«Durante ProWein – racconta Giuseppe – abbiamo ottenuto risultati significativi, con una grande affluenza di operatori nord europei, americani e giapponesi. Il mercato estero ha mostrato una netta ripresa, con nuovi contatti consolidati e l’acquisizione di un nuovo cliente proveniente dalla Thailandia». A dirlo è Giuseppe Scala, alla guida, insieme al fratello Francesco, della cantina calabrese Santa Venere. Nonostante un 2023 che si era chiuso in ribasso, il nuovo anno ha portato a Santa Venere una riattivazione del mercato. La ripresa è attribuita al calo dei prezzi, all’esaurimento delle scorte da parte degli importatori dell’annata precedente e quindi alla ripresa delle vendite con la nuova annata 2023.
La trentesima edizione di ProWein 2024, uno dei principali eventi internazionali dedicati ai vini e distillati, si è chiusa il 12 marzo a Düsseldorf. L’Italia ha dimostrato ancora una volta la sua leadership nel settore, con la presenza di 1.198 espositori italiani su un totale di 5.320 registrati.
In questo contesto, il territorio calabrese si pone come un esempio virtuoso di come valorizzare la propria offerta vinicola. Tra gli espositori calabresi, spiccava la presenza di Santa Venere, azienda agricola biologica che si estende su circa 154 ettari nelle colline dell’antica terra di Cirò, un piccolo paese in provincia di Crotone dalle radici antichissime, ricco di storia e cultura millenaria.
Santa Venere ha portato in fiera non solo la sua gamma di vini di qualità, ma anche il suo impegno verso la valorizzazione del territorio e delle tradizioni locali. Situata in una delle zone vitivinicole più antiche e prestigiose d’Italia, l’azienda si pone il grande obiettivo di far sì che l’autoctono calabrese venga conosciuto e, soprattutto, apprezzato in tutto il mondo per esaltare la propria terra.
Tra qualche settimana, sarà la volta del Vinitaly, la kermesse del vino italiano in scena a Verona: «Guardando al mercato italiano, sta riprendendo slancio con la stagione che prenderà veramente il via da aprile in poi – continua Giuseppe Scala –. Ci apprestiamo a distribuire le nuove annate ai clienti consolidati e ci stiamo preparando con entusiasmo per il prossimo Vinitaly. Nonostante i nostri successi internazionali, ci rendiamo conto che il mercato nazionale presenta ancora delle sfide, che affrontiamo con determinazione. Abbiamo l’obiettivo di consolidare la nostra presenza e ampliare la distribuzione nelle principali città italiane, dove già godiamo di una buona reputazione. Sono fiducioso che il prossimo Vinitaly sarà un successo, considerando i risultati ottenuti nelle fiere precedenti».
Tra i vini più apprezzati a Düsseldorf, e che sicuramente avrà successo anche a Verona, si distingue lo Zibibbo Calamacca, ultima creazione della cantina, che nonostante faccia parte della fascia alta, ha conquistato il mercato americano. Distribuito a Miami e in altri tre Stati degli Usa – Maryland, Washington e Virginia – Calamacca ha generato un grande interesse grazie alla sua storia e al suo profumo raffinato. Allo stesso modo, il successo del Cirò nella fascia media testimonia la capacità di Santa Venere di offrire un rapporto qualità/prezzo imbattibile e di affermarsi con successo nei mercati internazionali.
Santa Venere
L’Azienda agricola biologica Santa Venere si estende per circa 150 ettari sulle colline dell’antica terra di Cirò, piccolo paese della Calabria in provincia di Crotone dalle antichissime origini, particolarmente significativo per la sua storia e cultura. Le terre fin dal 1600 sono di proprietà della famiglia Scala, da sempre dedita alla coltivazione della vite e dell’ulivo, ma nulla esisteva come complesso aziendale di quel che esiste oggi. Nei vigneti si producevano uve con lo scopo di fornire coloro i quali si occupavano della trasformazione. Nel 1960 a prendere le redini di questa attività è Federico Scala, nipote di Falcone Lucifero, ministro della Real Casa. Grazie a lui nacque il centro aziendale, staccato dal casale familiare, a cui diede il nome Santa Venere, dal nome del torrente che attraversa la proprietà.
Terminati gli studi universitari, venne affiancato dal figlio Giuseppe: insieme, e con grande determinazione, stabilirono di dare un nuovo e importante impulso all’attività, iniziando con la vinificazione e la scelta di operare in regime biologico. Per farlo, Federico e Giuseppe Scala scelgono un enologo di fama internazionale: Riccardo Cotarella, che li segue fino al 2016, seguito poi dal suo collaboratore di fiducia, Massimo Bartolini. L’idea, fin dall’inizio, è quella di puntare sui vitigni autoctoni per esaltare la propria terra, una svolta moderna ed efficace applicata anche all’immagine dei prodotti. Dal 2012, venuto a mancare il padre Federico, è il figlio Giuseppe a occuparsi dell’azienda con lo stesso impegno e la stessa passione tramandata dal padre. Con Giuseppe continua e si potenzia il grande obiettivo di far sì che l’autoctono calabrese venga conosciuto e soprattutto apprezzato in tutto il mondo. Oggi Giuseppe può contare sull’attiva collaborazione del fratello più giovane, Francesco, che ha di recente terminato gli studi universitari. Nel futuro più lontano, saranno tutti i nipoti di Federico a proseguire la mission aziendale e a portare sempre più in alto il nome della famiglia.