Una volta si chiamava “agricoltura promiscua”, oggi si preferisce parlare di agroforestazione, ma il presupposto è lo stesso: nel mondo del vino, la viticoltura specializzata non è più la risposta ultima (e vincente) ai problemi odierni. L’integrazione tra la coltura della vite a quella di alberi da frutto e perfino ortaggi o altre specie vegetali non è un nostalgico tentativo di tornare al passato, ma l’esito di una più profonda comprensione degli stesi meccanismi agricoli e ambientali. Biodiversità, si chiama.
Non è una novità, ovviamente. Prima dell’avvento dell’agricoltura intensiva e della specializzazione produttiva, era pratica comune dei contadini coltivare vigneti intercalati da alberi da frutto, ulivi, cereali e ortaggi. Questa pratica si fondava su un principio semplice ma efficace: al di la’ delle esigenze di mera sussistenza, diversificare le colture garantiva ai sistemi agricoli una maggiore resilienza e migliorava la qualità del suolo.
In seguito però, con l’industrializzazione dell’agricoltura e la crescente domanda di vino sui mercati globali, molti produttori agricoli scelsero di specializzarsi nella viticoltura e di abbandonare tutte quelle colture che non garantivano un reddito adeguato. Anche il paesaggio cambiò – e in alcune zona continua a cambiare.
Se oggi si torna a parlare di agroforestazione, non è tanto per un richiamo alla tradizione, ma per aver capito che questo approccio è maggiormente in sintonia con le moderne esigenze di sostenibilità ambientale e di qualità del prodotto. In campo viticolo, le pratiche agricole che promuovono la biodiversità, migliorano la salute del suolo e riducono la necessità di fitofarmaci stanno diventando sempre più preziose. In un sistema agroforestale ben progettato la diversità di colture e la presenza di alberi contribuiscono a creare un ambiente meno favorevole alla proliferazione di parassiti e malattie, riducendo la necessità di ricorrere ai fitofarmaci. L’integrazione alberi-altre colture, specie se piante perenni, oltre a garantire una maggiore biodiversità, aiuta a mantenere la struttura del suolo, prevenendo l’erosione e migliorando la capacità di trattenere l’acqua, senza contare che la presenza di diverse specie vegetali aiuta a incrementare la materia organica nel suolo, migliorando la fertilità e la capacità di sequestrare il carbonio. E si sa quanto la qualità di un vino sia legata alla salute del suolo, alla disponibilità di acqua e alle interazioni tra le piante e l’ecosistema circostante.
Inoltre, alcuni studi suggeriscono che la maggiore biodiversità e la complessità degli ecosistemi agroforestali possono influenzare positivamente anche il profilo aromatico delle uve, perchè le interazioni tra diverse specie vegetali e i microrganismi del suolo possono contribuire allo sviluppo di composti aromatici più complessi, che si riflettono nel vino.
I vantaggi dell’agroforestazione insomma, sono numerosi e abbastanza evidenti, ma qual’è il rovescio della medaglia?
Passare da un sistema di monocoltura ad uno agroforestale non è cosa che si riesca a fare dall’oggi al domani. Richiede un cambiamento significativo nelle pratiche agricole – e questa è la parte facile – ma soprattutto nella mentalità degli operatori. E questa è la parte difficile, perchè sappiamo quanto i produttori possano essere recalcitranti davanti alle novità, anche quando novità non sono. Inoltre, i benefici del nuovo sistema non sono immediati, ma si manifestano nel lungo termine. Il sistema però funziona: chi ha già adottato l’agroforestazione sta dimostrando che è possibile produrre vini di eccellenza in modo sostenibile, contribuendo a preservare il paesaggio rurale italiano e a garantire un futuro più verde e prospero per chi verrà dopo di noi. In conclusione, ad oggi l’agroforestazione rappresenta un’opportunità unica per i viticoltori italiani di distinguersi in un mercato globale sempre più competitivo, perchè permetterebbe loro di produrre vini che rispecchiano il loro impegno verso la sostenibilità ambientale e presentano anche una qualità superiore e una maggiore complessità aromatica, in grado di soddisfare i consumatori più esigenti.