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    Vendite al dettaglio di vino (GDO Italia) – dati Circana, primo trimestre 2025

    Ricevo e analizzo a stretto giro i dati di vendita di vino nella GDO come sempre cortesemente forniti da Circana. Il primo (e secondo) trimestre sono usualmente i periodi meno importanti per le vendite di vino e sono tipicamente influenzati dalla tempistica ballerina delle vacanze Pasquali, che fornisce certamente un impulso ai consumi. Nel periodo gennaio-marzo 2025 le vendite sono calate dell’1% a 702 milioni (vino fermo + spumante + Champagne), dopo il calo dell’1.5% del quarto trimestre 2024, a causa di un forte calo dei volumi acquistati (-3.5%, -4% per il vino fermo soltanto). Gli spumanti sono di nuovo un po’ meglio dei vini fermi (+2% contro -2%), i bianchi e i rosati sono meglio dei vini rossi, mentre più sorprendente è il calo dei vini DOC (-3.4%), cui fa da contraltare un andamento migliore per i vini IGT, che costano mediamente il 35% in meno… e che rappresentano quindi un segno molto tangibile del taglio della spesa dei consumatori.
    Bene (anzi male), tutti i dati con tabelle e grafici (sempre base 2019, dal prossimo trimestre cambierò…) e ulteriori commenti all’interno del post.

    Nel primo trimestre 2025 si sono venduti vini per 1.73 milioni di ettolitri nella GDO italiana, -3.5% sul primo trimestre 2024, di cui 1.52 milioni di vino fermo (-4%), 210 mila ettolitri di vini spumanti (+2%) e 1.7 mila di Champagne (+20%).
    In termini di valore, stiamo parlando di 702 milioni di euro, -0.9%, di cui 548 milioni di vino fermo (-2%), 145 milioni di spumante (+2%) e 9 milioni di euro di Champagne (+25%). Ne consegue un prezzo medio di vendita di 4 euro al litro nel trimestre, +3% (ma +8% rispetto al medesimo periodo del 2023).
    Dicevamo sopra del “trading down”. I vini DOC stanno ripiegando, come vedete bene dai grafici allegati, a favore dei vini IGT ed è tutta una questione di prezzo. Per i vini DOC i prezzi sono cresciuti del 4% in un anno e del 7% in 2 anni, quelli dei vini IGT sono stabili (-0.1%) negli ultimi 12 mesi e +3% in due anni e sono oggi il 35% più bassi dei vini DOC, il che probabilmente fa la differenza di questi tempi. Quindi nel primo trimestre +1.6% per i vini IGT (156 milioni), -3.4% per i vini DOC (295 milioni).
    I vini rossi continuano a calare, anche in uno dei periodi migliori per questo tipo di vino (insieme al quarto trimestre). Nel periodo, le vendite calano del 3% a 301 milioni di euro, quando i vini rosati e bianchi sono all’incirca stabili (247 milioni combinati).
    Nel segmento degli spumanti va notato il risultato molto positivo per i metodo classico (+10%, 26 milioni) e quello molto negativo – visti gli andamenti recenti – dei vini Charmat secchi, stabili a 108 milioni di euro.

    Se siete arrivati fin qui……ho un piccolo favore da chiedervi. Sempre più persone leggono “I Numeri del Vino”, che pubblica da oltre dieci anni tre analisi ogni settimana sul mondo del vino senza limitazioni o abbonamenti. La pubblicità e le sponsorizzazioni servono per aiutare una missione laica in Perù. Per fare in modo che questo lavoro continui e resti integralmente accessibile, ti chiedo un piccolo aiuto, semplicemente prestando da dovuta attenzione con una visita alle inserzioni e alle sponsorizzazioni presenti nella testata e nella sezione laterale del blog. Grazie. Marco LEGGI TUTTO

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    Esportazioni di vino Italia – aggiornamento gennaio 2025

    Il 2025 parte benino per le esportazioni italiane di vino. Come abbiamo già commentato nei mesi precedenti i dati recenti sono fortemente influenzati dalla tempistica delle spedizioni in USA, che molti esportatori hanno anticipato in previsione dei dazi. Il dato di gennaio, +7% a 579 milioni di euro è ovviamente positivo ma include un incremento del 19% delle spedizioni in USA. Se “scorporassimo” questo contributo dalle esportazioni arriveremmo a un incremento del 3% (da 403 a 416 milioni di euro per il resto del mondo). Giusto per darvi un punto di riferimento, la Francia a gennaio 2025 ha fatto +5% nelle esportazioni, cui è seguito un calo del 9% in febbraio, dove dovremo anche considerare il numero di giorni lavorativi più basso (il 2024 era bisestile).
    Resta comunque un buon dato considerando che il mese è anche “debole” dal punto di vista del mix, visto che i vini spumanti tendono a essere poco rappresentati (+6% nel mese). I dati degli altri mercati “importanti” sono buoni con Germania, Regno Unito, Francia e Svizzera  tra 2% e +6%, il Canada a +23% e soltanto la Russia molto negativa (-54%).
    Passiamo a una breve analisi dei dati con ulteriori grafici e tutte le tabelle.

    Le esportazioni italiane di vino crescono del 7% a 579 milioni in gennaio, portando il totale annuo a 8176 milioni con un incremento del 4%. I volumi sono saliti del 2% e il totale annuo viaggia sui 21.85 milioni di ettolitri, per un prezzo mix degli ultimi 12 mesi di 3.74 euro, +3%.
    I vini imbottigliati sono cresciuti dell’8% in gennaio e portano l’anno mobile a +4% per 5.3 miliardi di euro, con un prezzo mix in miglioramento del 2%. I vini spumanti nel mese crescono del 6% (150 milioni) e il totale annuo a fine gennaio è 2396 milioni.
    Gli USA accelerano ulteriormente portandosi a +11% sugli ultimi 12 mesi, un ritmo chiaramente insostenibile, mentre sia per Germania che per il Regno Unito l’andamento di gennaio è migliore di quello dell’ultimo anno, che resta intorno a 0-1%. Il Canada resta su un ritmo molto sostenuto del +15% (anch’esso difficile da mantenere), mentre per Francia e Svizzera il dato annuale resta negativo per il 2-3%.
    Nel segmento degli spumanti il discorso si ripete, con un incremento totale di poco meno del 6%, di cui +17% per gli USA (42 milioni) e +2% per il resto del mondo (109 milioni di euro). Tutti i mercati sono positivi sull’anno mobile a gennaio salvo la Svizzera, che cala dell’8% (con un mese di gennaio anch’esso negativo).

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    Treasury Wine Estates – risultati primo semestre 2024/25

    TWE ha annunciato la settimana scorsa i risultati del primo semestre sostanzialmente in linea con le aspettative degli analisti (, ma ha purtroppo comunicato anche che le aspettative per la fine dell’anno fiscale (giugno 2025) sono più basse di quanto precedentemente indicato. Nel dettaglio, l’obiettivo di utile operativo è stato ridotto da 780-810 milioni di dollari australiani a 780 milioni (669m 2023-24 per confronto), quindi circa il 2% sotto “la metà della forchetta”, nonostante l’incremento dei benefici attesi dall’integrazione di DAOU (acquistata un anno fa) negli USA e a causa dei minori risultati della divisione “Treasury Premium Brands”, ossia dei vini di prezzo inferiore. Proprio quel segmento di vini da cui l’azienda si era prefissa di uscire, ma che non è riuscita a vendere per la mancanza di offerte.
    Il tutto messo insieme (mancata vendita delle attività a basso margine e minori utili in prospettiva) hanno dato un colpo secco al valore delle azioni, che il giorno dei risultati ha perso il 7%. Dall’inizio dell’anno (al 15 febbraio) le azioni sono scese del 4% circa.
    Venendo ai risultati più nello specifico le vendite sono cresciute del 20% a 1.54 miliardi di dollari australiani (+5% in termini organici, quindi senza DAOU), l’utile operativo è cresciuto del 35% a 391 milioni e l’utile netto del 33% a 221 miloni. L’utile per azione cresce meno (+21%) a causa del maggiore numero di azioni (TWE ha emesso azioni per pagare i due terzi dell’acquisizione di DAOU). Debito stabile a 2.0x l’EBITDA.
    Maggiori dettagli con altri grafici e tabelle nel resto del post.

    Le vendite sono cresciute soprattutto in USA +33% a 657 milioni per l’acquisizione di DAOU e in Asia (+46% a 410 milioni) per la ripresa delle esportazioni verso la Cina, mentre il mercato domestico e la Nuova Zelanda calano del 5% e l’Europa fa -9%.
    Le vendite per divisione rispecchiano il trend: Penfolds +24% a 557 milioni essendo soprattutto asiatica, Treasury America +41% perché è solo in America, tutto il resto -8%, che è poi la roba che volevano vendere.
    In termini di volume si passa da 10.8 a 11.2 milioni di casse, con i dati positivi di Penfolds (1.5m, +15%) e TWE America (3.4m +22% con DAOU) compensato dal calo della divisione Premium (6.3, -6%).
    I margini salgono dal 23% al 25% a livello operativo grazie al mix del fatturato che si sposta verso Penfols (45% da 42%) e America (25% da 21% l’anno scorso), ma anche dai migliori margini delle due divisioni chiave dell’azienda, come vedete tra parentesi.
    La struttura finanziaria di TWE resta sul limite alto della forchetta 1.5-2.0 volte l’EBITDA che il management si è prefisso, con un debito di 1.87 miliardi di dollari australiani, parti a 2.0x l’EBITDA. Nel corso del semestre l’azienda ha avuto una ottima generazione di cassa “mangiata” dalla distribuzione agli azionisti (154 milioni più 17 di buyback) e dalla svalutazione del dollaro australiano che ha avuto un impatto piuttosto importante sulla traduzione dei debiti in dollari americani.

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    La valutazione delle aziende vinicole – aggiornamento 2025

    Oggi parliamo di valutazioni e dell’andamento in borsa delle aziende vinicole quotate, con l’aggiornamento dei multipli di valutazione all’anno corrente (2025) e al prossimo e soprattutto (e purtroppo) con l’aggiornamento del campione delle aziende presenti che non consente di avere un confronto temporale coerente (esce Duckhorn, delistata, ed entra Andrew Peller, essendo riuscito a recuperare i dati prospettici).
    Passando ai dati, possiamo certamente dire che il 2024 è stato un anno negativo per l’andamento dei prezzi. Basta guardare il grafico per vedere che solo Italian Wine Brands, Concha y Toro e TWE hanno avuto un andamento positivo, in un anno in cui le borse mondiali sono mediamente cresciute del 18% circa. La seconda conclusione è che l’andamento negativo deriva non solo dalle minori attese sui profitti, visibile soprattutto nelle aziende della Champagne, ma anche da i multipli di valutazione sempre più sotto pressione. La terza conclusione che è ricorrente tutti gli anni è che le aziende “extra europee” sono grandi e fanno molti più soldi (leggi: margini di profitto), il che supporta delle valutazioni più elevate.
    PS. Constellation Brands ha ridotto le attese di profitto il 10 gennaio, subendo una significativa perdita in borsa (oltre il 10%)
    Bene, possiamo andare nei dettagli con la tabella riassuntiva e ulteriori grafici.

    L’andamento 2024 è stato mediamente negativo per le aziende quotate del settore, con le tre aziende della Champagne in calo del 16%, quelle internazionali mediamente del 7% e le europee a -4%. In positivo spicca il +26% di IWB, in negativo il -27% di Delegat (NZ).
    Passando ai multipli di mercato, diciamo che se li confrontate con quelli dell’anno scorso di questo periodo troverete una riduzione dei multipli delle aziende internazionali. TWE per esempio oggi a 17.5 volte gli utili dell’anno corrente, l’anno scorso era a 20x, con il multiplo dell’EBITDA passato da 12 a 11 volte), ma lo stesso vale per Concha y Toro (da 9 a 8 volte l’EBITDA) e Delegat (da 8 a 7 volte).
    Per le aziende della Champagne, tutte e tre insieme ora a 12 volte l’EBITDA contro 11 dell’anno scorso, quindi con una leggera rivalutazione.
    Venendo alle aziende più vicino a noi, IWB è certamente quella con l’evoluzione più importante, anche se resta su multipli piuttosto bassi di 6.5x sull’EBITDA e meno di 10 volte gli utili, mentre per Masi il discorso è diverso essendo l’azienda in una fase difficile con margini molto più bassi che in passato non pienamente “riflessi” nel valore di mercato che considera anche il marchio, il magazzino e il patrimonio fondiario. Ad ogni modo, mediamente le 4 aziende europee che guardiamo (Advini, SSW, Masi e IWB) sono rimaste circa stabili in termini valutativi rispetto allo scorso anno.
    Infine vi lascio con questo grafico interessante che vi mostra l’andamento dell’EV/EBITDA di 4 aziende (TWE, IWB, Concha y Toro e Delegats), in modo che possiate prendere coscienza della forte riduzione dei multipli degli ultimi anni.

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