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Ronchi di Castelluccio e Poggio della Dogana: il sogno dei fratelli Rametta in Romagna

La storia di alcuni vini italiani è davvero affascinante. Per un periodo della loro esistenza, questi vini sono diventati così iconici da essere elevati al rango di simboli: uno, al punto da diventare il feticcio di un premier francese; un altro, l’unico vino bianco servito durante un pranzo ufficiale al Quirinale, in occasione della visita di uno dei più importanti segretari generali del Partito Comunista dell’Unione Sovietica.

Questi vini, avvolti da un’aura leggendaria, non hanno tuttavia mantenuto nel tempo il blasone riconosciuto a un Brunello di Montalcino di Biondi Santi o al Barolo Sperss di Gaja. Tra loro spiccano due nomi: il Capo di Stato, un taglio bordolese prodotto in Veneto, e il Sauvignon Blanc Ronco del Re, della cantina romagnola Ronchi di Castelluccio.

Aldo Rametta

Il Capo di Stato nasce a Venegazzù del Montello, in Veneto, grazie al Conte Loredan Gasparini, già negli anni ’60. Inizialmente noto come Venegazzù Rosso della Casa Riserva, era presente nelle carte dei vini degli hotel di lusso veneziani. Fu proprio in uno di questi contesti che il vino venne servito al presidente francese Charles de Gaulle, il quale, innamoratosene perdutamente, era convinto che fosse un vino francese sconosciuto. Con enorme stupore, scoprì invece che si trattava di un prodotto italiano. Questo episodio spinse il Conte Loredan a ribattezzare il vino con il nome di Capo di Stato.

Oggi questo straordinario vino è ancora prodotto dalla famiglia Palla, attuale proprietaria della cantina Loredan Gasparini. Nonostante il suo valore, il Capo di Stato non gode però della notorietà che meriterebbe.

Destini differenti ha vissuto il Sauvignon Blanc Ronco del Re, che negli anni ’80 era uno dei vini bianchi italiani più prestigiosi e costosi. Nel 1989, durante un pranzo ufficiale al Quirinale, fu scelto come unico vino bianco servito a Michail Gorbaciov, simbolo della qualità italiana.

Vigneti a Poggio della Dogana

Con il passare del tempo, però, il Ronco del Re finì nell’oblio, complice un cambio di proprietà e di visione aziendale. La sua storia ha conosciuto una svolta nel 2020, quando i fratelli Aldo e Paolo Rametta hanno acquisito la cantina Ronchi di Castelluccio, con l’intento di riprendere il progetto originario per ridare ai vini la collocazione meritano: tra i grandi vini d’Italia.

Aldo e Paolo Rametta

Il Progetto dei fratelli Rametta

Aldo e Paolo Rametta, fratelli con origini tra New Orleans e la Svizzera, decidono nel 2016 di investire nella loro passione per la terra e il vino, legata alla Romagna, terra d’origine familiare. Nasce così Poggio della Dogana, una tenuta situata a Terra del Sole, tra le colline di Castrocaro Terme e Brisighella. Il progetto, dal 2023 certificato biologico, si dedica alle varietà autoctone come Sangiovese e Albana, con una forte vocazione internazionale.

Nel 2020 i fratelli intraprendono un secondo ambizioso progetto acquisendo Ronchi di Castelluccio, storica azienda fondata nel 1974 dall’intellettuale e regista Gian Vittorio Baldi. Baldi, ispirato dall’eccellenza di Château Lafite-Rothschild, introdusse in Romagna un approccio pionieristico alla viticoltura di qualità, fino ad allora quasi sconosciuta in Italia. Con il supporto del critico Luigi Veronelli e la collaborazione dell’enologo Vittorio Fiore e dell’agronomo Remigio Bordini, avviò un progetto visionario basato su zonazione, selezione clonale e vinificazione per singole vigne. Grazie a queste innovazioni, Ronchi di Castelluccio produsse i primi cru di Romagna, vini longevi e di qualità straordinaria.

Dopo essere stata guidata dalla famiglia di Vittorio Fiore, la tenuta è oggi gestita da Francesco Bordini, figlio di Remigio, che insieme ai fratelli Rametta punta a rilanciare l’azienda nel rispetto del progetto originario. I vigneti storici sono stati restaurati senza abbattere piante e ripristinando metodi tradizionali come il guyot e l’alberello. Ogni vigneto, o “Ronco”, è vinificato singolarmente per valorizzare le caratteristiche uniche del terroir.

Il territorio delle colline di Modigliana, ricco di fossili e originato da sedimenti marini, è un luogo unico per la viticoltura. Qui si trovano i Ronchi, appezzamenti “strappati” al bosco con la roncola e circondati da una biodiversità preziosa, che dialoga con la vegetazione e il microclima.

allevamento_Ronchi di Castelluccio

Nel 2023, i Rametta ampliano la loro visione acquistando l’azienda agricola Fontana, una proprietà di 390 ettari con allevamenti biologici di vacche Limousine, uliveti e laghi. Questo sistema integrato consente di produrre fertilizzanti a km 0 e rafforza la sostenibilità ambientale dell’azienda, che mira anche a sviluppare un progetto di agrivoltaico per l’autosufficienza energetica.

Poggio della Dogana si distingue non solo per i vini biologici di grande espressione territoriale, ma anche per la produzione di miele e per la scelta di celebrare la storia familiare con etichette ispirate ai disegni di Silvio Gordini, trisavolo di Aldo e Paolo.

In entrambe le aziende, i fratelli Rametta perseguono un equilibrio tra eredità e avanguardia, guidati dalla volontà di riportare la Romagna al centro della scena vitivinicola internazionale, con un approccio etico, sostenibile e di alta qualità.

I Vini degustati – Ronchi di Castelluccio

Dalla vendemmia 2020 l’azienda è tornata a vinificare separatamente i quattro Ronchi originari: Ronco Casone, Ronco della Simia, la cui produzione mancava da oltre 25 anni, Ronco dei Ciliegi e il ritorno del Ronco del Re, prodotto solo nelle annate più convincenti. Tutti i cru sono 100% uve sangiovese, a eccezione del Sauvignon Blanc Ronco del Re, raccolte a mano tramite la cosiddetta “vendemmia eroica”, date le pendenze ardite. I grappoli sono trasportati nella cantina di proprietà e vinificati tramite fermentazione con lieviti indigeni e a temperatura controllata. Ciascun vino è affinato secondo diverse scelte relative all’impiego e alle tempistiche di acciaio e legno, nuovo e usato.

A marzo 2022 sono inoltre uscite sul mercato le prime due novità firmate fratelli Rametta: il Sangiovese Buco del Prete e il Sauvignon Blanc Sottovento, con l’obiettivo di valorizzare gli omonimi vigneti piantati nel 1989. La vendemmia ricalca le modalità eroiche adottate per i prestigiosi “fratelli maggiori” Ronchi e la vinificazione avviene per single vineyards. I due vini si inseriscono commercialmente tra la linea d’ingresso e la gamma dei cru.

La produzione media annua di Ronchi di Castelluccio è di 65.000 bottiglie, per il 90% destinate al mercato italiano, con una distribuzione per l’85% Ho.re.ca., mentre il 10% è esportato negli Stati Uniti.

Sauvignon Blanc Rubicone IGT Bianco “Sottovento” 2021

Monovarietale da uve sauvignon blanc raccolte da alberelli piantati nel 1989, creato dalle esperte mani dell’enologo Francesco Bordini. L’etichetta è un omaggio all’appezzamento di terreno in cui entrambi i vitigni sono stati piantumati nel 1989 e rappresenta, in visione onirica, la forte brezza che dal Mediterraneo abbraccia la vigna. Sauvignon di notevole finezza, lontano (per fortuna) dagli stereotipati sentori tipici del vitigno e con una importante prospettiva di longevità.

Romagna DOC Sangiovese Modigliana “Buco del Prete di Castelluccio” 2021

è un cru da viti del 1989 radicate nella parcella di Modigliana più impervia, circondata da una fitta macchia boschiva, e abbandonata per decenni proprio per la difficoltà di raggiungerla. L’etichetta riporta a quelle storiche dei Ronchi, con un disegno che riprende il bosco tutt’intorno al vigneto del Buco del Prete, raffigurato con la vista dal basso verso l’alto per stimolare la sensazione di trovarsi all’interno di un incavo. I colori sono volutamente astratti per riportare a un’atmosfera immaginifica, evocando un incredibile viaggio sensoriale. Vino dinamico, scorrevole e di bella beva.

Sauvignon Bianco Colli di Faenza DOC “Ronco del Re” 2021

L’unico cru da uve sauvignon blanc nasce da piante di circa 50 anni affacciate sulla Val Lamone, verso la Pieve del Thò del 1800. Il nome “Re” deriva da “rio”, fiume in dialetto romagnolo. La vigna, infatti, è formata da un sottile lembo di terra che affianca via Tramonto, in bilico tra la strada e il grande dirupo che la separa dal rio. In questa posizione incassata il Ronco raccoglie il calore del sole durante il giorno e della terra la notte, arricchendosi di profumi, assorbendo ogni anno i diversi modi con cui la natura si trasforma e rivela. Il Colli di Faenza Doc nasce in un appezzamento a 370m s.l.m. anch’esso restaurato nel 2019, allevato a cordone speronato e disposto a giropoggio. La produzione è limitata a meno di mille bottiglie. Un sentito ringraziamento ai fratelli Rametta per aver fatto rinascere questo grandissimo vino bianco unico, intrigante e di grande espressività.

Fabio Castellucci_Paola Antonello

Romagna DOC Sangiovese Modigliana “Ronco della Simia” 2020

è un Sangiovese carnoso, da un clone con buccia spessa e ricchissima in struttura che si trasforma in una trama intensa e impenetrabile. Le naturali doti di finezza si intrecciano con una potenza insolita da domare grazie a una lunga maturazione in bottiglia. Il cru è esposto a Est e si trova a 440m s.l.m. Il Ronco della Simia ha una singolare etichetta che deriva direttamente dal Corpus Aldrovandino conservato nella Biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna. Il curioso nome del vino si rifà a una leggenda con protagonista un militare americano di istanza a Modigliana durante la Seconda Guerra Mondiale. Si racconta che, al termine del conflitto, il soldato decise di stabilirsi in queste terre insieme alla fidata compagna di avventure, una scimmietta. Quando l’animale morì, il militare volle renderle omaggio seppellendola vicino al pozzo presente nel ronco, considerato un luogo mistico. Da qui il nome Ronco della Simia. In questo momento il capolavoro dei fratelli Rametta, complesso e profondo. Ho riassaggiato la bottiglia a quattro giorni dall’apertura e conservata a temperatura ambiente, aveva mantenuta intatta tutta la sua eleganza, caratteristica che si addice solo ai grandi vini.

Poggio della Dogana

I Vini degustati – Poggio della Dogana

La produzione vinicola di Poggio della Dogana è in regime biologico,certificato a livello europeo da Suolo e Salute,e pone al centro le varietà più rappresentative del territorio romagnolo, ovvero il sangiovese, la cui presenza è attestata da un atto notarile datato 1672, custodito nell’Archivio di Stato di Faenza e l’Albana, uva vinificata in purezza dall’azienda versione secca o nell’originale da uve stramature.

La scelta delle etichette dei vini di Poggio della Dogana è un tributo alla storia familiare dei Rametta, le grafiche riprendono, infatti, i bozzetti e gli studi di Silvio Gordini, uno degli artisti più noti dell’Emilia-Romagna, trisavolo di Aldo e Paolo da parte di mamma.

La produzione totale di Poggio della Dogana è di 40.000 bottiglie, il 90% distribuite sul mercato italiano, quasi totalmente in Ho.re.ca., mentre l’export si concentra sugli Stati Uniti e destina una piccola quantità alla Germania.

Romagna DOCG Albana Secco “Belladama” 2023

Versione secca della varietà allevata a Brisighella, in località “Pideura”, da vigneti di 20 anni allevati a guyot tra i 200m e i 300m s.l.m. La vinificazione in assenza di bucce segue la procedura tradizionale con la pressatura verticale lenta. La fermentazione avviene in tini di acciaio a temperatura controllata con lieviti indigeni. L’affinamento è di dieci mesi in cemento non vetrificato, con periodici bâtonage sulle fecce fini, e di almeno quattro mesi in bottiglia. Il nome è un omaggio a Rosanna, madre di Aldo e Paolo: Belladama era, infatti, l’esemplare della scuderia di cavalli da trotto del nonno materno che lei amava di più da bambina. L’etichetta rappresenta un fiore simile alla bocca di leone. Vino incisivo e gastronomico, un ottima bevuta.

Romagna DOCG Albana Secco “Farfarello Brix” 2022

Questa è la prima annata di produzione per un vino le cui uve provengono da un vigneto di 20 anni, situato a un’altitudine tra i 200 e i 300 metri nel comune di Brisighella. Con questo vino, l’Azienda Poggio della Dogana entra a far parte dell’Associazione Brisighella, Anima dei Tre Colli, nata nel 2023 grazie all’iniziativa di cinque aziende, che ora sono 19, con l’obiettivo di valorizzare e definire un nuovo stile per l’Albana di Romagna. A tale scopo, è stato avviato il progetto Brisighella Brix, che ha istituito un disciplinare di produzione rigoroso al quale le aziende partecipanti devono attenersi. Vino  dal sorso elegante e incisivo, con un intrigante gioco tra note di frutta matura e note vegetali di fiori di campo. Da tenere d’occhio.

Nella foto di copertina da sx Paolo Rametta-Aldo Rametta-Fabio Castellucci.


Fonte: http://www.lastanzadelvino.it/feed/


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