Il ricordo di Roberto vive, non solo per la grande persona che è stata, ma anche, ed è evidente, attraverso il vino. Mi piace pensare che al pari di un musicista, reso eterno dalla composizione di una partitura capolavoro, Roberto verrà ricordato per sempre, per i suoi vini, essenza del Collio più autentico. Un esempio di quanto vado dicendo è questa bottiglia di Collio Bianco 50/90 annata 2015 che quando me la donò, a ottobre 2017, mai avrei pensato di aprire in sua memoria un giorno di novembre di cinque anni dopo. Manca tanto Roberto, alla sua famiglia, a tutto il vino italiano, ma credo che una figura come la sua manchi incommensurabilmente al Collio istituzione. In un periodo complicato come questo, una personalità in grado di analizzare in maniera lucida le criticità, tracciando percorsi di crescita e sviluppo per tutto il territorio, credo sia insostituibile.
Il Collio Bianco 50/90 (ottenuto da sole uve autoctone quali friulano, ribolla gialla e malvasia, uvaggio che doveva andare a costituire per disciplinare il Collio Gran Selezione, in un progetto poi accantonato) uscì in edizione speciale per festeggiare i primi novant’anni di Marco, patriarca dell’enologia friulana e i 50 anni di Russiz Superiore e che proprio Roberto volle dedicare a Papà Marco.
Il vino, sintesi dell’idea di Marco e Roberto per riposizionare il Collio tra i grandi terroir del mondo, è un nettare; parola abusata, ma in questo caso credo che non vi sia termine più appropriato. Giallo oro nel bicchiere, il naso è di grande impatto, con agrumi canditi e fiori bianchi, al palato è avvolgente, setoso, espressivo, con un finale che lascia un ricordo indelebile. Non poteva che essere così.
Ciao Roberto!