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    Francia – produzione di vino – dati finali 2023 e stima 2024

    Dopo due anni di produzione sopra media che hanno anche contribuito a raffreddare l’ondata inflazionistica sui prezzi dei grandi vini, la produzione di vino francese è destinata a tornare sotto i 40 milioni di ettolitri nel 2024, precisamente 39.3 milioni di ettolitri. Questo dicono le previsioni di Agreste appena aggiornate. Per coloro che si pregiano dei primati di produzione quantitativa si può dire che la leadership francese sugli ettolitri prodotti è durata soltanto un anno, il 2023 e che nel 2024 l’Italia è destinata a riprendersi il primato. Va sempre ricordato che il valore per ettolitro del vino francese è all’esportazione circa 940 per ettolitro nel 2023, contro 362 di quello italiano, quindi un rapporto 2.6 a 1. Diciamo che c’è chi conta e c’è chi pesa…
    Tornando ai nostri numeri di oggi, il calo della produzione è del 18% sul dato finale 2023 e dell’11% sotto la media degli ultimi 5 anni. Guardando i dati più in dettaglio bisogna sottolineare che una parte importante di questo calo riguarda il vino destinato alla distillazione di Cognac e simili, calato dal record storico di 12.7 milioni di ettolitri a 8.4 milioni di ettolitri (-8% sulla media storica). Oltretutto il rallentamento corrisponde anche al calo temporaneo della domanda di tali prodotti in Cina e USA. Se togliessimo questa parte e ci occupassimo soltanto del vino “da bere”, potremmo dunque dire che la Francia ha prodotto 31 milioni di ettolitri di vino, -12% sul 2023 corrispondente (35.2) e -9% sulla media storica (34).
    Ultima annotazione: la produzione di vino in Borgogna è tornata nel 2024 nella norma dopo il record assoluto del 2023, il che potrebbe essere un segnale moderatamente positivo per i prezzi di quei vini.
    Passiamo a una breve analisi dei dati con grafici e tutte le tabelle allegate.

    Il dato finale 2023 della produzione di vino in Francia è di 47.9 milioni di ettolitri, +4% sul 2022, spinto proprio dai vini atti a distillazione. È stata comunque una vendemmia molto ricca, caratterizzata soprattutto dal record produttivo della Borgogna (2.8 milioni di ettolitri) che è stato la chiave per la correzione dei prezzi dopo una corsa incredibile.
    Il 2024 si prevede un anno invece largamente sotto la media, particolarmente per la zona di Bordeaux, per la prima volta sotto i 4 milioni di ettolitri (anche grazie agli espianti), -16% sugli ultimi 5 anni, la Chartentes a 8.7 milioni di ettolitri (quasi tutti destinati alla distillazione), e il Sud-Est della Francia che è previsto produrre solo 4.4 milioni di ettolitri, il 14% sotto la media dei 5 anni. La Borgogna torna a 2.1 milioni, il 5% sotto la media, mentre per la Champagne siamo sui 2.7 milioni di ettolitri, meno 16% sul 2023 ma comunque sopra la media dei 5 anni, caratterizzata da una vendemmia particolarmente povera nel 2021.
    Vi lascio ai dati e alle tabelle.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Antinori – risultati e analisi di bilancio 2023

    Il bilancio 2023 del Gruppo Antinori rappresenta un forte punto di discontinuità con il passato per via dell’inclusione per 6 mesi di Stag’s Leap Wine Cellars, azienda vinicola americana di cui Antinori ha acquistato tutte le quote (possedeva il 15%) nel giugno 2023. Anche se diventa quindi più difficile giudicare l’andamento 2023 dati i forti impatti che questa operazione ha avuto, si comincia a delineare il nuovo Gruppo Antinori, che mostrerà il suo nuovo volto nel 2024 quando il contributo di Stag’s Leap Wine Cellars sarà completo.
    Qualche numero per orientarci. Le vendite consolidate sono cresciute del 9% a 352 milioni di euro, con un contributo di Stag’s Leap Wine Cellars che stimiamo nell’ordine di 35-40 milioni, l’EBITDA cresce del 6% a 161 milioni di euro, mentre l’utile netto di 65 milioni (circa -20%) è sporcato dall’ammortamento dell’avviamento di Stag’s Leap Wine Cellars(8.6 milioni soltanto per 6 mesi) e da circa 6 milioni di imposte una tantum riferite a una disputa con il fisco sui prezzi di trasferimento degli anni passati. La struttura finanziaria cambia in modo radicale, visti gli investimenti di quasi 650 milioni che includono 548 milioni per acquisizioni, riteniamo principalmente da attribuire all’acquisizione dell’85% di Stag’s Leap Wine Cellars. In confronto, la società Marchesi Antinori, che rappresenta lo sviluppo commerciale (ma non agricolo) del marchio Antinori, ha un fatturato di 250 milioni (+2% sul 2022), un EBITDA di 74 milioni (62 nel 2022) e un utile netto di 29 (inferiore di 6 rispetto a 35 nel 2022 a causa della definizione fiscale sui prezzi di trasferimento).
    Il 2024 sarà l’anno di completa visibilità per il gruppo, che potrebbe avvicinarsi alla soglia dei 400 milioni di fatturato nella sua nuova dimensione multinazionale.
    Passiamo a una breve analisi dei dati, con grafici e tabella riassuntiva.

    Le vendite crescono del 9% a 352 milioni di euro. Il fatturato americano diventa 73 milioni da 57 del 2022 ma cela l’elisione dei ricavi intragruppo tra Stag’s Leap e Antinori (impatto circa 10 milioni), l’Italia cresce del 5% a 135 milioni, l’Europa del 10% a 70 milioni. La suddivisione delle vendite per prodotto ci aiuta a definire il contributo di Stag’s Leap Wine Cellars quando si dice che “la vendita di prodotti finiti è incrementata di circa Euro 36,3 milioni (+13%), interamente dovuto all’entrata di Stag’s Leap Wine Cellars nel perimetro di consolidato a partire dal 1° luglio 2023.”
    I costi sono ovviamente stravolti dal nuovo perimetro di consolidamento e dalle conseguenze dell’allocazione dell’avviamento che ha avuto un impatto importante sugli ammortamenti (circa 9 milioni che diventeranno 18 nel 2024). L’EBITDA cresce del 6% a 161 milioni, mentre l’utile operativo cala del 5% a 98 milioni per via delle partite contabili di cui sopra. Gli oneri finanziari crescono per via della nuova struttura finanziaria e le tasse includono 6 milioni di “straordinari”, il tutto per arrivare a un utile netto di 65 milioni contro gli 83 del 2022 (che considera l’effetto per il nuovo metodo di valorizzazione delle rimanenze).
    La struttura finanziaria cambia radicalmente. L’acquisizione porta il Gruppo su una posizione finanziaria netta di 411 milioni di euro, confrontato con una posizione finanziaria netta positiva di 124 milioni nel 2022. La posizione finanziaria netta nel 2022 riportata nel bilancio 2022 era di 225. Questa differenza di 101 milioni deriva da un diverso calcolo in quanto, dal 2023, il Gruppo ha ritenuto più opportuno escludere dalla posizione finanziaria netta il portafoglio dei titoli detenuti a scadenza iscritti tra le immobilizzazioni finanziarie. Il numero da confrontare con il 411 è 124, il che implica un incremento del debito di 535 milioni. All’interno di questo dato ci sono circa 640 milioni di investimenti, di cui 548 per acquisizioni e il pagamento di 6 milioni di dividendi erogati sia ai soci di maggioranza sia a quelli di minoranza delle società controllate.

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    Esportazioni italiane di vino per regione e tipologia – aggiornamento primo semestre 2024

    Chiudiamo l’analisi delle esportazioni di vino italiano del semestre con i dati per regione (di provenienza delle aziende) e tipologia di vino (limitatamente al vino fermo in bottiglia). Due considerazioni principali escono dall’analisi. La prima è che diversamente dal solito le esportazioni sono state trainate dai prodotti di bassa qualità, ossia vini da tavola e varietali, mentre, nell’ambito di un export cresciuto del 2% i vini DOP sono praticamente stabili, con l’eccezione in questa categoria dei vini rossi toscani, che crescono del 5%. La seconda, a livello regionale e prendendo tutto l’export incluso gli spumanti, è che il traino del Prosecco continua a spingere le aziende venete, che hanno avuto una crescita del 6% delle esportazioni, il doppio della crescita (+3%) delle esportazioni di vino nel loro complesso. In questa analisi, sono incoraggianti anche i dati dell’Emilia Romagna (+7%, forse legato all’andamento dei vini meno pregiati) e della Toscana (+4%, con un richiamo al buon andamento dei DOP rossi citato poco sopra). Non sono positivi per il secondo anno consecutivo i dati del Piemonte (-2%). Bene, nel resto del post trovate i grafici e le tabelle con tutti i dati.

    Le esportazioni italiane di vino in bottiglia sono cresciute del 2% a 2.6 miliardi di euro. I vini DOP sono praticamente stabili a 1.46 miliardi (+1%), con i rossi (+2%) leggermente meglio dei bianchi (0%), i vini IGP sono in crescita del 3% a 675 milioni, spinti dalla crescita del segmento dei bianchi (+7%) sui rossi (+1%), mentre i vini varietali (+26%, ma soltanto 33 milioni) e da tavola (+4%, 418 milioni) sono le categorie che vanno meglio. Nei vini fermi DOP in bottiglia possiamo ricostruire tre regioni: Toscana +5% a 353 milioni, Veneto +1% a 293 milioni, Trentino Alto Adige -2% a 156 milioni. Per il Piemonte abbiamo solo il riferimento dei vini rossi, in calo del 3% a 178 milioni, dopo il picco toccato nel semestre 2023.
    Se passiamo ai dati regionali per origine aziendale e per il totale esportato (3886 milioni, +3%), troviamo il Veneto sempre più rappresentativo, il 36% del totale, con una crescita del 6% a 1415 milioni. La Toscana torna a essere la seconda regione per export, con un incremento del 4% a 594 milioni, superando il Piemonte, in calo del 2% a 566 milioni. In prospettiva a 5 anni e sui dati semestrali, le gerarchie non cambiano: Veneto +32%, Toscana +25% e Piemonte +18%, nell’ambito di un incremento del 29% per l’Italia.
    Ciò significa e potete anche notarlo dai grafici che l’export di vino italiani si sta “allargando” dal punto di vista regionale, lentamente ma regolarmente.

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    Naked Wines – risultati 2023/24

    Gli anni tumultuosi per Naked Wines non sono ancora finiti. Per chi di voi non la conoscesse Naked Wines è un ecommerce di vino con un modello di business un po’ particolare, atto a promuovere nuove cantine attraverso il meccanismo degli “angels” (ora circa 900mila) e delle sottoscrizioni, con circa 235 cantine (tutte alternative direi).
    Il ritorno del fondatore al timone ha fatto partire una forte cura dimagrante, con cambi di management e limite ai costi, il tutto per portare Naked Wines su una dimensione più piccola ma più sostenibile. Non si comperano più vini che magari non si vendono (e bisogna svalutare), le spese sono “cappate” a una % del fatturato e via dicendo. Quindi il risultato sono dati di vendite in calo (-18% nel 2023) destinate a scendere ancora nel 2024-25 (-7/-17% previsto), perdite nel conto economico essenzialmente dovute alle svalutazioni di magazzino e agli oneri per ristrutturare, ma una “chiusura dei rubinetti” per salvaguardare la cassa, che infatti nell’anno è cresciuta (da 10 a 19 milioni di sterline) grazie proprio alla gestione del capitale circolante.
    Dicevamo che il 2024-25 è un altro anno di purgatorio, visto che l’utile operativo è previsto di nuovo in negativo per colpa delle svalutazioni ma un altro anno di generazione di cassa (altri 10 milioni). Il mercato per ora non apprezza. L’azienda quota sulla borsa inglese a 40 milioni di sterline di valore di mercato (contro 290 milioni di vendite…).
    Qual è il problema? Oggi Naked Wines si sta ristrutturando, cosa succede quando la cura dimagrante è finita? Sarà ancora in grado di correre? Sarà questo modello di business, basato sui vini alternativi, ancora profittevole?
    Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite sono calate del 18% a 290 milioni di sterline, di cui -23% negli USA a 129 milioni, -9% nel Regno Unito a 124 milioni e -20% in Australia a 37 milioni.
    In termini di contributo dalle tipologie di cliente, 24 milioni vengono dai nuovi clienti (su cui si perdono 23 milioni) e 267 milioni dai clienti esistenti, sui cui si fa un margine “lordo” di 65 milioni. Il tutto per un margine di contribuzione di 42 milioni, in forte calo dai 65 dell’anno scorso per colpa dei clienti esistenti. Questa “perdita” di 23 milioni si è solo in parte ribattuta in parte sull’utile operativo, calato da 17 a 5 milioni, grazie al forte taglio dei costi (peraltro esplosi negli ultimi anni!). Ci sono poi stati 17 milioni di svalutazioni e costi di ristrutturazione, che hanno portato il saldo a -12 milioni, contro -14 dell’anno precedente. Alla fine soprattutto per colpa degli oneri straordinari, il bilancio chiude con una perdita di 21 milioni (17 l’anno prima).
    La parte finanziaria va meglio. La cassa prima del debito IFRS16 cresce da 10 a 19 milioni, grazie a un calo del capitale circolante di 12 milioni, essenzialmente guidato dal magazzino, che passa da 166 a 145 milioni di euro.

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    I numeri della viticoltura biologica in Italia – aggiornamento 2023

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    I dati pubblicati a luglio dal Sinab sulle superfici vitate biologiche in Italia ci presentano un quadro di stabilizzazione rispetto al recente passato. Da ormai tre anni le superfici vitate certificate in Italia sono intorno a 103mila ettari, mentre quelle in conversione sono ormai diversi anni che si aggirano intorno ai 30mila, nel 2023 esattamente quel numero. Trarre delle conclusioni non è sempre facile, dato che il dettaglio regionale presenta evidenze molto discrepanti di anno in anno. Per esempio, nel 2023 il dato totale di 133mila ettari (non abbiamo lo spaccato regionale convertite/in conversione), in calo del 2% sul 2022, o 2700 ettari circa, viene sostanzialmente dal calo di 4900 ettari in Sicilia, ancora di gran lunga la principale regione italiana nel segmento biologico, e del Veneto (-1000 ettari). In totale sono 9 le regioni in cui le superfici bio (convertite + in conversione) sono calate e 11 quelle in cui sono cresciute, 7000 ettari persi e 4300 circa guadagnati. Il totale della superficie vitata convertita e in conversione è pari al 23% circa del totale. Passiamo a commentare qualche dato insieme.

    102926 e 30081: sono questi i due numeri chiave della viticoltura bio 2023, che ci dicono la superficie vitata convertita a bio e quella in fase di conversione. La prima scende di 918 ettari, o l’1% rispetto al 2022, mentre la seconda cala del 5% o 1742 ettari.
    La principale regione italiana resta la Sicilia, con il 25% del totale o 33mila ettari circa, anche se nel 2023 ha perso il 13% della superficie, ossia 4863 ettari. La penetrazione della superficie bio resta comunque molto elevata al 42% contro il 23% italiano.
    La seconda regione per importanza “assoluta” è la Toscana con 23mila ettari vitati, che rappresentano il 41% della superficie regionale totale e il 18% della superficie italiana bio. Nel caso della Toscana notiamo un progresso del 3%, +714 ettari, anche se siamo sotto il picco di 25mila ettari segnalato da Sinab nel 2021.
    La terza regione è la Puglia con 20500 ettari, che sono il 29% della superficie totale regionale e il 15% circa della superficie bio italiana. Anche nel caso della Puglia il dato è positivo, +6% o +1143 ettari ed è anche il massimo storico raggiunto dalla ragione.
    Concludiamo con due parole sulla penetrazione per regione. In termini relativi alla superficie regionale, il biologico è il 53% nelle Marche, il 50% in Calabria e poi come dicevamo il 41-42% in Sicilia e Toscana. Le regioni dove è meno presente sono Veneto e Friuli Venezia Giulia (9%), Valle d’Aosta (7%), Sardegna e Liguria (9%).

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    Francia – esportazioni di vino – dati primo semestre 2024

    La Francia ha sofferto un pesante calo delle sue esportazioni di vino nel primo semestre, pari al 10% circa (5.46 miliardi di euro) ed essenzialmente concentrato nelle sue due principali aree vinicole, la Champagne e Bordeaux. Con una differenza tra le due denominazioni: mentre nel caso dello Champagne il calo è principalmente legato ai volumi, con una tenuta del prezzo medio (35.6 euro al litro!), che poi è il principale indicatore della “salute” del prodotto, nel caso di Bordeaux i prezzi sono calati del 7%, il che significa che la forte pressione inflazionistica vista nel 2022-23 non è stata sostenibile. Sono migliori i dati della Borgogna e del resto delle esportazioni. Possiamo quindi dire dati alla mano e guardando il grafico qui sopra che il +3% delle esportazioni italiane è in realtà un buon dato, che sarà purtroppo messo alla prova nei prossimi mesi dalla probabile pressione sui volumi. In luglio le esportazioni sono rimbalzate del 10%, limando il calo da inizio anno al 6.8%.
    Sugli ultimi 12 mesi a giugno 2024, fatte 100 le esportazioni italiane e francesi a luglio 2021, 3 anni fa, la Francia è a 111, l’Italia a 117. Visto sotto una lente diversa, le esportazioni francesi sono il 44% più alte di quelle italiane. A dicembre erano il 54% più alte, a giugno 2023 del 58%. Mediamente, dal 2010 a questa parte la Francia è stata il 55% sopra l’Italia. Siamo quindi in una buona posizione. Detto questo, passiamo a un’analisi più dettagliata con i grafici e la tabella riassuntiva.

    Le esportazioni francesi di vino calano del 10% a 5.46 miliardi di euro, con un -2.6% dei volumi a 6.33 milioni di ettolitri e un -7% del prezzo medio di export a 862 euro per ettolitro.
    Lo Champagne esporta per 1.6 miliardi di euro e cala del 17%, con un -18% del volume (460mila ettolitri) in un periodo poco significativo e una tenuta del prezzo medio.
    Bordeaux scende del 15% a 1.02 miliardi di euro, con un calo dell’8% dei volumi a 0.7 milioni di ettolitri e del 7% dei prezzi a 14.6 euro al litro.
    La Borgogna tiene botta a 725 milioni, grazie a un +2% dei volumi a 300mila ettolitri compensati da un calo del prezzo medio del 2.4% a 24.4 euro al litro.
    Infine, “tutto il resto”, forse la parte più comparabile all’Italia, cala del 3% a 2.07 miliardi di euro con volumi stabili a 4.9 milioni di ettolitri e un -3% del prezzo medio a 4.26 euro al litro.

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    Italian Wine Brands – risultati primo semestre 2024

    I risultati del primo semestre di Italian Wine Brands sono ottimi. Pur in un contesto di vendite deboli (-3%, 191 milioni), l’azienda è riuscita a migliorare i margini grazie in parte a un miglior margine industriale (minore costo dei materiali “secchi”, quindi vetro e via dicendo, miglior mix delle vendite e internalizzazione della produzione) ma è anche intervenuta in modo importante sulla base di costi operativi, con i costi per servizi calati in valore grazie in parte ai costi energetici e di trasporto ma anche per l’integrazione commerciale. Così il margine operativo lordo cresce del 27% a 22 milioni e l’utile netto raddoppia a 10.3 milioni di euro, beneficiando tra l’altro di minori oneri finanziari, grazie al minor debito (da 138 milioni a 94, prima di IFRS16, pur avendo restituito 5 milioni agli azionisti tra acquisto azioni proprie e dividendi). Dopo un risultato così positivo, la prospettiva per il secondo semestre è più cauta nel contesto di un mercato in rallentamento e anche l’approccio alla crescita per acquisizioni (IWB è stata molto attiva negli ultimi tre anni) sta diventando più selettivo. I progressi di questi mesi sono ben visibili nelle quotazioni di borsa, che sono migliorate sensibilmente con le azioni intorno ai 22 euro subito il comunicato dei risultati, in progresso del 18% dall’inizio dell’anno e del 21% negli ultimi 12 mesi, per un valore di mercato che ha di poco superato la soglia dei 200 milioni di euro. Nel resto del post un’analisi più dettagliata e tutti grafici e tabella riassuntiva dei numeri.

    Le vendite calano del 3% riflettendo un calo del 4% delle vendite “distance selling” a 28 milioni (all’interno di questo numero 9.3 milioni di vendite online, +7%), un calo del 3% delle vendite wholesale a 135 milioni di euro e un incremento del 2% delle vendite HoReCa a 27.6 milioni (dato dell’anno precedente riclassificato da 30 milioni a 27). IWB commenta che i suoi marchi “top brand” crescono del 9%, contribuendo al miglioramento dei margini.
    Da un punto di vista geografico, l’Italia cresce del 16% a 36 milioni mentre le vendite estere calano del 6% a 155 milioni con un andamento negativo nel Regno Unito e Germania non compensato dai dati positivi in USA e Svizzera.
    Abbiamo detto sopra delle ragioni di miglioramento dei margini. L’EBITDA rettificato passa dall’8.8% all’11.5% delle vendite, da 17.3 a 21.9 milioni di euro, +27%, l’utile operativo è a +43% da 11 a 15.6 milioni di euro, con un ammontare di oneri non ricorrenti di circa 1.6 milioni di euro (1 milione nel semestre 2023). Utile netto quasi raddoppia a 10.3 milioni (rettificato, mentre quello dopo gli oneri non ricorrenti è a 9.1).
    La parte finanziaria vede un calo del debito da 101 milioni di fine anno (139 a fine giugno 2023) a 94 milioni a fine giugno, dopo aver pagato 4.7 milioni di dividendi e aver acquistato azioni proprie per 0.5 milioni. Gli investimenti molto limitati (1.4 milioni rispetto a 4 dell’anno precedente) aiutano a spiegare il calo del debito, insieme al fabbisogno molto limitato di capitale circolante, incrementato solo di 3 milioni (nonostante la stagionalità) rispetto ai +15 milioni del semestre 2023.

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    Esportazioni di spumante Italia – aggiornamento primo semestre 2024

    Le esportazioni di spumante Italiano continuano a crescere a un buon ritmo, +7%, per un valore di 1079 milioni nel primo semestre 2024, con un volume cresciuto ancora di più, +11%, ovvero 2.54 milioni di ettolitri. Si tratta ovviamente di dati relativi alla parte meno importante dell’anno per gli spumanti ma è comunque un dato positivo, soprattutto perché guidato in modo piuttosto omogeneo a livello geografico, con l’eccezione forse della Russia. Se “spacchettiamo” il miglioramento del primo semestre, circa 70 milioni di euro, 26 milioni arrivano da USA e UK, che sono il 40% del totale, altri 20 milioni vengono dal resto del mondo ex Russia, che rappresentano il 50% circa del totale e 24 milioni vengono dalla Russia. Ecco se volessimo dimenticarci della Russia, potremmo dire che la crescita invece del 7% sarebbe poco meno del 5%. Comunque, un dato tutto sommato positivo visto l’andamento negativo del trade mondiale di vino (stimiamo circa -3% sul primo semestre dell’anno). Passiamo ai commenti in dettaglio per paese e categoria di spumante, con le relative tabelle.

    Le esportazioni di spumante italiano crescono del 7% a 1079 milioni, Il Prosecco continua a “guidare” la crescita della categoria, con un dato semestrale di 826 milioni di euro e una crescita del 9%, che di fatto è tutto l’incremento della categoria. Infatti tutto il resto insieme è stabile a 253 milioni di euro.
    L’Asti spumante cala del 2% a 65 milioni di euro, con un andamento come al solito molto volatile per paese: Russia +31%, Lettonia e Regno Unito +16%, Germania -10%, Stati Uniti -25%. Russia e Lettonia insieme fanno 20 milioni, Germania, Stati Uniti e Regno Unito sono invece a 18 milioni nei primi 6 mesi dell’anno.
    Le esportazioni di spumante DOP ex Asti e Prosecco sono invece in calo più marcato, -8% a 44 milioni. Qui i dati dei principali paesi sono tutti negativi o molto negativi e sono compensati da un incremento nel resto del mondo. Per intenderci, USA, Svizzera, Giappone, Germania e Francia, quindi i 5 mercati principali che fanno il 50% del totale sono in calo del 23%, mentre il restante 50%, tutto il resto, è in crescita del 14%. Dovremmo tenere d’occhio questi dati.
    Passando al Prosecco, +9% in euro, +13% in volume, quindi abbassamento marcato (-3%) del prezzo medio di vendita. Qui la Russia ha un impatto importante, +84% a 33 milioni di euro, anche se il dato ex Russia in valore sarebbe stato comunque +7%. Che dire… sono quasi tutti segni positivi… finchè dura…

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