I dati complessivi 2018 delle principali cantine italiane sono stati particolarmente buoni per quanto riguarda il fatturato (in crescita del 5.7% rispetto al +2.5/3% registrato sugli ultimi 5 anni), un po’ meno per quanto riguarda il valore aggiunto e i margini (che approfondiremo nelle prossime uscite), che sono stati in crescita 3% (valore aggiunto), in linea con il ritmo 2013-2018. La leadership da un punto di vista delle vendite resta saldamente in mano al gruppo Cantine Riunite/GIV che raggiungono quota 633 milioni se messe insieme in questo mix di cooperativa (Cantine Riunite) e azienda (GIV). Il Gruppo Italiano Vini è anche la prima azienda italiana del vino per fatturato a 388 milioni di euro ma certamente non eccelle dal punto di vista del valore aggiunto, che dovrebbe essere l’indicatore su cui misurare la vera classifica del settore del vino italiano. Se ci muoviamo su questo piano, Antinori è il vero leader del vino italiano, davanti a Cantine Riunite/GIV e a Santa Margherita. Bene, fatta questa premessa passiamo ad analizzare qualche dato in dettaglio.
- Le vendite cumulate delle 33 aziende sopra i 50 milioni di vendite incluse nel rapporto Mediobanca sulle principali aziende italiane sono state 4610 milioni, di euro, in crescita del 5.7% rispetto ai 4361 milioni del 2017. Di queste aziende, 22 hanno superato la soglia dei 100 milioni di fatturato, mentre erano 21 nel 2017, 19 nel 2016 e 15 nel 2015. Il campione, con i dati rettificati per correggere le aziende mancanti ha realizzato una crescita sui 5 anni del 2.5% annuo.
- Il valore aggiunto è invece cresciuto meno, +2.9% a 925 milioni di euro, un ritmo simile al +3.2% annuo dal 2013 a questa parte. Ovviamente la classifica sul valore aggiunto “lascia fuori” le cooperative, le quali distribuiscono il loro valore aggiunto ai soci: quindi il dato di valore aggiunto delle cooperative non fornisce una valida indicazione del loro andamento.
- Fatta questa premessa, la classifica delle vendite vede Cantine Riunite e GIV sia insieme che GIV da sola in cima, seguita da Caviro (che però fa circa 100 milioni fuori dal vino), e Antinori.
- La classifica del valore aggiunto è invece guidata da Antinori, seguita da GIV e Santa Margherita.
- I dati migliori vengono certamente dalla Toscana. L’andamento di Antinori nel 2018 è stato eccellente con un incremento del valore aggiunto del 13% su un fatturato cresciuti del 6%. Una performance simile è stata realizzata da Frescobaldi, che ha realizzato una crescita dell’11% delle vendite e del 15% del valore aggiunto. Si tratta delle due aziende più integrate in Italia (Antinori e Frescobaldi sono al 63% e 53% del valore aggiunto sulle vendite, quindi sono quelle che “fanno fare di fuori” meno del loro prodotto… soltanto le bottiglie e i tappi probabilmente). Quindi in un anno di forte incremento della produzione come il 2018, con un inizio anno con i prezzi delle uve elevati, si sono trovate nella posizione ideale.
- Oltre alle due già menzionate, vanno sottolineati gli ottimi incrementi di fatturato di Cantina di Soave (+19%), Vivo Cantine (+20%), Cevico (+16%) e delle aziende focalizzate sugli spumanti come Villa Sandi (+12%), Martini (+12%), Contri e Mionetto (entrambe +10%). Su un orizzonte di 5 anni le tre aziende che superano la crescita del 10% annuo sono La Marca, Villa Sandi e Santa Margherita.
- Dal punto di vista del valore aggiunto, Martini, Cantina di Soave e Collis Veneto hanno messo a segno i tassi di crescita più elevati, mentre sui 5 anni sono di nuovo Santa Margherita, Villa Sandi e poi Botter e Mondo del Vino a emergere tra le aziende.
- Vi lascio alle tabelle.
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