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Cecchetto, l’anima sostenibile del Raboso Piave

Di Luciana Dias

I dogi veneziani nei lunghi viaggi verso Oriente non si privavano mai del Raboso perché, vista la sua tannicità, reggeva bene condizioni di trasporto impervie e sbalzi di temperatura, anzi si affinava. Non è un caso, infatti, che il Raboso in dialetto Veneto sia conosciuto come “vin da viajo”, vino da viaggio, senza dimenticare che è stato il vitigno a bacca rossa più diffuso nella pianura trevigiana fino ad oltre la metà del 900.

La storia della cantina Cecchetto inizia nel 1985, quando Sante Cecchetto da mezzadro, riesce a rilevare il podere che da tempo curava e coltivava con sapienza e dedizione. Nel frattempo, il giovane figlio Giorgio ottiene il diploma di enologo nel 1982 e dopo un’esperienza in un’azienda del territorio, nel 1986 prende in mano le redini dell’azienda agricola.

Giorgio Cecchetto

Giorgio Cecchetto ha sempre creduto e anzi, nel corso del tempo, ha fortificato la sua convinzione di puntare sul Raboso.  Infondo, credere in un territorio vuol dire abbracciare la sua cultura, salvaguardandone l’ambiente per sé e per quelli che verranno dopo.

Giorgio Cecchetto, dopo anni di ricerca e studio, ha ribaltato il destino di un’uva unica al mondo, cercando sempre di curarla utilizzando tecniche all’avanguardia alternate a culture vitivinicole antiche, tutto questo per far sì che il Raboso Piave restasse il più possibile fedele alla sua tradizione.

Custodi del Raboso

Visitando le vecchie vigne Paoletti, adiacenti alla Villa veneta Montalbano Balbi Valier Paoletti, a Mareno di Piave, in un ritratto che rende omaggio all’ambientazione di un film, di quelli che il tempo non è riuscito a corrompere, è possibile ammirare le viti di Raboso di sessant’anni.

Il Raboso di Piave qui ha trovato il “suo” suolo, risultato di continue alluvioni che hanno dato origine a una tessitura di ghiaia e argilla calcarea in bassa aggregazione di carbonati, una composizione ottimale per la produzione di ottimi vini rossi, rendendoli caratteristici e con un grande potenziale di longevità.

Dopo la naturale vendemmia tardiva, verso gli ultimi giorni di ottobre, i vigneti di oltre sessant’anni vengono potati secondo il Metodo Simonit & Sirch, che garantisce una maggiore longevità e miglior equilibrio vegeto-produttivo.

La famiglia Cecchetto, preoccupandosi di tutelare le tecniche contadine di una volta, ha ripristinato la storica forma di allevamento Bellussi. È alla fine del ‘700 che i fratelli Bellussi di Tezze di Piave inventano un sistema di allevamento a raggi per le viti diffuse all’epoca, in seguito definito appunto “bellussera”. Questo sistema per cui la vite viene maritata ad una pianta di sostegno, solitamente il gelso, ha caratterizzato per lungo tempo la campagna trevigiana.

Cecchetto ha anche lavorato molto sulla densità del vigneto per evitare lo stress produttivo; infatti, si è passati dalle 7000 alle 1600 piante per ettaro.

La Vinificazione del Raboso

Giorgio Cecchetto, pur mantenendo uno sguardo alla tradizione del Raboso, non ha mai avuto paura di sperimentare nuove tecniche mantenendo però un carattere identitario ai suoi vini.

L’obiettivo non era semplicemente smussare gli spigoli, in caso contrario non parleremmo più di Raboso, ma la sfida era renderlo accessibile e autentico, utilizzando il legno del territorio, acacia, gelso, ciliegio e castagno per l’affinamento.

La tecnica di appassimento delle uve Raboso nell’azienda Cecchetto è iniziata nel 2008, ancora prima del riconoscimento della DOCG Malanotte che è avvenuto nel 2010. La tecnica di appassimento, con temperatura controllata e senza ventilazione forzata è stata sviluppata in collaborazione con Masi Agricola.

Le Declinazioni del Raboso

Le successive ricerche e sperimentazioni realizzate hanno permesso a Cecchetto di produrre il Raboso Piave con una veste contemporanea, in quattro diverse interpretazioni: Raboso Piave, Gelsaia DOCG Piave Malanotte, Metodo Classico Rosé “Rosa Bruna” e il passito RP.

Metodo Classico Rosé Rosa Bruna60 Mesi/ Pas Dosè / Sboccatura Primavera ’22

Preferibilmente andrebbe servito ad una temperatura di servizio più alta rispetto ai classici 6/8° per assaporarne al meglio gli aspetti organolettici. Colore leggermente rosa tendente al ramato, bollicine fini, Al naso si rilevano sinuose note di fragola, frutti di bosco e ribes. Al palato esalta l’espressione genuina del Raboso con sua acidità e una bellissima persistenza in bocca.

Raboso del Piave DOC 2019

L’interpretazione classica del Raboso del Piave in una chiave contemporanea. Proveniente dai terreni di Mareno di Piave, senza esposizione diretta al sole, preservando solo le qualità naturali dell’uva, sono state prodotte 15000/16000 bottigliette per quest’annata.

Presenta la caratteristica acidità con il tenore tannico equilibrato e compatibile con la struttura del vino. Le note olfattive sono marasca, ciliegio e prugna, accenni di susine e caratteristico di una bella ampiezza e bello equilibrio.

Il vino è stato affinato di 15 a 18 mesi in barrique di legno francese di tostatura media, che ha donato le note vellutate necessarie per smussare i tannini.

Sara Cecchetto

Gelsaia 2017 IGT

Questo vigneto prende il nome dall’albero del gelso, che a inizio del secolo scorso era utilizzato come tutore a sostegno della vite.

La produzione per l’annata 2017 di di 3600 bottiglie in totale, una gelata ha danneggiato parzialmente le gemme, riducendo sensibilmente la produzione.  Colore rubino fitto, profumi tra marasca, prugna e sottobosco. Un vino di carattere austero, imponente. Al palato si sente la massima esaltazione del Raboso, con i tannini smussati, ingresso molto morbido e ampio in bocca.

Passito RP

Qui il Raboso ritrova il suo equilibrio con l’appassimento ed esalta le sue caratteristiche nascoste in una delicata espressione.  Ha trovato il giusto bilanciamento tra la dolcezza e l’acidità con deliziose e intense note di frutta, marasca sotto spirito, frutti di bosco appassiti, fichi e datteri, rendendo ogni sorso una piacevole scoperta.

Marco Cecchetto

Pratiche Sostenibili

Le pratiche virtuose sono routine nella vita della famiglia Cecchetto: nel corso del 202, una delle prime aziende vitivinicole in Veneto, hanno presentato il bilancio di sostenibilità e hanno ottenuto il certificato SQNPI (Sistema di Qualità Nazionale Produzione Integrata) e VIVA – La Sostenibilità nella Viticoltura in Italia. La logica che anima Cecchetto è utilizzare le risorse ambientali per poi restituirle all’ambiente stesso. Un discorso a parte merita l’adozione del bilancio di sostenibilità che è avvenuta utilizzando gli standard di riferimento del Global Reporting Iniziative, dove non basta adottare pratiche virtuose ma occorre tenere conto anche della dimensione dell’impatto sociale nel territorio dove l’azienda opera.  

Uno degli esempi eclatanti è la collaborazione con l’AIPD -Associazione italiana di persone Down – sezione Marca Trevigiana. Ogni anno, i ragazzi dell’AIPD si trasformano in vignaioli ed enologi, sono infatti coinvolti in tutte le tappe di produzione: dalla vendemmia alla pigiatura, dalla lavorazione all’imbottigliamento, fino alla realizzazione delle etichette, rigorosamente disegnate a mano, producendo 1500 bottiglie di Raboso del Piave.


Fonte: http://www.lastanzadelvino.it/feed/

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