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    Utili, margini e ritorno sul capitale delle principali aziende vinicole – dati Mediobanca – aggiornamento 2022

    Dopo esserci occupati di chi fattura di più e di chi ha un maggior valore aggiunto continuiamo oggi la nostra analisi dei dati di Mediobanca Research scendendo nel conto economico. Analizziamo cioè chi fa più soldi, sia rispetto a quanto è il fatturato, sia rispetto a quanto è stato investito nell’azienda, almeno da un punto di vista contabile (talvolta le poste di bilancio derivano da rivalutazioni e non veri investimenti). Ad ogni modo, in queste classifiche ovviamente dovremmo escludere le cooperative, che sono in una posizione diversa, avendo come scopo la massimizzazione del ritorno per i soci attraverso il costo del venduto. Come vedete dal grafico qui sotto, chi “vince” dal punto di vista del rapporto tra utile (operativo) e vendite sono Antinori, Frescobaldi e Santa Margherita, mentre chi vince dal punto di vista del ritorno sul capitale sono Bottega, Santa Margherita di nuovo e Mionetto. Più in generale le aziende (30) che analizziamo nel rapporto hanno avuto un fatturato di 5.6 miliardi di euro, un valore aggiunto di 1.2 miliardi (il 21.8% delle vendite contro il 22.4% del 2021) e un utile operativo di 421 milioni, pari al 7.5% del fatturato, di nuovo leggermente sotto il 7.8% dell’anno scorso. Passiamo a una breve analisi dei dati, ricordandovi che nella sezione Solonumeri trovate i dati azienda per azienda degli ultimi anni.

    Se guardiamo ai margini, le aziende più verticalmente integrate ovviamente hanno i risultati migliori. Antinori guida con un valore aggiunto su vendite del 64% e un margine operativo del 33%, entrambi superiori al 2021 quando le rivalutazioni e l’impatto COVID (validi entrambi un po’ per tutti) avevamo determinato una diluuzione. Seguono Frescobaldi e Santa Margherita, con un margine operativo del 31% e 26% rispettivamente, poi si scende all’11% di Masi e qui troviamo tutti gli altri.
    Dal punto del ritorno sul capitale investito, non è più Antinori a guidare la classifica ma bensì Santa Margherita, che combina una forza commerciale importante con un livello di integrazione verticale inferiore, il che limita l’ammontare del capitale investito. Il suo ritorno sul capitale, salvo il 2020 è stato nell’intorno del 16-18% negli ultimi anni. Su un livello simile troviamo Bottega, che però ha dei numeri in valore assoluto piuttosto esigui. Ad ogni modo, nel 2022 è riuscita a generare 6.5 milioni di utile operativo con 41 milioni di capitale investito e quindi sta intorno al 16%. In doppia cifra in termini di capitale investito troviamo poi Mionetto, Frescobaldi, Pasqua, Villa Sandi e Schenk Italia.
    Vi lascio ai numerosi grafici e tabelle.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Classifica fatturato e valore aggiunto delle aziende vinicole italiane 2022 – fonte: Area Studi Mediobanca

    Mediobanca Research ha pubblicato l’elenco delle principali aziende italiane con i dati finanziari da cui noi ricaviamo questa “classifica”, aggiornata oggi al 2022. L’insieme di queste 30 aziende vinicole di cui riportiamo i dati di fatturato e valore aggiunto oggi hanno avuto un ottimo 2022, come avete anche potuto leggere su queste pagine nei commenti ad-hoc dei bilanci. Se le mettiamo insieme il fatturato cuba circa 5.6 miliardi di euro, +14% sul 2021, e il valore aggiunto 1.2 miliardi di euro, +11%, a segnalare l’impatto dell’inflazione più forte sui costi che sul fatturato. Come vedremo nei prossimi giorni però i costi del personale e gli investimenti sono cresciuti molto meno e quindi hanno consentito un deciso miglioramento dei margini. La classifica del fatturato è sempre guidata da Cantine Riunite GIV e da Caviro, anche se con il 2022 si sono “compiute” le combinazioni di Argea (che crescerà ancora) e di Italian Wine Brands, entrambe nell’intorno dei 400 milioni di fatturato. La classifica del valore aggiunto è da sempre il regno di Antinori e lo sarà sempre di più in futuro con l’integrazione di Stag’s Leap. Come potrete notare le crescite di valore aggiunto più marcate sono state quelle delle aziende integrate (Antinori, Frescobaldi, Lunelli, in parte Santa Margherita) avendo subito meno l’incremento delle materie prime. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    Se guardiamo al valore aggiunto, le principali aziende vinicole italiane sono Antinori, Santa Margherita, Frescobaldi, Argea e Caviro. Se escludiamo le cooperative la crescita nel 2022 è stata ben superiore al 10% per tutte e, allargando l’orizzonte al medio termine, nell’intorno del 10% annuo, con l’eccezione di Argea (Botter al tempo) che viaggia vicina al 20% ma con un deal molto importante. Riteniamo questa la vera rappresentazione della classifica delle aziende vinicole italiane, molto più significativa di quella del fatturato.
    Se passiamo al fatturato, come dicevamo sopra Cantine Riunite GIV si avvicina a 700 milioni di euro, +10%, Argea diventa la seconda cantina con 425 milioni di fatturato a +43%, Caviro diventa terza a 417 milioni, +7%, Poi viene Italian Wine Brands con 391 milioni e +25% (grazie a un pezzo di acquisizione, come per Argea) e Antinori figura al quinto posto per fatturato con 322 milioni e una crescita del 21%.
    Le crescite del fatturato dei leader nel medio termine (5 anni annualizzato) sono del 3% circa per Cantine Riunite e GIV, del 19% per Argea (ma c’è dentro il raddoppio dell’acquisizione), del 7% per Caviro, del 21% per IWB (anche qui compresa super acquisizione) e dell’8% circa per Antinori e CAVIT. Segnalerei anche il +9% annuo di Santa Margherita, che mi sembra un dato particolarmente positivo.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici animati.

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    I risultati delle aziende produttrici di spumante – aggiornamento Mediobanca 2021

    La categoria degli spumanti è rappresentata da 52 aziende che nel 2021 avevano fatturato 2.4 miliardi di euro, con una crescita il oltre il 20%, più che recuperando il calo del 5% del 2020. La forte crescita del fatturato non è soltanto una questione di export ma anche di mercato italiano, in uscita dal Covid. In un arco di 5 anni, comunque, le vendite sono cresciute mediamente del 6% annuo (incluso la “digestione” del pessimo 2020), che si compone di un +7% all’estero e un +5.4% in Italia. Il post di oggi si focalizza in realtà più sul confronto con il totale del campione, per quanto potete trovare una tabella riassuntiva dei principali dati del segmento: in questo senso ovviamente le vendite crescono più velocemente ma i margini di profitto non sono più elevati della media (11% EBITDA su fatturato allineato a quello del campione). È invece più profittevole dal punto di vista degli investimenti, visto il ritorno sul capitale superiore all’8%, due punti percentuali sopra il 6.5% del totale campione Mediobanca. In altre parole non si guadagna di più in proporzione al fatturato ma si guadagna di più in proporzione a quanti soldi si sono messi nell’attività. Passiamo a un’analisi più dettagliata dei numeri. LEGGI TUTTO

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    I risultati delle aziende vinicole italiane (escluse cooperative) – aggiornamento Mediobanca 2021

    Il segmento delle aziende del campione Mediobanca (155 aziende escluse cooperative e a controllo estero) ha riportato dei record assoluti in termini fatturato e di margini. Le vendite sono in crescita del 18% a 5.8 miliardi contro il +10% delle cooperative e i margini del 14.5% a livello di EBITDA e 9.6% a livello di utile operativo (nonostante l’impatto delle rivalutazioni artificiali) sono i più alti da quando guardiamo ai dati (2003). Unica nota in un certo senso stonata è che a fronte di dati tanto buoni gli investimenti non siano in ripresa, fermi a circa il 5% del fatturato ossia leggermente meno del 5.5-6% medio degli anni pre-Covid. Come abbiamo osservato per il campione generale il miglioramento dei margini rispetto al 2019 è frutto della maggiore efficienza rispetto al costo del personale, cresciuto solo del 2% a fronte di un progresso del fatturato (2021 su 2019) del 14%. Ritornando a quanto dicevo nel post precedente sull’argomento, le tabelle di Mediobanca sui dati preliminari 2022 mostrano un calo di margini per molte delle maggiori aziende, dovuto alla ripresa dell’inflazione che ha colpito soprattutto le materie prime secche (così vengono chiamate il vetro, le etichette e via dicendo). Per il 2022 le indicazioni preliminari sono per un fatturato ulteriormente cresciuto del 10% (un po’ più per le cooperative anche per la differente chiusura mensile di alcune di esse), mentre per il 2023 le attese sono per un deciso rallentamento (+3-4%). Passiamo a una breve analisi dei dati. LEGGI TUTTO

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    I risultati delle aziende e cooperative vinicole italiane 2021 – Rapporto Mediobanca

    Ringrazio Mediobanca che ha reso disponibili anche per il 2023 il rapporto sul settore vinicolo, consentendoci in questa maniera di continuare la nostra analisi che ormai prosegue da diversi anni. Il 2021 è stato un anno speciale per il settore, vista la combinazione di un incremento fatturato tale da recuperare la “linea” di medio termine e un miglioramento dei margini su un livello superiore a quello del livello pre-Covid. Il clima positivo di molti mercati nell’uscita dal Covid ha più che compensato i problemi di inizio 2021. Le 255 aziende (con fatturato oltre 20 milioni di euro) hanno realizzato un fatturato di 10.7 miliardi di euro (+14% e +4.6% annuo dal 2016), un EBITDA di 1.2 miliardi di euro (+30% e +7% annuo dal 2016), per un margine dell’11% (14.5% se escludiamo le cooperative) e un utile netto di 503 milioni, +26% e +8% annuo dal 2016. Con un livello occupazionale in crescita del 3% (18800 nel 2021 per queste aziende), la produttività del lavoro migliora sensibilmente, mentre gli investimenti, seppur in crescita del 13% (500 milioni di euro) sono costanti in termini relativi a circa il 5% del fatturato. Nel 2022 suonerà una musica leggermente diversa, soprattutto per quanto riguarda i margini: infatti da qualche prima indagine appare evidente che salvo le eccezioni delle cantine molto integrate, l’inflazione avrà un impatto negativo, destinato potenzialmente a continuare anche quest’anno. Passiamo a un’analisi dei numeri. LEGGI TUTTO

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    I canali di vendita del vino e tipologia di etichette – indagine Mediobanca 2020

    L’analisi dei canali di vendita del vino in Italia del 2020 pone alcune discontinuità rispetto al passato. Per questo motivo, nei grafici e tabelle che seguono vedrete un “2019” e un “2019 new”. Le proporzioni della prima erano quelle pubblicate nel 2019, quelle della seconda sono le proporzioni riferite al 2019 pubblicate nell’analisi 2020 e, sperabilmente compatibili con le ultime. Alcune evidenze sono ovvie: nel 2020 cala la quota del canale della ristorazione (dal 18% al 13%) e crescono gli altri, tra cui la GDO (dal 35.5% al 38%) e la vendita diretta (+ 1 punto percentuale al 10.6%). Ma forse il dato più importante contenuto in questa analisi, che si basa sulle aziende del campione Mediobanca (vi ricordo: 240 aziende che fatturano in Italia 4.7 miliardi di euro) è quello relativo alla penetrazione del canale online. Nel 2020 secondo l’analisi il 2.6% delle vendite di vino è passato per internet, contro lo 0.9% del 2019. Di questo 2.6%, la vendita diretta è passata dal 0.7% all’1.2%, le piattaforme specializzate (quindi i vari Tannico e soci) dallo 0.2% all’1.2% e le piattaforme generiche (quindi multiprodotto) da niente allo 0.2%. Trovate un grafico specifico nel resto del post in proposito. Grazie e buona consultazione dei dati, che trovate nel resto del post. Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    I risultati delle aziende vinicole italiane (escluse cooperative) – aggiornamento Mediobanca 2019

    Vi presento oggi I dati 2015-19 (e rettificati quelli degli anni precedenti) relativi alle 143 aziende vinicole italiane escluse le cooperative e le società di proprietà estera, con fatturato di oltre 20 milioni di euro. Il fatturato cumulato del 2019 è pari a 5 miliardi di euro, stabile sul 2018 a fronte di un calo del 2.6% delle vendite italiane e di un incremento del 2% delle esportazioni. Come già abbiamo visto per il campione globale, i margini si sono ripresi dopo il calo del 2017-18, con un margine operativo tornato sopra il 9% per un utile operativo cumulato di 662 milioni di euro, +7%. La struttura finanziaria migliora, grazie a un debito stabile che determina un calo del rapporto sul MOL da 2.1 a 1.9 volte. Tabelle e grafici sono allegati di seguito nel post. Buona consultazione.Fonte: Area Studi Mediobanca Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Utili, margini e ritorno sul capitale delle principali aziende vinicole – aggiornamento 2019

    Proseguiamo l’analisi dei bilanci 2019 delle aziende vinicole tratti dal rapporto Mediobanca con la parte sugli utili, sui margini e sul capitale investito e sul ritorno generato. Come per il post precedente vi presento un grafico “dinamico” che mostra l’andamento del capitale investito contabile nel settore negli ultimi 15 anni. Potete notare che la leadership di Antinori in termini di valore aggiunto, utili e margini emerge da un costante reinvestimento degli utili che ha portato il capitale investito 2019 a oltre il doppio della seconda azienda italiana, Zonin (dopo aver incamerato le tenute di famiglia nell’azienda). Antinori dunque guida queste classifiche da anni, con un valore aggiunto sul fatturato superiore al 60% (quindi “fa in casa” molto di quello che fattura) e un margine quindi superiore al 30%, contro il 23-24% di Santa Margherita e Frescobaldi, che seguono. Antinori ha un buon ritorno sul capitale ma da questo punto di vista non rappresenta il livello più elevato in Italia : il suo 10% è superato da Santa Margherita ma anche da diverse altre aziende vinicole con strutture più snelle come Martini, Botter, Villa Sandi e Enoitalia (giusto per citarne alcune).

    Come accennavamo l’altro giorno, il 2019 è stato un anno di miglioramento dei margini più che di incremento delle vendite. Il valore aggiunto totale del campione delle aziende qui esposte ha generato 1050 milioni di valore aggiunto su 4.8 miliardi di vendite, quindi con un margine del 22% circa, quando invece nel 2018 i margini unitari erano leggermente calato. Il miglioramento si è ribaltato anche sull’utile operativo, cresciuto a 384 milioni di euro, oltre il 10% rispetto all’anno precedente e con un margine che si avvicina all’8% delle vendite, il livello decisamente più elevato degli ultimi anni.
    Come vedete dalle classifiche, Antinori è largamente davanti a tutti in termini assoluti e in termini relativi alle vendite, seguita da Santa Margherita e da Frescobaldi. Nella classifica di quest’anno entra anche Farnese vini, ora recensita da MBRES.
    Vi lascio alle tabelle e alle classifiche, facendovi notare come sempre le due matrici, che mostrano il posizionamento delle aziende in termini di  margine operativo (quanto del fatturato resta come utile) contro ritorno sul capitale (quanto rende l’investimento nell’azienda) e il ritorno sul capitale rispetto al valore assoluto del capitale investito. In questa seconda tabella, che trovate subito sotto il blocco di testo verde, potete apprezzare come alcune aziende con un ritorno molto elevato in realtà hanno un capitale investito molto limitato, il che implica un risultato operativo in valore assoluto limitato.
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