Nel 2018 il Gruppo Santa Margherita ha registrato un utile netto stabile, un incremento del 5% delle vendite (nonostante l’impatto negativo dei cambi e anche grazie alle acquisizioni) ed è riuscita a ridurre leggermente il debito. La stabilità dell’utile è anche frutto del minor peso degli oneri straordinari e della minore imposizione fiscale nella controllata americana, mentre l’utile operativo è calato del 7%, con una riduzione del margine dal 27% al 24% principalmente risentendo dei cambi negativi e della maggior incidenza del costo della materia prima. Sono da menzionare noltre l’impatto diluitivo (per il momento) delle acquisizioni di Ca Maiol in Lugana e di Cantine Mesa in Sardegna (entrambe circa in pareggio), non compensate dagli ottimi risultati di Ca del Bosco, il cui margine operativo passa dal 23% al 27% e rappresenta con 11 milioni di euro circa un quarto degli utili di Santa Margherita (prima di considerare le minoranze). L’ultima annotazione, prima di addentrarci nei numeri, è relativa agli investimenti del 2018, soprattutto nella fase agricola con l’acquisizione di terreni, che hanno superato quota 30 milioni, di cui 21 milioni a Ca del Bosco. Nonostante questo, come dicevamo, il debito scende a 140 milioni grazie alla ottima generazione di cassa e al controllo del capitale circolante. Poco si dice del 2019, se non che i primi due mesi dell’anno (comunque poco significativi) sono partiti un po’ a rilento.
- Le vendite 2018 sono salite del 4.6% a 177 milioni. Per quanto non sia stato pubblicato il dato a parità di cambi, con una svalutazione del dollaro del 4% circa e 94 milioni di vendite (2017) della controllata americana, possiamo ipotizzare un impatto negativo del 2-2.5% . Le vendite in Italia sono infatti in crescita più marcata (+13%) di quelle estere (+1%). Guardando ai principali marchi, è stabile Santa Margherita (+1.5% a 97 milioni) e Lamole di Lamole (5 milioni), mentre cresce del 6% Ca del Bosco (a 39 milioni). Tutto il resto cresce del 12% a 36 milioni, in gran parte grazie al consolidamento per 12 mesi di Cantine Mesa (+3.7 milioni circa dei 4 totali).
- I margini sono in calo per il secondo anno consecutivo, dopo il balzo del 2016 occorso a valle della acquisizione della controllata americana. Cercando di scomporre la riduzione del margine operativo di 3 punti dal 26.6% al 23.6%, possiamo dire che circa 0.6% viene dal costo del venduto (dal 54.9% al 55.5%), l’1.4% dal costo del personale (acquisizioni e rafforzamento dell’organizzazione, soprattutto in US a occhio), mentre l’ulteriore 1% viene dall’aggravio degli ammortamenti dopo i forti investimenti degli ultimi anni.
- Sotto l’utile operativo salgono leggermente gli oneri finanziari ma calano le perdite su cambi (+2.5 milioni) e soprattutto le imposte (+4.4 milioni, soprattutto lato americano). Di conseguenza l’utile chiude a 26.2 milioni di euro, nonostante l’aumento degli interessi di minoranza (+0.8 milioni per i maggiori utili di Ca del Bosco, detenuta al 60%).
- L’indebitamento netto scende da 147 a 140 milioni, con un capitale investito che invece sale da 247 a 265 milioni di euro a fronte dei forti investimenti. Nel 2018 va sottolineata l’ottima gestione del circolante (che ha restituito 2 milioni) e i forti investimenti (oltre 30 milioni come dicevamo). Con questi numeri Santa Margherita resta una delle più profittevoli aziende italiane nel settore del vino. I crescenti investimenti nell’integrazione a monte (terreni e impianti di produzione) e le nuove acquisizioni (che ancora non contribuiscono agli utili) stanno diluendo leggermente il ritorno sul capitale, sceso dal 18% al 16%.
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