I numeri 2020 dello Champagne parlano di un calo del 17-18% sia in volume che in valore (4.2 miliardi di euro). Come abbiamo già commentato in passato, i dati sono un po’ più negativi in Francia (dove i volumi sono calati del 20% circa, e a farne le spese sono state le cooperative) che non nel resto del mondo. Al contrario, i mercati che negli ultimi hanno sono stati più positivi (Regno Unito, Stati Uniti e Giappone) sono anche quelli che hanno subito il maggior contraccolpo durante l’anno della pandemia. Ci sono dall’altra parte alcune eccezioni positive come la “resistenza” del mercato belga (uno dei meno sofisticati in termini di qualità del prodotto spedito), del mercato cinese dove i vini spumanti non sono proprio di casa, dei mercati scandinavi e addirittura la crescita di quello australiano diventato il settimo più importante (esclusa la Francia). Bene, fatta questa premessa passiamo a fare qualche considerazione di dettaglio, dando anche qualche numero sulla filiera e sulla produzione.
- La filiera dello Champagne conta 16200 viticoltori, 130 cooperative e 360 maison, che lavorano su una superficie vitata 34300 ettari in cui ci sono ben 319 cru. Il settore impiega 30mila persone direttamente, oltre a 120mila lavoratori stagionali, 4300 rappresentanti e 1800 esportatori.
- La quota di mercato dello Champagne nel mondo degli spumanti è del 9% a volume di ben il 33% a valore, secondo il Comité de Champagne.
- Nel 2020, il fatturato prima delle tasse è stato di 4.2 miliardi di euro, contro 5.1 (record) del 2019, su un commercializzato di 244 milioni di bottiglie, il 18% in meno del 2019.
- Negli ultimi anni la quota di mercato delle maison (403) è cresciuta fino a sfiorare il 73%, livello stabile da 3 anni a questa parte. A farne le spese sono stati i vigneron indipendenti (3759), che ormai rappresentano meno del 20% delle spedizioni, contro il 22-23% di 10 anni fa. Le cooperative rappresentano il restante 9%.
- Venendo ai dati qui esposti, nel 2020 lo Champagne ha perso un po’ della spinta nel mix di vendita che lo ha sempre caratterizzato e che ha consentito al valore di crescere nonostante la stabilità dei volumi intorno alle 300 milioni di bottiglie pre-crisi.
- Il mercato francese è un po’ più debole della media (-20% contro -18% per numero di bottiglie) ma il freno più forte viene dal Regno Unito -21% e dal Giappone, -24%. Gli USA calano del 19%, un po’ meno, ma la svalutazione del dollaro si fa sentire sui valori che invece viaggiano intorno al -25%. A tenere in piedi lo Champagne è sorprendentemente stata l’Eurpa continentale, e del nord in particolare (Scandinavia), oltre a qualche mercato lontano come l’Australia.
- Vi lascio ai numeri.
Fonte: Comitè Champagne
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