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    I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2023

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    I dati pubblicati a luglio dal Sinab sulle superfici vitate biologiche in Italia ci presentano un quadro di stabilizzazione rispetto al recente passato. Da ormai tre anni le superfici vitate certificate in Italia sono intorno a 103mila ettari, mentre quelle in conversione sono ormai diversi anni che si aggirano intorno ai 30mila, nel 2023 esattamente quel numero. Trarre delle conclusioni non è sempre facile, dato che il dettaglio regionale presenta evidenze molto discrepanti di anno in anno. Per esempio, nel 2023 il dato totale di 133mila ettari (non abbiamo lo spaccato regionale convertite/in conversione), in calo del 2% sul 2022, o 2700 ettari circa, viene sostanzialmente dal calo di 4900 ettari in Sicilia, ancora di gran lunga la principale regione italiana nel segmento biologico, e del Veneto (-1000 ettari). In totale sono 9 le regioni in cui le superfici bio (convertite + in conversione) sono calate e 11 quelle in cui sono cresciute, 7000 ettari persi e 4300 circa guadagnati. Il totale della superficie vitata convertita e in conversione è pari al 23% circa del totale. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    102926 e 30081: sono questi i due numeri chiave della viticoltura bio 2023, che ci dicono la superficie vitata convertita a bio e quella in fase di conversione. La prima scende di 918 ettari, o l’1% rispetto al 2022, mentre la seconda cala del 5% o 1742 ettari.
    La principale regione italiana resta la Sicilia, con il 25% del totale o 33mila ettari circa, anche se nel 2023 ha perso il 13% della superficie, ossia 4863 ettari. La penetrazione della superficie bio resta comunque molto elevata al 42% contro il 23% italiano.
    La seconda regione per importanza “assoluta” è la Toscana con 23mila ettari vitati, che rappresentano il 41% della superficie regionale totale e il 18% della superficie italiana bio. Nel caso della Toscana notiamo un progresso del 3%, +714 ettari, anche se siamo sotto il picco di 25mila ettari segnalato da Sinab nel 2021.
    La terza regione è la Puglia con 20500 ettari, che sono il 29% della superficie totale regionale e il 15% circa della superficie bio italiana. Anche nel caso della Puglia il dato è positivo, +6% o +1143 ettari ed è anche il massimo storico raggiunto dalla ragione.
    Concludiamo con due parole sulla penetrazione per regione. In termini relativi alla superficie regionale, il biologico è il 53% nelle Marche, il 50% in Calabria e poi come dicevamo il 41-42% in Sicilia e Toscana. Le regioni dove è meno presente sono Veneto e Friuli Venezia Giulia (9%), Valle d’Aosta (7%), Sardegna e Liguria (9%).

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    Francia – esportazioni di vino – dati primo semestre 2024

    La Francia ha sofferto un pesante calo delle sue esportazioni di vino nel primo semestre, pari al 10% circa (5.46 miliardi di euro) ed essenzialmente concentrato nelle sue due principali aree vinicole, la Champagne e Bordeaux. Con una differenza tra le due denominazioni: mentre nel caso dello Champagne il calo è principalmente legato ai volumi, con una tenuta del prezzo medio (35.6 euro al litro!), che poi è il principale indicatore della “salute” del prodotto, nel caso di Bordeaux i prezzi sono calati del 7%, il che significa che la forte pressione inflazionistica vista nel 2022-23 non è stata sostenibile. Sono migliori i dati della Borgogna e del resto delle esportazioni. Possiamo quindi dire dati alla mano e guardando il grafico qui sopra che il +3% delle esportazioni italiane è in realtà un buon dato, che sarà purtroppo messo alla prova nei prossimi mesi dalla probabile pressione sui volumi. In luglio le esportazioni sono rimbalzate del 10%, limando il calo da inizio anno al 6.8%.
    Sugli ultimi 12 mesi a giugno 2024, fatte 100 le esportazioni italiane e francesi a luglio 2021, 3 anni fa, la Francia è a 111, l’Italia a 117. Visto sotto una lente diversa, le esportazioni francesi sono il 44% più alte di quelle italiane. A dicembre erano il 54% più alte, a giugno 2023 del 58%. Mediamente, dal 2010 a questa parte la Francia è stata il 55% sopra l’Italia. Siamo quindi in una buona posizione. Detto questo, passiamo a un’analisi più dettagliata con i grafici e la tabella riassuntiva.

    Le esportazioni francesi di vino calano del 10% a 5.46 miliardi di euro, con un -2.6% dei volumi a 6.33 milioni di ettolitri e un -7% del prezzo medio di export a 862 euro per ettolitro.
    Lo Champagne esporta per 1.6 miliardi di euro e cala del 17%, con un -18% del volume (460mila ettolitri) in un periodo poco significativo e una tenuta del prezzo medio.
    Bordeaux scende del 15% a 1.02 miliardi di euro, con un calo dell’8% dei volumi a 0.7 milioni di ettolitri e del 7% dei prezzi a 14.6 euro al litro.
    La Borgogna tiene botta a 725 milioni, grazie a un +2% dei volumi a 300mila ettolitri compensati da un calo del prezzo medio del 2.4% a 24.4 euro al litro.
    Infine, “tutto il resto”, forse la parte più comparabile all’Italia, cala del 3% a 2.07 miliardi di euro con volumi stabili a 4.9 milioni di ettolitri e un -3% del prezzo medio a 4.26 euro al litro.

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    Italian Wine Brands – risultati primo semestre 2024

    I risultati del primo semestre di Italian Wine Brands sono ottimi. Pur in un contesto di vendite deboli (-3%, 191 milioni), l’azienda è riuscita a migliorare i margini grazie in parte a un miglior margine industriale (minore costo dei materiali “secchi”, quindi vetro e via dicendo, miglior mix delle vendite e internalizzazione della produzione) ma è anche intervenuta in modo importante sulla base di costi operativi, con i costi per servizi calati in valore grazie in parte ai costi energetici e di trasporto ma anche per l’integrazione commerciale. Così il margine operativo lordo cresce del 27% a 22 milioni e l’utile netto raddoppia a 10.3 milioni di euro, beneficiando tra l’altro di minori oneri finanziari, grazie al minor debito (da 138 milioni a 94, prima di IFRS16, pur avendo restituito 5 milioni agli azionisti tra acquisto azioni proprie e dividendi). Dopo un risultato così positivo, la prospettiva per il secondo semestre è più cauta nel contesto di un mercato in rallentamento e anche l’approccio alla crescita per acquisizioni (IWB è stata molto attiva negli ultimi tre anni) sta diventando più selettivo. I progressi di questi mesi sono ben visibili nelle quotazioni di borsa, che sono migliorate sensibilmente con le azioni intorno ai 22 euro subito il comunicato dei risultati, in progresso del 18% dall’inizio dell’anno e del 21% negli ultimi 12 mesi, per un valore di mercato che ha di poco superato la soglia dei 200 milioni di euro. Nel resto del post un’analisi più dettagliata e tutti grafici e tabella riassuntiva dei numeri.

    Le vendite calano del 3% riflettendo un calo del 4% delle vendite “distance selling” a 28 milioni (all’interno di questo numero 9.3 milioni di vendite online, +7%), un calo del 3% delle vendite wholesale a 135 milioni di euro e un incremento del 2% delle vendite HoReCa a 27.6 milioni (dato dell’anno precedente riclassificato da 30 milioni a 27). IWB commenta che i suoi marchi “top brand” crescono del 9%, contribuendo al miglioramento dei margini.
    Da un punto di vista geografico, l’Italia cresce del 16% a 36 milioni mentre le vendite estere calano del 6% a 155 milioni con un andamento negativo nel Regno Unito e Germania non compensato dai dati positivi in USA e Svizzera.
    Abbiamo detto sopra delle ragioni di miglioramento dei margini. L’EBITDA rettificato passa dall’8.8% all’11.5% delle vendite, da 17.3 a 21.9 milioni di euro, +27%, l’utile operativo è a +43% da 11 a 15.6 milioni di euro, con un ammontare di oneri non ricorrenti di circa 1.6 milioni di euro (1 milione nel semestre 2023). Utile netto quasi raddoppia a 10.3 milioni (rettificato, mentre quello dopo gli oneri non ricorrenti è a 9.1).
    La parte finanziaria vede un calo del debito da 101 milioni di fine anno (139 a fine giugno 2023) a 94 milioni a fine giugno, dopo aver pagato 4.7 milioni di dividendi e aver acquistato azioni proprie per 0.5 milioni. Gli investimenti molto limitati (1.4 milioni rispetto a 4 dell’anno precedente) aiutano a spiegare il calo del debito, insieme al fabbisogno molto limitato di capitale circolante, incrementato solo di 3 milioni (nonostante la stagionalità) rispetto ai +15 milioni del semestre 2023.

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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primo semestre 2024

    Le esportazioni di spumante Italiano continuano a crescere a un buon ritmo, +7%, per un valore di 1079 milioni nel primo semestre 2024, con un volume cresciuto ancora di più, +11%, ovvero 2.54 milioni di ettolitri. Si tratta ovviamente di dati relativi alla parte meno importante dell’anno per gli spumanti ma è comunque un dato positivo, soprattutto perché guidato in modo piuttosto omogeneo a livello geografico, con l’eccezione forse della Russia. Se “spacchettiamo” il miglioramento del primo semestre, circa 70 milioni di euro, 26 milioni arrivano da USA e UK, che sono il 40% del totale, altri 20 milioni vengono dal resto del mondo ex Russia, che rappresentano il 50% circa del totale e 24 milioni vengono dalla Russia. Ecco se volessimo dimenticarci della Russia, potremmo dire che la crescita invece del 7% sarebbe poco meno del 5%. Comunque, un dato tutto sommato positivo visto l’andamento negativo del trade mondiale di vino (stimiamo circa -3% sul primo semestre dell’anno). Passiamo ai commenti in dettaglio per paese e categoria di spumante, con le relative tabelle.

    Le esportazioni di spumante italiano crescono del 7% a 1079 milioni, Il Prosecco continua a “guidare” la crescita della categoria, con un dato semestrale di 826 milioni di euro e una crescita del 9%, che di fatto è tutto l’incremento della categoria. Infatti tutto il resto insieme è stabile a 253 milioni di euro.
    L’Asti spumante cala del 2% a 65 milioni di euro, con un andamento come al solito molto volatile per paese: Russia +31%, Lettonia e Regno Unito +16%, Germania -10%, Stati Uniti -25%. Russia e Lettonia insieme fanno 20 milioni, Germania, Stati Uniti e Regno Unito sono invece a 18 milioni nei primi 6 mesi dell’anno.
    Le esportazioni di spumante DOP ex Asti e Prosecco sono invece in calo più marcato, -8% a 44 milioni. Qui i dati dei principali paesi sono tutti negativi o molto negativi e sono compensati da un incremento nel resto del mondo. Per intenderci, USA, Svizzera, Giappone, Germania e Francia, quindi i 5 mercati principali che fanno il 50% del totale sono in calo del 23%, mentre il restante 50%, tutto il resto, è in crescita del 14%. Dovremmo tenere d’occhio questi dati.
    Passando al Prosecco, +9% in euro, +13% in volume, quindi abbassamento marcato (-3%) del prezzo medio di vendita. Qui la Russia ha un impatto importante, +84% a 33 milioni di euro, anche se il dato ex Russia in valore sarebbe stato comunque +7%. Che dire… sono quasi tutti segni positivi… finchè dura…

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento primo semestre 2024

    Con un secondo mese negativo in giugno (-5%), le esportazioni di vino italiano chiudono il semestre a +3%, per un valore di 3886 milioni di euro, con una crescita dei volumi del 2%, 10.6 milioni di ettolitri. Il dato positivo si giustifica soprattutto con le spedizioni al di fuori dei paesi principali (per intenderci “top-5” +2%, tutti gli altri +5%) e ovviamente dei vini spumanti sui vini fermi (spumanti +7%, vini fermi +2%). La considerazione più importante viene però guardando fuori dai nostri confini perché così facendo il dato italiano diventa molto più positivo. A fine giugno le esportazioni francesi calavano del 9.7% e tra i grandi esportatori mondiali soltanto l’Australia e gli USA nel semestre sono cresciuti di più (7% e 5% rispettivamente), la prima unicamente per la riapertura dei confini cinesi al loro prodotto. Dunque, le esportazioni sono andate bene dopotutto anche se l’uscita dal semestre con due mesi consecutivi negativi potrebbe mettere qualche dubbio relativamente a un possibile “ritardo” nel trend italiano rispetto a quello di altri paesi. Passiamo a un’analisi più dettagliata per paese e prodotto con tutti i grafici e le tabelle.

    Le esportazioni italiane di vino sono calate del 5% a giugno a 651 milioni, il che implica una chiusura di semestre a 3886 milioni, +3%. Sull’orizzonte di 12 mesi siamo a 7890 milioni, +1% su giugno 2023 e un centinaio di milioni sopra dicembre 2023.
    I vini fermi in bottiglia sono in crescita del 2% a 2.58 miliardi, i vini spumanti del 7% 1079 milioni e tutti gli altri prodotti sono in calo del 2% a 222 milioni. L’uscita del mese di giugno è negativa per tutti, -6% per i vini fermi, -2% per gli spumanti.
    I principali mercati sono sostanzialmente stabili o in leggera crescita (USA +5%, Germania +1%, Regno Unito +2%), salo la Svizzera che cala del 5% e il Canada stabile. Resta degno di nota l’incremento dell’80% delle esportazioni in Russia, che rappresentano nei 6 mesi il 3.1% del totale.
    Nel segmento del vino fermo in bottiglia sono negativi i dati della Germania (-2%), mentre sono allineati al dato globale quelli USA (+5%). Nel segmento degli spumanti, di cui parleremo nello specifico nei prossimi giorni, i dati sono positivi tra il +5% e il +8% in tutti i principali mercati (con l’eccezione della Russia +77%) e della Svizzera (-4%).
    Ultima annotazione sul prezzo-mix, che a fronte del volume in crescita del 2% è soltanto leggermente sopra (+1%) l’anno scorso. Nel semestre 3.65 euro al litro. Nel segmento dei vini fermi in bottiglia è stabile a 4.30, in quello degli spumanti è addirittura in calo del 3% a 4.25 euro. Un punto di attenzione per i prossimi mesi quando presumibilmente la spinta dei volumi verrà a mancare.

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    Spagna – produzione di vino 2023

    Le previsioni iniziali sul calo della produzione di vino in Spagna fatte un anno fa si sono rivelate errate: è andata molto peggio. Dalla produzione di circa 35 milioni di ettolitri degli ultimi due anni (che già non erano considerati brillanti), si è passati a 28 milioni di ettolitri nel 2023. Il calo non è quindi del 10-15% come inizialmente stimato ma bensì del 22% sul 2022 e del 24% se rapportato alla media produttiva degli ultimi anni. A soffrire, in relazione ai dati storici medi sono stati soprattutto i vini rossi, sotto del 30%, e i vini comuni, la cui produzione è quasi del 40% sotto la media storica. Cattive notizie? Forse no, visto che le esportazioni spagnole faticano a superare i 22 milioni di ettolitri e i consumi domestici di vino sono nell’ordine di 10 milioni di ettolitri… aggiungi un pochino di importazioni, metti un po’ di produzione di brandy… insomma se la Spagna produce 30 milioni di ettolitri di vino è meglio che 35, anche visto il prezzo drammaticamente basso a cui il prodotto viene esportato. Passiamo a commentare qualche dato in insieme con tabelle e grafici.

    La produzione di vino spagnolo è scesa secondo il Ministero dell’Agricoltura a 27.6 milioni di ettolitri nel 2023, con un calo quindi del 22% sul 2023 e del 24% sulla media degli ultimi 5 anni.
    La produzione di vino DOC è scesa meno, -16% sul 2023 e -18% sulla media storica, a 11.6 milioni di ettolitri, e rappresenta nel 2023 il 42% della produzione totale di vino. Nel dettaglio, i DOC rossi sono stati 6.7 milioni di ettolitri e sono del 22% sotto la media, i DOC bianchi sono stati 4.9 milioni di ettolitri, il 12% sotto la media.
    La produzione di vino IGP è crollata a 2.9 milioni di ettolitri, il 32% sotto la media. Anche in questo caso, vini rossi peggio (1.6m/hl, -36%) dei vini bianchi (1.3m/hl, -25%).
    Meno peggio di tutte le categorie sono stati i vini varietali, scesi “solo” il 14% sotto la media quinquennale a 7.1 milioni di ettolitri. Idem come sopra, vini bianchi il 9% sotto a 4.9 miloni di ettolitri e vini rossi -24% a 2.2 milioni di ettolitri.
    Infine, i vini da tavola sono scesi del 38% sotto la media a 6 milioni di ettolitri.
    Vi posto infine anche i dati di produzione regionale di vino in Spagna, dove potete vedere come le regioni più “qualitative” come La Rioja per esempio hanno un calo molto meno marcato della media.

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    USA – consumi e mercato del vino – aggiornamento 2023

    Fonte: Wine Institute su dati bw166/Gomberg, Fredrikson & Associates
    Dopo il terremoto Covid, il mercato del vino americano si è normalizzato nel 2021-22 e ora sembra aver preso le sembianze della maggior parte degli altri mercati: volumi in calo e valori in crescita, segno di una sempre maggiore qualità del prodotto con prezzi molto elevati. Se però nei nostri mercati ci muoviamo molto lentamente, i dati 2023 prodotti da Wine Institute mettono in risalto una situazione ben diversa: consumi in volume in calo del 9% nonostante un aumento del “retail value” del consumo di vino americano del 5%. Il che significa, un aumento del 15% del prezzo-mix. Sebbene i dati siano considerati dal Wine Institute come preliminari e possano comunque essere rivisti, si tratta comunque di un segnale importante e lo si vede anche sulle statistiche traslate sui 5 anni, quindi dal 2018 al 2023, che segnalano un calo del consumo del 2% circa in volume all’anno, ma un incremento annuo dell’8% a valore (tutto da verificare). E certamente si tratta di una tendenza che giustifica le mosse degli ultimi anni di diversi operatori che hanno deciso di uscire dal segmento di vini di media-bassa gamma. Per quanto riguarda il vino californiano in particolare, le conclusioni non sono molto diverse anche se i dati sono leggermente meglio, con un calo dei volumi del 6% (contro 8%) e un incremento a valore dell’8% (contro 5%). Passiamo a qualche commento più in dettaglio.

    Secondo il Wine Institute il consumo di vino in USA è calato a 34.0 milioni di ettolitri nel 2023 da 37.3 del 2022 e dal picco di 40 toccato nel 2021. Di questi, 29 milioni di ettolitri sono vino fermo (-8%), 2.8 sono spumanti (-14%) e 2.5 sono altri vini (dolci per esempio), in calo del 6% ma crollati negli anni precedenti. Del totale di 34 milioni di ettolitri, si stima che circa 18.5 siano di vino proveniente dalla California.
    Il consumo pro-capite scende a 10.3 litri, contro il picco di circa 12 toccato durante il Covid.
    Il valore al dettaglio è stimato per il 2023 a 106 miliardi di dollari, che equivalgono a 31 dollari al litro, un dato molto elevato rispetto alle nostre evidenze. Il 60% è rappresentato dal vino californiano, che ha un prezzo medio di vendita addirittura superiore, pari a 34 dollari al litro.
    Se analizzati sugli ultimi 5 anni ci troviamo dunque di fronte a un calo del consumo di vino del 2% annuo, rispetto a un incremento del 2-3% annuo dei 10 anni precedenti. Decisamente un cambio di direzione: gli USA non possono più essere considerati l’eccezione nel settore del vino, pur restando il mercato più importante.

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    Mack & Schuhle Itallia – risultati 2023

    Introduciamo oggi nel blog una nuova azienda che negli ultimi anni è rapidamente cresciuta fino ad arrivare a ridosso delle top 10 italiane. Si tratta di Mack & Schuhle Italia (M&S di qui in avanti), che nel 2023 ha avuto un fatturato in crescita del 67% a 172 milioni di euro. M&S è un’azienda giovane, nata nel 2008 per iniziativa della famiglia Angelillo allo scopo di commercializzare vino, con un altro nome. Negli anni successivi sono stati aperti stabilimenti, acquistate cantine e nel 2016 il distributore tedesco Mack & Schuhle si compra il 50%, quota mantenuta sino ad oggi (l’altro 50% di proprietà della famiglia fondatrice). Proprio nel 2022 cambia nome per diventare Mark & Schuhle Italia. Nel 2023 ha commercializzato 59 milioni di bottiglie, quindi circa 0.4 milioni di ettolitri di vino. Gli stabilimenti produttivi sono in Puglia e Friuli Venezia Giulia, ma ha accordi per l’acquisto di vini in Sicilia, Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Lombardia e Piemonte. Veniamo ai numeri: la M&S ha margini limitati, 3.5% EBITDA e un capitale investito (24 milioni) molto basso rispetto alla sua dimensione commerciale (172 milioni di fatturato). Siamo quindi di fronte a un’azienda con una limitata integrazione verticale, ma ovviamente se guardate il grafico qui sopra… da 12 milioni di fatturato nel 2016 a 172 nel 2023… con un grande successo. Bene, nel resto del post commentiamo tutti i numeri e altri grafici.

    Le vendite di 172 milioni (+67%) sono realizzate per il 22% in Italia, 38 milioni (+14% nel 2023), per il 66% in Europa, 113 milioni (+82% nel 2023) e per il 12% nel resto del mondo, 21 milioni (+181%).
    La struttura dei costi è coerente con quello che dicevamo sopra. L’85% dei costi sono acquisti esterni (81% nel 2022), il costo del personale è soltanto il 2% del fatturato (3% nel 2022) e tutti gli altri costi sono circa il 10% del totale, di questi quasi la metà si riferiscono a costi di trasporto. L’EBITDA di 6 milioni di euro nel 2023 è quindi il 3.5% del fatturato contro il 2.8% del 2022.
    Pochi ammortamenti (meno di 2 milioni), un paio di milioni di oneri finanziari, tassazione a meno del 10% dell’utile pretasse consentono a M&S di chiudere il 2023 con 2.2 milioni di euro di utile.
    Dal punto di vista finanziario come dicevamo l’azienda ha un capitale investito limitato, fatto di circa 20 milioni di immobilizzazioni e un capitale circolante di un paio di milioni. Nel 2023 l’azienda ha chiuso con un indebitamento di 17 milioni di euro, 2.9 volte il MOL, da una posizione neutra nel 2022. L’aumento del debito nel 2023 deriva essenzialmente dal capitale circolante, con un forte incremento del magazzino per supportare la crescita (44 milioni da 26 milioni del 2022). Sono state poi compiute alcune piccole operazioni straordinarie, come l’acquisto di una piccola quota della casa madre per 1 milione di euro e il pagamento di una caparra di 1.5 milioni per una acquisizione di una azienda vinicola.

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