Schloss Wachenheim (azienda spumantistica tedesca quotata in borsa con un valore di mercato di circa 125 milioni di euro) chiude il 2021/22 con risultati eccezionalmente positivi: vendite in crescita dell’8% a 384 milioni di euro, utile operativo +20% a sfiorare 30 milioni di euro e un utile netto di quasi 14 milioni di euro (21 prima delle minoranze), +32%. Tre punti, di cui due al di fuori di questi numeri, lasciano un po’ perplessi e ci fanno pensare che questo sia un anno “di fine ciclo”: primo, il debito non scende come dovrebbe visti i dati, anzi cresce a 64 milioni (+11) a causa del forte incremento del capitale circolante; secondo, a ottobre l’azienda ha poi dichiarato la ristrutturazione delle attività francesi (circa 7 dei 29 milioni di euro di utile operativo), con un impatto negativo di circa 4 milioni per il 2022/23; terzo, le indicazioni sugli utili 2022/23 (quindi l’anno che terminerà a settembre) sono per un fatturato stabile (più prezzi e meno volumi) ma per un utile operativo di 25-27 milioni (prima della ristrutturazione francese, altrimenti sarebbe 21-23), che è sotto il 29.2 di quest’anno e un utile netto (prima delle minoranze) di 18-20 milioni contro 21 del 2021/22. Dunque, bene ma non benissimo per questa grande azienda spumantistica che, come vedete dal grafico qui sopra, ormai genera la maggior parte dei propri profitti nell’area dell’Est Europa. Passiamo ad analizzare qualche dato in dettaglio.
- Le vendite toccano quota 384 milioni di euro, grazie all’incremento dell’11% in Francia (90 milioni) e del 12.5% in Est Europa (168 milioni). Dal punto di vista dei prodotti sono i vini spumanti a guidare l’incremento, anche grazie all’uscita dal periodo Covid, con un incremento del 15% a 174 milioni di euro, mentre i vini fermi sono… fermi a 108 milioni dopo essere andati in controtendenza lo scorso anno.
- I margini sono stabili a livello industriale al 43% ma migliorano a livello di utile operativo, raggiungendo il 7.6%, il livello più elevato degli ultimi anni. Come vedete dai grafici si tratta di un livello molto diverso tra l’Est Europa, che viaggia oltre il 10%, la Germania intorno al 3% e la Francia al 7%, dove tra l’altro nel 2022/23 sarà implementato un piano di ristrutturazione.
- Il debito cressce a 64 milioni, un livello comunque molto moderato (1.4 volte l’EBITDA).
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