a 3 milioni, mentre i dividendi pagati agli azionisti sono calati da 7 a 6 milioni di euro, ma sono stati mantenuti. Con un patrimonio netto in progresso di 12 milioni, il capitale investito è cresciuto a 762 milioni (19 in più del 2019 a settembre).
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