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    I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2022

    Le superfici bio certificate in Italia sono rimaste stabili nel 2022 a circa 104mila ettari, mentre sono scresciute significativamente quelle in conversione, da 25mila a 32 mila ettari. Questi sono i principali dati forniti bel rapporto “Sana” pubblicato da Sinab, e che trovate anche in prospettiva storica e scaricabile nella sezione Solonumeri del blog. Il potenziale e la domanda di questi prodotti resta alta, anche se il 2022 è il primo anno in cui non si assiste a una crescita. Ora, non abbiamo accesso ai dati spaccati per convertito/in conversione però è chiaro che il dato “fuori linea” è quello della Toscana dove il dato cala di 2400 ettari, -10% circa. Per quanto riguarda invece il resto d’Italia, con qualche eccezione (Lazio e Piemonte) i dati sono alla peggio stabii, ma per la maggior parte positivi. In termini relativi spicca il +19% del Friuli Venezia Giulia (che però resta una delle regioni con meno vitigno bio in termini relativi) e il +20/22 di Sicilia e Trentino Alto Adige. Proprio in Sicilia troviamo la maggior penetrazione del vitigno bio: il 49% circa della superficie vitata, contro il 23% per il totale italiano. Passiamo a un’analisi più dettagliata.

    La superficie totale bio è aumentata di 7540 ha tra il 2021 e il 2022, passando da 128127 ha a 135667 ha, ossia +6%. La superficie effettiva bio è invece rimasta pressoché invariata, con una lieve crescita di 268 ha (+0.3%). Quindi tutto l’incremento si deve alla superficie in conversione bio ha registrato un aumento di 7271 ha (+29.6%) riportantdosi sopra quota 30mila ettari dopo tre anni (2019-20-21) tra i 23-25mila ettari.
    Tra le regioni, la Sicilia ha avuto il più grande incremento assoluto, con 6332 ha in più rispetto al 2021 (+20%). La Sicilia è anche la regione con la maggiore superficie bio in valore assoluto, con 37650 ha nel 2022, pari al 28% del totale nazionale e a quasi il 50% della superficie regionale.
    Per rilevanza, le superfici bio sono poi dislocate in Toscana, 23mila ettari ma in calo del 9% sul 2021 (quando però fece un balzo molto importante). I vitigni bio sono comunque il 40% del totale regionale e a livello italiano rappresentano una quota del 17%.
    La terza regione per rilevanza è la Puglia con 19300 ettari, in crescita del 6% ma con una penetrazione decisamente più bassa delle due regioni precedenti, circa il 27%.

    Vi lascio ai grafici e tabelle.

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    Il valore della produzione di vino in Italia – dati ISTAT 2022 per regione

    Istat ha pubblicato in giugno l’aggiornamento 2022 sul valore della produzione di vino ai prezzi di base, cresciuto del 10% a 4.6 miliardi di euro essenzialmente grazie al contributo delle regioni delle regioni del mezzogiorno, in crescita di oltre il 20%. Il dato va però “preso con le molle” perché il 2022 è un anno di inflazione elevata e, in effetti, se invece dei dati nominali che vedete nelle tabelle passiamo ai dati reali (ossia “concatenati ai prezzi 2015”), il segno “+” scompare e il dato 2022 è stabile rispetto al 2021 (3.75 miliardi di euro, se consideriamo i prezzi 2015). Seppur ci saranno delle revisioni sui dati del’ultimo anno, il senso è chiaro. Il 2022 non è stato un anno di crescita per il vino italiano. Il secondo punto che emerge comparando i dati del vino con i dati dell’agricoltura è che dal 2019 il valore della produzione vinicola cresce meno di quello dell’agricoltura in generale. In altre parole, se negli anni fino al 2018 il vino cresceva di peso sul totale agricoltura fino al 16%, negli ultimi quattro anni è gradualmente calato fino al 12.4%. È un ulteriore segnale (oltre alle esportazioni) che il settore del vino va bene ma non così tanto bene (o forse meglio di altri segmenti della nostra produzione agricola più in ombra). Passiamo a commentare qualche dato, con dettaglio regionale, insieme.

    Il valore della produzione di vino in Italia ai prezzi correnti di base è stato di 4.6 miliardi di euro secondo i dati ISTAT pubblicati a giugno 2023. Di questi, 0.7 miliardi sono nel Nord Ovest (-8%), 1.7 miliardi nel Nord Est (+7%), 0.8 miliardi nel centro Italia (+16%) e 1.1 miliardi nel Mezzogiorno (+22%).
    L’andamento su base decennale segna un +5% annuo e vede sempre il NordEst (+6%) e il Mezzogiorno (+7%) davanti alle altre zone (NordOvest +2% e Centro +3%).
    Dal punto di vista regionale i numeri diventano ancora più dettagliati e “volatili”. Se teniamo lo sguardo sul lungo termine, 10 anni su base annua, Sardegna (+10%), Puglia (+9%), Liguria, Abruzzo, Veneto (tutte intorno al +7%) e FriuliVeneziaGiulia (intorno a +6%) sono le regioni in cui il valore della produzione è cresciuto maggiormente.
    Le regioni del Nord Ovest con Lombardia (+1%), Piemonte e Valle d’Aosta (+2%), insieme al Lazio (+2%) sono invece le regioni secondo Istat dove la crescita è inferiore, mentre solo in una regione (Basilicata) viene rilevato un dato negativo.

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    Piemonte – produzione di vino e superfici vitate 2022 – dati ISTAT

    Con la pubblicazione dei dati MIPAAF relativi alla produzione di vino 2022 (solo un dato disponibile per regione, recuperato per vie traverse. Terzo mondo), abbiamo un confronto con la reportistica ISTAT e quella delle dichiarazioni di produzione. Per il Piemonte i due dati sono abbastanza coerenti (non in Campania per esempio, dove ISTAT prevede una produzione doppia di quella del ministero), per cui riteniamo di poter pubblicare a cuor leggero i dati produttivi qui di seguito.
    La produzione di vino in Piemonte secondo ISTAT è stata di 2.41 milioni di ettolitri nel 2022. Secondo MIPAAF invece la produzione di vino è di 2.73 milioni di ettolitri. Su un punto i due istituti sono d’accordo: che la produzione è calata leggermente. Soltanto che ISTAT ritiene che la produzione nazionale sia cresciuta del 14% nel 2022, mentre MIPAAP dice che è stata sostanzialmente stabile.
    Non avendo alcun dettaglio dei dati del Ministero procediamo con un commento sui dati ISTAT. A seguire nel resto del post.

    Secondo Istat il Piemonte ha prodotto 2.41 milioni di ettolitri di vino, il 4% in meno del 2021 e il 2% in meno della media storica decennale, quando per il resto d’Italia si parla di una crescita del 6% e di una vendemmia del 14% sopra lo storico.
    I dati per vini bianchi e rossi sono piuttosto simili, 991mila ettolitri e 1.4 milioni di ettolitri rispettivamente, del 3-4% sotto il 2021 e del 2-3% sotto al media storica.
    Sono anche molto coerenti i dati relativi a vini DOC e comuni (come sapete in Piemonte non ci sono vini IGT).
    Aprendo ulteriormente i dati per come sono forniti da ISTAT rileviamo una produzione leggermente più calante per i rossi DOC che non per i bianchi.
    Infine, sui dati provinciali secondo ISTAT la superficie vitata cala del 3% per la regione, ma la provincia di Cuneo cresce del 3%. Asti cala del 6% (1000 ettari persi, mi sembra un dato inverosimile ma questo è quanto riporta l’Istituto) e Alessandria del 6% pure (anche in questo caso -600 ettari mi sembra tanto).
    Ho scritto diverse volte a ISTAT ma loro dicono che i dati che pubblicano sono corretti…

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    ll consumo di vino in Italia – dati 2022 per regione e classi di età

    Eccoci al secondo post, forse il più letto della storia del blog, dove analizziamo l’andamento dei consumi di vino (penetrazione sulle fasce di popolazione in Italia). Le serie cominciano a essere piuttosto lunghe e si prestano ad analisi curiose. Per esempio: il 60% dei settantenni in Italia beve vino, quando ne avevano circa 62 di anni (quindi 7 anni fa) erano sostanzialmente gli stessi, mentre quando ne avevano 57 erano il 65%, indicando questo che il periodo “pericoloso” di quando ti dicono che non puoi più bere è quando giri la boa dei 60 anni. A parte le curiosità, i dati sono incoraggianti, visto che l’incremento della penetrazione di consumo osservato negli ultimi anni (circa 3 punti tra il 2012 e il 2022) è più marcato nelle generazioni giovani, +5 punti per la fascia 20-24 anni, +6 punti per quella 25-34 anni, +5.5 punti per quella 35-44. Possiamo dire che solo la fascia 55-59 anni (nella quale sto per entrare, sigh) vede una penetrazione in calo. Più penetrazione di consumo non significa più consumi in assoluto, attenzione: il dato del 55% è la media del pollo tra bevitori abituali in calo e bevitori saltuari in crescita, il che significa che in realtà più persone bevono ma meno spesso. ISTAT non fornisce dati sui quantitativi consumati. Il post contiene poi le tabelle sul consumo regionale e per categoria di centro abitato. Noterete come nei piccoli comuni, dove si concentra il consumo abituale, la penetrazione cala, mentre cresce nei grandi centri abitati, dove il “bere fuori casa” è più comune. Le regioni del nord sono sempre in testa nelle graduatorie di penetrazione, con una menzione speciale per il nord-est del paese, mentre al sud immagino per questioni climatiche ma anche di reddito pro-capite il consumo resta molto meno diffuso. Intanto, nuove pagine dedicate nella sezione Solonumeri con i dati completi e scaricabili. Passiamo a una breve analisi dei dati. LEGGI TUTTO

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    Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – aggiornamento 2022

    Approfondimento annuale sulle esportazioni italiane di vino per tipologia e in base all’origine delle aziende esportatrici. Beh, dietro un 2022 apparentemente molto positivo si nascondono alcune tendenze interessanti, tra cui forse la principale è che nel segmento dei vini in bottiglia è stato un anno di forte crescita per i vini da tavola (+34%) e IGT (+8%), mentre i vini DOP sono rimasti stabili, pur rappresentando oltre la metà del totale. Nel poco dettaglio fornito dalle tabelle esportative si può comunque rintracciare l’ottimo anno per i vini piemontesi rossi e un calo importante dei vini DOP bianchi (-10%) un po’ difficile da spiegare date le ultime tendenze. Ad ogni modo, se invece ci spostiamo sulla seconda statistica che affrontiamo nel post, ossia le esportazioni per origine regionale delle aziende (stavolta applicata al totale esportato), troviamo Veneto e Friuli-Venezia-Giulia di nuovo in cima alla classifica, grazie al Prosecco, insieme alla Sicilia che negli ultimi anni sta crescendo ben oltre la media. Passiamo all’analisi dei dati, che trovate anche caricati nella sezione Solonumeri.

    Nell’analisi dell’export regionale (per origine aziendale) che si applica al totale esportato di 7.9 miliardi di euro e limitandoci alle grandi regioni italiane, troviamo il Friuli-Venezia-Giulia in crescita del 40% a 200 milioni di euro, la Sicilia a +21% 170 milioni di euro il Veneto a +13% per la bellezza di 2.8 miliardi di euro. In “uscita” dal Covid, quindi contro il 2019, oltre alle regioni di cui abbiamo detto emerge anche l’Emilia Romagna (+39% contro il +22% generale) e probabilmente si potrebbe parlare della Toscana (+25%). Se confrontato con il totale, il Veneto rappresenta il 36% dell’export italiano, seguito dal Piemonte e dalla Toscana con il 16% ciascuno.
    L’altra statistica va invece nel dettaglio dei 5.25 miliardi di euro di export di vino fermo in bottiglia, concentrandosi sull’origine del vino di alcune regioni e tipologie. Dunque le DOC sono 2.7 miliardi di euro e sono stabili, i vini IGT sono 1.4 miliardi di euro e +8%, i varietali come sempre non contano niente mentre i vini comuni sono saliti da 759 milioni a 1 miliardo di euro, quindi +34%.
    Scavando nei dati emerge l’ottima prestazione dei vini rossi piemontesi (+13% a 384 milioni) e dei bianchi del Trentino (+16% a 272 milioni). Si nota uno spostamento nei vini bianchi dalla categoria DOP alla categoria IGT (-10% contro +19%), mentre l’andamento dei vini rossi, meno marcato è più coerente tra le categorie.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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    La produzione di vino in Italia nel 2022 – dati definitivi ISTAT

    ISTAT ha prodotti i dati definitivi sulla produzione di vino italiana nel 2022, che differiscono in modo piuttosto significativo (5 m/hl) dal primo lancio. Come vedete dal grafico sopra la differenza rispetto al post pubblicato con i dati preliminari si concentra nel segmento dei vini bianchi, che con 31m/hl prodotti restano stabili rispetto alla produzione totale, e alla produzione di vini DOC, per cui vale la medesima conclusione.
    Vale la pena di sottolineare che ho chiesto conto a ISTAT di questa revisione e del fatto che i nuovi dati siano molto differenti dalle previsioni Assoenologi (non ho ancora vista niente pubblicato da MIPAAF): la risposta dell’ente è stata la seguente: “I dati diffusi a marzo, definitivi 2022, vengono raccolti attraverso la rilevazione “Stima delle superfici e produzioni delle coltivazioni agrarie, floricole e delle piante intere da vaso” che viene eseguita dall’Istat attraverso la collaborazione delle Regioni e delle Province autonome (Assessorati Agricoltura e Uffici di statistica) che trasmettono mensilmente, in forma di previsione di semina, previsione, dato provvisorio e definitivo secondo la coltura di riferimento, e a livello provinciale, le informazioni. Considerata la peculiarità della rilevazione (che viene svolta in ottemperanza al Regolamento n. 543/2009 del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 giugno 2009, relativo alle statistiche sui prodotti vegetali e che abroga i regolamenti del Consiglio (CEE) n. 837/90 e (CEE) n. 959/93), per l’esecuzione delle rilevazioni in oggetto, gli Uffici di statistica delle regioni si avvalgono della collaborazione di esperti di settore al fine di garantire una migliore qualità delle informazioni raccolte. Non conosco le fonti e modalità di rilevazione degli altri enti ma credo che come l’ISTAT possiamo vantare dell’ufficialità delle nostre informazioni. Nel caso specifico le posso motivare l’aumento del dato di produzione del vino, rispetto al nostro stesso dato provvisorio, con la dichiarazione di alcune regione che, pur tenendosi prudenti nel dichiarare il dato, hanno poi con il definitivo indicato un aumento della produzione.”
    Passiamo a un commento dei dati ricordandovi che maggiori dettagli sono disponibili nella sezione Solonumeri del blog.

    Con 54m/hl di produzione di vino in Italia, la vendemmia 2022 è di ben il 14% sopra la media decennale di 47m/hl. Con 31.2m/hl, sono i vini bianchi ad avere una produzione più significativa, toccando il 58% del totale, 20% sopra la media storica (influenzata dai vini spumanti), mentre per i vini rossi si tratta di una vendemmia del 7% sopra il livello storico.
    Dal punto di vista delle tipologie, la maggiore revisione ha riguardato i vini DOC, che hanno chiuso a 24.5m/hl, quindi il 25% sopra la media storica.
    Se guardiamo alle aree geografiche, il gap importante sulla produzione media si registra al sud, con 22.9 milioni di ettolitri al 21% sopra la media storica, mentre al Nord 25.3 m/hl e al centro (5.9) siamo rispettivamente il 10% e il 6% sopra la media decennale.
    Dal punto di vista delle regioni, sono stati rivisti in modo importante i dati di Sicilia (da 4.9 a 5.9m/hl) e Veneto (da 9.6 a 11.9m/hl) in particolare. Le conclusioni si quali regioni restano molto sopra la media non cambiano di molto: alla Puglia (+40%), Marche (+53%), Friuli (+35%) tra quelle con i dati rilevanti si aggiunge il Veneto (+20%), che tra l’altro resta la regione con la maggior produzione (secondo i dati preliminari nel 2022 sarebbe stata la Puglia).
    Sono invece inferiori alle medie storiche i dati di produzione in Umbria, Basilicata e Calabria.
    Buona consultazione. LEGGI TUTTO

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    Il valore dei vigneti in Italia per regione e provincia – dati CREA, aggiornamento 2021

    Aggiorniamo oggi i dati pubblicati da CREA sul valore dei vigneti, che potete trovare nell’apposita pagina del sito e ampiamente dettagliati nelle pagine Solonumeri del sito. Nel 2021 il valore di un ettaro di vigna mediamente in Italia è stato pari a 54700 euro, in crescita dell’1.6% rispetto al 2020. Se allarghiamo l’orizzonte a 5 anni, la crescita annua è stata dell’1% su un periodo di 5 anni e, molto simile anche sui 10 anni. Ora, il tema più scottante è l’arrivo dell’inflazione, per cui sarà da vedere che cosa succede. Per esempio, già a dicembre 2021 l’inflazione è stata mediamente del 4% circa rispetto a dicembre 2020 e quindi, confrontato con il +1.6% del valore dei vigneti, si potrebbe dire che il valore reale è calato. Ancora più critico sarà il 2022, quando come ben sapete l’inflazione è stata (dicembre su dicembre di nuovo) dell’11%. Il grafico che vedete in apertura potrebbe dunque mostare la linea chiara del valore “deflazionato” scendere più marcatamente, a segnalare una perdita “reale” del valore dei vigneti. Ma questo lo vedremo il prossimo anno. Per ora, stando alle tabelle pubblicate da Istat, nel 2021 la maggior crescita di valore dei vigneti si è registrata in Trentino Alto Adige (+5%), Puglia e Friuli Venezia Giulia (+3%), mentre sono scese dell’1% circa in Campania. A livello provinciale, salta all’occhio il +10% attribuito a Firenze, il 6% di Reggio Emilia e il +5% segnato a Trento, Bolzano, Taranto e Brindisi. Passiamo all’analisi e alle tabelle complete che trovate nel resto del post.

    Il valore dei vigneti in Italia di 54700 euro per ettaro è la media tra i 13mila euro della Sardegna e i 267mila euro del Trentino Alto Adige. Se invece guardiamo alle crescite nel medio termine, quindi a 5-10 anni la Puglia con +2/3% annuo e il Piemonte con il 2% circa annuo sembrano essere le regioni con l’andamento più positivo, oltre a notare un’accelerazione delle valutazioni in Toscana.
    In ambito provinciale, Bolzano svetta con 417mila euro per ettaro, seguito da Trento con 190mila, entrambi tra l’altro con una crescita del 5% sullo scorso anno. Poi ci sono le aree chiave del Prosecco e dell’Amarone, Treviso 190mila euro (+2%) e Verona 151mila e poi Cuneo (dunque Langhe) a 142mila euro (+2%). Sappiamo bene che sono valori di riferimento medio e che la realtà è un po’ diversa, con valori anche largamente superiori a questi livelli. Vengono poi Brescia (124mila, +3%) quindi Franciacorta e Siena (104mila, stabile) quindi Montalcino.
    Sulle crescite di medio termine ci sono alcune “sorprese” con Firenze a +5% annuo, Asti a +2.7%, Taranto, Livorno, Udine, Foggia e Vercelli tra +2% e +2.5%, poi poco sotto il +2% Aosta, Cuneo, Trento, Brescia, Novara. Il fatto che Biella sia poco distante nei numeri lascia intendere una rivalutazione dell’area del nord Piemonte.
    Sono invece negativi in ottica quinquennale i dati di Pavia, Rimini, Benevento e Vicenza.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici.

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