Su suggerimento di un assiduo e attento lettore del blog, introduciamo oggi una nuova azienda a quelle che analizziamo: Fantini Wine Group. FWG era Farnese vini fino a quando l’azienda è stata ceduta nel 2020 a un fondo di private equity Platinum Equity che ne detiene l’80% (con la restante parte divisa tra membri della famiglia Sciotti e Cordusio Fiduciaria). Come vedrete dai numeri l’operazione è stata sostanzialmente finanziata dall’azienda medesima, quindi attraverso una operazione cosiddetta di leverage buy-out: mi compro una cosa usando i soldi della cosa stessa. Molte volte si tratta di operazioni “negative” per le aziende (un caso sopra tutti gli altri nel nostro paese: Telecom Italia ora chiamata TIM, spolpata negli ultimi 20 anni), altre volte sono l’inizio di un processo di sviluppo positivo. Nel caso di FWG, bisogna dire che l’azienda partiva da una struttura finanziaria molto sana e a fine 2021 comunque il livello di indebitamento di 72 milioni di euro corrispondeva a circa 4 volte l’EBITDA che è un rapporto decisamente sostenibile. Di più, va riconosciuto che dopo il cambio di proprietà l’azienda ha fatto il contrario di quello che di solito succede in questi casi: ha cioè aumentato gli investmenti (oltre a mettere il naso fuori dall’Italia con una piccola acquisizione in Spagna). Fatta questa lunga premessa, mettiamo giù qualche numero: le vendite 2021 sono state di 91 milioni di euro, quasi completamente realizzate all’estero e nell’ambito del vino confezionato, un utile operativo di quasi 13 milioni, con un ottimo margine del 14% e un utile netto di 6 milioni di euro. Qualche dettaglio in più nel proseguio del post.
- Le vendite in Italia sono 3 milioni di euro, quindi residuali. Il mercato principale del gruppo è l’Europa, che rappresenta il 71% del fatturato, seguito dalle Americhe con il 14% e dall’Asia con il 10%.
- I margini sono piuttosto interessanti, considerato che non figurano particolari attività biologiche (vigneti) nel bilancio. Come vedete il valore aggiunto è intorno al 28% delle vendite, l’EBITDA è al 20% e l’utile operativo al 14% del fatturato. Tutti indicatori sostanzialmente allineati al 2019, il che significa che il gruppo è riuscito a mantenere la profittabilità rispetto al periodo pre-Covid, con un fatturato che è passato da 76 a 90 milioni di euro.
- Come si dice nel bilancio gli investimenti sono cresciuti per le nuove strutture industriali di Ortona, per un totale di 6 milioni di euro nel 2021, mentre il capitale circolante ha visto un sensibile incremento del magazzino per l’approvvigionamento di materie prime in vista dei problemi che si sono poi verificati nel 2022. L’indebitamento finanziario netto di 72.5 milioni è in miglioramento di 1.6 milioni rispetto al 2020.
- Per quanto riguarda il 2022, alla data del bilancio (Maggio 2022) il gruppo ha comunicato le vendite del primo trimestre, in crescita del 7.6% sul 2021.
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