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    Lunelli (Ferrari)– risultati e analisi di bilancio 2023

    Le parole caute contenute nella relazione dell’anno scorso circa l’andamento del 2023 sono un buon punto di partenza per analizzare il bilancio di Lunelli. A dire il vero, l’anno si è chiuso con il risultato netto più elevato di sempre, 26 milioni di euro. Si tratta però di un risultato maturato “al di sotto dell’utile operativo”, quindi grazie al contributo dei proventi derivanti dal portafoglio di attività finanziarie. Se invece guardiamo l’andamento del “core business”, ossia gli spumanti Ferrari, Bisol, Tassoni, Surgiva e via dicendo ci troviamo davanti a un quadro meno positivo di quello del record 2022.
    Le vendite sono calate del 4% a 146 milioni di euro, l’EBITDA scende da 29 a 26 milioni di euro e l’utile operativo è influenzato anche da una svalutazione straordinaria, passando quindi da 13 a 6 milioni di euro. Leggendo il bilancio è evidente la volontà di investire nei marchi, mantenendone il posizionamento con azioni di marketing e soprattutto con la scelta di non cedere sui prezzi, eliminando anzi le promozioni. È anche evidente che il ritmo di crescita di Ferrari degli ultimi anni è forse stato troppo veloce e lo stop del 2023 (ricavi stabili) deriva non solo dalla necessità di normalizzare le scorte nella distribuzione ma dall’esigenza di far maturare i prodotti al punto giusto, senza affrettarne la vendita sul mercato. Anche l’inizio del 2024 (primo trimestre) è stato in contrazione.
    Bene, fatta questa premessa, ulteriori dettagli sui risultati consolidati e dei principali marchi sono nel resto del post.

    Le vendite calano del 4.4% a 146 milioni di euro, con un -4% per l’Italia a 118 milioni e un -6% per l’estero a 28 milioni.
    Ferrari ha un fatturato stabile di 102 milioni, con volumi in calo a circa 6 milioni di bottiglie. Le vendite di Bisol calano del 5% circa a 27.5 milioni di euro nonostante un calo dei volumi del 12%. Tassoni ha invece raggiunto il record di fatturato a 13 milioni (+8%) anche se i suoi risultati sono stati impattati dall’aumento del costo delle materie prime, per i quali era stato protetto nel 2022 dalle coperture. Surgiva ha fatturato 10 milioni, +18%, con 38 milioni di bottiglie vendute. Sono stati buoni anche i risultati delle Tenute Lunelli (6 milioni di fatturato, +10%, con 400mila bottiglie vendute).
    L’utile netto del gruppo è stato guidato dalle componenti non operative, con proventi finanziari di 17 milioni, contro i 5 del 2022, e rivalutazioni per 5 contro 1 del 2022. L’utile netto di Ferrari è stato invece in calo da 12 milioni a 9 milioni (anche influenzato dalle decisioni di finanziamento delle controllate), mentre quello di Bisol passa da un leggero utile a una perdita di 1 milione.
    A livello finanziario, il gruppo ha un debito netto di 44 milioni, in crescita rispetto ai 30, a fronte però di un portafoglio di partecipazioni di 111 milioni, di cui oltre 30 in aziende quotate in borsa. Nel corso del 2023, Lunelli ha investito 17 milioni di euro e ha pagato 6.5 milioni di dividendi ai soci, rispetto a 5 milioni pagati nel 2022.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – aggiornamento primo semestre 2024

    Chiudiamo l’analisi delle esportazioni di vino italiano del semestre con i dati per regione (di provenienza delle aziende) e tipologia di vino (limitatamente al vino fermo in bottiglia). Due considerazioni principali escono dall’analisi. La prima è che diversamente dal solito le esportazioni sono state trainate dai prodotti di bassa qualità, ossia vini da tavola e varietali, mentre, nell’ambito di un export cresciuto del 2% i vini DOP sono praticamente stabili, con l’eccezione in questa categoria dei vini rossi toscani, che crescono del 5%. La seconda, a livello regionale e prendendo tutto l’export incluso gli spumanti, è che il traino del Prosecco continua a spingere le aziende venete, che hanno avuto una crescita del 6% delle esportazioni, il doppio della crescita (+3%) delle esportazioni di vino nel loro complesso. In questa analisi, sono incoraggianti anche i dati dell’Emilia Romagna (+7%, forse legato all’andamento dei vini meno pregiati) e della Toscana (+4%, con un richiamo al buon andamento dei DOP rossi citato poco sopra). Non sono positivi per il secondo anno consecutivo i dati del Piemonte (-2%). Bene, nel resto del post trovate i grafici e le tabelle con tutti i dati.

    Le esportazioni italiane di vino in bottiglia sono cresciute del 2% a 2.6 miliardi di euro. I vini DOP sono praticamente stabili a 1.46 miliardi (+1%), con i rossi (+2%) leggermente meglio dei bianchi (0%), i vini IGP sono in crescita del 3% a 675 milioni, spinti dalla crescita del segmento dei bianchi (+7%) sui rossi (+1%), mentre i vini varietali (+26%, ma soltanto 33 milioni) e da tavola (+4%, 418 milioni) sono le categorie che vanno meglio. Nei vini fermi DOP in bottiglia possiamo ricostruire tre regioni: Toscana +5% a 353 milioni, Veneto +1% a 293 milioni, Trentino Alto Adige -2% a 156 milioni. Per il Piemonte abbiamo solo il riferimento dei vini rossi, in calo del 3% a 178 milioni, dopo il picco toccato nel semestre 2023.
    Se passiamo ai dati regionali per origine aziendale e per il totale esportato (3886 milioni, +3%), troviamo il Veneto sempre più rappresentativo, il 36% del totale, con una crescita del 6% a 1415 milioni. La Toscana torna a essere la seconda regione per export, con un incremento del 4% a 594 milioni, superando il Piemonte, in calo del 2% a 566 milioni. In prospettiva a 5 anni e sui dati semestrali, le gerarchie non cambiano: Veneto +32%, Toscana +25% e Piemonte +18%, nell’ambito di un incremento del 29% per l’Italia.
    Ciò significa e potete anche notarlo dai grafici che l’export di vino italiani si sta “allargando” dal punto di vista regionale, lentamente ma regolarmente.

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    I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2023

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    I dati pubblicati a luglio dal Sinab sulle superfici vitate biologiche in Italia ci presentano un quadro di stabilizzazione rispetto al recente passato. Da ormai tre anni le superfici vitate certificate in Italia sono intorno a 103mila ettari, mentre quelle in conversione sono ormai diversi anni che si aggirano intorno ai 30mila, nel 2023 esattamente quel numero. Trarre delle conclusioni non è sempre facile, dato che il dettaglio regionale presenta evidenze molto discrepanti di anno in anno. Per esempio, nel 2023 il dato totale di 133mila ettari (non abbiamo lo spaccato regionale convertite/in conversione), in calo del 2% sul 2022, o 2700 ettari circa, viene sostanzialmente dal calo di 4900 ettari in Sicilia, ancora di gran lunga la principale regione italiana nel segmento biologico, e del Veneto (-1000 ettari). In totale sono 9 le regioni in cui le superfici bio (convertite + in conversione) sono calate e 11 quelle in cui sono cresciute, 7000 ettari persi e 4300 circa guadagnati. Il totale della superficie vitata convertita e in conversione è pari al 23% circa del totale. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    102926 e 30081: sono questi i due numeri chiave della viticoltura bio 2023, che ci dicono la superficie vitata convertita a bio e quella in fase di conversione. La prima scende di 918 ettari, o l’1% rispetto al 2022, mentre la seconda cala del 5% o 1742 ettari.
    La principale regione italiana resta la Sicilia, con il 25% del totale o 33mila ettari circa, anche se nel 2023 ha perso il 13% della superficie, ossia 4863 ettari. La penetrazione della superficie bio resta comunque molto elevata al 42% contro il 23% italiano.
    La seconda regione per importanza “assoluta” è la Toscana con 23mila ettari vitati, che rappresentano il 41% della superficie regionale totale e il 18% della superficie italiana bio. Nel caso della Toscana notiamo un progresso del 3%, +714 ettari, anche se siamo sotto il picco di 25mila ettari segnalato da Sinab nel 2021.
    La terza regione è la Puglia con 20500 ettari, che sono il 29% della superficie totale regionale e il 15% circa della superficie bio italiana. Anche nel caso della Puglia il dato è positivo, +6% o +1143 ettari ed è anche il massimo storico raggiunto dalla ragione.
    Concludiamo con due parole sulla penetrazione per regione. In termini relativi alla superficie regionale, il biologico è il 53% nelle Marche, il 50% in Calabria e poi come dicevamo il 41-42% in Sicilia e Toscana. Le regioni dove è meno presente sono Veneto e Friuli Venezia Giulia (9%), Valle d’Aosta (7%), Sardegna e Liguria (9%).

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    Trentino Alto Adige – produzione di vino e superfici vitate 2023 – dati ISTAT

    La produzione di vino in Trentino Alto Adige è stata di 1.22 milioni di ettolitri nel 2023, in calo del 7% sul 2022 ma leggermente sopra la media storica secondo i dati ISTAT. Il MIPAAF invece esce con una produzione superiore (strano, di solito è ISTAT ad avere il numero più alto), 1.5 milioni di ettolitri, addirittura in crescita del 16% rispetto all’anno precedente. Visto l’andamento stagionale poco propizio, trovo particolarmente strano il dato del ministero. La produzione di vino resta fortemente orientata verso i vini bianchi (73% del totale) e, ancora di più, verso la produzione di vini di qualità, con i DOC che superano il 90% della produzione del 2023, in una situazione in cui comunque la media storica si pone oltre l’80%. Come abbiamo già detto diverse volte, una delle caratteristiche chiave della produzione della regione è la bassa volatilità della produzione. Calcoli alla meno la produzione vinicola dal 2005 al 2023 ha avuto una variazione media dell’8% circa, contro una variazione annua a livello italiano dell’11%. Giusto per capirci, quella di altre singole regioni come il Veneto, la Puglia o la Sicilia viaggiano dal 15% in su, mentre Piemonte e Toscana sono tra il 10% e il 15%. Anche il 2023 è stato coerente, con un calo della produzione del 7% rispetto al -21% a livello nazionale e una raccolta del 3% superiore alla media storica contro il -13% italiano. Passiamo ad analizzare qualche dato in più con l’ausilio di ulteriori grafici e tabelle.

    La produzione di vino in Trentino Alto Adige è stata di 1.226 milioni di ettolitri nel 2023, di cui 900mila ettolitri sono di vino bianco (-7% e 6% sopra la media storica) e 326mila sono di vino rosso (-7% ma il 6% SOTTO la media storica).
    La produzione di vino DOC tocca il 91% nel 2023 a 1.12 milioni di ettolitri (94% dei vini bianchi e 85% dei vini rossi), +1% e 8% sopra la media storica, mentre i vini IGT sono stati prodotti solo per 92mila ettolitri (5% dei vini bianchi e 14% dei vini rossi), meno della metà del 2022, anche se la serie di dati ISTAT in questo dettaglio è molto volatile. I vini da tavola sono l’1% della produzione regionale.
    Secondo ISTAT, la superficie vitata regionale è cresciuta dell’1% a 15390 ettari.

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    ll consumo di vino in Italia – dati 2023 per regione e classi di età

    Ripartiamo con l’analisi dei consumi di vino in Italia con il dettaglio per fasce di età e aree geografiche. In verità i dati più interessanti sono sulle fasce di età e ci mostrano che la penetrazione del consumo di vino sta crescendo in Italia, soprattutto nella parte giovane della popolazione, con una forte preponderanza del consumo sporadico e un calo netto anche per le medesime fasce di età del consumo giornaliero. Lo vedete molto bene nel grafico qui sopra con la “pancia” nelle fasce giovani, per esempio nel 2023 il 50% dei 202-24enni beve vino, 10 anni prima era il 42%, lo stesso vale per tutte le fascie salvo la mezza età, per poi tornare vero nelle persone anziane (miglioramento delle condizioni di salute?). La seconda cosa interessante di questo grafico è il picco, ora nella fascia 35-44 anni, mentre nel 2013 era a 55-59 anni. Ovviamente si ragiona in un contesto di calo del consumo pro-capite di vino, essendo il consumo giornaliero (escluso qui quello eccessivo) in calo significativo per tutte le fasce di età (secondo grafico, interno al post), essendo sostituito da quello sporadico, in forte incremento nelle fasce di età intermedie (terzo grafico). Bene, per la terza considerazione vi invito a proseguire nella lettura, segnalandovi che tutti i dati sono nella sezione Solonumeri cui si accede qui sopra, ma anche in formato grafico nel post.

    La terza considerazione è relativa all’evoluzione del consumo di vino delle fasce di età che invecchiano, ossia, chi nel 2007 aveva 25-34 anni nel 2017 è nella fascia successiva e nel 2023 a metà tra questa fascia e quella dopo. Questo ci dice che i il 55.5% dei 25-34enni del 2007 bevevano vino e che erano passati al 57.5% 10 anni dopo e oggi a occhio sono al 62.2%. Ossia ci dicono che per questa fascia e per questi anni, circa 15 in totale, l’incremento della penetrazione di consumo è stato del 7% circa.
    Seguendo la stessa china, ci dicono anche che i 50enni (punto mediano 45-54) perdono circa 5 punti nella penetrazione del consumo di vino, probabilmente a causa di problemi di salute.
    Fatte queste considerazioni, le tabelle allegate mostrano il costante calo del consumo giornaliero di vino, che tocca il suo picco come sempre tra le persone anziane: nel 2023 poco meno del 25%, nel 2013 intorno al 30% della popolazione, nel 2007 intorno al 35%. Quindi i “nuovi anziani” sono meno legati al “bicchiere a pasto”.
    Infine trovate il tabellone con i consumi per regione e per tipologia di comune (attenzione che si leggono al contrario delle altre, mea culpa). Considerazioni già fate un paio di giorni fa, aumento nelle regioni del sud e delle isole, leggera contrazione nelle regioni del centro-nord, dove si beve comunque molto di più.

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    Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – aggiornamento 2023

    Nell’anno di stabilizzazione delle esportazioni italiane di vino, emergono alcune tendenze che già abbiamo avuto di commentare diverse volte. Forse la più importante è quella del calo dei vini bianchi. Nelle esportazioni di vino fermo in bottiglia i DOP rossi calano del 5% mentre i DOP bianchi sono stabili, gli IGP rossi calano del 7% mentre gli IGP bianchi crescono del 2%. Il problema per noi e che le categorie sono sbilanciate, ossia che i vini rossi di qualità sono il 60% delle esportazioni di vino DOP e il 73% delle esportazioni di vino IGP. Se questa tendenza dovesse continuare (come penso sia probabile, vista l’evoluzione degli stili di consumo), potremmo trovarci di fronte a un problema “strutturale” che dovrebbe estendersi fino a un riequilibrio della base produttiva. Comunque questo non è il momento di addentrarci in queste discussioni. Le due analisi del post sono come al solito le esportazioni per tipologia e quelle per regione (delle aziende esportatrici). Della prima abbiamo detto il punto principale, della seconda possiamo soltanto ripeterci: le due regioni “rosse” italiane rilevanti per l’export, Toscana e Piemonte sono in calo del 4% e 6%, mentre il Nord Est italiano, supportato in questa analisi anche dal Prosecco, mantiene un livello stabile o crescente (Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige) di export. Passiamo a un commento più specifico, come al solito con le tabelle complete, disponibili anche su Solonumeri.

    Le esportazioni italiane di vino di 7.8 miliardi sono state realizzate per il 36% da aziende venete, del 15-16% ciascuna da Piemonte e Toscana, 8% dal Trentino Alto Adige, 6% Emilia Romagna, 4% Lombardia e per il 15% dalle restanti regioni.
    Per quanto riguarda l’andamento del 2023, il Veneto è stabile, di Toscana e Piemonte abbiamo detto, l’Emilia Romagna cresce del 3%, il Trentino Alto Adige del 4% e la Lombardia del 3%. Tra le altre regioni noterei la progressione dell’Abruzzo (+6%), del Friuli Venezia Giulia (+8% e addirittura +68% dal 2019!) e della Puglia (+5%).
    Passando ai dati delle esportazioni del vino in bottiglia troviamo alcuni “richiami” a questi dati. In Veneto non sono i vini fermi ma gli spumanti a mantenere il livello totale, visto il calo del 12% dei rossi DOP e del 4% dei bianchi DOP. I rossi piemontesi DOP invece tengono, mentre lo stesso non si può dire per i toscani (-4%). Sostanzialmente tutte le categorie di vino DOP evidenziate nel database Coeweb sono negative o tutt’al più stabili.
    Vi lascio alle tabelle.

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    Il valore dei vigneti in Italia per regione e provincia – dati CREA, aggiornamento 2022

    L’edizione 2022 del database CREA sul valore dei vigneti in Italia per regione, provincia e zona ha subito una revisione dei dati di alcune regioni che ha apportato ad alcune modifiche rispetto al passato. Per questo motivo, se confrontate i post passati con questo, non erano sbagliati quelli prima, sono stati cambiati da quest’anno. Seconda premessa: il post contiene alcuni dati, mentre quelli completi sono disponibili nella sezione Solonumeri.
    Fatte le premesse, i dati indicano per il 2022 un incremento del valore dei vigneti in Italia del 2.3% a 57500 euro per ettaro, con i maggiori incrementi in Piemonte (+8%), Lombardia e Friuli Venezia Giulia (+4%). Il grafico sopra è quello “critico” perché nel 2022 l’inflazione è stata protagonista, determinando in media annua un perdita di potere d’acquisto del 13.4% (11.3% dicembre su dicembre). Quindi, partendo da 56200 euro all’ettaro nel 2021 per “mantenere il valore reale” il valore dei vigneti sarebbe dovuto crescere a 63800 euro (+13% appunto), e questo non è stato, nemmeno in Piemonte. Si può dunque dire che, come vedete dalla riga verde chiaro, il valore dei vigneti sebbene cresciuto in termini nominali ha subito una forte riduzione in termini reali. Se scendiamo ancora più nel dettaglio della provincia, troviamo Firenze con +13.6%, unica provincia dove la crescita del valore ha battuto l’inflazione, secondo CREA. Bene, tabelle, grafici e ulteriori commenti sono nel resto del post, come al solito.

    Il valore dei vigneti in Italia nel 2022 è cresciuto secondo CREA del 2.3% a 57500 euro per ettaro. Si tratta di una accelerazione rispetto al passato ma ovviamente non in grado di compensare per l’inflazione (dicevamo 13% in media annua 2022). Nel periodo 2017-22 la crescita è dello 0.9% annuo (inflazione circa 3.4%), nel periodo 2012-22 dell’1% annuo (inflazione 2%).
    Veneto e Trentino Alto Adige spiccano per il valore assoluto (rivisto) dei vigneti con 142mila euro e 343mila euro per ettaro rispettivamente, seguiti dal Piemonte con 80mila euro.
    Se invece guardiamo i dati in termini di crescita nel medio termine sono soprattutto Piemonte e Toscana a mostrare le migliori dinamiche (+3% e +2% annuo sui 5 anni), a dimostrazione che alla fine i prezzi che spiccano i vini si “scaricano” anche sul valore delle terre dove vengono prodotti. Anche otticamente guardando la tabella vi potete accorgere che la dinamica dei prezzi nel Nord Italia è superiore al Centro che, a sua volta, supera le regioni del Sud.
    A livello provinciale e guardando alle dinamiche sugli ultimi 5 anni ritroviamo gli stessi punti. Cuneo +3.5% annuo 2017-22 e Brescia +3.5% sono le provincie con la maggior crescita. Qualche sorpresa (o dubbio) viene da alcune zone del Sud come Catania dove i prezzi delle uve sono cresciuti molto, mentre il valore dei vigneti sembra non essere cresciuto.
    Vi lascio ai grafici e alle tabelle.

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    La produzione di vino in Italia nel 2023 – dati provvisori ISTAT

    Quanto vino si è prodotto in Italia nel 2023? Secondo ISTAT 42.5 milioni di ettolitri, secondo il Ministero dell’Agricoltura (MASAF) sembrerebbe 38 milioni di ettolitri, con una perdurante e incomprensibile differenza che già si è vista in diversi anni. La differenza tra ISTAT e MASAF è la trasparenza e la reattività. ISTAT risponde quando il totale non torna e corregge, MASAF (o chi per esso, i lettori della newsletter lo sanno) risponde raramente e non fornisce dati di dettaglio. Vista la situazione, la serie base dei nostri dati resta ISTAT. È una serie con molti dettagli fino alle province, disponibili su un database pubblico e accessibile a tutti, con una serie storica importante. Trovate tutti i dati (ancora provvisori ma dubito cambieranno molto) nella sezione Solonumeri del blog.
    Andiamo quindi ai dati: la produzione 2023 cala del 21% dal record 2022 e si posiziona il 13% sotto la media storica del decennio precedente. I maggiori cali in entrambi i casi sono al Centro e al Sud (oltre 30% e oltre 20% rispettivamente), mentre al Nord il deficit è al di sotto del 10%. La produzione di vino bianco cala meno di quella del vino rosso e così cresce fino a toccare il record storico del 60% (grazie agli spumanti naturalmente). Il 2023 è anche l’anno in cui la produzione di vini DOC tocca il massimo in termini relativi, il 48%, e quella di vini da tavola il minimo (25%, come già accaduto nell’altra vendemmia scarsa del 2012). Anche la produzione di mosti non considerata nel totale, cala a meno dei 2 milioni di ettolitri. Per chi è interessato l’analisi prosegue nel resto del post.

    Dicevamo 42.5m/hl, di cui 25.5 di vino bianco e 17 di vino rosso. Il vino rosso è al minimo storico in valore assoluto e relativo, mentre in una vendemmia molto scarsa anche il vino rosso cede quasi 2 milioni di ettolitri rispetto alla media (crescente) storica.
    Stesso discorso per le DOC, 20.3 milioni di ettolitri che è in linea con la media storica ma arriva al 48% del totale, massimo storico. I vini IGT sono a 11.5 milioni di ettolitri contro la media storica di 13.6%, quindi -16%, mentre i vini da tavola a 10.7 milioni di ettolitri sono sotto del 28%, anche se ci sono come vedete nel tabellone un paio di anni in cui erano scesi sotto la soglia dei 10.
    Passando alle aree geografiche, se prendiamo i dati contro la media decennale, le regioni più colpite dalla scarsa vendemmia sono al centro e al sud. Come potete vedere dalla tabella l’Abruzzo è sotto del 41%, la Campania del 42%, il Lazio del 31%, le Marche del 40%, la Toscana del 30%. Al nord le cose sono andate meglio, anche se si legge un -20% per il Piemonte.
    Sono invece in prospettiva storica stabili i dati della principale regione italiana, il Veneto, a 10.6 milioni di ettolitri e +4% sui 10 anni precedenti, anche se -10% sul 2022. I dati positivi sono invece relativi soltanto a regioni meno significative dal punto di vista dei volumi.
    Vi lascio alla consultazione di tabelle e grafici e, probabilmente, a una secondo post nel caso i dati venissero modificati.

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