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Advini – risultati primo semestre 2018

Il percorso di Advini continua ad essere accidentato. Sebbene ci siano dei segnali di miglioramento, con il continuo incremento delle vendite di prodotti propri rispetto a quelli distribuiti e l’espansione estera, il mercato francese è stato particolarmente negativo nei primi 6 mesi dell’anno. Le vendite sono scese sia nel canale tradizionale che, come di solito, nella grande distribuzione e a poco sono serviti i progressi nelle vendite online. Quindi, un semestre ancora una volta di vendite poco più che stabili, di utili anemici in calo e indebitamento in crescita. Tanto che il management ha cominciato a considerare di vendere alcune attività ritenute non strategiche per ribilanciare la situazione. Il progetto 2020 sembra dunque lontano, sia a livello di vendite che di margini. Il mercato borsistico non gradisce: la quotazione delle azioni è scesa da 35 a 32 euro nel corso dell’anno per un valore borsistico di circa 120 milioni di euro, quindi uno per l’altro allineato a quello di Masi. Anche nel lungo termine la lettura per gli azionisti non è positiva: 5 anni fa il titolo stava a 31 euro, quindi gli unici benefici sono venuti dai dividendi. Ma per ora concentriamoci sui dati del primo semestre 2018.

  • Le vendite sono cresciute dell’1% a 119 milioni di euro, con un calo del fatturato domestico del 4% circa a 61 milioni, che a sua volta si compone di una riduzione del 6% nel canale della grande distribuzione, del 5% del canale tradizionale e di una crescita del canale digitale/ecommerce del 10%. Le vendite estere sono invece cresciute del 7% e stimiamo rappresentino ora quasi la metà del totale.
  • Unico dato positivo è quello dei marchi propri che sono cresciuti del 4% a 44 milioni di euro, quindi il 37% del totale e che rappresentano ora il 72% dell’EBITDA totale.
  • I margini sono molto bassi: a livello EBITDA nonostante il miglioramento del mix Advini resta sotto il 6%, e dopo aver spesato i crescenti ammortamenti si scende sotto il 2%. Certamente un livello non soddisfacente anche in relazione alla crescita costante del capitale investito, che ormai ha raggiunto quota 280 milioni, non solo a causa delle acquisizioni in Sud Africa, ma anche per via del capitale circolante.
  • La struttura finanziaria si appesantisce ulteriormente con 178 milioni di debito (da 162 milioni di 12 mesi fa e 168 milioni di fine 2017), ormai un po’ troppo anche considerando il valore di mercato di 120 milioni di euro, che accentua dunque il rischio finanziario per gli azionisti. I quali azionisti per supportare la strategia di crescita esterna del gruppo sono anche rimasti a bocca asciutta in termini di dividendo…
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