Antefatto
Il 16 ottobre 2022, presso Palazzo Giacomelli, antica dimora seicentesca situata nel cuore di Treviso, si è tenuta la prima edizione di Rosso Bordò, la rassegna vinicola promossa dal Consorzio Vini del Montello assieme al Consorzio Vini Colli Euganei.
La manifestazione ha presentato al pubblico oltre 60 vini da uvaggio bordolese (Cabernet, Merlot, Carmenère)prodotti nelle denominazioni trevigiane Montello Docg e Montello Asolo Doc (con la sottozona Venegazzù) e nella denominazione padovana Colli Euganei Doc. In assaggio anche i rari vini a base di Recantina, l’uva autoctona a bacca rossa riscoperta sul Montello e sui Colli Asolani, grazie al progetto di recupero coordinato dal Consorzio.
I bordolesi del Veneto
Si narra che I vitigni bordolesi mettano radici in Veneto nella seconda metà dell’Ottocento, ma è proprio così? In realtà ci sarebbe un legame ben più profondo tra Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Carmenère e Veneto. A questo proposito è davvero illuminante la lettura dell’ebook di Angelo Peretti “Che cosa ci fanno le oche tra le vigne dei vini del Montello?” reperibile sul sito vinimontello.it. Angelo, quasi si trattasse di una dimostrazione di un teorema con tanto di ipotesi e tesi, ci fa comprendere che tra bordolesi veneti e Francia possa esserci un legame antico. Spoilerando un po’ la trama del delizioso ebook, si arriva a supporre che i vitigni bordolesi, assieme ai culti celtici, possano essere arrivati in Veneto grazie ai Galli cisalpini, ovvero l’insieme delle tribù galliche (celtiche) stanziate in età antica in Gallia cisalpina, un’area corrispondente più o meno all’odierna Italia settentrionale.
La cosa si fa ancora più intrigante quando scopriamo che In Veneto, una delle zone più vocate per la produzione di vini rossi derivati da vitigni bordolesi è quella dei Vini del Montello, definizione che accomuna i vini prodotti nella docg Montello e della doc Montello Asolo, zona che ha straordinarie testimonianze di remoti culti celtici, come quelli che riguardano i festeggiamenti novembrini in onore di San Martino vescovo di Tours e il consumo di carne d’oca abbinata ai vini rossi fatti con le uve francesi provenienti dalla madrepatria di quei vitigni e degli stessi Celti. Senza dimenticare il famoso aneddoto che vede il Presidente francese Charles de Gaulle, in visita a Venezia, scambiare per uno dei più grandi Bordeaux mai bevuti il Venegazzù Rosso del Conte Loredan Gasparini, ça va sans dire.
Tornando con i piedi per terra è assodato che i vitigni bordolesi nel Veneto siano arrivati intorno alla metà dell’Ottocento, eppure però miti e leggende, ma anche fatti concreti, fanno pensare che nel Montello esista una sorta di memoria atavica che trasmessasi dagli antenati Celti in poi, abbia permesso a quel territorio di diventare una sorta di enclave bordolese.
Montello Docg
Dalla vendemmia 2011, la piccola produzione del Montello ha ottenuto lo status di Denominazione di Origine Controllata e Garantita, un riconoscimento che premia l’alta qualità dei vini rossi che qui nascono dai vitigni bordolesi (Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot e Carmenère), acclimatatisi in terra veneta fin dalla seconda metà dell’Ottocento e che in questo territorio assumono una loro identità ben precisa, fatta di territorialità e di potenza “montanara”.
I vini della Docg del Montello sono dei rossi di grande pregio, la cui produzione implica basse rese per ettaro, volte a concentrare il frutto e ottenere un’ampia e avvolgente struttura, premessa fondamentale per avere un vino in grado di affrontare lunghi mesi di affinamento nelle botti di legno.
Di colore rosso rubino brillante tendente al granato con l’invecchiamento, i vini rossi della Docg Montello hanno un profumo intenso, fruttato ed etereo e un sapore secco, robusto e speziato. Sono vini dalla personalità forte e decisa e si accompagnano a piatti corposi, come sono talvolta quelli della tradizione della montagna veneta.
Due le versioni: Montello e Montello Superiore. L’affinamento è di almeno 18 mesi (di cui almeno nove in botti di rovere e altrettanti in bottiglia) per la prima tipologia e di almeno 24 mesi (un anno in botti di rovere e sei mesi in bottiglia) per l’altra.
La zona di produzione dei vini del Montello Docg comprende l’intero territorio dei Comuni di Castelcucco, Cornuda e Monfumo e parte del territorio dei comuni di Asolo, Borso del Grappa, Caerano San Marco, Cavaso del Tomba, Crocetta del Montello, Fonte, Giavera del Montello, Maser, Montebelluna, Nervesa della Battaglia, Pederobba, Pieve del Grappa, Possagno, San Zenone degli Ezzelini e Volpago del Montello, tutti in provincia di Treviso.
Montello Asolo Doc
A ridosso del Montello, ai piedi del monte Grappa, si sviluppa anche un’altra denominazione di origine che ha dato vita a celebri vini rossi, insieme a piccole produzioni di vini bianchi: è la Doc Montello Asolo.
Nella Doc Montello Asolo rientrano i vini rossi varietali a base di Cabernet Franc, Cabernet Sauvignon, Carmenère, Merlot e Recantina. La Recantina merita una particolare menzione: si tratta infatti di un vitigno autoctono recentemente riscoperto. Citata più volte dall’Agostinetti già alla fine del Seicento tra le migliori varietà del Trevigiano, la Recantina sembrò scomparire nel Novecento, fino a quando il Consorzio non ne fece oggetto di un significativo progetto di recupero.
All’interno dell’area di produzione della Doc Montello Asolo è stata individuata la sottozona Venegazzù (dal nome di una frazione del comune di Volpago del Montello), nella quale si producono vini rossi da vitigni di origine bordolese.
Nell’ambito della zona di produzione della Doc Montello Asolo esiste altresì una tradizione legata alla produzione di piccole quantità di vini bianchi varietali a base di Bianchetta, un’uva autoctona locale, e soprattutto di Manzoni Bianco, un vitigno a bacca bianca ricavato negli anni Trenta dal professor Luigi Manzoni della Scuola enologica di Conegliano dall’incrocio tra Pinot Bianco e Riesling Renano.
L’area della Doc Montello Asolo corrisponde a quella del Montello Docg.
I numeri dei vini del Montello
Le cantine produttrici dei Vini del Montello associate al Consorzio di tutela sono 25 e producono complessivamente circa 560.000 bottiglie annue.
Più in dettaglio, la Doc Montello Asolo ha una produzione di 530.000 bottiglie annue, di cui 495.000 costituite da vini rossi (di questi, 39.000 sono bottiglie di Recantina). La Docg Montello, invece, ha un imbottigliato annuo pari a 30.000 bottiglie.
La superficie totale dei vigneti dei Vini del Montello (esclusa quindi la Glera e le altre varietà complementari destinate all’Asolo Prosecco, la cui area di produzione di sovrappone a quella dei Vini del Montello) è pari a 102 ettari.
La varietà più coltivata fra quelle di origine bordolese è il Merlot, con 47 ettari. Seguono il Cabernet Sauvignon con 23 ettari e il Cabernet Franc con 12, mentre il Carmenère è presente appena su poco più di un ettaro. Gli ettari in produzione coltivati a Recantina sono in tutto 10. Ci sono poi 9 ettari di vigneto di Manzoni Bianco, incluso della Doc Montello Asolo.
Dei 102 ettari complessivi, 76 sono propriamente sul Montello e 26 sui Colli Asolani.
Nella graduatoria dei 18 comuni interessati dalla Docg Montello e dalla Doc Montello Asolo, al primo posto, in termini di superfici vitate, c’è Volpago del Montello, con 29 ettari (poco meno di un terzo del totale, quindi). Seguono Montebelluna con 19 ettari e Nervesa della Battaglia con 18. Completano le posizioni di vertice Giavera del Montello, con 7 ettari, e Asolo con quasi 6 ettari, tallonato da Maser che dispone di 5 ettari di vigneto, mentre Fonte è a quota 4 ettari.