Una buona annata con quantitativi nella norma e punte qualitative di grande interesse. Questo il quadro delle previsioni produttive della vendemmia 2018 che dovrebbe attestarsi su un quantitativo di 49,4 milioni di ettolitri (in linea con la media degli ultimi cinque anni), che è emerso dalle ultime rilevazioni sull’andamento delle uve vinificate nelle varie regioni italiane rese note oggi nel corso della riunione del Coordinamento Settore Vino dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, che rappresenta il 58% di tutta la produzione vitivinicola nazionale.
Quest’anno avremo secondo Alleanza delle Cooperative Agroalimentari una produzione del 15% superiore a quella dello scorso anno – un incremento che conferma le previsioni elaborate da Ismea nei giorni scorsi – che consentiranno all’Italia di mantenere il suo primato mondiale rispetto a Francia e Spagna. Ma si ricorderà che lo scorso anno è stata un’annata particolarmente scarsa, con quantitativi ben al di sotto della media, e ciò spiega l’incremento a due cifre del 2018, che si registra in quasi tutte le regioni italiane, dal Trentino all’Umbria, dall’Emilia Romagna al Veneto alla Toscana.
“I dati vendemmiali vanno però analizzati – spiega la coordinatrice del Settore Vitivinicolo dell’Alleanza delle cooperative Ruenza Santandrea – in uno sguardo complessivo che tenga conto anche della situazione delle giacenze di vino in cantina”.
Lo scorso anno nel nostro paese, secondo i dati della commissione Ue, le giacenze in Italia erano pari a 46,8 milioni di ettolitri (dato relativo al 31 luglio 2017). Rispetto al 2018, pur non potendo fare il confronto sulla base della stessa fonte, poiché non ancora disponibile, disponiamo tuttavia delle informazioni dell’ICQRF (Ispettorato centrale repressione frodi) sulla base dei dati forniti dalle stesse cantine nel registro vitivinicolo. I quantitativi di mosto e vini in giacenza, aggiornati al 31 agosto 2018 e relativi alla situazione fotografata al 31 luglio, sono pari a 36 milioni di ettolitri, di cui 3 di mosto.
“Pur se l’eterogeneità delle fonti messi a confronto potrebbe dar vita a qualche lieve scostamento, si tratta – conclude Santandrea – di una considerevole riduzione del vino in giacenza pari a circa il 23% in meno rispetto ai 46,8 che risultavano in giacenza la scorsa estate. Se quindi i quantitativi vendemmiali sono in qualche modo ritornati alla media di quelli registrati negli anni precedenti, il fatto nuovo è che non abbiamo più tanto vino in cantina”.