I dati annuali (chiusura a fine giugno) di Treasury Wine Estate sono stati particolarmente positivi. L’azienda ha continuato a crescere a ritmi sostenuti nei mercati asiatici, ha migliorato i margini nel mercato domestico (Australia, dove ha una quota di mercato del 22% e Nuova Zelanda) ed ha ottenuto un buon risultato nel mercato americano con un incremento delle vendite non distante dal 10% a cambi costanti. Gli obiettivi per il 2020 che sembravano lontani sono ora a portata di mano, e in qualche caso sono stati addirittura già raggiunti a giugno 2019 (in Asia e in Australia sui margini in particolare). TWE sta rimettendo il naso fuori dall’Australia. Dopo aver digerito l’acquisizione delle attività vinicole di Diageo ha riportato il debito a 1.7x rispetto all’EBITDA e ha investito in luglio 2019 in Francia, acquistando vigneti e infrastruttura di produzione nella zona di Bordeaux. L’obiettivo 2020 è di portare l’utile operativo da 720 milioni di dollari australiani a 830-860 milioni, ossia di crescere del 15/20%. Il tutto dopo un anno da +23% e in confronto a un livello sotto I 400 milioni non più di tre anni fa. Come dire un’azienda che ha avuto un cambio di pelle importante negli ultimi anni, senza crescere molto in numero di casse (35 milioni nel 2019 contro 34 nel 2016), quindi con una strategia unicamente basata sul miglioramento del mix (e con qualche aiuto del cambio). Passiamo ai dati.
- Le vendite 2019 toccano quota 2.8 miliardi di dollari, +16.6%. L’incremento si scompone in un +4.2% grazie ai cambi (soprattutto contro il dollaro americano), +2.3% dai volumi e quindi un +10% derivante dal prezzo mix.
- Dal punto di vista geografico, l’Asia cresce del 37% a 749 milioni, l’America del 18% a 1.13 miliardi e l’Australia è stabile a 603 milioni. L’Europa ha ottenuto un ottimo +8% (+4.4% a cambi costanti) a 346 milioni.
- I volumi di vendita sono stati 35.4 milioni di casse. Di questi soltanto 4.6 milioni (il 13%) vanno in Asia. Eppure in Asia vengono realizzati il 26% delle vendite e il 41% dell’utile operativo (prima delle spese generali).
- L’utile operativo cresce del 25% a 643 milioni, con un beneficio del 3% circa dai cambi. Se calcolato prima delle spese generali non attribuite alle aree geografiche, tocca quota 720 milioni. La spinta del mercato asiatico resta molto importante, +43% a 294 milioni, ma anche Australia/NZ e America crescono del 15% e 13% rispettivamente, per 157 e 219 milioni di euro. L’Europa resta marginale con un contributo di soltanto 51 milioni di dollari australiani.
- Accennavamo alla situazione finanziaria. L’indebitamento finanziario netto cala da 802 a 751 milioni di dollari, quindi da 1.9 a 1.7 volte l’EBITDA, dopo aver pagato circa 260 milioni agli azionisti tra dividendi e riacquisto di azioni proprie. Gli investimenti nell’anno sono stati 112 milioni contro I 186 dell’anno precedente, beneficiando della fine degli investimenti relativi all’integrazione di Diageo (-37 milioni). Nel 2020 gli investimenti saliranno a oltre 230 milioni di dollari. Di questi 100 sono relativi al mantenimento delle infrastrutture, mentre fino a 135 saranno investiti in Francia e nell’ampliamento delle strutture del segmento dei prodotti di lusso in South Australia (150-180 milioni da dividere tra il 2019 e il 2020).
…ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco