Oggi è la Giornata Mondiale delle Api, quei piccoli, preziosi e organizzatissimi esserini alati ai quali dobbiamo la nostra agricoltura. Circa il 75% delle colture alimentari dipendono, direttamente o indirettamente, dal loro lavoro d’impollinazione; senza di loro, la catena alimentare sarebbe compromessa e avremmo una drastica riduzione delle risorse alimentari disponibili. Sono inoltre degli indispensabili indicatori della salubrità di un ambiente: la loro presenza contribuisce all’equilibrio degli ecosistemi e alla biodiversità, e favorisce la riproduzione delle piante selvatiche. “Se ci si pensa, non sarebbe solo il miele a sparire dalla lista della spesa se le api, e gli insetti impollinatori in generale, dovessero estinguersi. Sugli scaffali dei nostri negozi non troveremmo più una infinità di frutti e di verdure. Ma non troveremo nemmeno il caffè e il cioccolato e chissà quanti altri cibi perché sarebbe colpito il 75% dei raccolti su cui si basa la nostra sopravvivenza. Non sarebbero più povere soltanto la nostra dispensa e la nostra tavola ma tutto il mondo”. E’ il pensiero del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, e non si può non essere d’accordo. Con quasi 100 mila alveari e 9 mila apicoltori, il Veneto è una delle prime regioni in Italia per la produzione di miele e derivati e vanta una DOP che dal 2010 tutela il Miele delle Dolomiti Bellunesi con specifico disciplinare.
“Era il 2008 – ricorda ancora Zaia – quando ero ministro delle Politiche agricole e, di fronte alla preoccupante diminuzione di questi insetti ho deciso di firmare la sospensione dell’utilizzo dei neonicotinoidi per la concia delle sementi. Fu un grande passo a livello nazionale con l’obbiettivo di puntare al ripopolamento degli alveari. Anche per questo, nove anni dopo, ho salutato con soddisfazione l’istituzione di questa giornata da parte delle Nazioni Unite”.
Malgrado questo, l’Italia è sempre meno un Paese per le api e gli apicoltori. Per numero di alveari il nostro Paese è quarto in Europa (1,2 milioni di arnie, accudite da 45 mila apicoltori), con una produzione annua di miele di circa 22 mila tonnellate. Troppo poche per coprire il fabbisogno interno, per questo siamo costretti a importarne anche dall’estero. E fuori da nostri confini, uno dei più grandi produttori (ed esportatori) al mondo è la Cina (543 mila tonnellate all’anno), seguita da Turchia (114 mila tonnellate) e Argentina (76 mila tonnellate). Com’è facile intuire, mancando del miele per il fabbisogno interno l’Italia è costretto a importarlo, e sugli scaffali dei negozi arrivano facilmente vasetti a prezzi altamente competitivi (e allettanti) da Paesi terzi, dove le stringenti regole italiane ed europee in materia di qualità del prodotto e sicurezza alimentare non sono, appunto, altrettanto stringenti. Occhio, perciò, alle retro etichette, soprattutto se il vasetto è di provenienza estera. Meglio spendere qualche euro in più e scegliere un miele italiano, magari comprandolo direttamente da un apicoltore.