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    I dati finanziari cumulati del settore vino 2023 – Rapporto Mediobanca

    Il rapporto sul settore del vino prodotto da Area Studi Mediobanca è da sempre un punto di riferimento e un appuntamento fisso del blog per il rigore e la completezza dell’analisi. Ringrazio Gabriele Barbaresco e il suo gruppo di lavoro (che ho recentemente conoscuito di persona) per averlo condiviso anche quest’anno. In questo post analizziamo i dati cumulati di 255 aziende vinicole con oltre 20 milioni di fatturato, seguiranno quelli delle aziende non cooperative e delle aziende specializzate nel segmento degli spumanti.
    Dopo il balzo del 2022, nel 2023 il fatturato delle aziende vinicole italiane non è cresciuto (-0.1%), anche se il calo dei costi delle materie prime ha consentito un robusto miglioramento del margine industriale (di quasi 1 punto percentuale). Il risultato finale è di un utile netto in calo, eroso scendendo nel conto economico dall’aumento del costo del personale (+646 addetti, +4% il loro costo), degli ammortamenti (+4.6%) ma soprattutto degli oneri finanziari (maggiore debito per via di investimenti e acquisizioni).
    Anche dal punto di vista finanziario, dopo anni estremamente virtuosi, il debito e i rapporti di indebitamento crescono (2.8x debito netto su MOL da 2.3x), per via dell’aumento delle scorte, dei maggiori investimenti (e riteniamo acquisizioni).
    Cosa dice il rapporto sul 2024? Beh, i dati preliminari parlano di un altro anno con vendite stabili, anche se le previsioni indicano un miglioramento più deciso dei margini, che consentirebbe un incremento degli utili del 10% circa.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata dei dati con tabelle e dati.

    Le vendite delle 255 aziende (di cui 82 cooperative, 154 aziende italiane e 19 estere) sono rimaste stabili a 11.7 miliardi, con un perfetto bilanciamento Italia-estero entrambi a 5.8-5.9 miliardi.
    I margini sono leggermente cresciuti, con un incremento del valore aggiunto del 4.3% a 2.28 miliardi di euro, per un margine del 19.5%. Con un incremento del costo del personale del 4.3% (addetti +3.3% a 20487), il MOL (o EBITDA in senso lato) è cresciuto del 4.3% anch’esso a 1.23 miliardi, mentre l’incremento degli ammortamenti del 4.6% ha portato l’utile operativo a un +4% a 722 milioni di euro, per un margine del 6.2% rispetto al 5.9%, ancora sotto il 6.6% “record” del 2021. La voce più negativa è quella degli oneri finanziari, praticamente raddoppiati, che si sono mangiati la crescita dell’utile operativo, portando a un utile netto di 412 milioni, in calo del 19% sul dato del 2022.
    Passando alla parte finanziaria, il debito finanziario netto cresce in modo marcato, da 2.7 a 3.4 miliardi di euro, passando da 0.28 a 0.34 volte il patrimonio e da 2.3 a 2.8 volte l’EBITDA. Sebbene si tratti di rapporti molto moderati, soprattutto considerando la dotazione fondiaria dell’attività, si tratta del primo cambio di tendenza da diversi anni. Oltre all’aumento del capitale circolante (soprattutto legato alle scorte di magazzino, da 3.2 a 3.6 miliardi di euro), si è registrato un incremento degli investimenti (da 591 a 665 milioni di euro, dal 5% al 5.7% del fatturato), anche legato al crescente consolidamento del settore.
    Bene, vi lascio alle tabelle e ai grafici.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Germania – produzione vino e superfici vitate 2023

    Oggi sfruttiamo i dati molto precisi forniti dal Deutsches Weininstitut GmbH per un’analisi approfondita della produzione vinicola tedesca del 2023. Il 2023 è stato un anno quasi allineato alla media produttiva storica, 8.6 milioni di ettolitri contro 8.7, anche se la produzione della categoria più pregiata di vini (Prädikatswein, ossia i nostri DOCG) è rimasta come negli anni precedenti un po’ sotto la media storica: i 2 milioni di ettolitri prodotti sono “soltanto” il 24% del totale. La maggior parte dei vini tedeschi resta nella categoria (Qualitätswein, che corrisponde alla nostra DOC), che rappresentano il 73% della produzione totale e si caratterizzano per la possibilità di aggiungere zucchero per correggere il grado alcolico. Come vedremo dall’evoluzione della superficie vitata, la Germania continua a “girare” verso i vini bianchi e a far crescere un pochino il totale degli ettari, segno che il cambiamento climatico sta aiutando la produzione vinicola nel paese. Il Riesling resta il principale vitigno, ma la moda sta ora spingendo i nuovi impianti verso il Pinot Grigio e Bianco e lo Chardonnay.Ah, ultima annotazione: i dati preliminari della produzione 2024 (OIV) indicano 8.1 milioni di ettolitri, ossia un dato del 7-8% circa inferiore alla media storica.Tutte le tabelle e ulteriori dettagli nel resto del post.
    PS Neretti inseriti dall’intelligenza artificiale

    La superficie vitata è cresciuta marginalmente a 103687 ettari (+296 ettari). I vitigni bianchi hanno registrato un aumento significativo di 626 ettari (+0.9%) a 71400 ettari, soprattutto grazie a varietà come il Grauburgunder (+278 ha – Pinot Grigio) e il Weißburgunder (+137 ha – Pinot Bianco) che continuano a crescere. Anche lo Chardonnay (+181 ha) mostra un incremento rilevante, mentre sono stabili i dati del Riesling, che resta il principale vitigno (non solo bianco) nel paese. In costante calo il Muller Thurgau (-232 ha). I vitigni rossi continuano invece a calare, -329 ettari (-1,01%) a 32310 ettari. Vitigni tradizionali come il Dornfelder (-194 ha) e il Regent (-53 ha) hanno subito cali marcati, mentre varietà come il Spätburgunder (Pinot Nero) sono rimaste quasi stabili (+7 ha).
    Passando alla produzione, l’evoluzione del vigneto si ribatte sulla produzione di vino, con i vini bianchi che continuano a guadagnare quota, raggiungendo il 68% della produzione totale e l’83% della produzione dei Prädikatswein. Nello specifico la Germania nel 2023 ha prodotto 9 milioni di vino bianco (quasi invariato sul 2022 ma l’8% sopra la media storica) e 2.7 milioni di ettolitri di vino rosso (-10% sul 2022 e del 15-16% sotto la media storica).
    La produzione di vini di alta qualità è come dicevamo soprattutto relativa ai vini bianchi, 7 milioni di ettolitri contro 357mila per i vini rossi.
    Vi lascio ai grafici e alle tabelle.

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    Germania – mercato e consumi di vino – aggiornamento 2023

    [PS su suggerimento di un lettore ho fatto mettere alcuni grassetti nel testo dall’intelligenza artificiale, lasciando il mio testo invariato]
    L’evoluzione del mercato tedesco delle bevande alcoliche ha mostrato un significativo deterioramento nel 2023, secondo i dati recentemente comunicati dal Deutsches Weininstitut GmbH nel suo rapporto annuale. Il consumo di bevande alcoliche è calato del 4% rispetto al 2022, toccando quota 115 litri pro-capite, con soltanto vini spumanti e superalcolici virtualmente stabili e perdite importanti sia per il vino fermo che per la birra.
    Un aspetto importante da considerare è che i vini italiani si stanno facendo valere, all’interno di un consumo di vini esteri in calo leggermente meno marcato rispetto a quelli locali. Questi ultimi sono molto esposti al segmento dei bianchi, che stranamente non guadagna terreno in Germania. Più nel dettaglio, il vino italiano rappresenta il 18% del volume consumato e il 19% del valore, ben oltre l’11% dei vini francesi e spagnoli. Inoltre, la vendita attraverso la distribuzione moderna (discount e GDO) comincia a perdere quota a favore del segmento online e della vendita diretta.

    Analisi dettagliata dei dati principali

    Il consumo di bevande alcoliche cala da 120 a 115 litri pro-capite, calcolato su una popolazione di circa 83 milioni di tedeschi.
    Di questi:

    88 litri sono birra (-4% sul 2023 e -12% rispetto al pre-Covid 2019).
    19 litri sono vino (-5% sull’anno scorso), ma stabile rispetto agli anni precedenti, quando oscillava tra 20 e 21 litri pro-capite.
    3,2 litri di vino spumante, dato invariato rispetto all’anno scorso.
    5,1 litri di superalcolici, sostanzialmente stabili (-2%, ma potrebbe essere un arrotondamento).

    Il consumo di vino locale cala del 7% a 8 litri pro-capite, mentre quello di vino estero perde il 2-3% a 11 litri pro-capite. Complessivamente, si stima un consumo totale di circa 16 milioni di ettolitri (19 litri per 83 milioni di persone).

    Consumo per colore

    La ripartizione del consumo per colore è invariata rispetto all’anno scorso:

    40,6% bianco
    12,9% rosato (in lieve crescita rispetto al 12,6% del 2022)
    46,5% rosso (era 46,9%)

    Per i vini tedeschi nello specifico:

    59% bianco (era 58,6%)
    29,8% rosso (era 30,3%)
    11,2% rosato

    Evoluzione dei canali di vendita

    Il canale online è in crescita: passa dall’11% al 13% del totale (includendo anche le quote della GDO).
    I discount (37%) e la GDO (27%) mostrano un leggero calo.
    La vendita diretta guadagna un punto percentuale arrivando al 10%, sebbene alcuni dati possano essere soggetti ad arrotondamenti.

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    Sud Africa – produzione di vino e superfici vitate, aggiornamento 2023

    Dopo un paio di anni di assenza torniamo a parlare del settore del vino sudafricano, grazie ai dati annualmente condivisi da Sawis. Il settore del vino locale è in calo da qualche anno ormai, nonostante un mercato interno piuttosto interessante. I dati di produzione del 2023 sono in calo del 10% e dell’11% circa sotto la media storica, le esportazioni sono scese quasi del doppio, sulla soglia dei 3 milioni di ettolitri nel 2023 e lentamente la superficie vitata cala, -2% nel 2023. Oggi il Sud Africa ha 88mila ettari di vigna contro 101mila del 2010. Poche le eccezioni relativi a vitigni non in calo nella lista: il Sauvignon Blanc tra i bianchi e il Pinotage tra i rossi.
    Cosa commentare… beh, il Sud Africa in un mondo che si muove verso volumi molto più contenuti e prezzi molto più alti (sinonimo di prodotti di altissima qualità) non è in una posizione favorevole. Le sue varietà dominanti, lo Chenin Blanc tra i bianchi e il Pinotage tra i rossi non mi sembra si siano imposte nel contesto internazionale, anche se la mia visione è quella di “italiano che beve soprattutto vini italiani e francesi”. Ci sono però un paio di punti a favore del Sud Africa: la produzione è sbilanciata verso i vini bianchi, pur non avendo una tradizione spumantistica, e il consumo interno è importante (vicino a 5 milioni di ettolitri sugli 8-9 normalmente prodotti), il che potrebbe proteggere l’industria vinicola.
    Passiamo a commentare qualche numero con tutte le tabelle e i grafici.

    Nel 2023 il Sud Africa ha prodotto 7.8 milioni di ettolitri di vino, in calo del 10% sul 2022 e dell’11% sulla media degli ultimi anni.
    I vini banchi rappresentano la parte principale della produzione, 5.1 milioni di ettolitri nel 2023, su una base ampelografica di 48mila ettari. Di questi 16mila sono di Chenin Blanc (in calo negli ultimi anni), 10mila di Sauvignon Blanc (in crescita), 9mila di Colombard (in forte calo) e circa 7mila di Chardonnay.
    La porzione dei vini rossi di circa 2.7 milioni di ettolitri, prodotti su circa 40mila ettari di vigneto, con Cabernet Sauvignon e Shiraz per 9mila ettari ciascuno (in calo, soprattutto il primo, negli anni scorsi), e 7mila ettari di Pinotage, che resta una bandiera per il Sud Africa, con una superficie vitata stabile.
    Dal punto di vista dei mercati di sbocco, i dati mostrano una difficoltà nelle esportazioni, scese a 3 milioni di ettolitri nel 2023, -21%, e di un mercato interno quasi stabile a 4.6 milioni di ettolitri, ma molto sopra i dati del passato. Per intenderci, i consumi erano di 3.5 milioni di ettolitri nel 2010 e 4.2 milioni nel 2015. È questa forse la particolarità più importante del Sud Africa: un prodotto forse non adatto ai mercati internazionali, ma adatto al mercato interno, che ha una dinamica superiore a quella di molti altri paesi.

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    Sula Vineyards – presentazione e risultati 2023

    Curiosando qua e là durante le vacanze di Natale sono incappato in questa azienda indiana che produce vino che si è quotata un paio di anni fa: Sula Vineyards. Prima di entrare nei dettagli bisogna fare una premessa corposa sull’India, perché è una nazione fuori dal nostro contesto. Potrei partire parlandovi della dinamica e dimensione demografica, 1% di crescita della popolazione annua circa (ma oltre il 2% quella della popolazione urbana) per 1.5 miliardi di persone – ossia una nuova Lombardia ogni anno -; potrei menzionarvi un mercato delle bevande alcoliche da 1.2 miliardi di casse dove il vino contribuisce soltanto 4 milioni; infine, devo spiegarvi come “danno i numeri” gli indiani, visto che usano una unità di misura “INR crore” – che usiamo in tutti i grafici – che significa “10 milioni di Rupie”. Quindi quando leggete vendite di 609 INR Crore, state leggendo 609 decine di milioni di Rupie, ossia 6,090 milioni di Rupie, che sono poi 6.09 miliardi di Rupie che diviso il cambio con l’euro di circa 90 fanno circa 68 milioni di euro.
    Se vi interessa l’articolo continua…

    Fatte queste premesse, passiamo a Sula, che produce 1.1 milioni di casse di vino che… considerando le 4 che fa tutto il mercato sono tante. Essenzialmente Sula probabilmente rappresenta il 25-30% del mercato totale e, si legge nel bilancio, oltre il 60% del vino prodotto localmente.
    A differenza di quanto succede dalle nostre parti, il vino è in forte crescita e di moda, in un mercato dominato dagli spiriti e dalla birra. Sula non vende solo vino (“own brands”) ma fa anche “wine tourism”, per circa il 10% del fatturato. La quota di vini che loro chiamano “Elite&Premium” è in costante crescita, dal 68% al 75% del fatturato in qualche anno.
    L’azienda si è quotata alla borsa locale un paio di anni fa e ha un valore in borsa di circa 335 milioni di euro; considerando il debito di circa 25 milioni di euro, si arriva a 360 milioni di valore d’impresa. Confrontati con i 20 milioni di EBITDA che ha realizzato nel 2023 (marzo 2024), margine del 30%, tratta a 18 volte l’EBITDA, ossia un multiplo ormai sconosciuto dalle nostre parti. Come mai? L’azienda cresce, ha margini alti… è in India.

    Venendo ai numeri, come vedete le dimensioni sono piuttosto modeste rispetto alla dimensione potenzialmente gigantesca del mercato, dicevamo circa 13 milioni di bottiglie, con un buon valore per bottiglia (4.5 euro) escludendo la parte del turismo, che danno un fatturato di circa 60 milioni di euro. Il fatturato diventa poi 67 includendo proprio la parte turismo, dove comunque non scherzano con oltre 100 camere, 435mila visitatori nelle cantine e 172mila degustazioni.
    I margini sono eccellenti, frutto anche di una buona integrazione nella parte agricola (1120 ettari, probabilmente a coprire tra la metà e i due terzi della produzione di vino), oltre che della domanda in crescita che porta a dei buoni prezzi di vendita. Quindi il margine sulla produzione viaggia intorno al 70%, l’EBITDA al 30% e l’utile operativo al 20%. Utile netto 2023 di 93 INR Crore, che sono poi 10 milioni di euro, pari al 15% del fatturato.
    Per concludere, struttura finanziaria ribilanciata dopo la quotazione in borsa, con un debito che sta intorno a 1.2 volte l’EBITDA.

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    Purcari Wines – analisi di bilancio 2023

    Introduciamo oggi una nuova azienda vinicola quotata nel raggio di azione del blog. Si tratta di Purcari Wines, attiva in Est Europa con base principale in Romania, quotata nel mercato locale da qualche anno, con un fatturato atteso di circa 400 milioni di RON locali (80 milioni di euro) e un utile netto di 60 (12 milioni di euro). La sua valutazione borsistica è oggi intorno ai 600 milioni di RON (120 milioni di euro), che corrispondono a circa 10 volte gli utili attesi 2024 e 5.5 volte l’EBITDA.
    La ragione per analizzarla è che è un’azienda in forte crescita (fenomeno raro nel settore del vino…), che cercherà nei prossimi anni di uscire dai suoi confini (attualmente circa il 70% delle vendite è concentrato in Romania e Moldavia) per aggredire i mercati internazionali. L’ambizione di crescita è stata delineata lo scorso ottobre in un evento dedicato agli investitori in cui sono stati dai gli obiettivi al 2027, dopo che l’azienda ha dismesso una linea di attività non vinicola che rappresentava l’8% delle vendite e il 4% degli utili: vendite in crescita a circa 600 milioni di RON (quindi il 50% in più in 3 anni), utile netto previsto raddoppiare a 120 milioni di RON con un EBITDA di 210-230 milioni di RON dai 100 attesi nel 2024.
    Bene, passiamo a una breve analisi dei dati con grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite di Purcari Wines sono cresciute del 22% nel 2023 e in media del 16% dal 2019 al 2023. La Romania è stata la principale area di crescita, con un incremento annuo del 24% dal 2019 che l’ha portata a rappresentare quasi il 60% del fatturato totale e a costruire una quota di mercato del 13%. La Moldavia è il secondo mercato, con un peso del 16% del totale.
    Purcari lavora con 4 marchi. Purcari, che rappresenta il 56% delle vendite, Bostavan e Crama Ceptura il 15% circa ciascuno, Divin Baldar al 10%, oltre a un piccolo marchio Angel’s Estate che copre il 3%.
    L’azienda ha nel corso degli anni sacrificato i margini industriali per crescere. Si vede bene dalla tabella come il margine è calato dal 50% circa del 2019 al 42% del 2023. A livello di EBITDA e utile operativo è successo più o meno lo stesso, con l’EBITDA passato dal 33% al 27% e l’utile operativo dal 27% al 20%. Vero è che la crescita delle vendite è stata importante e dunque in valore assoluto l’EBITDA è passato da 65 a 100 milioni di RON tra il 2019 e il 2023, l’utile operativo da 55 a 74 e l’utile netto da 43 a 60.
    A livello finanziario il commento principale riguarda l’esplosione del capitale circolante, passato da meno di 100 milioni prima del Covid ai 260 milioni attuali, che ha assorbito la generazione di cassa. A fine 2023, Purcari Wines aveva un debito netto di circa 140 milioni, corrispondenti a 1.4 volte l’EBITDA.
    Le previsioni per il 2024 sono per una crescita delle vendite del 5-10% (15-20% per la divisione vino, cui si deve dedurre l’interruzione dell’attività non più critica) e un margine netto del 14-16%.

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    Il valore della produzione di vino in Italia – dati ISTAT 2023 per regione

    I dati sulla produzione di vino 2023 sappiamo essere stati molto negativi. Con questa premessa possiamo affrontare l’analisi di oggi, che si riferisca al valore in milioni di euro a prezzi correnti di produzione (quindi con dentro l’inflazione, elevate nel 2022, ma riferito alla materia prima) della produzione di vino stimata da ISTAT sulla base di una serie di parametri (tra cui ovviamente la produzione, ma anche i prezzi, i risultati delle aziende e via dicendo).
    Principali risultati. Il 2023 è stato un anno estremamente negativo dopo un 2022 eccezionalmente positivo. Per riassumere la storia di questi dati che trovate nella tabella è utile guardare il grafico di apertura, dove notate il grande balzo del valore nel 2022, da 4.2 a 4.8 miliardi, seguito dal crollo a 4 miliardi di euro del 2023, che è il dato censito da ISTAT più recente. Quindi -18% nel 2023 sul 2023, ma anche -4% rispetto al 2021 e in linea con il dato dei 5 anni precedenti. Si tratta di un segnale ovviamente non positivo ma da considerare nell’ambito di una vendemmia negativa, come dicevamo. Tra le aree, in termini relativi il Nord Est continua a guadagnare peso, mentre nel complesso la viticoltura sta perdendo rilevanza sul totale del valore delle coltivazioni agricole, all’11% nel 2023, ma, al di là dell’eccezionalità del 2023, in declino da ormai qualche anno.
    Passiamo a un’analisi più dettagliata con ulteriori grafici e tutte le tabelle.

    Il valore aggiunto della produzione vinicola è stato di 4 miliardi di euro nel 2023, di cui ben 1.6 miliardi nel Nord-Est (-10%), 1.15 miliardi nel Sud e Isole (-24%) e circa 0.6 miliardi ciascuno nel Nord Ovest e in Centro.
    A livello regionale il Veneto domina con 900 milioni e un calo (-10%) inferiore alla media. Il Veneto è il 23% della produzione di vino a valore e (sorpresa) il 25% a volume, indicando un valore medio leggermente inferiore alla media.
    La seconda regione è la Puglia con 500 milioni e un calo del 30% (!), rappresenta il 13% del valore prodotto (16% del volume). Vengono poi Piemonte e Toscana con il 10% circa ciascuno (ma solo il 4-5% del volume, a dimostrare il loro maggior valore “unitario”) per un valore leggermente inferiore a 400 milioni di euro.
    Tra le regioni in cui ISTAT certifica un incremento del valore della produzione vinicola spiccano la Lombardia e il Trentino Alto Adige al Nord, +6% e +2% circa, mentre l’andamento più negativo è sulla costa adriatica (Abruzzo e Marche), ma anche in Campania.
    Da ultimo l’andamento del valore aggiunto della viticoltura che aveva raggiunto un massimo del 16% nel 2018, per poi cominciare un percorso di calo fino all’11% del 2023. L’andamento è negativo in tutte le macroaree del paese, anche se nel Nord Est l’azione del Prosecco ha di molto mitigato l’entità del calo.

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    Il consumo dei vino dei giovani in Italia – elaborazione su dati ISTAT 2007-2023

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    La questione del consumo di vino (e di alcol) delle nuove generazioni imperversa e per questo riguardato i dati ISTAT sulla penetrazione del consumo di vino per fasce di età, che con questo blog recensisco dal lontano 2007. Questo consente non soltanto un’analisi delle classi di età nel tempo, ma anche un’analisi parziale (su 15-20 anni) di come la penetrazione del consumo si evolve nel tempo per le stesse coorti. I dati qui analizzati arrivano all’indagine 2023, avremo una nuova serie tra breve (di solito aprile-maggio).
    Credo che le conclusioni di questa breve analisi, salvo approfondire con grafici e tabelle nel resto del post siano le seguenti: primo, non è vero (secondo i dati ISTAT) che meno giovani bevono vino – anzi l’evidenza è esattamente opposta, anche se marginalmente – , è vero probabilmente che come per tutte le altre fasce di età il modello di consumo si sposta dal consumo abituale a quello sporadico. Il tema è quanto sporadico. Secondo, è sicuramente vero che più “diventiamo grandi” più è probabile che diventiamo consumatori di vino. Non si puù confrontare la penetrazione di consumo dei 50enni con quella dei 25enni, sono due generazioni in una fase diversa.
    Tutti i dati sono nel post (e se li cercate anche nella parte Solonumeri). Un’analisi più dettagliata segue, con tutte le tabelle.

    Dunque, le tabelle che metto oggi sono due, quella della penetrazione totale di consumo di vino per età dal 2007 al 2023 (attenzione si legge dal basso all’alto, quindi il “trend” si evince salendo con l’occhio) e quella della penetrazione del consumo abituale moderato di vino (“1-2 bicchieri al giorno”).
    Se guardiamo alle fasce dei giovani, negli ultimi 2-3 anni la penetrazione di consumo di vino è tra 4 e 5 punti percentuali superiore a quella media storica. È vero che sono stati gli anni del Covid ma è anche vero che la penetrazione sul totale della popolazione è del 54.8% nel 2021-23, contro una media del 53% nel 2007-2020. Numeri alla mano, la media della fascia 18-34 anni (le ho messe insieme) è stata nel 2021-23 del 48.4% contro un dato del 44% nel periodo 2007-2020.
    Secondo, come è successo al sottoscritto non si beve vino da ragazzi (nel caso mio e di quelli che come me si avvicinano alla boa dei 60 anni, forse perché non era abbastanza buono quello in famiglia), lo si beve da adulti. L’analisi della coorte 1988-89, che nel 2007 era rilevata come “18-19” anni al 35% di penetrazione di consumo, nel 2010 ricadeva nella fascia 20-24, ossia 42%, poi nel 2018 ricadeva a metà della fascia 25-34 e la penetrazione era salita al 56%, nel 2028 (se il blog ci sarà ancora, ISTAT sicuramente) sarà nella fascia 35-44. Se però vogliamo “parametrare” il 2023, ci metteremmo a metà tra la fascia 25-34 e 35-44 e calcoleremmo quindi una media del 61%.
    Infine, vi metto la tabella e il grafico del consumo di vino abituale moderato, in questo caso scende per tutti e questo è il vero punto. Il consumo diventa sporadico, il tema è quanto sporadico e la minaccia è probabilmente per i prodotti di basso prezzo/qualità che proprio per un consumo abituale giornaliero sono stati studiati.

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