Le parole “Vinosophia” e “vinosofo” riconducono a Franco D’Eusanio, l’estroso titolare dell’azienda agricola abruzzese Chiusa Grande di Nocciano (Pe); ubicata in un contesto dove sinuose colline prossime ai massicci della Majella ed il Gran Sasso d’Italia incorniciano circa 60 ettari di vigneti. Una realtà biologica dal 1994. «Non si può decidere di passare all’agricoltura biologica solo per logiche riconducibili al posizionamento sul mercato – sottolinea il vinosofo – alla base deve esserci una solida convinzione e uno stile di vita coerente con la scelta fatta. Dobbiamo capire che fare agricoltura ricorrendo all’uso esasperato della chimica ci porterà in un vicolo cieco. Credo che si possa fare un vino buono senza essere schiavi del profitto, avendo cura dell’ecosistema e del benessere di chi beve».
Franco D’Eusanio è dottore in Scienze Agrarie, è stato consulente per anni di aziende vitivinicole; nel 1989 ha deciso di fondare l’azienda Chiusa Grande, che in pochi anni è diventa una delle realtà più certificate di Europa. «Tengo molto alle certificazioni, rappresentano una tutela per i consumatori e attestano con trasparenza l’operato di un’azienda. Ci avviamo a conseguire la certificazione Viva, apprezzata largamente nei paesi del nord Europa». Si tratta di una certificazione che nasce con lo scopo di misurare e migliorare le prestazioni di sostenibilità del vigneto e della filiera, attraverso 4 parametri: acqua, aria, territorio e vigneto. Viva si aggiungerà alle altre certificazioni già in possesso: Ambiente Iso 14001: attesta la capacità di elaborare un sistema di gestione ambientale; Etico Ambientale Icea: l’Istituto di Certificazione Etico Ambientale garantisce il rispetto dei metodi dell’agricoltura biologica; Disciplinare di produzione Garanzia Aiab: l’Associazione Italiana Agricoltura Biologica assicura il rispetto di un disciplinare più restrittivo delle regole comunitarie; Iso 14064 per l’emissione di co2 – Carbon Footprint: calcola l’ emissione del gas serra e la conseguente adozione di sistemi di contenimento/mitigazione in base ai principi del protocollo di Kyoto; Kosher: certificazioni a tutela della comunità ebraica e Nop-Usda: a tutela dell’esportazione negli Usa. Descritte le certificazioni passiamo alle emozioni.
Cos’è la Vinosophia?
«Per me i vini nascono nella testa. Ogni mio vino nasce da un approccio filosofico. Penso alla emozione che il vino dovrà trasmettere e poi passo alla fase di produzione vera e propria; praticamente un percorso all’inverso. Traduco in caratteristiche organolettiche le emozioni che ho prima immaginato; solo dopo, decido insieme agli altri tecnici il vigneto più adatto per il raggiungimento dell’obiettivo, le caratteristiche delle uve, le tecniche di vinificazione adeguate e le successive tecniche di affinamento». Spiega il vinosofo, con la consueta verve, e prosegue. «Ad esempio, il Perla Nera, Montepulciano d’Abruzzo Doc, esprime passione e tormento. È coinvolgente e malinconico. Vino di grande personalità, ammiccante e con delle note predominanti per esprimere la metafora dell’amore irrequieto che non si concede subito. L’opposto è il Perla Bianca, amore assoluto e corrisposto. Un Trebbiano d’Abruzzo Doc, invecchiato 10-12 mesi in barrique, morbidezza sorprendente. Assolutamente equilibrato e vellutato, in coerenza con il concetto di amore corrisposto che dà il senso di serenità. Ricerco la piacevolezza del gusto e la acidità non invasiva, perciò ricorro alla fermentazione malolattica, anche per i vini bianchi. Il mio intento è quello di coniugare filosofia di vita e vinificazione biologica, sfera emozionale e sensoriale». Solo le parole di Franco D’Eusanio possono descrivere un concetto così nuovo e articolato: la vinosophia.
Non credi che sia un po’ difficile di comunicare questo universo di nozioni?
«Le emozioni riguardono ogni individuo. Non possono comunicare il vino restando ancorato a note tecniche e non posso produrre vini in funzione del posizionamento ipotetico che potrei avere sulle guide. Provengo da una famiglia di contadini che rispettavano la terra e mi hanno insegnato a rispettare la natura e gli uomini. Per questo ho fatto mia la frase di Bacon: Alla natura si comanda solo ubbidendole. Cerco con il mio operato di trasmettere questi valori ai miei figli Ilaria e Rocco, che lavorano quotidianamente con me in azienda. Il vino rappresenta un universo di valori che va oltre le semplici indicazioni relative al grado alcolico del vino o alla temperatura ideale di servizio».
Qual è il tuo vino preferito?
«Bella domanda! Raggruppo i miei vini in base a linee concettuali. Oltre ai già citati vini dell’eros Perla Bianca e Perla Nera, ci sono i Vini della Identità. Dedicati ai miei predecessori, sono Roccosecco Montepulciano d’Abruzzo, Mattè Trebbiano d’Abruzzo e Tatà Cerasuolo. I Vini della Sophia. Saggezza e territorio, autoctoni Montepulciano d’Abruzzo, Trebbiano d’Abruzzo, Cerasuolo, Pecorino, Passerina, Cococciola. Vini della Follia. Lo strappo alla regola, vitigni internazionali. Siccome amo innovare ho creato D’Eus. Il primo spumante biologico metodo classico in Abruzzo, come riportato dalla Agenzia nazionale di stampa . È stato concepito come tributo all’anticonformista pensatore Gabriele D’Annunzio, nel 150° anniversario della sua nascita. D’Eus rappresenta la sfida e sintetizza la coerenza della vinosophia aziendale, in cui convergono la sostenibilità del processo produttivo, la piacevolezza di gusto e l’accessibilità di prezzo. Non mi sembrava abbastanza e ho fatto In Petra. Frutto della vinificazione in vasche di pietra di Pietranico, località vicina all’azienda dove si riscontra una delle più alte concentrazioni di questi leggendari manufatti. Simbolo di una pratica ancestrale quasi del tutto scomparsa, ma dall’inestimabile valore agro-antropologico e con risvolti sorprendenti sul piano della caratterizzazione organolettica dei vini che ne derivano. Abbiamo una linea di vini senza solfiti. Omaggio a Madre Natura. Natura bianco Trebbiano/Malvasia , Cerasuolo e Natura rosso Montepulciano d’Abruzzo. La new entry è frutto della creatività di mio figlio Rocco e si chiama Integro. È un vino frizzante che nasce da una base Chardonnay vinificata con lieviti selezionati per la bassa produzione di solfiti. Sulla fine della fermentazione, a 10 g/L di zuccheri residui, subisce una serie di passaggi di refrigerazione a 8 gradi che permettono sia di arrestare momentaneamente la fermentazione, sia di illimpidire il mosto, che verrà così imbottigliato senza aggiunta di zuccheri, di solfiti, senza chiarifica, né stabilizzazione né filtrazione. La pressione è di 2,5 bar. Può essere servito limpido, non agitando la bottiglia, o torbido se vengono messi in sospensione i lieviti, che donano volume, morbidezza e una nota di mandorla. Ha un’incredibile versatilità di abbinamento. Ottimo con la pizza, con il pollo, con le pietanze a base di verdure e con i formaggi a pasta molle e di media stagionatura».
Vini molto diversi tra loro. C’è qualcosa che li rende riconoscibili come un prodotto di Chiusa Grande?
«Ovviamente. La piacevolezza di beva, il fatto che siano seducenti al palato e che abbiano un basso tenore di solforosa. I regolamenti comunitari prevedono l’uso di questo additivo nella misura di 150 mg/l per i vini rossi e 200 mg/l per i bianchi. In regime di agricoltura biologica questi parametri scendono a 100 mg/l e 150 mg/l. Per il disciplinare Aiab, al quale ha aderito l’azienda biologica di Nocciano, i parametri di riferimento sono 60 mg/l e 80mg/l rispettivamente. La solforosa è un conservante e antisettico, ma si lega chimicamente laddove potrebbe farlo l’ossigeno, quindi modifica il vino. Il livello di solforosa presente in un vino incide sul suo colore, sui tannini, sui polifenoli e tanti altri parametri. La ricerca di ridurre al minimo l’uso di componenti chimici ha spinto l’azienda a creare una linea di vini privi di solfiti aggiunti, ma ugualmente in grado di conservarsi nel tempo. Sono i vini della linea Natura».
Le risposte di Franco sono sempre molto esaustive, ama narrare e arricchire i concetti, perché ritiene che il dialogo sia un arricchimento reciproco. In chiusura di intervista, per riallacciarsi al discorso di partenza relativo alla Vinosophia, aggiunge: «La Vinosophia ha portato in maniera naturale ad un nuovo modo di degustare il vino: la degustazione multisensoriale. Un’esperienza totalizzante in cui tutti i sensi vengono stimolati. È nato così “Diwine Jazz Vinosophy Collection”. Un cd musicale in cui 9 vini sono stati interpretati dalle note di 6 musicisti coordinati dal noto jazzista Tony Pancella. I singoli brani sono preceduti dalla recitazione della retro-etichetta, voce narrante Gio’ Gio’ Rapattoni. Un modo per far apprezzare i vini di Chiusa Grande letteralmente con tutti i sensi. Oltre a essere degustati hanno retro-etichette poetiche da leggere con attenzione, ad esse sono associate melodie che evocano e amplificano le sensazioni organolettiche. I vini Chiusa Grande trovano la condizione ottimale di degustazione nella nuova Sala della Vinosophia. Ad ogni vino si accompagna un colore che ne esalta le caratteristiche organolettiche».
Chiusa Grande è arte a 360°. È anche editoria. I libri “Vinosophia, Vinofollia, la bevanda di Bacco e il pensiero creativo” e “L’uomo che parlava alle piante” descrivono l’approccio del “vinosofo” con il mondo del vino. Un approccio insolito che gli ha consentito di innovare nell’essenza e nella forma.
Finiamo con il Decalogo del Vinosofo, la sintesi del D’Eusanio pensiero:
1.Sognare ad occhi aperti
2.Tornare alla natura
3.Trascorrere una vita piacevole
4.Fuggire le false ambizioni
5.Evitare le mode fugaci
6. Sedurre e lasciarsi sedurre dalla terra
7. Essere corretti anche quando non conviene
8. Riscoprire la ruralità arcaica abruzzese
9.Fare un vino buono senza essere schiavi del profitto
10.Dare personalità al vino, rispettando il benessere psicofisico di chi beve.
«Nella mia vita ho cercato di seguire quello che sono, per dare un senso autentico a quello che faccio».