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    Le superfici vitate bio nel mondo – dati 2022 FiBL & IFOAM

    Dati in formato testo disponibili nella sezione Solonumeri.
    È tempo di aggiornare i dati sulla viticoltura biologica nel mondo, che secondo il rapporto FiBL & IFOAM ha raggiunto i 562mila ettari nel 2021 (+10%, ivi comprese le aree in conversione), con una decisa accelerazione rispetto al 2021, quando invece si era registrato un dato stabile. Considerando il graduale calo della superficie vitata mondiale, il rapporto tra superficie bio e superficie totale sale all’8.3% dal 7.5% dell’anno precedente.
    La seconda notizia che traiamo dal rapporto è che per la prima volta la superficie bio francese supera quella spagnola (157mila ettari contro 150mila) e diventa la prima nazione del mondo in questa categoria.
    L’Italia nel rapporto viene accreditata di 128mila ettari. Dai dati del SINAB che analizziamo ogni anno sappiamo che questo dato è in realtà riferito al 2021 e non al 2022, anche se si tratta di una grandezza piuttosto accurata, visto che nel 2022 erano cresciuti soltanto marginalmente a 135mila ettari (e a 135mila erano rimasti anche per l’anno successivo).
    Passiamo a una breve analisi dei dati, con la tabella riassuntiva (anche nella sezione Solonumeri) e i grafici.

    La superficie bio mondiale nel 2022 è cresciuta del 10% circa a 562mila ettari secondo il rapporto pubblicato da FiBL & IFOAM.
    La nazione con la maggior superficie bio è diventata la Francia con 157mila ettari, corrispondenti al 21% della superficie totale (136mila ettari e 18% nel rapporto del 2021).
    La Spagna è passata al secondo posto con 150mila ettari e il16% del totale, quando nel 2021 era a 142mila ettari e il 15% del totale.
    La terza grande nazione è l’Italia, con 127mila ettari e una quota del 18% sul totale (103mila e 15% nel rapporto 2021). Nella classifica vengono poi Cina e USA. Il dato americano è piuttosto strano, essendo passato da 27mila a 17mila ettari nel giro di un anno…
    Se ci concentriamo soltanto sull’area convertita e escludiamo quelle in conversione la classifica cambia in modo piuttosto radicale (vedere grafico annesso), in quanto la Spagna torna davanti con 113mila ettari, l’Italia diventa seconda con 104mila e la Francia diventa terza con 90mila ettari.
    I dati sulle vigne in conversione sono piuttosto incompleti. Se guardiamo il potenziale, la Francia ha 67mila ettari in conversione contro il 26mila della Spagna e il 24mila dell’Italia.
    In termini di penetrazione sul totale della superficie vitata, se escludiamo Belgio e Polonia che per valori assoluti non fanno testo, dobbiamo segnalare che è l’Austria la nazione con la superficie bio più significativa in termini relativi (21%) davanti alla Francia e alla Svizzera.
    Vi lascio alla tabella e ai grafici.

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    Castel Freres – risultati e analisi di bilancio 2023

    Si dice su Wikipedia in francese che il Gruppo Castel, attivo nel vino, birra, acqua e altre bevande alcoliche raggiunga 2.6 miliardi di euro di fatturato nel 2011. Purtroppo questa informazione è linkata a un documento scomparso. Oggi invece guardiamo (probabilmente) a una sottorappresentazione di questo gruppo, a Castel Freres, che è interamente focalizzata sul vino. Dal sito istituzionale si legge che commercializza (2022) 400 milioni di bottiglie (loro dicono con 720 milioni di fatturato, io leggo 663 nel bilancio, ma si tratta del bilancio della capogruppo e non del consolidato). Oggi cominciamo a seguirne il bilancio per capire come si muove un’azienda francese in qualche modo simile (anche se più grande) ad alcune realtà italiane che si sono costituite negli ultimi anni come IWB piuttosto che Argea.
    Guardando questi numeri nel tempo, soprattutto quelli del 2023, si trae una sensazione di “lenta decrescita” dove si mantengono dei margini industriali sani, intorno al 16-17% ma a causa di questo leggero costante calo non si riesce a tenere testa ai costi generali e quelli del personale, che invece mantengono un trend di leggera crescita. Alla fine, pur generando cassa, Castel Freres è passata da fare una ventina di milioni all’anno di utili a 17 milioni (che sarebbero 15 senza i proventi straordinari) nel 2022 e 3 nel 2023 (7 se normalizzati).
    Passiamo a una breve analisi dei numeri.

    Le vendite di 654 milioni sono calate dell’1% circa. Se aggiungessimo il fatturato di LIstel, posseduta e non consolidata arriveremmo molto vicino (713) a quei 720 milioni che dicevamo sopra. Ci sono poi altre controllate non consolidate che fatturano altri 130 milioni di euro circa ma sembrano tutte filiali distributive il cui fatturato verrebbe eliso in fase di consolidamento.
    Come dicevamo il margine industriale viaggia intorno al 16% ed è stato su quel livello abbastanza costantemente nel corso del tempo (salvo l’anomalia del Covid 2020-21 in cui è salito al 17%). Da ciò deriva un margine industriale di circa 105 milioni, cui vanno tolti 63 milioni di euro di costo del personale (questo costantemente in crescita) e 29 milioni di altri costi (idem), per arrivare a un utile operativo di 13 milioni nel 2023, in forte calo dai 19 del 2022 proprio per via della crescita dei costi sotto il margine industriale.
    L’utile netto è stato di soli 3 milioni (ma sarebbero 7 senza le componenti straordinarie). Se aggiungessimo i profitti delle controllate (questi da non elidere!) ci sarebbero altri 4-5 milioni di euro.
    Dal punto di vista finanziario, la struttura del capitale è molto solida, con un debito calato nel 2023 a 33 milioni di euro che corrisponde a 1.2 volte l’EBITDA (questo livello più o meno simile agli anni passati) e un patrimonio netto di 370 milioni di euro. Se poi consideriamo che ci sono 104 milioni di valore di libro di partecipazioni non consolidate, la struttura finanziaria appare particolarmente solida.

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    Louis Jadot – risultati 2023

    Allarghiamo oggi il fronte delle aziende che seguiamo sul blog con Louis Jadot, lo storico produttore di vino fondato nel 1859 in Borgogna di cui abbiamo scaricato i bilanci dalla camera di commercio francese (data.inpi.fr per chi volesse cimentarsi nell’impresa, in certi momenti eroica).
    Etichetta famosa con la testa di bacco, fatturato come vedremo a circa 100 milioni di euro e qualche acquisizione in passato, una di queste in Oregon, Jadot è nella zona vinicola francese più di moda, dove i prezzi delle bottiglie sono esplosi negli ultimi anni, facendo crescere a dismisura anche i profitti delle imprese locali (potete leggere qui di Armand Rousseau). Dobbiamo dire che per quanto i numeri siano di tutta eccellenza (con un salto deciso delle vendite dai 70-80 milioni pre-Covid ai 100 milioni d più odierni) non si vede un vero salto in alto degli utili, fatta eccezione per l’anno 2021. Probabilmente la ragione è che Jadot è più un imbottigliatore che un vero produttore e come spesso abbiamo potuto notare in questi anni, nel mondo del vino l’ ”ultimo di mano”, ossia quello che poi alla fine beneficia del forte incremento dei prezzi delle bottiglie molte volte è chi possiede la terra.
    Ad ogni modo, se vi interessa l’analisi prosegue con grafici e tabella riassuntiva dei dati.

    Jadot ha generato vendite per 105 milioni di euro nel 2023, in crescita del 3%, di cui 18 milioni in Francia (+10%) e 86 milioni all’export (+2%). Negli ultimi anni la quota delle esportazioni è stata abbastanza stabile tra l’82% e l’85% del fatturato. Nell’arco degli ultimi 5 anni le vendite sono cresciute del 6% annuo.
    L’evoluzione dei margini è stata meno positiva, essenzialmente a causa di una certa pressione sul margine “di produzione”, come potete vedere in tabella. Dopo gli acquisti esterni, il margine degli ultimi due anni si è ridotto al 26% circa, contro un livello medio del 30% degli anni prima del Covid (e con l’eccezione del 2021). Ciò ha determinato una certa pressione sui margini di profitto, che sono poi rimasti quasi stabili grazie al controllo degli altri costi (spese generali e costo del personale).
    L’EBITDA è di circa 12 milioni ed è stabile sul 2022, ma soprattutto non molto diverso da quello pre Covid, e lo stesso vale per l’utile operativo di 10 milioni circa. Dalla poca rilevanza degli ammortamenti potete capire che l’azienda è poco integrata verticalmente.
    Dal punto di vista finanziario, Jadot ha un magazzino molto rilevante (tutto di materie prime e quasi niente di prodotti finiti), pari quasi al fatturato (99 milioni nel 2023 contro vendite di 105), ma ha una struttura patrimoniale molto solida e non ha di fatto debiti, o meglio ha 5-6 milioni di debiti ma dall’altra parte ci sono oltre 20 milioni di cassa, il che determina una posizione finanziaria netta positiva di circa 16 milioni di euro.
    Quindi in conclusione: azienda molto solida con buoni margini che però non sembra essere riuscita a capitalizzare il momento d’oro dei vini locali.

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    Laurent Perrier – risultati primo semestre 2024

    Laurent Perrier è la terza azienda della Champagne di cui analizziamo i risultati semestrali, in questo caso spostati al periodo aprile-settembre. L’andamento è ovviamente simile ai suoi simili (Lanson BCC ha subito un calo vicino al 20%, Vranken Pommery un po’ meglio a -7%). Nel semestre le vendite sono calate del 17% a 132 milioni, con un impatto molto importante sui volumi (-18% a 4.4 milioni di bottiglie) e un prezzo mix che si mantiene stabile, con un prezzo medio che viaggia intorno ai 30 euro alla bottiglia. I margini restano molto elevati ma ovviamente il minore fatturato si fa sentire in termini di minore assorbimento dei costi fissi, per cui il margine operativo scende al 29% dal 36% dell’anno scorso e l’utile netto cala in valore assoluto da 38 a 25 milioni, comunque un livello più che doppio di quello dell’azienda negli anni precedenti al Covid. La struttura finanziaria peggiora a causa di un incremento del capitale circolante (pagamento ai fornitori), anche se il rapporto tra debito e magazzino (0.33 da 0.30 l’anno scorso) resta tra i più bassi del settore. Passiamo a una breve analisi dei dati.

    Le vendite calano del 16.6% a 132 milioni di euro, fatte di 4.4 milioni di bottiglie vendute (-17.8%) a un prezzo medio di circa 30 euro (+1.5%). A completare il quadro e per differenza, i cambi hanno avuto un impatto marginalmente negativo.
    In Francia le vendite scendono a 26 milioni di euro, -18%, mentre nel resto d’Europa il calo è leggermente più marcato a 22%. La componente extraeuropea scende del 15% a 49 milioni di euro e rappresenta il 37% del fatturato.
    Il margine lordo, quindi quello dedotti soltanto i costi della produzione scende al 60% dal 63% dell’anno scorso, per un valore assoluto di 79 milioni, -21%. Nonostante il taglio secco alle spese commerciali (-13%) si perdono altri tre punti di margine a livello dell’EBITDA (da 61 a 43 milioni di euro, dal 39% al 33%) e un altro a causa degli ammortamenti in crescita, compensato da una leggera riduzione del carico fiscale.
    A livello finanziario il debito sale (settembre 2024 contro settembre 2024) da 204 a 237 milioni di euro a fronte di un incremento del magazzino da 682 a 705 milioni di euro. Il capitale circolante è impattato da un forte calo dei debiti verso fornitori, riteniamo temporaneo e da riassorbire.
    Il titolo in borsa ha anticipato i dati negativi rilasciati a Novembre già durante l’estate: le azioni sono in calo del 17% da inizio anno nel momento in cui sto scrivendo (7 dicembre 2024).

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    Vino.com – risultati 2023

    Parola d’ordine, mettere i conti in ordine. Nel 2023 Vino.com si è messa a dieta e ha cambiato in qualche modo i suoi obiettivi da “diventare profittevoli vendendo sempre di più” a “diventare profittevoli guadagnando di più e vendendo di meno” (soprattutto prodotti di fascia bassa, aggiungerei), riuscendo così a operare con costi di struttura più contenuti. Tra le aziende di ecommerce che guardiamo è una di quelle che nel 2023 ha avuto un calo delle vendite più marcato (-22%), a dire il vero dopo un exploit clamoroso durante il Covid, e un margine lordo sulle vendite più elevato di tutti, quasi “fuori mercato” al 35% contro il 30% di Tannico e il 26% di Callmewine e Xtrawine. Questo ha  consentito all’azienda di tenere un livello assoluto di margine lordo stabile in euro e di ridurre le perdite in modo importante grazie al taglio dei costi. La struttura finanziaria resta molto solida, anche grazie a un ulteriore contributo di 4 milioni di euro venuto dai soci e al fatto che nel 2024 i soci hanno deciso di trasformare in capitale il prestito soci di oltre 5 milioni di euro di cui la società godeva.
    Passiamo a un commento dei dati con la tabella riassuntiva:

    Le vendite sono calate del 22% a 27 milioni di euro con una riduzione del 25% in Italia a 19 milioni e un calo del 15% a 8 milioni all’estero. La relazione sulla gestione sottolinea che la piattaforma opera ora in 13 paesi in totale e che la strategia di focalizzazione ha determinato un calo dei volumi di vendita del 22% (curiosamente simile al calo del fatturato, il che significherebbe nessun miglioramento del price-mix).
    I margini come vi dicevo migliorano a tutti i livelli. Il margine sul venduto passa dal 27% al 35% riassorbendo completamente il calo del fatturato per un margine lordo di 9.5 milioni contro 9.3 del 2022, i costi per servizi sono stati tagliati di oltre il 30%, con un risparmio in valore assoluto di 3.5 milioni di euro, i costi del personale sono stabili, gli ammortamenti calano del 20%. Si arriva quindi a una perdita operativa di 1.6 milioni, contro 5 del 2022 e a una perdita netta di 1.9 milioni contro i 6.6 milioni del 2022.
    A livello finanziario, la posizione finanziaria netta sale a 6.1 milioni oppure 0.7 milioni se considerate i prestiti soci come debito (non si dovrebbe, visto che sono stati poi convertiti in capitale a inizio 2024 e non sono quindi debito). Migliora dai 4.6 milioni del 2022 ma bisogna considerare che sono stati iniettati altri 4 milioni di euro dai soci (23 milioni in totale dal 2016 a questa parte). Mentre il magazzino scende, Vino.com ha drasticamente accelerato i pagamenti ai fornitori, presumibilmente per ottenere prezzi di acquisto migliori…

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    Schloss-Wachenheim – risultati 2023/24

    Lo spostamento verso est di SSW continua anche nel 2023/24, frutto della combinazione di mercati più ricettivi ma anche degli investimenti che l’azienda sta facendo, incluse le acquisizioni. Ci troviamo dunque ad analizzare un bilancio in leggera crescita per le vendite (+4%) e per l’utile operativo (+3%) essenzialmente grazie ai prezzi e alle acquisizioni, ma non per l’ultima linea del bilancio, che cala di oltre il 10% nell’anno a causa dell’aumento degli oneri finanziari legato al maggiore debito, che tocca quota 90 milioni, il più elevato di sempre, nell’ordine di 2 volte l’EBITDA. La spina nel fianco resta la Francia, per il secondo anno consecutivo a zero in termini di contributo agli utili, mentre la strategia di crescita nell’Europa dell’Est si vede con un contributo molto importante all’utile operativo (22 dei 28 milioni totali), pur nel contesto di un margine leggermente in calo. Ultima curiosità: nonostante quello che si potrebbe immaginare non sono i vini spumanti a crescere (anzi, calano), bensì i vini fermi e gli “altri prodotti”, ossia gli aperitivi e altri prodotti a base di vino.
    Bene, il resto del post continuiamo l’analisi con tabelle e grafici annessi.

    Le vendite 2023/24 crescono del 4% a 442 milioni di euro, di cui 146 in Germania (+2%), 94 in Francia (-10%) e 209 nell’Est Europa (+11%). Gli spumanti restano il componente principale, con 197 milioni ma calano del 4%, mentre i vini fermi e gli altri prodotti crescono del 9% e 12%, grazie anche alle acquisizioni, per un totale cumulato di 245 milioni di euro.
    In termini di volumi, SSW ha venduto 226 milioni di bottiglie equivalenti, con un calo del 6%, soprattutto derivato dalla riduzione in Francia (-17%) e in Germania (-4%), mentre in volumi in Est Europa sono rimasti stabili.
    La struttura dei costi vede un’evoluzione coerente con le vendite, sostenuta dai costi energetici in calo. Il margine EBITDA resta poco sopra il 10%, l’utile operativo di 28 milioni corrisponde al 6.4% del fatturato, come lo scorso anno, ed è in crescita del 3% in valore assoluto. In Germania cresce del 7% a 6.5 milioni, in Francia resta intorno al pareggio (nonostante il calo degli oneri di ristrutturazione), in Est Europa progredisce da 21.2 a 21.9 milioni di euro, con una diluizione del margine dall’11.3% al 10.5%.
    L’utile netto per gli azionisti cala del 13% a 9.5 milioni, causa aumento degli oneri finanziari e maggiori utili ai soci di minoranza.
    La parte finanziaria vede una forte crescita degli investimenti a 21 milioni (14 nel 2022/23), acquisizioni per 2.5 milioni di euro, che combinati a una generazione di cassa operativa in calo (per colpa del capitale circolante) da 26 a 20 milioni di euro, porta il debito a 90 milioni dai 69 del 2022/23. Un deciso balzo dunque, con un debito su EBITDA passato da 1.4 a 1.9 volte.
    Gli azionisti non hanno brindato… le azioni sono calate in modo significativo negli ultimi mesi.

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    I post più letti de “I numeri del vino” nel 2024

    Questo è un post che mi dimentico sempre di scrivere… l’ultimo che trovate è datato 2020. E’ però interessante capire che cosa cercate e leggete, anche per capire di cosa scrivere. Ovviamente ci sono alcuni argomenti che sono affrontati una volta l’anno, come la produzione di vino, altri due volte l’anno, come le importazioni di vino, altri ancora 12 volte l’anno come le esportazioni. L’esercizio non è quindi dei più semplici e già vi dico che a fronte di una “classifica” dominata da dati produttivi, se guardiamo alle categorie ricercate troviamo i dati di mercato davanti a quelli finanziari, mentre la cateogira dei dati produttivi viene soltanto come terza..
    Ad ogni modo, se guardiamo ai post più letti sin qui nel 2024, troviamo al primo posto quello sulla produzione di vino in Italia nel 2023 (dati provvisori), pubblicato ad inizio aprile e consultato 3mila volte (contro le 174mila pagine viste del blog sinora nell’anno).
    Un po’ a sorpresa viene al secondo posto il post sulla superficie vitata del censimento ISTAT 2021, che invece è stato pubblicato nel 2022 e che ha ancora circa 2000 visite quest’anno. Terzo post più letto è quello sulla produzione mondiale di vino di OIV 2023 (questo redatto due volte l’anno), non però quello del 2024 (ultimo aggiornamento qui) ma bensì quello pubblicato nel novembre 2023. E qui bisognerebbe chiamare in causa il ragno di Google e come le pagine vengono categorizzate…
    Segue la lista degli altri post più letti, dal 4 al 10 posto:

    E’ evidente che vedere un post pubblicato nel 2014 tra i primi 10 letti del 2024 offre qualche spunto di riflessione sugli argomenti da affrontare sul blog. Quello dei costi di produzione è certamente uno di questi perchè credo sia un “bisogno vero” di chi magari si approccia all’attività di produttore di vino, invece che una curiosità come può essere quella di quanto vino si è prodotto in Italia in un certo anno.
    Credo anche che i dati di mercato, dalle analisi import/export ai dati di consumo e di vendita, siano piuttosto importanti per dare un’idea delle dimensioni dei mercati e delle potenziali opportunità.
    Comunque, in conclusione guardarsi indietro è talvolta molto utile per capire cosa fare da qui in avanti!
    Grazie per l’attenzione e ancora buone feste

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    Esportazioni di spumanti Italia – aggiornamento settembre 2024

    Le esportazioni italiane di spumante giungono nel periodo critico dell’anno con una buona velocità di crociera, +7/8%, come sempre trainate dal Prosecco che cresce dell’11% circa (sia sui 9 mesi che sugli ultimi 12 mesi) parzialmente compensato da un Asti stabile, dagli altri spumanti DOP ancora in calo (ma con qualche segnale di risveglio) e da un +5% per tutti gli altri prodotti della categoria. L’andamento è particolarmente incoraggiante se confrontato con lo Champagne, in calo nel medesimo periodo del 13% circa, ma anche degli spumanti spagnoli, in crescita di un più modesto 4%, sempre nei primi 9 mesi dell’anno.
    Le geografie che stanno supportando questa performance sono gli USA, in crescita del 15% nei 9 mesi e ormai di gran lunga il principale mercato (23-24% del totale) e la Russia che pur rappresentando soltanto il 5% del totale è nel corso del 2024 in crescita di oltre il 60%.
    Tutte le tabelle e ulteriori grafici nel resto del post.

    Le esportazioni di spumante toccano quota 1.7 miliardi nei primi 9 mesi del 2024, con una crescita dell’8% supportata dal +16% registrato nel solo mese di Settembre.
    Il Prosecco è in crescita dell’11% nei 9 mesi a 1.3 miliardi di euro (+20% in settembre), con USA (346 milioni sui 9 mesi, +14%), Francia (terzo mercato, 95 milioni, +12%), Belgio (quinto, 58 milioni, +12%) e Russia (sesto, 50 milioni, +67%) che apportano i contributi più importanti.
    L’Asti è stabile a 111 milioni di euro, grazie al contributo di Russia (+51%) e Regno Unito (+13%, terzo mercato). Il principale mercato di esportazione è la Lettonia, che nei 9 mesi è invece calato del 9% ma rappresenta comunque un valore di 20 milioni di euro. Il secondo mercato, gli USA sono in crescita del 4% a 12 milioni di euro.
    Gli altri spumanti DOP sono ancora in calo, anche se meno marcato dei mesi precedenti, -11% per 64 milioni di euro. Pesa il forte calo della Francia (-73%), ma tutti i principali mercati sono negativi, a partire dagli USA (-19% a 11 milioni di euro). Va detto che il mese di settembre preso singolarmente è andato meglio, +11%.
    Per tutti gli altri spumanti, che trattiamo come categoria residuale, l’andamento è leggermente positivo.
    Ultima annotazione: le nostre esportazioni continuano ad essere trainate da un forte effetto volume. Nei 9 mesi, si tratta di 4 milioni di ettolitri, +11%, di cui 3 sono Prosecco (+14%). Questo significa che l’effetto prezzo-mix è negativo per circa il 3% (4.28 euro al litro nei 9 mesi). L’unica categoria con un prezzo-mix positivo (+3%) è quella degli “altri spumanti DOP”.
    Vi lascio alle tabelle e ai grafici

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