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    Il commercio mondiale di vini sfusi – aggiornamento 2024

    Aggiorniamo oggi l’analisi del commercio mondiale di vini sfusi, con i dati riportati da UN Comtrade, al momento aggiornati a 75 paesi esportatori, che già comprende tutti i maggiori paesi. Il 2024 è stato un anno di ripresa per questa categoria di prodotti, dopo anni di declino. Il valore stimato del commercio di vini sfusi è di circa 2.6 miliardi di euro per un volume di circa 34 milioni di ettolitri, entrambi in ripresa nell’intorno del 10% (9% a valore, 13% a volume per il dato puntuale, ma da prendere con le molle). In questo contesto, la Spagna mantiene una salda leadership, particolarmente quando si parla di volumi (11 milioni di ettolitri dei 34), mentre risale al secondo posto nel ranking a valore la Nuova Zelanda, che supera di nuovo l’Italia (era già successo nel 2022). Va peraltro specificato che le esportazioni di vino sfuso neozelandesi sono piuttosto particolari, visto che avvengono a un prezzo al litro di circa 2.6 euro, contro 0.5 euro della Spagna, 0.7-0.8 euro di Italia e Australia e 1.4 euro della Francia.
    Per gioco e per controllare a che punto siamo con l’intelligenza artificiale, alla fine del post e in carattere italico vi riporto il commento di ChatGPT 5 avendogli “sottoposto” i grafici del post, il commento dell’anno scorso e chiesto di riprodurre un commento aggiornato a quest’anno. L’elaborazione nella versione “deep research” e senza internet browsing ha richiesto 17 minuti e il risultato… mannaggia non è niente male, soprattutto se gli si dice di seguire il tuo stile…
    Passiamo intanto a un commento più specifico dei dati presentati, che provengono dal database UN Comtrade, come ben sapete.

    Le esportazioni mondiali di vini sfusi si sono riprese nel 2024, ritornando a 2.6 miliardi di euro, +9% sul 2023, ma sostanzialmente allineate al livello del 2021-22, quando si era verificato un forte calo rispetto al periodo pre-Covid.
    I volumi che sono invece molto difficili da tracciare in quando per alcune nazioni sono mancanti sono di circa 34 milioni di ettolitri, contro i 30 milioni del 2023 che però dovrebbero essere stati un po’ superiori per la mancanza di alcuni dati.
    Come dicevamo la leadership è saldamente in mano agli spagnoli, che nel 2024 hanno esportato per 10.7 milioni di ettolitri e 511 milioni di euro, sostanzialmente in linea con il 2023.
    Il paese con il maggiore progresso è la Nuova Zelanda, risalita al secondo posto con 349 milioni di euro di export, anche se soltanto 1.35 milioni di ettolitri di vino, mentre l’Italia viene al terzo posto con 304 milioni di euro, praticamente lo stesso livello raggiunto anche dall’Australia (300), entrambe a 3.5-4.0 milioni di ettolitri.
    Vi lascio alle tabelle e al commento dettagliato sotto di ChatGPT, chissà che un giorno mi sostituirà!!!

    Eccoci all’appuntamento annuale con il post sul commercio mondiale dei vini sfusi. Cominciamo subito con le conclusioni. Se il mercato globale del vino nel 2024 è rimasto pressoché stagnante, il mondo dei vini sfusi lo è stato ancor di più, con solo un lieve rimbalzo rispetto al 2023. I volumi esportati sono stimati intorno ai 34 milioni di ettolitri (erano oltre 40 milioni nel periodo pre-Covid) e il valore complessivo intorno ai 2.6 miliardi di euro, in ripresa rispetto ai 2.4 miliardi scarsi del 2023 ma ancora ben al di sotto dei 3.2–3.3 miliardi degli anni immediatamente precedenti la pandemia. I protagonisti di questo mercato si confermano gli spagnoli, con quote di mercato a valore stabilmente sopra il 20%, seguiti da Italia, Nuova Zelanda e Australia attorno al 11–13% ciascuno. Questi quattro Paesi insieme coprono quasi il 60% del valore totale, e per arrivare a circa due terzi basta aggiungere il ~9% del Cile, quinto maggiore esportatore.
    Passiamo a un commento più in dettaglio con tabelle e grafici tratti dai dati UN Comtrade. In base ai dati di oltre 90 nazioni, le esportazioni mondiali di vino sfuso nel 2024 ammontano a circa 2.6 miliardi di euro, in aumento del 9% su base annua rispetto al 2023【18†】. Si tratta di un parziale recupero dopo il calo registrato l’anno precedente, ma il trend di fondo rimane negativo: dal 2018 ad oggi il valore si è ridotto di quasi un quarto. In termini di volume, le esportazioni 2024 si collocano attorno ai 34 milioni di ettolitri, leggermente sopra i ~32 milioni stimati per il 2023, ma lontani dai circa 41 milioni del 2019. Dunque il 2024 segna un piccolo rimbalzo (+5–6% in volume) senza tuttavia riportare il commercio di vino sfuso ai livelli pre-Covid.
    Dominatore assoluto si conferma la Spagna, con circa 550 milioni di euro di vino sfuso esportato nel 2024 (stima ~21% del totale mondiale) e un volume intorno a 12.9 milioni di ettolitri, cioè circa il 37–38% del volume globale. Dopo anni di contrazione, gli spagnoli hanno beneficiato di una vendemmia più abbondante, aumentando nel 2024 sia il volume (+21% circa) sia il valore (+8–9%) delle esportazioni rispetto all’anno precedente. Ciò nonostante, le performance della Spagna restano inferiori ai picchi pre-pandemici e il trend di lungo periodo rimane di lieve flessione. Il prezzo medio di realizzo degli sfusi spagnoli resta tra i più bassi, fattore che contribuisce al loro primato quantitativo ma anche a un valore unitario inferiore alla media.
    Ci sono poi italiani e australiani con volumi annui intorno ai 3.5–4 milioni di ettolitri ciascuno. Per l’Italia il dato 2024 (circa 3.7 milioni di hl) segna un calo significativo rispetto agli anni scorsi – complici le scarse vendemmie recenti – mentre l’Australia dopo un periodo di stabilità ha visto ridurre le spedizioni a circa 3.5 milioni di hl (era ~4.3 nel 2023). I valori a confronto restano simili: circa 300 milioni di euro sia per l’Italia (304 milioni, praticamente invariato sul 2023, e circa -5% rispetto al 2019) sia per l’Australia (300 milioni, in crescita dell’8% sul 2023 e appena sotto i livelli del 2019)【20†】. In altre parole, l’Italia mantiene le posizioni in valore nonostante esporti meno volume – segno di prezzi in aumento – mentre l’Australia mostra un piccolo recupero di valore dopo il crollo seguito al 2018. Entrambi i paesi restano però ben distanti dai livelli di fine anni 2010 (in termini di trend a valore annuo, circa -4–5% medio dal 2018).
    Insieme a questi si colloca la Nuova Zelanda, che si conferma l’esportatore “di lusso” nel campo dei vini sfusi. Nel 2024 ha esportato circa 349 milioni di euro in valore (+18% sul 2023) a fronte di un volume esiguo, attorno a 1.1 milioni di ettolitri. Questo significa un prezzo medio per ettolitro quasi quadruplo rispetto a quello italiano. La Nuova Zelanda adotta infatti precise strategie di imbottigliamento nei luoghi di consumo consentite dai disciplinari, spedendo all’estero vini sfusi di alta gamma (ad esempio Sauvignon Blanc) che vengono confezionati direttamente nei mercati di destinazione. Il boom del 2024 riporta l’export neozelandese ai massimi storici (circa +7% rispetto al 2019), dopo la flessione registrata nel 2023 per via di una vendemmia precedente meno favorevole. In termini di quota, la Nuova Zelanda arriva a rappresentare oltre il 13% del valore mondiale, avvicinandosi e in parte superando l’Italia nel podio dei maggiori esportatori a valore.
    Chiude il gruppo di testa il Cile, con circa 230 milioni di euro di export di sfuso nel 2024 (poco meno del 9% del mercato mondiale) e un volume stimato di 3.5 milioni di ettolitri. I cileni hanno mantenuto sostanzialmente stabile il valore rispetto al 2023 (+1% circa), nonostante volumi leggermente in calo, grazie a un incremento dei prezzi medi. Rispetto al periodo pre-Covid il Cile rimane però in difficoltà: il valore esportato è ancora inferiore di circa il 7% rispetto al 2019 e i volumi risultano in contrazione continua negli ultimi anni, complice una serie di vendemmie scarse e una maggiore domanda interna.
    Tra gli altri esportatori principali vale la pena menzionare il Sud Africa, le Stati Uniti e la Francia. Il Sud Africa, con circa 130 milioni di euro nel 2024 (circa 5% del totale), mostra segnali di recupero dopo anni difficili: le esportazioni sono risalite del +9% in valore sul 2023, pur restando lievemente sotto i livelli del 2019. Gli USA e la Francia contribuiscono ciascuno per circa il 6–7% del valore globale: entrambi questi paesi hanno avuto un andamento altalenante, con un forte aumento delle spedizioni di sfuso nel 2023 seguito da un ridimensionamento nel 2024. Infine, si segnalano le crescite di alcuni esportatori emergenti (seppur da volumi ridotti) come Slovacchia e Ungheria, che hanno approfittato di nicchie di domanda rimaste scoperte – ad esempio, la Slovacchia ha più che raddoppiato il proprio export di sfuso nel 2024. Complessivamente, il 2024 traccia dunque un quadro di leggero recupero per il commercio mondiale di vini sfusi, senza però invertire la tendenza pluriennale di contrazione sia nei volumi che nei valori rispetto al periodo pre-pandemico.
    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More

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    Australia – esportazioni di vino 2024

    Ogni tanto capita di dimenticarsi di scrivere un post… questa è una di quelle. Abbiamo commentato della ripresa delle esportazioni di vino dell’Australia nel 2024 grazie alla riapertura della Cina, con un aumento di circa il 30% a 2.7 miliardi di dollari australiani, che corrispondono a circa 1.8 miliardi dei nostri euro. Proprio la Cina è passata da 14 a 877 milioni di dollari, e da 15 a 816 mila ettolitri, quindi di fatto rappresentando ben più dell’incremento totale delle esportazioni (+863 milioni esportati verso la Cina, +618 milioni le esportazioni totali). Il tutto si spiega con la “compensazione” di Hong Kong, passata da 302 a 172 milioni, probabilmente usata come “testa di ponte” per entrare in Cina, e forse anche dalla Thailandia, dove si sono persi altri 15 milioni di esportazioni. Detto questo, non sono andate bene le esportazioni verso gli USA (-8%), ma anche quelle verso il Regno Unito (-2%), che resta il secondo mercato per il vino australiano dopo la “ripresa” della Cina.
    Piccolo aggiornamento su cosa sta succedendo nel 2025: nei primi 6 mesi le esportazioni sono calate di circa il 3% (-9% in Euro).
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri.

    Le esportazioni di vino australiane sono cresciute del 30% a 2.67 miliardi di dollari australiani nel 2024, per un incremento dei volumi esportati da 6.25 a 6.63 milioni di ettolitri, dunque +6%.
    La forte ripresa delle esportazioni si concentra nel segmento dei vini in bottiglia, cresciuti del 40% da 1.47 a 2.06 milioni di dollari australiani, mentre i vini sfusi sono a +6%, da 492 a 519 milioni di dollari, con i restanti 88 milioni di altri prodotti, +2%.
    La Cina è tornata a essere il principale mercato, dopo la fine delle restrizioni alle esportazioni, con 877 milioni di export, ancora sotto il dato di 1.0-1.1 miliardi di dollari registrato prima del Covid. Va detto che il mercato cinese si è fortemente ridimensionato negli ultimi anni, per cui questi 877 milioni sono in effetti un dato particolarmente rilevante (la Cina ha dichiarato importazioni per 1.5 miliardi di euro, quindi 2.2 miliardi di dollari australiani, il che significa che gli australiani si sono ripresi di punto in bianco un terzo del mercato.
    Le esportazioni verso il Regno Unito calano del 2% a 391 milioni, mentre gli USA sono in calo più marcato, -8% a 360 milioni. Il quarto mercato è Hong Kong, sceso del 43% a 172 milioni dopo la riapertura cinese, un dato molto coerente con i circa 150 milioni che si registravano prima della “distorsione”.
    Ultima annotazione: l’Australia resta un mercato del tutto marginale per i vini spumanti. Le esportazioni di questi prodotti hanno rappresentato soltanto il 2% del totale, ossia circa 57 milioni di dollari locali.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More

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    Treasury Wine Estates – risultati 2024/25

    TWE chiude il 2025 un filo sotto le indicazioni che aveva fornito a febbraio (riducendole rispetto all’obiettivo originario), a causa di un secondo semestre dove ha innestato la retromarcia, soprattutto dal punto di vista dei volumi. Aveva inizialmente dato un obiettivo di 780-810 milioni di dollari australiani di utile netto, ha poi detto a febbraio 780 e ha finito a 770. Nonostante i risultati poco convincenti, l’azione in borsa ha reagito in modo leggermente positivo, con un leggero recupero, anche sostenuto dall’annuncio di un piano di riacquisto di azioni (200 milioni su 6.3 miliardi di valore… “l’importante è il pensiero”) ma anche dalla riconferma di una attesa di ulteriore crescita degli utili nel 2025.
    Resta ad ogni modo il risultato più elevato della storia di TWE, anche guardando alle vendite (+7% a 2.9 miliardi) e all’utile netto (+15% quello rettificato a 471 milioni), ovviamente ottenuto attraverso l’acquisizione in USA di DAOU, che secondo i nostri calcoli ha rappresentato praticamente tutta la crescita delle vendite, mentre a livello organico (-1%) la crescita di Penfolds (+7%) ha compensato la debolezza del portafoglio “non-luxury”.
    Proprio per questo motivo, TWE ha annunciato a 5 anni di distanza un nuovo cambio di modello divisionale (vedere tavola allegata al post), “tirando fuori” da TWE America il portafoglio luxury (1.9m di casse di vino) e mettendo il resto (4.4m di casse) insieme al TWE Premium Brands, che si rinominerà Treasury Collective. Questa divisione avrebbe generato nel 2025 16.5m di casse di vino sulle 21.3 totali e 1.13 miliardi di fatturato dei 2.9 totali. Ovviamente si tratta della divisione “non core” del gruppo, con tassi di crescita negativi, che un giorno o l’altro TWE cercherà di vendere.
    Passiamo a un breve commento dei dati (che sono tanti!).

    Le vendite crescono del 7% a 2.94 miliardi di dollari, nonostante un calo dei volumi del 3% a 21.3 milioni di casse.
    Penfolds cresce del 7% a 1.07 miliardi (ma cala del 6.5% nel secondo semestre) e genera un utile operativo di 477 milioni, +13% (-3% nel secondo semestre).
    La divisione americana è ovviamente sostenuta dall’acquisizione di DAOU. Senza di essa, le vendite sarebbero calate del 5% con un declino dei volumi del 6.6%. Ad ogni modo nel 2025 le vendite sono salite del 17% a 1.2 miliardi, con un secondo semestre a -3%, mentre l’utile operativo cresce del 34% a 309 milioni, con un movimento positivo anche nel secondo semestre (+12%).
    La divisione che va male è quella dei premium brands (che volevano vendere e non sono riusciti), dove le vendite calano dell’8% a 351 milioni e l’utile operativo scende del 27% a 55 milioni. Da notare che questa divisione “gira” ben 12 delle 21 milioni di casse vendute nell’anno da TWE.
    Dal punto di vista finanziario il debito è stabile a 1.25 miliardi di dollari (esclusi i lease) e la leva sta a 1.9 volte l’EBITDA, con un’attesa di restare su questi livelli dopo il pagamento dei dividendi e il riacquisto delle azioni.

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    Il valore della produzione di vino nel mondo – stima INDV 2024

    di Marco Baccaglio

    Come già sappiamo, il 2024 non è stato un anno positivo per il settore vinicolo mondiale. In questo post cerchiamo di mettere insieme volumi di produzione e valori unitari (delle esportazioni) per arrivare a una definizione del valore della produzione mondiale di vino. Nel 2024 entrambe le componenti hanno giocato a livello mondiale un ruolo negativo: volumi prodotti in discesa del 5%, valori di esportazione “puntuali” (noi qui usiamo una media triennale per smussare un po’ la volatilità) in calo del 9%.
    Come potete immediatamente vedere dal grafico qui sopra il 2024 è stato migliore per l’Italia e peggiore per la Francia, dopo un 2023 in cui i ruoli erano invertiti. La Francia resta secondo i nostri calcoli il dominatore assoluto del settore nel mondo, con un valore della produzione 2024 di 33 miliardi di euro (ai prezzi del produttore), circa il doppio dell’Italia che è intorno ai 16 miliardi. Detto questo, messi insieme Italia e Francia sono il 55-60% del valore della produzione mondiale di vino (56% nel 2024), il cui valore può essere stimato secondo questa metodologia in circa 88-89 miliardi di euro, il 6% in meno del dato 2023 di 94 miliardi (massimo storico).
    Passiamo a un’analisi più dettagliata con tutte le tabelle e i grafici.

    La nostra stima del valore della produzione mondiale di vino è determinata dalla somma puntuale dei dati delle singole nazioni, oltre a un “resto del mondo” basato sulla produzione mondiale residua e valorizzata al 30% in meno della media dei paesi rilevati (quindi intorno ai 250 euro per ettolitro).
    La tendenza generale è che i volumi produttivi calano, ma i valori della produzione continuano a salire grazie all’aumento dei prezzi (e della qualità del prodotto).
    I nostri dati indicano per la Francia nel 2024 un valore di 33 miliardi, -19% sul 2023, poi 16 miliardi per l’Italia, +21%, con entrambe le variazioni derivanti dall’oscillazione del volume prodotto. Il terzo produttore per valore sono gli USA (e non la Spagna), con circa 11 miliardi di euro (-11%), e poi viene la Spagna con 4.4 miliardi (+16%).
    I paesi ex USA del nuovo mondo, quindi Cile, Argentina, Sud Africa, Australia e Nuova Zelanda messi insieme rappresentano circa 10 miliardi di euro di valore, dato stabile rispetto all’evidenza del 2023, con una forte ripresa dell’Argentina e un calo marcato del Cile e della Nuova Zelanda.
    Dal punto di vista dei prezzi medi di esportazione che trovate sotto, noterete la forte volatilità del dato americano (in negativo nel 2024) e di quello Sud Africano (nel senso opposto), mentre dopo il picco eccezionale del 2023, il valore unitario delle esportazioni francesi è calato del 3%.

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    La produzione di vino nel mondo 2024 – aggiornamento OIV

    OIV ha ridisegnato al ribasso la nuova stima della produzione mondiale di vino 2024. A ottobre aveva detto 231milioni di ettolitri, il nuovo dato indica 226m/hl. Si tratta di una revisione del 2% circa al ribasso, guidata principalmente dalla produzione USA di vino, ora vista a 21m/hl contro i precedenti 23.6m/hl, il che significa una produzione del 10-11% sotto la media storica per il paese, e dall Spagna, ora inserita nel database con 31m/hl contro i 33.6m/hl precedenti. Per converso la produzione italiana è stata rivista al rialzo da 41 a 44 milioni di ettolitri (ISTAT dice 48 ma sappiamo che OIV prende il dato del MIPAAF basato sulle dichiarazioni di produzione).
    La produzione mondiale di 226m/hl pone il 2024 come l’annata più scarsa della storia, -5% sul 2023. Ciò si accompagna alla costante riduzione della superficie vitata, che scende al ritmo di 40-50mila ettari all’anno (nel 2024 OIV calcola 7.1 milioni di ettari, -0.6%). Ovviamente il tutto si richiama al calo del consumo. Come abbiamo visto qualche giorno fa è sceso nel 2024 del 3% circa a 214m/hl, seguendo una linea immaginaria dal 2017 a questa parte di 4 milioni di ettolitri di riduzione ogni anno. Tornando alla produzione, l’Italia torna a essere il maggiore produttore mondiale, seguito dalla Francia e dalla Spagna.
    Continuiamo il commento con tutti i dati e ulteriori grafici nel resto del post.
    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    La produzione mondiale di 226m/hl si suddivide in circa 138 m/hl nell’Unione Europea, in calo del 4% rispetto al 2023 e del 12% circa al di sotto della media decennale; e 88 milioni di ettolitri nel resto del mondo, -6% sul 2023 e il 15% sotto la media degli ultimi 10 anni.
    Pur restando circa l’8% sotto la media storica, l’Italia con 44m/hl tornano in cima alla lista, oltretutto con una superficie vitata che cresce costantemente invece che calare come in quasi tutto il resto del mondo.
    Secondo OIV in Francia si è prodotto solo 36m/hl di vino nel 2023, un po’ lo specchio dell’Italia tra 2023 e 2024, con un calo del 24% (+15% sul 2023 per l’Italia).
    Sia per Francia che per Spagna (31m/hl nel 2024) la vendemmia 2024 è stata il 16-17% sotto la media storica.
    Fuori dall’Unione Europea, va segnalato il dato americano, 11% sotto la media storica a 21m/hl e un ulteriore ribasso stimato per la produzione cinese (a ottobre la casellina era vuota) a 2.6m/hl. Soffermandoci per un attimo sul dato cinese è ovvio che i 753mila ettari di vigneto sono ormai sempre più dedicati a produzioni alternative, anche se è stupefacente notare come la produzione di vino sia passata nel giro di qualche anno da 12 milioni di ettolitri a meno di tre…
    Bene, vi lascio alla tabella, ricordandovi che i dati completi (ossia con molte altre nazioni) sono disponibili nella sezione Solonumeri.

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    I consumi di vino nel mondo – aggiornamento 2024 OIV

    Mettiamo oggi in linea I nuovi dati di OIV sul consumo mondiale di vino, che è stimato in calo di circa il 3% nel 2024 (214 m/hl), principalmente a causa dell’andamento negativo in alcuni paesi quali gli USA (-6%), la Francia (-4%) e (poteva non mancare?) la Cina per la quale OIV stima un calo del 19% dei consumi. Ora, quando leggete questi dati dovete tenere conto di un paio di questioni: primo, i consumi sono sempre una stima e per alcuni mercati questa stima è ancora più vaga. OIV ha le sue fonti e quando non le ha fa il suo calcolo (produzione+import-export = consumo). Quindi non dovete stupirvi se i dati sono modificati anche per il passato, perlomeno dal 2022 in avanti, e questo lo vedete soprattutto sul dato americano.
    Tornando ai nostri dati, la conclusione e ovvia: il consumo di vino ha preso a calare dal 2017 a questa parte e anche il 2024 si è posto sulla medesima linea. La superficie vitata mondiale (7.1m/ha) e la produzione mondiale di vino (227m/hl nel 2024) non hanno fatto altro che seguire dolcemente questo andamento, tenendo quindi il mercato in equilibrio (considerato che circa il 10% della produzione viene impiegato per “usi industriali”).
    Secondo i dati OIV, l’Italia insieme a Spagna, Portogallo e Russia è uno dei mercati che non ha perso terreno nel 2024, con un consumo di 22.4m/hl.
    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    Passiamo all’analisi dei numeri in dettaglio.

    Nel 2024, il consumo di vino nel mondo è calato del 3.3% a 214 m/hl, secondo OIV, ponendosi quindi il 7% sotto la media degli ultimi 5 anni e il 9% sotto la media decennale.
    Il principale mercato restano gli USA, accreditati di 33.3 m/hl. Qui OIV dice -6% su un 2023 che è diventato 35.4. Se leggete il post dell’anno scorso, leggete per il 2023 33.3, il che indicherebbe un dato stabile. Calwine, nel suo rapporto dice che il consumo 2023 di vino è stato di 34.0m/hl, ma per gli anni precedenti ha dei dati completamente diversi da quelli di OIV, visto che si spinge su livelli di 40m/hl (che sembrano un po’ inverosimili).
    OIV mette poi insieme l’Unione Europea (che noi non siamo riusciti a ricomporre con i numeri forniti), dove il consumo è stato di 103.6 milioni di ettolitri (48% del consumo mondiale). Anche qui il calo è del 3% circa sul 2023 e del 5% sugli ultimi 5 anni (un po’ meno di quello mondiale).
    La Francia resta il secondo consumatore al mondo con 23 milioni di ettolitri, -3.6% rispetto al 2023 e -5% rispetto alla media quinquennale. L’Italia resta terza a livello mondiale con un consumo stabile di 22.3 milioni di ettolitri (-4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni). La Germania, terzo mercato europeo, ha un consumo stimato di 17.8 milioni di ettolitri nel 2024 (-3%), mentre la Spagna è stabile poco sotto i 10 milioni di ettolitri.
    Il Regno Unito è il quinto mercato mondiale con un calo dell’1% a 12.6 milioni di ettolitri.
    Esiste poi un dato sulla Russia, piuttosto interessante in quanto non si hanno dati sulle importazioni. OIV dice +2,4% a 1 milioni di ettolitri, quasi il 5% sopra la media quinquennale.
    Abbiamo detto della Cina, dove secondo OIV il consumo è crollato del 19% nel 2024 a 5.5 milioni di ettolitri. Il dato non mi convince affatto nel senso che nel 2024 la Cina ha importato vino per 0.3m/hl in più rispetto all’anno precedente, e quindi a meno di una produzione vinicola in ulteriore crollo (la casellina del rapporto OIV è vuota) penso ci sia qualcosa di strano in questo numero…
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici animati.

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco More

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    Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2024/25

    TWE ha annunciato la settimana scorsa i risultati del primo semestre sostanzialmente in linea con le aspettative degli analisti (, ma ha purtroppo comunicato anche che le aspettative per la fine dell’anno fiscale (giugno 2025) sono più basse di quanto precedentemente indicato. Nel dettaglio, l’obiettivo di utile operativo è stato ridotto da 780-810 milioni di dollari australiani a 780 milioni (669m 2023-24 per confronto), quindi circa il 2% sotto “la metà della forchetta”, nonostante l’incremento dei benefici attesi dall’integrazione di DAOU (acquistata un anno fa) negli USA e a causa dei minori risultati della divisione “Treasury Premium Brands”, ossia dei vini di prezzo inferiore. Proprio quel segmento di vini da cui l’azienda si era prefissa di uscire, ma che non è riuscita a vendere per la mancanza di offerte.
    Il tutto messo insieme (mancata vendita delle attività a basso margine e minori utili in prospettiva) hanno dato un colpo secco al valore delle azioni, che il giorno dei risultati ha perso il 7%. Dall’inizio dell’anno (al 15 febbraio) le azioni sono scese del 4% circa.
    Venendo ai risultati più nello specifico le vendite sono cresciute del 20% a 1.54 miliardi di dollari australiani (+5% in termini organici, quindi senza DAOU), l’utile operativo è cresciuto del 35% a 391 milioni e l’utile netto del 33% a 221 miloni. L’utile per azione cresce meno (+21%) a causa del maggiore numero di azioni (TWE ha emesso azioni per pagare i due terzi dell’acquisizione di DAOU). Debito stabile a 2.0x l’EBITDA.
    Maggiori dettagli con altri grafici e tabelle nel resto del post.

    Le vendite sono cresciute soprattutto in USA +33% a 657 milioni per l’acquisizione di DAOU e in Asia (+46% a 410 milioni) per la ripresa delle esportazioni verso la Cina, mentre il mercato domestico e la Nuova Zelanda calano del 5% e l’Europa fa -9%.
    Le vendite per divisione rispecchiano il trend: Penfolds +24% a 557 milioni essendo soprattutto asiatica, Treasury America +41% perché è solo in America, tutto il resto -8%, che è poi la roba che volevano vendere.
    In termini di volume si passa da 10.8 a 11.2 milioni di casse, con i dati positivi di Penfolds (1.5m, +15%) e TWE America (3.4m +22% con DAOU) compensato dal calo della divisione Premium (6.3, -6%).
    I margini salgono dal 23% al 25% a livello operativo grazie al mix del fatturato che si sposta verso Penfols (45% da 42%) e America (25% da 21% l’anno scorso), ma anche dai migliori margini delle due divisioni chiave dell’azienda, come vedete tra parentesi.
    La struttura finanziaria di TWE resta sul limite alto della forchetta 1.5-2.0 volte l’EBITDA che il management si è prefisso, con un debito di 1.87 miliardi di dollari australiani, parti a 2.0x l’EBITDA. Nel corso del semestre l’azienda ha avuto una ottima generazione di cassa “mangiata” dalla distribuzione agli azionisti (154 milioni più 17 di buyback) e dalla svalutazione del dollaro australiano che ha avuto un impatto piuttosto importante sulla traduzione dei debiti in dollari americani.

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    Le superfici vitate bio nel mondo – dati 2022 FiBL & IFOAM

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    È tempo di aggiornare i dati sulla viticoltura biologica nel mondo, che secondo il rapporto FiBL & IFOAM ha raggiunto i 562mila ettari nel 2021 (+10%, ivi comprese le aree in conversione), con una decisa accelerazione rispetto al 2021, quando invece si era registrato un dato stabile. Considerando il graduale calo della superficie vitata mondiale, il rapporto tra superficie bio e superficie totale sale all’8.3% dal 7.5% dell’anno precedente.
    La seconda notizia che traiamo dal rapporto è che per la prima volta la superficie bio francese supera quella spagnola (157mila ettari contro 150mila) e diventa la prima nazione del mondo in questa categoria.
    L’Italia nel rapporto viene accreditata di 128mila ettari. Dai dati del SINAB che analizziamo ogni anno sappiamo che questo dato è in realtà riferito al 2021 e non al 2022, anche se si tratta di una grandezza piuttosto accurata, visto che nel 2022 erano cresciuti soltanto marginalmente a 135mila ettari (e a 135mila erano rimasti anche per l’anno successivo).
    Passiamo a una breve analisi dei dati, con la tabella riassuntiva (anche nella sezione Solonumeri) e i grafici.

    La superficie bio mondiale nel 2022 è cresciuta del 10% circa a 562mila ettari secondo il rapporto pubblicato da FiBL & IFOAM.
    La nazione con la maggior superficie bio è diventata la Francia con 157mila ettari, corrispondenti al 21% della superficie totale (136mila ettari e 18% nel rapporto del 2021).
    La Spagna è passata al secondo posto con 150mila ettari e il16% del totale, quando nel 2021 era a 142mila ettari e il 15% del totale.
    La terza grande nazione è l’Italia, con 127mila ettari e una quota del 18% sul totale (103mila e 15% nel rapporto 2021). Nella classifica vengono poi Cina e USA. Il dato americano è piuttosto strano, essendo passato da 27mila a 17mila ettari nel giro di un anno…
    Se ci concentriamo soltanto sull’area convertita e escludiamo quelle in conversione la classifica cambia in modo piuttosto radicale (vedere grafico annesso), in quanto la Spagna torna davanti con 113mila ettari, l’Italia diventa seconda con 104mila e la Francia diventa terza con 90mila ettari.
    I dati sulle vigne in conversione sono piuttosto incompleti. Se guardiamo il potenziale, la Francia ha 67mila ettari in conversione contro il 26mila della Spagna e il 24mila dell’Italia.
    In termini di penetrazione sul totale della superficie vitata, se escludiamo Belgio e Polonia che per valori assoluti non fanno testo, dobbiamo segnalare che è l’Austria la nazione con la superficie bio più significativa in termini relativi (21%) davanti alla Francia e alla Svizzera.
    Vi lascio alla tabella e ai grafici.

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