Quando Giacomo Tachis approda in Sicilia all’inizio degli anni Novanta, l’isola del vino è ancora prigioniera di una reputazione legata ai grandi numeri e allo sfuso, lontana da quell’idea di qualità identitaria che oggi diamo quasi per scontata.
Con il suo arrivo all’IRVO – l’Istituto Regionale del Vino e dell’Olio – chiamato da Diego Planeta, Tachis intuisce prima di altri che la Sicilia non è una periferia del vino italiano, ma un continente enologico, complesso e plurale. È in questo solco che nasce la centralità del Nero d’Avola, finalmente liberato da ruoli marginali, e che vitigni come Frappato e Grillo trovano interpreti all’altezza della loro finezza.
Tra i progetti che meglio raccontano questa stagione c’è il Ceuso, creato nel 1990 come blend di Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Merlot, con un’ambizione dichiarata: dimostrare che anche in Sicilia fosse possibile dare vita a un grande rosso italiano, capace di dialogare con il mondo senza rinnegare la propria origine. Il vino di Tachis viene prodotto dal 1995 al 2012, poi lo stop.
La sua seconda vita inizia nel 2020, quando la famiglia Tonnino decide di riportarlo in produzione grazie agli appunti ritrovati e alla memoria tecnica di Gino Amato, storico cantiniere di Tachis. La rinascita del Ceuso coincide con l’acquisto del Baglio Ceuso da parte di Antonio Tonnino, che insieme al recupero della struttura ottocentesca riattiva anche il progetto enologico.
Il racconto di Tonnino affonda le radici ad Alcamo, una delle aree storicamente più vocate della Sicilia occidentale. Qui la viticoltura è sempre stata un fatto naturale, quasi inevitabile: colline ventilate, luce costante, un sapere agricolo tramandato senza retorica. Oggi a guidare l’azienda è la terza generazione, rappresentata da Antonio Tonnino, protagonista anche della rinascita di Baglio Ceuso.
Costruito nel 1860, il baglio è stato per decenni un nodo centrale della vita enologica del territorio, favorito da una posizione strategica tra Palermo e Marsala e da una logistica sorprendentemente moderna per l’epoca. Dopo il declino seguito alla fillossera e agli anni più difficili del Novecento, è proprio qui che, negli anni Novanta, Giacomo Tachis firma il progetto Ceuso Rosso, restituendo al sito un ruolo simbolico nel panorama vitivinicolo siciliano.
L’acquisizione da parte della famiglia Tonnino nel 2020 e il restauro concluso nel 2023 non sono stati un’operazione nostalgica, ma un atto di continuità: vasche in cemento, barricaia e cortile interno tornano a essere spazi vivi, produttivi e attraversabili. Il riconoscimento come Luogo del Cuore FAI suggella un valore che va oltre il vino, toccando la memoria collettiva del territorio.
I vini degustati
Oggi Tonnino gestisce circa 120 ettari di vigneti biologici certificati, distribuiti tra Alcamo, Valle del Belice, Poggioreale e Contessa Entellina. Tre vini, molto diversi tra loro, raccontano bene l’ampiezza del progetto e il dialogo costante tra territorio e visione.
Pizzo di Gallo 2024
Il ramato delle colline
Un Pinot Grigio che sfugge a ogni interpretazione prevedibile. Nasce sulle colline di Poggioreale, su terreni chiari e ricchi di fossili, a un’altitudine che regala luce e ventilazione costanti.
Al naso richiama la frutta matura, con richiami di pera, note esotiche e una lieve freschezza agrumata. Al palato è diretto, piacevole, con una chiusura che invita a tornare al bicchiere.
Il Pinot Grigio non è un vitigno abituale in Sicilia e proprio per questo sorprende: dentro questo vino si ritrova, in modo inaspettato, un’idea autentica di isola, libera da modelli precostituiti.
Triangolo di Zabib 2024
L’aromatico del Belice
Lo Zibibbo è il vitigno aromatico siciliano per eccellenza e qui viene raccontato senza eccessi. Il vigneto si trova su un pendio che domina l’incontro dei due rami del fiume Belice, in un paesaggio agricolo essenziale e luminoso.
I profumi richiamano la zagara, il mandarino, il gelsomino e le erbe mediterranee. In bocca il vino mantiene una bella freschezza e una naturale tensione che accompagna il sorso fino alla fine.
Uno Zibibbo che rinuncia all’opulenza per restituire un legame sincero con il territorio.
Ceuso 2020
Il ritorno di un’icona del vino siciliano
Ceuso nasce nel 1990 da un’idea di Giacomo Tachis, che immaginò questo blend di Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon e Merlot come uno dei grandi rossi italiani. Dopo anni di silenzio, la famiglia Tonnino ne ha avviato la rinascita nel 2020, riportando in vita un progetto simbolo del vino siciliano contemporaneo.
Nel bicchiere emergono profumi profondi e maturi, che ricordano la frutta scura, le spezie e una leggera nota balsamica. Il sorso è ampio e avvolgente, sostenuto da un equilibrio che accompagna la degustazione senza appesantirla.
Ceuso resta un vino di respiro internazionale, ma saldamente legato al paesaggio che lo genera. Un ritorno che non ha il sapore della nostalgia, ma quello della coerenza.
Ceuso and Giacomo Tachis’s Vision: The Story of Tonnino in Sicily
When Giacomo Tachis arrived in Sicily in the early 1990s, the island’s wine scene was still trapped in a reputation tied to large volumes and bulk wine, far from the sense of quality and identity we now almost take for granted.
With his arrival at IRVO – the Regional Institute of Wine and Oil – invited by Diego Planeta, Tachis was among the first to understand that Sicily was not a peripheral region in Italian winemaking, but a complex and rich wine continent. It was in this context that Nero d’Avola gained prominence, freed from its marginal role, and varieties like Frappato and Grillo found interpreters capable of highlighting their finesse.
One of the projects that best reflects this period is Ceuso, created in 1990 as a blend of Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon, and Merlot, with a clear ambition: to show that even in Sicily it was possible to produce a great Italian red, capable of speaking to the world without losing its roots. Tachis’s wine was produced from 1995 to 2012, then discontinued.
Its second life began in 2020, when the Tonnino family decided to bring it back to production, relying on recovered notes and the technical memory of Gino Amato, Tachis’s former cellar master. The revival of Ceuso coincided with Antonio Tonnino’s acquisition of Baglio Ceuso, and along with the restoration of the 19th-century estate, the winemaking project was also resumed.
The Tonnino story has its roots in Alcamo, one of the historically most suitable areas for winemaking in western Sicily. Here, viticulture has always been a natural and almost inevitable practice: ventilated hills, constant light, and a know-how handed down through generations. Today the company is led by the third generation, Antonio Tonnino, who also oversaw the revival of Baglio Ceuso.
Built in 1860, the estate was for decades a central hub in the region’s winemaking life, favored by a strategic position between Palermo and Marsala and a surprisingly advanced logistics network for its time. After decline due to phylloxera and the more challenging years of the 20th century, it was precisely here, in the 1990s, that Giacomo Tachis developed the Ceuso Red project, restoring the site as a symbolic landmark in the Sicilian wine landscape.
The Tonnino family’s acquisition in 2020 and the restoration completed in 2023 were not nostalgic gestures but acts of continuity: the cement vats, barrel rooms, and inner courtyard were revived as lively, productive spaces. Recognition as a FAI “Place of the Heart” underlines a value that goes beyond wine, touching the collective memory of the territory.
The Wines Tasted
Today Tonnino manages around 120 hectares of certified organic vineyards, distributed between Alcamo, Valle del Belice, Poggioreale, and Contessa Entellina. Three very different wines offer a glimpse into the scope of the project and the ongoing dialogue between land and vision.
Pizzo di Gallo 2024
The Copper-Colored Hills
A Pinot Grigio that avoids predictable interpretations. It grows on the hills of Poggioreale, on light, fossil-rich soils, at an altitude that ensures constant light and ventilation.
The nose evokes ripe fruit, with hints of pear, exotic notes, and a subtle citrus freshness. On the palate, it is direct and enjoyable, with a finish that invites a second sip.
Pinot Grigio is not a common grape in Sicily, and yet here it surprisingly captures an authentic sense of the island, free from preconceived models.
Triangolo di Zabib 2024
The Aromatic of the Belice
Zibibbo is Sicily’s quintessential aromatic grape, and here it is expressed without excess. The vineyard sits on a slope overlooking the meeting point of the two branches of the Belice River, in a simple and luminous agricultural landscape.
The aromas recall orange blossom, mandarin, jasmine, and Mediterranean herbs. On the palate, the wine maintains a natural freshness that carries through to the finish.
A Zibibbo that forgoes opulence to convey a sincere connection to its territory.
Ceuso 2020
The Return of a Sicilian Wine Icon
Ceuso was born in 1990 from Giacomo Tachis’s idea, who envisioned this blend of Nero d’Avola, Cabernet Sauvignon, and Merlot as one of Italy’s great reds. After years of silence, the Tonnino family revived it in 2020, bringing back a project that had become a symbol of contemporary Sicilian wine.
In the glass, deep and mature aromas emerge, recalling dark fruit, spices, and a light balsamic note. The taste is broad and enveloping, balanced and easy to enjoy.
Ceuso remains an internationally oriented wine, firmly connected to the landscape that produces it. A return that carries no sense of nostalgia, only coherence.
Fonte: http://www.lastanzadelvino.it/feed/

