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    Domaine Armand Rousseau – dati di bilancio 2022

    Sono riuscito a trovare i bilanci di Domaine Armand Rousseau e ho deciso di pubblicarli perché rappresentano un punto di eccellenza che raramente ho visto nella mia ultra-trentennale carriera di analista. Il domaine in questione fa probabilmente i vini più buoni che io abbia mai bevuto. Ho anche la fortuna di avere qualche bottiglia in cantina. Secondo il loro sito corporate hanno 15.3 ettari nelle più belle vigne della Borgogna di Gevrey-Chambertin e Wikipedia parla di 65mila bottiglie prodotte ogni anno, il che quadra abbastanza con il concetto di produzione di qualità elevatissima. Bene, nel 2022 (anno chiuso a luglio), Domaine A Rousseau ha toccato un fatturato di 13 milioni di euro (equivalente a circa 200 euro a bottiglia venduta), ha dei margini che credo pochi abbiano visto in un bilancio (83% margine EBITDA, 60% margine netto) salvo scomodare aziende immobiliari, una posizione di cassa che cresce vertiginosamente di anno in anno, praticamente nessun credito verso i clienti (anzi il dato è “negativo” visto che i clienti pagano in anticipo per avere i suoi vini) e un andamento che negli ultimi anni ha chiaramente incorporato il grande momento dei vini borgognoni: fatturato x2.5 dal 2015 al 2022, utili x3.0. Con l’avvertenza che la quantità di dati a disposizione è limitata (poche note al bilancio, nessuna suddivisione delle vendite o dei costi), vi invito a proseguire la lettura se interessati.

    Nel 2022, ovvero 2021/22 il Domaine ha toccato un fatturato di 13.3 milioni di euro, in crescita del 2.4% circa, se guardiamo agli ultimi 5 anni il fatturato è esattamente raddoppiato per un tasso di crescita annuo del 15% circa.
    I margini sono da record. L’azienda ipotizzo non abbia costi “esterni” salvo quello di acquistare le materie secche (bottiglie, tappi, etichette) e dunque di questi 13.3 milioni di euro se ne consuma meno di 1 milione (che comunque sono 14 euro per bottiglia…) e si arriva a un margine lordo del 93%, poi poco più di 1 milione di costo del personale (+5% nel 2022) e un EBITDA di 11 milioni (margine 83%) e un utile operativo di poco inferiore (margine 81%). Nessun onere finanziario, 27% di tasse, utile netto 7.9 milioni di euro, ossia il 60% del fatturato.
    La posizione finanziaria è molto solida, il capitale circolante è fatto soltanto da un paio di milioni di euro di magazzino, visto che i crediti verso clienti sono inferiori agli anticipi che i clienti pagano per accaparrarsi le bottiglia, non abbiamo il dato sugli investimenti. Nel 2022 la cassa netta tocca i 40 milioni di euro, +7 sui 33 del 2021 e dunque molto coerente con gli 8 milioni di euro di dividendi e considerando un piccolo dividendo distribuito agli azionisti (famiglia: quinta generazione).
    Giù il cappello (“Chapeau” in lingua originale). Vi lascio ai grafici e alla cartina dei vigneti, tratta dal loro sito internet.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    L’impronta ambientale dell’attività vinicola, ovvero quante pesa la tua bottiglia? – indagine Rabobank

    Il titolo dell’ultimo rapporto trimestrale di Rabobank sul settore del vino  vale più di mille spiegazioni: “La più grande sfida di sostenibilità del vino è anche la più facile da implementare”. Qual è? Il peso della bottiglia. Tema che mi sta a cuore da tempo e che finalmente posso affrontare con i numeri. Infatti, il rapporto mette in luce come a detta degli operatori l’involucro più sostenibile è il vetro (60% dei rispondenti del sondaggio), poi mette anche in luce come il “packaging” rappresenti il 25% delle emissioni della catena produttiva e distributiva (questa è un’analisi, non un sondaggio) e infine fa vedere che sebbene molte aziende abbiano cominciato a pensare di ridurre il peso delle bottiglie, poche l’abbiano davvero fatto e anche chi l’ha fatto potrebbe fare molto di più. La produzione della bottiglia “leggera” (parliamo 420 grammi) genera meno emissioni ed è anche meno costosa: una combinazione molto difficile da trovare nell’ambito della sostenibilità. Ma, attenzione: passare da 600g per bottiglia a 400g funziona, ma scendere ulteriormente può diventare costoso perché la produzione diventa difficile e gli scarti (delle bottiglie “venute male” aumentano). E, infine, per gli esperti di marketing… la bottiglia diventa più “stupida”, fondo piatto, bottiglie più panciolute, insomma un dilemma quando si arriva allo scaffale. Diciamo cose nuove? Ma no, Banfi lavora a questa innovazione da oltre 10 anni (link). Ma altri ben più piccoli hanno abbracciato il concetto (link, giusto per citarne uno). D’altronde a noi interessa il liquido. Quindi, caro produttore, quanto pesa la tua bottiglia? E, soprattutto, cosa stai aspettando?
    Passiamo ad analizzare insieme qualche dato del rapporto.

    Secondo il rapporto, il 76% circa del vino venduto in USA è confezionato in bottiglie di vetro, il 17% in bag-in-box e la parte rimanente tra alluminio, PET e Tetra Pak.
    Il sondaggio fatto su 200 professionisti del settore del vino in USA ha fornito una visione molto chiara sul concetto di sostenibilità nel packaging: il 60% ritiene che sia il vetro la miglior soluzione, contro soltanto il 18% che punta sull’alluminio, il 14% sul bag-in-box e il 9% del Tetra Pak.
    L’analisi dell’impronta carbonica del vino è nel grafico a torta, dove si vede chiaramente la predominanza dell’imballaggio, 20% del totale oltre a un altro 5% che deriva dall’imballaggio secondario.
    Il grafico probabilmente più interessante è quello del sondaggio dove viene chiesto alle aziende americane se hanno adottato politiche di “lightweighting” delle loro bottiglie. Le risposte sono suddivise per peso della bottiglia e come vedete la parte verde chiaro che indica quelli che lo fanno non hanno ancora raggiunto un peso medio coerente con quelle che sono le possibilità offerte dalla tecnologia (ossia una bottiglia sui 400 grammi).
    Infine un’ultima indagine sull’impronta carbonica delle aziende vinicole tedesche ha indicato come maggior fattore discriminatorio tra chi emette molto e chi meno il peso della bottiglia.

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    Naked Wines – risultati 2022/23

    Sono in notevole ritardo on Naked Wines perchè il bilancio 2022-23 è stato rimandato ma soprattutto perché a novembre la società ha comunicato un forte peggioramento dell’attività, relativo taglio delle stime relative al 2023-24. Tutto ciò ha determinato la defenestrazione del CEO, sostituito dal fondatore e presidente dell’azienda. Già il bilancio che analizziamo oggi aveva mostrato delle crepe significative: vendite stagnanti a circa 350 milioni di sterline, forte rallentamento della crescita dei clienti esistenti (+3% contro +11% dell’anno scorso), minore investimento nell’arruolamento di nuovi clienti, significativo deterioramento del capitale circolante (aumento del magazzino) e svalutazione dell’avviamento e di parte del magazzino per circa 32 milioni di sterline. I risultati finali possono essere visti “come riportati”, con una perdita operativa di 14 milioni e una perdita netta di 17, oppure come “aggiustati” senza le partite straordinarie il che vedrebbe un utile operativo di 17 milioni contro i 2 dello scorso anno. La posizione finanziaria netta mette tutti d’accordo: la cassa scende da 40 a 10 milioni. Ma soprattutto mette tutti d’accordo l’annuncio scioccante di novembre (estratto in immagine nel post), che ha fatto saltare le carte in tavola nel consiglio di amministrazione: vendite previste in calo del 12-16% nel 2023-24 (rispetto a -8/12% precedente), con un -17% nel primo semestre chiuso a settembre, utile operativo aggiustato di 2-6 milioni rispetto a 8-12 precedente (e 17 dell’anno che commentiamo), cassa tra 0 e 15 milioni da 10-30 di prima e rispetto a 10 del 2022-23. Azioni colate a picco, l’azienda vale 26 milioni di sterline… quasi niente… qualche ulteriore commento nel resto del post.

    Le vendite sono state sostanzialmente stabili nel 2022-23 a 350 milioni più 3 milioni di altre vendite non ricorrenti, per un totale di 354 riportato. I clienti esistenti hanno fatto +3% comprese le altre vendite, ma sarebbero stati stabili altrimenti, il fatturato da nuovi clienti è calato del 20%.
    Gli USA, principale mercato, recuperano il 7% a 168 milioni, il RegnoUnito cala del 7% a 137 milioni e l’Australia è stabile da ormai un paio di anni a 46 milioni.
    Il miglioramento dei risultati “aggiustati” è essenzialmente legato al minore investimento nei nuovi clienti, che ovviamente genera perdite: erano 41 milioni nel 2021-22, sono 21 milioni nel 2022-23, e questo più che giustifica il miglioramento dell’utile operativo aggiustato da 2 a 17 milioni di euro. I costi generali sono saliti da 43 a 48 milioni e quindi hanno un impatto negativo, il margine di contribuzione dai clienti esistenti è stabile. Dai 17 milioni di utile operativo aggiusto ai 14 di perdita operativa riportata ballano come dicevamo 14 milioni di svalutazione del magazzino americano e 18 milioni di cancellazione di avviamento, entrambe “non cash” quindi senza implicazioni sulla cassa… ma si tratta di attività che scompaiono.
    La parte finanziaria è fortemente influenzata dal capitale circolante, dato che l’azienda non ha rilevanti investimenti (2 milioni). La cassa netta scende da 40 a 10 milioni, con un peggioramento del capitale circolante di oltre 30 milioni.

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    Le statistiche de “I numeri del vino” – aggiornamento 2023

    Buon 2024 a tutti. Il post di apertura dell’anno è una specie di bilancio dell’andamento del blog nel 2023. Le rilevazioni di Google Analytics sono cambiate e alcuni parametri sono difficili da riconciliare ma il quadro resta abbastanza chiaro: il blog dopo un lungo declino è in fase di stabilizzazione. Il 2023 è stato un anno ancora negativo ma sembrerebbe “atterrare”. I segnali positivi vengono soprattutto dalle letture dei post recenti, che sono girate in positivo e sull’andamento positivo della divisione “solonumeri”, uno dei pezzi del blog di cui vado veramente fiero (e che ho in piano di allargare). I grandi numeri sono poco meno di 100 mila visitatori (stabili, ma ho dei dubbi sul modo di calcolo del vecchio e nuovo Analytics), pagine viste in calo del 12% a 200mila, ma con un incremento del 4% di quelle “pubblicate nell’anno” rispetto al medesimo parametro del 2022 e con Solonumeri in crescita dell’8%, quasi sul livello del 2021. Per chi vuole indagare ulteriormente con tabelle e grafici suggerisco di proseguire nel post completo.

    Le 198mila pagine viste sono fatte di 101mila pagine di “contenuto” (post e pagine Solonumeri”) e 97mila pagine di tutto il resto (tag, home page, categorie). Il contenuto cala dell’8% ma con Solonumeri a +8% (15mila visite) e il “medesimo anno” a +4% (29mila), mentre le pagine del passato tutte insieme sono in calo a doppia cifra. Il “non contenuto” cala da 115mila a 97mila pagine, -16%.

    La quota italiana delle visite resta ovviamente preponderante a circa l’89% del totale delle visite. Le altre principali nazioni sono gli USA, la Francia, la Germania, tutte tra 1000 e 1200 visite annue contro le 86mila dell’Italia.

    Il tempo di consultazione del blog è calato in modo considerevole, da 2 minuti e 50 a 2 minuti e 8 secondi ma qui io non sono convinto perché il conto delle visite del 2023 sommato mensilmente a me esce 91501 e non 96931 come dice Google. Il che significherebbe un calo delle visite del 4% invece che +2% come vi riporto, e dall’altra parte una durata media di 2 minuti e 15 o 20 secondi. Ma poco importa, la conclusione è che la gente sta meno tempo sul blog.

    Il bounce rate, ossia quelli che se ne vanno subito dopo essere arrivati è stabile.
    Infine un punto sulla provenienza del traffico che non trovate pubblicata. Con la nuova versione del blog (introduzione di SSL e nuovo server) la quota di traffico diretto si sta dimezzando, sostituita da quello che Google chiama “organic”, ossia le visite provenienti dal suo motore di ricerca. Non riesco a spiegarmi come mai ma di questo passo la suddivisione 70/30 ricerca/diretto diventerà più 85/15. La quota di traffico proveniente dai social e dai referral (quelli che mi citano) veleggia a meno dell’1% del traffico… qui c’è poco da perdere…

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    Laurent Perrier – risultati primo semestre 2023

    Laurent Perrier ha riportato dei buoni dati a fine settembre 2023, segnando un calo delle vendite dell’1% a 158 milioni ma un miglioramento dei margini (al loro massimo storico), che ha consentito un incremento dell’utile netto semestrale del 5% a 39 milioni. Dico che sono dati buoni perché il semestre sequenzialmente precedente, il secondo 2022, aveva mostrato tendenze molto più preoccupanti, con un calo del fatturato del 13% e dell’utile del 20%. La strategia incentrata sul valore continua, infatti questo leggero calo delle vendite si compone di un -13% di volume (5.4 milioni di bottiglie) e di un +9% del prezzo mix (28 euro per botitglia), anche se la quota delle bottiglie ad alto valore non sale e resta al 46% circa delle vendite dopo il balzo degli anni scorsi. Le prospettive non sono delle migliori, con i volumi di Champagne in calo e, bisogna anche ammetterlo, il fatto che questi dati sono stati supportati da una campagna agraria veramente felice, senza la quale gli utili sarebbero andati nella medesima direzione delle vendite. Resta il fatto che Laurent Perrier è probabilmente l’azienda quotata della Champagne meglio gestita. Passiamo a un breve commento dei dati.

    Le vendite sono calate del 1% a 158 milioni, con un incremento del 4% in Francia a 32 milioni, un calo del 3% in Europa a 68 milioni e un valore stabile a 58 milioni nel resto del mondo.
    I margini sono migliorati dal 59% al 63% a livello industriale, anche se stimiamo che circa la metà del progresso sia dovuto a componenti non ricorrenti, mentre continuano gli investimenti promozionali, con le spese commerciali a +10% sul semestre corrispondente.
    L’utile operativo raggiunge 57 milioni, +8% e il 36% delle vendite, a fronte di un EBITDA di 61 milioni nel semestre, +9% e 39% delle vendite. Nonostante oneri finanziari in crescita e con una tassazione stabile al 27%, l’utile netto tocca quota 39 milioni, +5% e il 24% delle vendite.
    Dal punto di vista finanziario, l’azienda ha 204 milioni di debito a fronte di 682 milioni di euro di magazzino, dunque un livello particolarmente basso. Nel corso del semestre ha investito 5 milioni (erano 3 nel primo semestre 2022) e ha pagato 12 milioni di dividendi. Il debito è cresciuto di 28 milioni anche per via del forte incremento del capitale circolante, da 522 milioni a fine anno a 581 milioni a fine settembre.

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    Germania – produzione vino e superfici vitate 2022

    La produzione di vino in Germania nel 2022 leggermente cresciuta rispetto al 2021 riportandosi in media con i dati storici, a 8.9 milioni di ettolitri. Per quanto riguarda il 2023, i dati preliminari parlano di una vendemmia stabile o soltanto marginalmente in calo, a circa 8.8 milioni di ettolitri. La variazione del vigneto tedesco, poco più di 103 mila ettari stabili, sempre più verso i bianchi, determina ovviamente lo spostamento anche della produzione verso questa categoria, che infatti è ormai prossima ai 6 milioni di ettolitri e dell’8% sopra la media storica, mentre per i vini rossi il livello produttivo pur crescendo rispetto al 2021 è del 10% sotto quanto visto in passato. Il rapporto causa effetto è difficile da identificare ma certamente abbiamo visto che i consumatori locali sono sempre più focalizzati sui vini bianchi tedeschi. Una ultima annotazione prima di addentrarci nei dati è sull’andamento del vigneto: nel segmento dei bianchi non è in realtà il Riesling a guadagnare più ettari ma sono i “burgunder”, quindi i Pinot, Grigio e Bianco, ma anche il Sauvignon Blanc e lo Chardonnay. Giusto per dire che deve essere bianco! Passiamo a una breve digressione dei dati.

    Il vino tedesco si produce in 103400 ettari (di cui poco più di 100mila in produzione effettiva) dei quali 70752 sono bianchi e 32639 rossi. Come vedete dalla tabella allegata il Riesling copre quasi un quarto del totale con 24410 ettari vitati, +92, mentre il secondo vitigno per importanza è il Pinot Nero con 11512 ettari e un calo di 90 ettari, simile a quanto visto in passato. Come dicevamo prima sono in forte crescita il Pinot Grigio, +400 ettari a 8100 ettari, lo Chardonnay, +173 ettari su una base limitata, arrivando a 2731, il Sauvignon Blanc a +120 ettari per 1923 totali e il Pinot Bianco, +119 ettari a 6181.
    La produzione di 8.9 milioni di ettolitri si può anche spaccare in vini di qualità, il 75% del totale a 6.7 milioni di ettolitri, stabile in valore assoluto, Prädikatswein prodotti in 1.9 milioni di ettolitri e che rappresentano la massima espressione di qualità. Rappresentano il 21% del totale nel 2022, leggermente meno (27%) della media storica. La categoria rappresenta nel 2022 il 24% della produzione di vino bianco il 16% della produzione di vino rosso.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici finali.

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    Schloss-Wachenheim – risultati 2022/23

    L’azienda spumantistica tedesca Schloss-Wachenheim (SSW) raggiunge nel 2022-23 i suoi migliori risultati di sempre nell’anno fiscale 2022-23, superando ampiamente gli obiettivi comunicati lo scorso anno: le vendite sono infatti cresciute dell’11% a 426 milioni con volumi stabili e prezzi in crescita (mentre l’obiettivo era di un fatturato stabile) mentre l’obiettivo di raggiungere un utile operativo di 21-23 milioni di euro dopo i 4 milioni di euro di costi di ristrutturazione è stato anch’esso largamente superato, avendo chiuso l’anno a 27 milioni. Ora, qualcuno potrebbe eccepire che gli obiettivi erano prudenti (e lo scorso anno scrivevamo appunto che con risultati 2021-22 eccezionali, gli obiettivi per il 2022-23 non erano per nulla eccitanti), ma comunque l’azienda ha portato a casa dei buoni numeri. L’evoluzione del primo trimestre 2023-24 mostra un rallentamento della crescita intorno al 5%, sempre composto da maggiori prezzi (+12%), ma anche da un inizio di calo dei volumi (-7%). Prima di passare all’analisi dettagliata del 2022-23, un occhio ai dati 2023-24: le vendite sono attese a occhio in leggera crescita, con volumi in leggero calo e prezzi sempre in crescita, mentre l’utile operativo è visto a 28-30 milioni di euro dai 27 del 2022-23. Di nuovo, se consideriamo che mancheranno i 4.4 milioni della ristrutturazione delle attività francesi che avrebbero portato la base 2022-23 a 32 milioni… non si capisce perché rallegrarsi. Passiamo ai dati.

    Le vendite raggiungono 426 milioni, con un volume in calo del 2% a 240 milioni di bottiglie e dunque un prezzo medio medio a +13% che arriva a 1.78 euro a bottiglia (giusto per capire quale segmento di mercato l’azienda copre).
    L’area più vivace è la Francia (dove è stata fatta la ristrutturazione da 4.4 miloni di euro che ha implicato l’uscita di 51 dipendenti), dove i volumi sono cresciuti del 9% e le vendite del 17% a 105 milioni, mentre la Germania ha avuto un incremento di vendite del 5% a 142 milioni di euro nonostante un calo marcato dei volumi (-8%). In Est Europa le vendite sono in crescita del 12% a 187 milioni.
    I margini soffrono per il costo della ristrutturazione francese, passando a livello EBIT del 7.6% al 6.4%, per un valore assoluto di 27 milioni contro 29 del 2021-22. Volessimo rimontare la ristrutturazione arriveremmo a un margine stabile, 7.5%, e a un untile operativo di 32 milioni.
    I grafici dei margini per area vi dicono cosa è successo: migliorano i margini in Germania al 4%, la Francia scende al pareggio con dentro la ristrutturazione ma sarebbe comunque stata sotto il 5% anche togliendola (quindi meno che in passato), l’Est Europa si mantiene su margini molto interessanti, 11.3%.
    A livello finanziario il debito sale da 64 a 69 milioni di euro, nonostante i minori investimenti (14 milioni contro 18) ma dopo aver pagato circa 8 milioni di euro in dividendi, di cui 3 agli azionisti di minoranza del gruppo.

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    Cile – produzione di vino 2022

    Post prenatalizio sulla produzione di vino in Cile del 2022. Sarò breve. Dunque l’annata 2022 è stata piuttosto buona a 12.4 milioni di ettolitri, con un calo del 5% sul 2021 ma comunque un +6% rispetto alla media storica. Il problema diventerà il 2023, quando le indicazioni preliminari sono di una vendemmia di 10.0 milioni di ettolitri, quindi -20% sul dato 2022 che commentiamo oggi in dettaglio e il 12% sotto la media decennale. Fatto questo cappello e andando nel dettaglio, il Cile rimane un paese con forte prevalenza di produzione di vini rossi (69%, e pochi segnali che le cose stiano cambiando), fortemente legato a categorie estremamente competitive, sia nei vini rossi con il Cabernet Sauvignon (33% della produzione totale) e Merlot (12%), che nei vini bianchi con il Sauvignon Blanc (14%) e Chardonnay (10%). Visto anche l’andamento molto negativo delle esportazioni di vino in volume dei primi 6 mesi 2023 (-25% a 3.2 milioni di ettolitri) non è forse una così cattiva notizia che i volumi di produzione siano calati durante il 2023. Passiamo a un breve commento dei numeri, corredato da ulteriori grafici e tabelle.

    La produzione 2022 di 12.4 milioni di ettolitri è suddivisa in 10.3 milioni di ettolitri di vini DOC, 1.9 milioni di vini non DOC e 0.2 milioni di vini da tavola, con una penetrazione della categoria DOC dell’83%.
    L’andamento è del 6-7% superiore alla media decennale del Cile, rispettivamente di 9.8 milioni di ettolitri per i DOC e 11.6 milioni di ettolitri per il totale.
    Se restringiamo il confronto sulla categoria dei DOC, la produzione dei vini rossi è di 7.1 milioni di ettolitri, quella dei vini bianchi di 3.2 milioni di ettolitri, entrambe le categorie circa il 6% sopra la media storica e rispettivamente il 4% e l’8% sotto il dato del 2021.
    Passando ai vitigni, la maggior produzione resta quella di Cabernet Sauvignon, 3.4 milioni di ettolitri e il 7% sopra la media storica, mentre gli 1.4 milioni di ettolitri del Sauvignon Blanc sono solo il 2% sopra media e calano del 3% sul 2021. Il terzo prodotto in termini di peso è il Merlot, 1.2 milioni di ettolitri e il 3% sopra la media storica, mentre arriva a 1 milione di ettolitri la produzione di Chardonnay, in forte sviluppo in Cile, +18% sopra il dato medio decennale di circa 0.9 milioni di ettolitri.

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