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    Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – aggiornamento primo semestre 2024

    Chiudiamo l’analisi delle esportazioni di vino italiano del semestre con i dati per regione (di provenienza delle aziende) e tipologia di vino (limitatamente al vino fermo in bottiglia). Due considerazioni principali escono dall’analisi. La prima è che diversamente dal solito le esportazioni sono state trainate dai prodotti di bassa qualità, ossia vini da tavola e varietali, mentre, nell’ambito di un export cresciuto del 2% i vini DOP sono praticamente stabili, con l’eccezione in questa categoria dei vini rossi toscani, che crescono del 5%. La seconda, a livello regionale e prendendo tutto l’export incluso gli spumanti, è che il traino del Prosecco continua a spingere le aziende venete, che hanno avuto una crescita del 6% delle esportazioni, il doppio della crescita (+3%) delle esportazioni di vino nel loro complesso. In questa analisi, sono incoraggianti anche i dati dell’Emilia Romagna (+7%, forse legato all’andamento dei vini meno pregiati) e della Toscana (+4%, con un richiamo al buon andamento dei DOP rossi citato poco sopra). Non sono positivi per il secondo anno consecutivo i dati del Piemonte (-2%). Bene, nel resto del post trovate i grafici e le tabelle con tutti i dati.

    Le esportazioni italiane di vino in bottiglia sono cresciute del 2% a 2.6 miliardi di euro. I vini DOP sono praticamente stabili a 1.46 miliardi (+1%), con i rossi (+2%) leggermente meglio dei bianchi (0%), i vini IGP sono in crescita del 3% a 675 milioni, spinti dalla crescita del segmento dei bianchi (+7%) sui rossi (+1%), mentre i vini varietali (+26%, ma soltanto 33 milioni) e da tavola (+4%, 418 milioni) sono le categorie che vanno meglio. Nei vini fermi DOP in bottiglia possiamo ricostruire tre regioni: Toscana +5% a 353 milioni, Veneto +1% a 293 milioni, Trentino Alto Adige -2% a 156 milioni. Per il Piemonte abbiamo solo il riferimento dei vini rossi, in calo del 3% a 178 milioni, dopo il picco toccato nel semestre 2023.
    Se passiamo ai dati regionali per origine aziendale e per il totale esportato (3886 milioni, +3%), troviamo il Veneto sempre più rappresentativo, il 36% del totale, con una crescita del 6% a 1415 milioni. La Toscana torna a essere la seconda regione per export, con un incremento del 4% a 594 milioni, superando il Piemonte, in calo del 2% a 566 milioni. In prospettiva a 5 anni e sui dati semestrali, le gerarchie non cambiano: Veneto +32%, Toscana +25% e Piemonte +18%, nell’ambito di un incremento del 29% per l’Italia.
    Ciò significa e potete anche notarlo dai grafici che l’export di vino italiani si sta “allargando” dal punto di vista regionale, lentamente ma regolarmente.

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    I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2023

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    I dati pubblicati a luglio dal Sinab sulle superfici vitate biologiche in Italia ci presentano un quadro di stabilizzazione rispetto al recente passato. Da ormai tre anni le superfici vitate certificate in Italia sono intorno a 103mila ettari, mentre quelle in conversione sono ormai diversi anni che si aggirano intorno ai 30mila, nel 2023 esattamente quel numero. Trarre delle conclusioni non è sempre facile, dato che il dettaglio regionale presenta evidenze molto discrepanti di anno in anno. Per esempio, nel 2023 il dato totale di 133mila ettari (non abbiamo lo spaccato regionale convertite/in conversione), in calo del 2% sul 2022, o 2700 ettari circa, viene sostanzialmente dal calo di 4900 ettari in Sicilia, ancora di gran lunga la principale regione italiana nel segmento biologico, e del Veneto (-1000 ettari). In totale sono 9 le regioni in cui le superfici bio (convertite + in conversione) sono calate e 11 quelle in cui sono cresciute, 7000 ettari persi e 4300 circa guadagnati. Il totale della superficie vitata convertita e in conversione è pari al 23% circa del totale. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    102926 e 30081: sono questi i due numeri chiave della viticoltura bio 2023, che ci dicono la superficie vitata convertita a bio e quella in fase di conversione. La prima scende di 918 ettari, o l’1% rispetto al 2022, mentre la seconda cala del 5% o 1742 ettari.
    La principale regione italiana resta la Sicilia, con il 25% del totale o 33mila ettari circa, anche se nel 2023 ha perso il 13% della superficie, ossia 4863 ettari. La penetrazione della superficie bio resta comunque molto elevata al 42% contro il 23% italiano.
    La seconda regione per importanza “assoluta” è la Toscana con 23mila ettari vitati, che rappresentano il 41% della superficie regionale totale e il 18% della superficie italiana bio. Nel caso della Toscana notiamo un progresso del 3%, +714 ettari, anche se siamo sotto il picco di 25mila ettari segnalato da Sinab nel 2021.
    La terza regione è la Puglia con 20500 ettari, che sono il 29% della superficie totale regionale e il 15% circa della superficie bio italiana. Anche nel caso della Puglia il dato è positivo, +6% o +1143 ettari ed è anche il massimo storico raggiunto dalla ragione.
    Concludiamo con due parole sulla penetrazione per regione. In termini relativi alla superficie regionale, il biologico è il 53% nelle Marche, il 50% in Calabria e poi come dicevamo il 41-42% in Sicilia e Toscana. Le regioni dove è meno presente sono Veneto e Friuli Venezia Giulia (9%), Valle d’Aosta (7%), Sardegna e Liguria (9%).

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    Frescobaldi – risultati e dati di bilancio 2023

    Dopo un paio di anni eccezionali sia per crescita delle vendite (2021 e 2022) che margini di profitto (2022), Frescobaldi ha chiuso il 2023 con buoni numeri che confermano tali progressi. Le vendite sono cresciute del 7%, mentre i margini sono calati leggermente rispetto al record del 2023 ma restano molto elevati (margine operativo 29%), l’utile netto è rimasto stabile e la posizione finanziaria netta è ulteriormente migliorata. L’evento forse più importante dell’anno è forse stato l’acquisizione di Domaine Roy & Fils in Oregon (USA) nella Willamette Valley, chiusa a luglio 2023 per un investimento complessivo di circa 14.5 milioni di euro. Va comunque sottolineato che Frescobaldi continua ad acquistare vigneti in Toscana. Nel 2023 è stata la volta di un ramo d’azienda della tenuta Poggioverrano a Magliano in Toscana. Nel complesso Frescobaldi ha investito, tra acquisizioni e investimenti organici 35 milioni (erano 32 nel 2022), ma è comunque riuscita a migliorare leggermente la struttura finanziaria, con una cassa netta che passa da 37 a 44 milioni di euro. Per quanto riguarda il 2024, la relazione degli amministratori preannuncia una annata più difficile per via della necessità di aumentare i prezzi in un contesto di consumi statici. Passiamo a un’analisi più dettagliata con ulteriori grafici e tabelle, inclusa l’evoluzione di Frescobaldi rispetto al campione Mediobanca che mette in luce l’andamento particolarmente favorevole dei suoi margini.

    Le vendite 2023 toccano quota 166 milioni, con un progresso dell’11% in Italia a 67 milioni e del 4% all’estero a 99 milioni di euro.
    I margini sono leggermente calati, da un livello molto elevato. Il MOL cresce da 62 a 64 milioni di euro, con un margine che passa dal 39.7% al 38.4%, mentre l’utile operativo pur crescendo del 3.5% a 48.4 milioni di euro scende di un punto percentuale al 29.2%. Guardando i numeri la ragione principale è l’inflazione dei costi di acquisto, che sono passati, al netto della variazione delle rimanenze, dal 20.3% al 21.1% del fatturato.
    Con un incremento degli oneri finanziari e un pochino più di tasse (dal 4% al 5% dell’utile pretasse), l’utile netto resta quasi stabile a 33.2 miloni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, il 2023 chiude con un capitale investito in crescita a circa 340 milioni (le acquisizioni lo spiegano) ma una posizione di cassa in crescita da 37 a 44 milioni di euro, dopo aver chiuso acquisizioni per un totale di circa 20 milioni e pagato dividendi per 13 milioni di euro (stabile rispetto al 2022).
    Includo infine il confronto tra l’andamento delle vendite e dell’utile operativo del campione Mediobanca (solo aziende) e Frescobaldi dal 2010. Come potete notare Frescobaldi ha avuto uno sviluppo di vendite comparabile al resto del settore (con un 2023 probabilmente migliore della media, che dovrebbe essere rimasta stabile nel suo complesso) ma con un andamento dei profitti molto più sostenuto: il campione mostra per il 2022 un utile operativo circa 2.3 volte più alto del 2010, per Frescobaldi era stato di 3.6 volte nel 2022 ed è diventato 3.7 volte nel 2023.

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    Toscana – produzione di vino e superfici vitate 2023 – dati ISTAT

    La produzione di vino 2023 in Toscana è stata la più bassa forse di sempre, avendo toccato quota 1.8 milioni di ettolitri. Il calo del 26% rispetto al 2022 e del 30% rispetto alla media storica dei 10 anni precedenti va ben oltre le tendenze a livello nazionale, che vedono la produzione di vino calare del 21% sull’anno prima e a posizionarsi l 13% sotto la media storica. Secondo i dati ISTAT sarebbe la provincia di Grosseto la più colpita, con un calo della produzione del 43%, seguita dalla provincia di Siena con -32%. I dati vedono una produzione peggiore per i vini bianchi (comunque poco rilevanti) rispetto ai rossi e per i vini DOC rispetto invece ai vini IGT che da qualche anno stanno crescendo in importanza nel panorama toscano. Passiamo a un’analisi più dettagliata con grafici e tabelle di produzione e superfici vitate, ricordandovi che tutti i dati sono disponibili in formato scaricabile nella sezione Solonumeri del blog.

    Degli 1.8 milioni di ettolitri prodotti, 1.58 milioni sono di vino rosso e 222mila ettolitri di vino bianco, che pesa soltanto il 12% della produzione totale, ossia il livello più basso da diversi anni a questa parte.
    Dal punto di vista delle categorie qualitative, i vini DOC restano preponderanti al 62% della produzione totale, ma sono il 33% sotto la media storica, a 1.1 milioni di ettolitri. Sembrerebbe in atto una tendenza di spostamento verso i vini IGT, che nel 2023 sono calati a 0.5 milioni di ettolitri, -20% sul 2022 e il 22% sotto la media storica, ma che hanno gradualmente incrementato il loro peso al 28% del totale. La categoria degli IGT è particolarmente rilevante per i vini bianchi, visto che copre il 60% circa dei bianchi toscani (viceversa i due terzi dei vini rossi prodotti in regione sono nella categoria DOC).
    Secondo ISTAT la superficie vitata in Toscana è cresciuta di 500 ettari a 51520. Tralascio i commenti sulle province visto che i dati mostrano delle variazioni sul 2022 che sono inverosimili.

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    ll consumo di vino in Italia – dati 2023 per regione e classi di età

    Ripartiamo con l’analisi dei consumi di vino in Italia con il dettaglio per fasce di età e aree geografiche. In verità i dati più interessanti sono sulle fasce di età e ci mostrano che la penetrazione del consumo di vino sta crescendo in Italia, soprattutto nella parte giovane della popolazione, con una forte preponderanza del consumo sporadico e un calo netto anche per le medesime fasce di età del consumo giornaliero. Lo vedete molto bene nel grafico qui sopra con la “pancia” nelle fasce giovani, per esempio nel 2023 il 50% dei 202-24enni beve vino, 10 anni prima era il 42%, lo stesso vale per tutte le fascie salvo la mezza età, per poi tornare vero nelle persone anziane (miglioramento delle condizioni di salute?). La seconda cosa interessante di questo grafico è il picco, ora nella fascia 35-44 anni, mentre nel 2013 era a 55-59 anni. Ovviamente si ragiona in un contesto di calo del consumo pro-capite di vino, essendo il consumo giornaliero (escluso qui quello eccessivo) in calo significativo per tutte le fasce di età (secondo grafico, interno al post), essendo sostituito da quello sporadico, in forte incremento nelle fasce di età intermedie (terzo grafico). Bene, per la terza considerazione vi invito a proseguire nella lettura, segnalandovi che tutti i dati sono nella sezione Solonumeri cui si accede qui sopra, ma anche in formato grafico nel post.

    La terza considerazione è relativa all’evoluzione del consumo di vino delle fasce di età che invecchiano, ossia, chi nel 2007 aveva 25-34 anni nel 2017 è nella fascia successiva e nel 2023 a metà tra questa fascia e quella dopo. Questo ci dice che i il 55.5% dei 25-34enni del 2007 bevevano vino e che erano passati al 57.5% 10 anni dopo e oggi a occhio sono al 62.2%. Ossia ci dicono che per questa fascia e per questi anni, circa 15 in totale, l’incremento della penetrazione di consumo è stato del 7% circa.
    Seguendo la stessa china, ci dicono anche che i 50enni (punto mediano 45-54) perdono circa 5 punti nella penetrazione del consumo di vino, probabilmente a causa di problemi di salute.
    Fatte queste considerazioni, le tabelle allegate mostrano il costante calo del consumo giornaliero di vino, che tocca il suo picco come sempre tra le persone anziane: nel 2023 poco meno del 25%, nel 2013 intorno al 30% della popolazione, nel 2007 intorno al 35%. Quindi i “nuovi anziani” sono meno legati al “bicchiere a pasto”.
    Infine trovate il tabellone con i consumi per regione e per tipologia di comune (attenzione che si leggono al contrario delle altre, mea culpa). Considerazioni già fate un paio di giorni fa, aumento nelle regioni del sud e delle isole, leggera contrazione nelle regioni del centro-nord, dove si beve comunque molto di più.

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    Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – aggiornamento 2023

    Nell’anno di stabilizzazione delle esportazioni italiane di vino, emergono alcune tendenze che già abbiamo avuto di commentare diverse volte. Forse la più importante è quella del calo dei vini bianchi. Nelle esportazioni di vino fermo in bottiglia i DOP rossi calano del 5% mentre i DOP bianchi sono stabili, gli IGP rossi calano del 7% mentre gli IGP bianchi crescono del 2%. Il problema per noi e che le categorie sono sbilanciate, ossia che i vini rossi di qualità sono il 60% delle esportazioni di vino DOP e il 73% delle esportazioni di vino IGP. Se questa tendenza dovesse continuare (come penso sia probabile, vista l’evoluzione degli stili di consumo), potremmo trovarci di fronte a un problema “strutturale” che dovrebbe estendersi fino a un riequilibrio della base produttiva. Comunque questo non è il momento di addentrarci in queste discussioni. Le due analisi del post sono come al solito le esportazioni per tipologia e quelle per regione (delle aziende esportatrici). Della prima abbiamo detto il punto principale, della seconda possiamo soltanto ripeterci: le due regioni “rosse” italiane rilevanti per l’export, Toscana e Piemonte sono in calo del 4% e 6%, mentre il Nord Est italiano, supportato in questa analisi anche dal Prosecco, mantiene un livello stabile o crescente (Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige) di export. Passiamo a un commento più specifico, come al solito con le tabelle complete, disponibili anche su Solonumeri.

    Le esportazioni italiane di vino di 7.8 miliardi sono state realizzate per il 36% da aziende venete, del 15-16% ciascuna da Piemonte e Toscana, 8% dal Trentino Alto Adige, 6% Emilia Romagna, 4% Lombardia e per il 15% dalle restanti regioni.
    Per quanto riguarda l’andamento del 2023, il Veneto è stabile, di Toscana e Piemonte abbiamo detto, l’Emilia Romagna cresce del 3%, il Trentino Alto Adige del 4% e la Lombardia del 3%. Tra le altre regioni noterei la progressione dell’Abruzzo (+6%), del Friuli Venezia Giulia (+8% e addirittura +68% dal 2019!) e della Puglia (+5%).
    Passando ai dati delle esportazioni del vino in bottiglia troviamo alcuni “richiami” a questi dati. In Veneto non sono i vini fermi ma gli spumanti a mantenere il livello totale, visto il calo del 12% dei rossi DOP e del 4% dei bianchi DOP. I rossi piemontesi DOP invece tengono, mentre lo stesso non si può dire per i toscani (-4%). Sostanzialmente tutte le categorie di vino DOP evidenziate nel database Coeweb sono negative o tutt’al più stabili.
    Vi lascio alle tabelle.

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    Il valore dei vigneti in Italia per regione e provincia – dati CREA, aggiornamento 2022

    L’edizione 2022 del database CREA sul valore dei vigneti in Italia per regione, provincia e zona ha subito una revisione dei dati di alcune regioni che ha apportato ad alcune modifiche rispetto al passato. Per questo motivo, se confrontate i post passati con questo, non erano sbagliati quelli prima, sono stati cambiati da quest’anno. Seconda premessa: il post contiene alcuni dati, mentre quelli completi sono disponibili nella sezione Solonumeri.
    Fatte le premesse, i dati indicano per il 2022 un incremento del valore dei vigneti in Italia del 2.3% a 57500 euro per ettaro, con i maggiori incrementi in Piemonte (+8%), Lombardia e Friuli Venezia Giulia (+4%). Il grafico sopra è quello “critico” perché nel 2022 l’inflazione è stata protagonista, determinando in media annua un perdita di potere d’acquisto del 13.4% (11.3% dicembre su dicembre). Quindi, partendo da 56200 euro all’ettaro nel 2021 per “mantenere il valore reale” il valore dei vigneti sarebbe dovuto crescere a 63800 euro (+13% appunto), e questo non è stato, nemmeno in Piemonte. Si può dunque dire che, come vedete dalla riga verde chiaro, il valore dei vigneti sebbene cresciuto in termini nominali ha subito una forte riduzione in termini reali. Se scendiamo ancora più nel dettaglio della provincia, troviamo Firenze con +13.6%, unica provincia dove la crescita del valore ha battuto l’inflazione, secondo CREA. Bene, tabelle, grafici e ulteriori commenti sono nel resto del post, come al solito.

    Il valore dei vigneti in Italia nel 2022 è cresciuto secondo CREA del 2.3% a 57500 euro per ettaro. Si tratta di una accelerazione rispetto al passato ma ovviamente non in grado di compensare per l’inflazione (dicevamo 13% in media annua 2022). Nel periodo 2017-22 la crescita è dello 0.9% annuo (inflazione circa 3.4%), nel periodo 2012-22 dell’1% annuo (inflazione 2%).
    Veneto e Trentino Alto Adige spiccano per il valore assoluto (rivisto) dei vigneti con 142mila euro e 343mila euro per ettaro rispettivamente, seguiti dal Piemonte con 80mila euro.
    Se invece guardiamo i dati in termini di crescita nel medio termine sono soprattutto Piemonte e Toscana a mostrare le migliori dinamiche (+3% e +2% annuo sui 5 anni), a dimostrazione che alla fine i prezzi che spiccano i vini si “scaricano” anche sul valore delle terre dove vengono prodotti. Anche otticamente guardando la tabella vi potete accorgere che la dinamica dei prezzi nel Nord Italia è superiore al Centro che, a sua volta, supera le regioni del Sud.
    A livello provinciale e guardando alle dinamiche sugli ultimi 5 anni ritroviamo gli stessi punti. Cuneo +3.5% annuo 2017-22 e Brescia +3.5% sono le provincie con la maggior crescita. Qualche sorpresa (o dubbio) viene da alcune zone del Sud come Catania dove i prezzi delle uve sono cresciuti molto, mentre il valore dei vigneti sembra non essere cresciuto.
    Vi lascio ai grafici e alle tabelle.

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    La produzione di vino in Italia nel 2023 – dati provvisori ISTAT

    Quanto vino si è prodotto in Italia nel 2023? Secondo ISTAT 42.5 milioni di ettolitri, secondo il Ministero dell’Agricoltura (MASAF) sembrerebbe 38 milioni di ettolitri, con una perdurante e incomprensibile differenza che già si è vista in diversi anni. La differenza tra ISTAT e MASAF è la trasparenza e la reattività. ISTAT risponde quando il totale non torna e corregge, MASAF (o chi per esso, i lettori della newsletter lo sanno) risponde raramente e non fornisce dati di dettaglio. Vista la situazione, la serie base dei nostri dati resta ISTAT. È una serie con molti dettagli fino alle province, disponibili su un database pubblico e accessibile a tutti, con una serie storica importante. Trovate tutti i dati (ancora provvisori ma dubito cambieranno molto) nella sezione Solonumeri del blog.
    Andiamo quindi ai dati: la produzione 2023 cala del 21% dal record 2022 e si posiziona il 13% sotto la media storica del decennio precedente. I maggiori cali in entrambi i casi sono al Centro e al Sud (oltre 30% e oltre 20% rispettivamente), mentre al Nord il deficit è al di sotto del 10%. La produzione di vino bianco cala meno di quella del vino rosso e così cresce fino a toccare il record storico del 60% (grazie agli spumanti naturalmente). Il 2023 è anche l’anno in cui la produzione di vini DOC tocca il massimo in termini relativi, il 48%, e quella di vini da tavola il minimo (25%, come già accaduto nell’altra vendemmia scarsa del 2012). Anche la produzione di mosti non considerata nel totale, cala a meno dei 2 milioni di ettolitri. Per chi è interessato l’analisi prosegue nel resto del post.

    Dicevamo 42.5m/hl, di cui 25.5 di vino bianco e 17 di vino rosso. Il vino rosso è al minimo storico in valore assoluto e relativo, mentre in una vendemmia molto scarsa anche il vino rosso cede quasi 2 milioni di ettolitri rispetto alla media (crescente) storica.
    Stesso discorso per le DOC, 20.3 milioni di ettolitri che è in linea con la media storica ma arriva al 48% del totale, massimo storico. I vini IGT sono a 11.5 milioni di ettolitri contro la media storica di 13.6%, quindi -16%, mentre i vini da tavola a 10.7 milioni di ettolitri sono sotto del 28%, anche se ci sono come vedete nel tabellone un paio di anni in cui erano scesi sotto la soglia dei 10.
    Passando alle aree geografiche, se prendiamo i dati contro la media decennale, le regioni più colpite dalla scarsa vendemmia sono al centro e al sud. Come potete vedere dalla tabella l’Abruzzo è sotto del 41%, la Campania del 42%, il Lazio del 31%, le Marche del 40%, la Toscana del 30%. Al nord le cose sono andate meglio, anche se si legge un -20% per il Piemonte.
    Sono invece in prospettiva storica stabili i dati della principale regione italiana, il Veneto, a 10.6 milioni di ettolitri e +4% sui 10 anni precedenti, anche se -10% sul 2022. I dati positivi sono invece relativi soltanto a regioni meno significative dal punto di vista dei volumi.
    Vi lascio alla consultazione di tabelle e grafici e, probabilmente, a una secondo post nel caso i dati venissero modificati.

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