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Australia – esportazioni di vino 2017

Ancora tanta tanta Cina nella storia recente del vino australiano. Questa è la semplice e univoca considerazione che emerge dai dati di UN Comtrade che qui analizziamo oggi. Di 2.6 miliardi di dollari australiani di vino esportato, quasi 1 miliardo vengono proprio dalla Cina e da Hong Kong. Il 37% del totale contro il 17% di 5 anni fa, una crescita del 50% nel 2017 (60% soltanto per la Cina). Se togliessimo la Cina, encefalogramma piatto: +1% sull’anno (contro +14% riportato in valuta locale), +1% sugli ultimi 5 anni (+7% riportato nel totale). Resta poco altro da dire, se non che questa crescente dipendenza da un singolo mercato può rappresentare un rischio, soprattutto in un periodo di forti incertezze sul commercio mondiale – e con questo mi riferisco naturalmente alla recente tendenza di costruire barriere protezionistiche. Che un giorno o l’altro potrebbe anche colpire il settore del vino: d’altronde che cosa hanno a che fare le Harley Davidson oppure il Bourbon con la battaglia sui dazi all’acciaio promossa dagli USA? Passiamo ai dati.

  • Le esportazioni di vino australiano toccano quota 2.6 miliardi di dollari australiani, che corrispondono a nostri 1.8 miliardi di euro. Il mix esportativo si è leggermente spostato verso i vini imbottigliati, che rappresentano l’80% del totale a valore, contro il 79% del 2016 e il 74% di 5 anni fa. In altre parole si sta riassorbendo il problema dell’eccesso di export di vini sfusi. In termini di crescita, come abbiamo detto sopra il ritmo annuo è del 14%, quello dei 5 anni è del 7% annuo, praticamente interamente spiegato dalla Cina/Hong Kong.
  • In termini di volumi, le recenti buone vendemmie hanno portato a un incremento significativo, quasi 8.2 milioni di ettolitri, pari a +7% sul 2016. La quota in volume dei vini sfusi, 4.25 milioni di ettolitri è sempre preponderante, ma sta mano a mano calando.
  • Dietro il mercato cinese di cui abbiamo detto (829 milioni nel 2017 più 144 di Hong Kong, +60% e 7% rispettivamente), troviamo ancora i tre storici mercati, quelli anglosassoni: USA, -3%, Regno Unito 0% e Canada, -4%. Questi numeri vi dicono più di mille parole e all’incirca la medesima evidenza (tra +1% e -3%) emerge allargando lo sguardo al periodo 2012-2017.
  • La crescita avviene quasi esclusivamente in Asia/Oceania: in Nuova Zelanda per esempio, +5% a 87 milioni, a Singapore, +10% a 81 milioni. In tutti gli altri casi, se allargate lo sguardo nella tabella vedrete che le esportazioni dell’Australia sono a un livello dove c’erano già state in passato. Più che di crescita si dovrebbe quindi parlare di “recupero”.
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